fiume

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fiume della vita

mercoledì 10 ottobre 2012

DIARIO IN FORMATO VERDE VARIEGATO



"I fatti e i sentimenti che racconto possono apparire semplici, addirittura banali, ma suppongo che non 
lo siano mai stato,in definitiva. Si fa presto a dire che un atto è superficiale, ridicolo. Occorrerebbe pensare 
che si vive fingendo di continuo emozioni e impulsi. Che la trama delle nostre azioni, persino delle più minute,
è sempre complicata". (La parte difficile -Oreste Del Buono)






D'improvviso le tue cosce.
Forti.
Le mostravi fiera come nel 
riso amaro
 e io inventavo i films
e ridevo anche se il pianto. 


Anche stanotte ho dormito male. Mi sono alzata e ho guardato l'orologio. Segnava le cinque. Ho camminato su e giù nella camera,poi sono andata al giardino. Ho annusato l'aria come fanno i cani.  Ho sentito solo odore d'erba umida con qualche macchia di muffa. Ho scoperto ch'era un gruppo  famiglia di funghi.   Sono tornata a letto. Ho dato un'occhiata a dei quaderni che tengo sul comodino. Ho sorriso alle mie sciocchezzuole,  ma non su un diario lasciatomi in eredità, in cui da ogni parola di tenerezza, trafugava un che di rancoroso. Mah! Spesso nella vita è così. Poesia impolverata da talco per bebè. Inganni d'una felicità fiera, fatta di slanci che subito evaporano.

Li ho lasciati cadere e mi sono orientata su Abraham  B.Yehoshua. Il signor Mani. E' un libro sull'identità, sulle molte zone d'ombra d'un intero popolo e di una famiglia con visioni di pace a cui dare concretezza di realtà.   Non riesco però a finirlo.   Volere la pace senza sporcarsi è come pulire dove già è pulito. No, chi vuole fare sul serio, si deve mettere in mezzo alla sporcizia e, se non ci si mette di proposito, almeno non se ne andrà se ci capita in mezzo.

Ho buttato qualche appunto su un foglio. A matita perché non avevo sottomano la biro. Ho pensato si cancelleranno se non provvede a tra scriverli. Non che sia così importante, ma per me è la prova di un'unghia che non si è sfaldata. Mi serve per capire il labirinto che sono io e,se  ce ne fosse la necessità darne il seguito con un  segnino amoroso .Comunque sia, mi fa stare bene. Non totalmente però,visto che quando mi alzo sono storta come un albero secco.

Ecco le prime luci nelle case. L'umanità riprende il ritmo interrotto dal sonno.   Sbadiglieranno, prenderanno il caffè o il te, andranno al bagno e forse faranno la doccia. Qualcuno urlerà per avere la precedenza. In ogni caso non mancheranno gli sbuffi, l'agitazione e forse qualche imprecazione.  E voilà  che la vita si  è già implicati.  A sera si sentiranno eroi per avercela fatta nel lavoro di formica. E saranno soddisfatti.     
Non mi incuriosisce più di tanto, ora, farne l'analisi psicologica.   A ciascuno i suoi pensieri di gloria e di eroismo dall'inizio sino all'ultimo atto della vita.

Quando è arrivata la Teresa, ero vestita di tutto punto e pronta per uscire. Felice per aver visto sul suo volto delle luci di sovrana tranquillità. Il  il mio umore  però era già cambiato perché non riuscivo a trovare dei documenti.  Ho pensato di averli smarriti oppure stracciati, come quella volta...   Le scartoffie mi mandano sempre in tilt e così non trovo più le cose, o le strappo in tanti pezzettini

Sono uscita in fretta, allegramente,anche se  non avevo l'animo predisposto alla bontà. Però ho guardato il prato. Umido e verdissimo.

Mi piace camminare.  Comincio come se dovessi andare a un incontro importante, sforzandosi di tenere quella marcia anche quando vorrei sdraiarmi a pancia in su come fanno i gatti, respirare il sole e l'aria senza curarsi di nessuno. Come quella volta...   Però il passo mi si allenta, così  mi accorgo che sto passeggiando, che tocco faggi e castagni, un ramo che mi graffia facendomi rosse le guance e luminosi gli occhi.    Vedo improvvisamente il cielo limpido come la più alta delle meraviglie e godo. Godo di tutto.
Della campagna che smercia i suoi prati ora più verdi, ora più chiari, del muggito d'una mucca, d'un amico che ha scelto di fare il contadino, uscito dalla porta a salutare e che m'invita a mangiare pane e salame  e un goccetto di novello che ha fatto lui col vino della sua vigna.    Si parla del vecchio e del nuovo, di qualche sogno irrimediabilmente perso,di un altro in addivenire, non sporcato da complicità di padroni, servi e mestatori di paccottiglia "illusorie" di un nuovo nato vecchio con muffa. Andare avanti  senza troppe nostalgie ma prudenti come il falco che si guarda davanti e alle spalle. Questo, ci siamo detti, lasciandoci, con l'augurio che la classe operaia torni o nasca per controllare tutto, i "capitali"  gestiti  non dai pochi se non da una sola mano e che si decida con chi si vuole stare, se  con Dio o Mammona, impegnarsi per realizzare un domani  uguale per tutti, (?) ma soprattutto fondato sulla comprensione dei sentimenti umani, sul lavoro retribuito nella misura giusta e, dare inizio a un cambiamento a  a partire da se stessi e gioire. Si. Gioire. come un diritto avuto in dotazione senza il retaggio dell'obbligatorietà in "valle di lacrime". Perché col diritto al l'uguaglianza e al lavoro retribuito e senza che triti il cervello, tutti possono godere del cielo limpido o nuvoloso che sia,del sole anche quando è nascosto,delle stelle anche quando non si vedono, dell'erba che cambia al mutar d'ogni stagione,degli alberi da moltiplicare anziché abbatterli, dell'ampia pianura come quella che ho davanti a me,nel rigagnolo d'acqua,nelle luci nebulose, a sera, nel ciuffo d'erba soffiata dal vento o ingarbugliata dall'acqua, per i prati senza sentiero ma con l'erba frusciante sotto i piedi e tra le ciglia inumidite anche se non se ne può spiegare la ragione se non guardando, "muti", chi ha creato tutto questo e rimettersi a Lui, gioiosi se qualcosa siamo riusciti a fare, gioiosi degli animali  che si è scelto di prendere e di cui bisogna averne cura senza che sostituiscano nell'amore l'uomo.   Gioire degli uomini che si sono adoperati a far crescere la gioia, non a guastarla dall'avidità o dall'ambizione sfrenata.   E gioire se si è riusciti a far comprendere questo. Perché la vita è verità quando la si vive senza che l'egoismo  ne abbia succhiato il midollo.

Sono arrivata a casa stanca, anzi stanchissima, ma col desiderio di cantare qualche cosa di antico che ancora profondamente mi emoziona. Cosa che ho fatto sino all'ultima nota.

Mirka

"An die Musik" (F.Schubert)

 

14 commenti:

  1. Sono molto contenta per te. Un abbraccio.
    Paola

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  2. "Ich danke dir"!..."Dort,wo du nicht bist,dort ist das Glück". K.V.

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    1. "Dein blaues,auge halt so still.Ich blicke bis zum grund". Ciao,Mirka

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  3. Amor che nel penser mio vive e regna...(Petrarca Canzoniere,CXL) Valentino

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    1. ...poichè tutto è rimasto come allora,i fiori,i campi,il sole non risplende meno chiaro,non meno allegro si rispecchia nella fonte l'azzurro quadro celeste".Noi?...Ciao,Mirka

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  4. Tutto in te è natura e si fonde con la natura. Lì vive ogni sentimento.Sangue che pulsa ai polsi e commuove senza il pudore d'affermarlo.Grazie.Sergio

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    1. Commossa pure io,SERGIO e non mi curo di lasciar scorrere il pianto.Grazie,Mirka

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  5. Il tuo universo poetico spunta le montagne.Profondamente commosso ringrazio.F.

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  6. Semplicemente sei una psicomagia,ghepardina.Ma.....fatti viva!!! Baci.Carlotta

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    1. Eccomi CARLOTTA in formato terra coi prugnoli.Bacio,Mirka

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  7. Amica mia dolce,tu puoi ben dire di possedere la bellezza che ti vide operosa in vista di goderne poi.Ti abbraccio forte.Lilli

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    1. Operosa anche quando pareva dormissi nell'ozio,vero,verissimo,carissima Lilli.anche se,come risultato restano solo gli occhi che la vedono perchè è il cuore che si è esercitato a possederla intera o fosse pure per un fettaglio.
      Bacio,Mirka

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