Questo è l'augurio che faccio a chi con affetto e interesse mi segue. Ovviamente con salute e soldi per compagni, onde poter godere appieno di tutte le bellezze,i beni,la poesia che vive dentro ogni cosa.
E Lei ricordava quando con due bimbi per braccio ballava il tango e Ordinava il Daccapo quando si arrivava al Fine.
Oggi a Lei pesa la Bimba bella che tiene sotto la Grande Ala del suo Cuore, e le pesa l'orsetto bruno di peluche tenuto tra i dentini birichini per fare ridere e dar spettacolo a oltranza . Provò anche a ballare. Si ricordava Lei quando era brava un Tempo, ma alla fine della Corrida sacra, cadde sfinita sul divano del salotto dove arrossata si Ordinò la quiete. Chiuse gli occhi e ricordò Lei nel suo vitino da vespa, il rosso del vestito, la lingua senza sigillo, le braccia cerchi di calco, la primavera sangue d'allodola Ali di farfalla i piedi fiero, pur nello stupore dell'inesausta scelta. Ridevano i piccini per gli intrecci dei piedini e il Mondo non aveva il Gran Finale ma solo il davanzale E mentre Lei ricordava la geometria del "suo" gran Tango, una voce "non sua" ninnava l'angioletto tra un respiro caldo di Casetta e un poco di pubblicità buona e salvifica per richiamare a se la sospirata tregua su rime note d'ogni leggenda poesia, che qui fa eco al dormi tranquilla asciutta Lines notte pensa a tutto...
Il cielo era d'un viola da Vigilia come di anima che si sfiora e nasce sul fiato di un unico respirare, le idee d'un viso come stelle di confino tra Realtà e Sogni. Intenso l'odore d'alga e il fiore di Passione.
E Lei ricordando... fu felice che fosse così. Si disse: "C'è un Tempo bello per tutti sotto il Cielo o in una Chlorophora excelsa che vive dentro a ogni cuore .Godetelopienamente quando arriva. Sarà veloce come spinello si, e puledro che scandisce il Tempo nel mito d'una rosa anche d'inverno, mentre una lacrima le sarà cuscino di rugiada" . E Lei con questo augurio inviato dal profondo della pancia, riposò tranquilla ringraziando Dio Esidale, e qualche frutto tenuto sempre in serbo per chi ne è geloso, nel segreto custodisce e la bocca tiene cucita. Che anche nel nome di una nonna vive pur sempre quello d'una madre che, nel segreto o non, continua ad esser donna tra la nebbia agli occhi, e un poco di sole liquido in qualche muto angolo senza giochi di prestigio. Mirka
La macchina stoppò dolcemente davanti a una villetta bianca. Un grande abete fosforescente balzò agli occhi di Karina. Prese a fissarlo come fanno i gatti e le venne una gran voglia di giocare. Per un'attimo dimenticò persino la persona che le stava al fianco e lo scopo per cui era arrivata sin lì. Affascinata da tutta quella luminescenza che ogni tanto le faceva intravvedere il verde originale dell'albero pareva proprio aver dimenticato tutto. Ma proprio tutto. Anche un qualche posto vuoto a tavola che certamente ci sarebbe stato nel profilo "chiaro" d'un volto immaginato. Una voce paziente e quasi divertita la scosse "Vieni Karina"? "Si si eccomi" però avrebbe voluto restare ancora un pò. Ma affrettò il passo verso l'ingresso della casa. Le capitava spesso di volere contemporaneamente due cose contrarie tra di loro. Comunque, si trovava sempre bene in questo ossimoro vivente. Era talmente congeniale alla sua natura,complessa e insieme semplice! Così anche questa volta si adattò,divenne docile,accondiscendente,si lasciò prendere affettuosamente il braccio ed entrò. Intanto adocchiava tutte le cose che si sarebbe serbata per dopo. La siepe con qualche fiorellino rosso,il muretto che recintava la casa,dei cespugli da frugare,delle foglie gialle ancora appese al ramo. Avrebbe scattato delle fotografie. Aveva un fiuto incredibile per tutti i punti segreti da esplorare per immortalarli con lo scatto. E lei lo sapeva da sempre. O meglio aveva imparato col tempo a scoprire di possedere quella piccola fortuna che nessun ladro avrebbe potuto rubarle. Cominciò a ciarlare con la disinvoltura di un'attrice consumata.
L'aria era fredda ma cominciò a sudare come se improvvisamente fosse scoppiato un gran caldo. Aveva messo gli stivali e il piede le stava sacrificato. Le faceva male se voleva essere sincera. Soprattutto il sinistro là dove l'incipiente patata stava urlando di grosso. Si innervosì. Luigi,l'uomo che le dava il braccio,si scostò da lei per aprire la porta. La invitò gentilmente ad entrare poi chiuse la porta dietro di loro. Un'enorme vaso di fiori stava accanto alla porta d'ingresso. Karina s'incantò e l'ammirò mandando gridolini un pò strani. Il male ai piedi stava diventando insopportabile. Voleva togliersi gli stivali ad ogni costo fregandosene del bon ton e della fierezza d'immagine. Ohi ohi ohi cominciò a lamentarsi saltellando or su un piede or su l'altro nel tentativo di toglierseli e finendo seduta su una pianta grassa e spinosa tra l'imbarazzo generale e qualche risatina soffocata. Luigi s'affrettò a indicarle una long-chaise l'abbiamo presa all'Ikea quando non riuscivo a stare a letto a causa delle costole rotte per quell'incidente che sai" ledisse accompagnando il gesto con la voce mentre Alina,la padrona di casa le aveva portato un paio di scarpe comode "Ti adoro" le sussurrò Karina tra un bacio e un sospiro di sollievo. Da lontano poteva scorgere un lungo tavolo apparecchiato per le grandi occasioni,i piatti Richard Ginori prima maniera,gli argenti,i flute per gli aperitivi,la bottiglia semisdraiata nel secchiello del ghiaccio. Profumi attorno. Karina annusò illuminata a giorno e subito s'alzò dalla long-chaise ove si era accomodata per dare libertà ai suoi piedi. Soufflè francese e tutti i nostri piatti tradizionali anticipò la domanda Alina sorridendo con orgoglio. Il complimento di risposta restò però a mezz'aria interrotto da uno scoppio così grosso da parere una cannonata. Era il Brut Bellavista Franciacorta 2005 contenuto nella bottiglia dentro al secchiello di ghiaccio. Qualcuno si mise le mani alle orecchie,qualcun altro si tenne la testa come a proteggerla. Ora i calici splendevano di un bel liquido ambrato da dar luce anche a una lampadina bruciata. Il silenzio fu totale mentre si alzavano i calici per il brindisi. Solo la lingua schioccò senza imbarazzo di sorta. Pareva che tutti conoscessero a perfezione la parte e la calzassero a meraviglia felici d'essere riusciti a calarvisi dentro come seconda pelle.
Vero che la nostra attenzione fu spesso monopolizzata da Joy la gattina dal pelo bianco con incredibili macchie dorate. Quella gattina si era imposta di prepotenza nella casa bianca, due mesi prima, malgrado le resistenze di Alina a cui da un'anno le era venuto a meno anche l'ultimo dei quattro gatti ai quali era profondamente affezionata. Ma la gatta Joy s'insediò e non ci fu modo di sottrarsi al suo dolcissimo irresistibile fascino. Spesso si sposta da un punto all'altro della casa,s'infila dappertutto,sul letto o dentro al letto,a perfetto cerchio nei pressi del computer, dentro ai cassetti, infilata nel gabinetto comprato appositamente per lei. Ma soprattutto ama stare alla finestra e guarda sù. Ore. Senza minimamente curarsi delle seduzioni di richiamo degli umani o dì ogni loro pensiero a riguardo. Lei sa che loro avranno sempre bisogno d'accarezzarla,di giocare con lei,di carpirle il segreto del suo mistero sprizzato dai suoi occhi. E chissà che non si porti dentro con gli echi della foresta, sua prima patria,lo spirito di qualche persona cara reincarnato per dare piacere e ricordare che,se tutto è inquinato mai potrà esserlo nell'essenza di un gatto. Felice di trovare la felicità in ogni cosa "che si muove". Anche in una nuvola Perchè dalla nuvola lei vede l'universo e da lì può vedere cose che l'uomo può solo immaginare. Chissà che non sia stato anche per questo il mio non smettere di baciarla baciarla baciarla,mentre i suoi occhi ammiccavano qualcosa ch'io non saprò mai. Lasciando quella casa Karina si è detta "Forse anche noi (bipedi pensanti) un giorno sapremo il perchè del nostro tanto vagare. Saremo capaci di confrontare l'errore con l'errore,comprenderlo e,comprendendolo sapremo anche noi rivolgerci a una nuvola e con essa giocarci. Sentendoci come gatti che si lasciano prendere e subito sgusciano via. Noi col naso in sù. Dove sarà finito? ...Tra le fronde di un'albero o tenacemente invisibile fra le pieghe della tenda più preziosa del salotto?...Mah! Sicuramente dove a nessun'altro è dato arrivare se non per averlo immaginato dentro un'antico respiro. Nella sfera vibrante del sapere. Nell'attimo che incontra il Tutto e senza spiegare ha capito. Oltre ogni processo mentale. Là dove ogni intrigo si dissolve in qualche piccola nuvola con l'impronta allucinata di un bacio.
...e continuava a meravigliarsi per ogni vibrazione carnale, per il fiato che evaporava, per quel respiro che prende e ridà. Perché tutto è amore. Ancora e sempre. Oltre la distanza, al di là d'ogni speranza. Amore.
La donna continuava a ripassare col dito il bordo del vetro come se, un pensiero sfuggito e non ricordato, si fosse annidato lì, tra un poco di polvere e l'umido dell'aria. .E cercava, frugava, annaspava, scavava, accarezzava. Si era presa il lusso di macinare il caffè, e l'aroma era anch'essa nell'aria. Un gioco luminoso di azzurri si mescolò all'oro della pesante tenda di seta. Sorrise ripensando alla frenesia che l'aveva presa quando era andata ad ordinarla prima del trasloco da Roma a dove abitava adesso. Un abbraccio di vitalità maggiore era stato e vita. Ne sentiva ancora quegli spasimi di gioia che spingevano per uscirne oltre l'imprigionamento. Una folata di nube nera attraversò il suo volto. Ancora a distanza si domandava cos'è che non avesse funzionato nell'ingranaggio di quel progetto bello e importante, sfumato in un grigio di perplesso nervosismo e, che, s'affacciava al Giovedì o Martedì dando vita alla sorpresa subito ributtandola nel naufragio conclamato al suo cuore a tutti gli effetti. Un piatto colossale che avrebbe sfamato il corpo di tanti nutrendo lo spirito, sottratto agli occhi spalancati! O forse erano chiusi!?...Boh! L'avventura del viaggio, la disavventura che le aveva tolto la voglia di lottare riconoscendosi in pieno i limiti e le fragilità. Restava la fame, ciononostante. Le costanti della sua vita le avevano confermato che, i vantaggi iniziali non sono mai la regola che fa certa la continuità, se la fortuna non sta incollata alle giunture delle ossa. Ma... Cosa stava cercando allora con l'occhio d'aquila che non aveva?...Dell'Aquila lei aveva solo il buon senso e la fierezza. Questo si Non l'occhio, miope dai sette anni in poi... Forse fu per questo che si era arenata a ogni volo grande. Smise di scavare il bordo della finestra. Guardò su, a quel cielo azzurrissimo di primo giorno d'inverno e, distrattamente portò la mano alla tasca della tuta da casa. Si trovò tra le mani un pezzo di carta appallottolata. Incuriosita la stese. Riconobbe subito la sua calligrafia lunga come spaghetti al sugo di basilico, spesso incomprensibile pure a lei anche se, senza falsa modestia, si compiaceva per l'armonia dell'insieme. In alto c'era scritto AUGURI DIFFERENZIATI Alla mia famiglia che ha radici un poco dappertutto, in Cielo e in terra. Con loro dialogo ogni giorno, quindi non c'è bisogno d'altro se non aggiungere quel l'umido festoso affinché quell'insieme che diamo resti e liberamente si espanda. Quindi Auguri perché sia sempre così, meglio di così. A TUTTI GLI AMICI Quelli che mi conoscono un poco più che a pelle mando il mio affetto accompagnato dal l'augurio di giorni sereni, con la coscienza che, "esistere"è cammino verso la serenità. Lembo di carne, anima, cielo chiuso dentro a un pacchetto natalizio che non ha l'uguale. Pertanto IMBARATTABILE con nessun gioiello che sappia di moneta. AGLI AMICI VIRTUALI Auguro insieme al grazie, di trovare sempre un motivo valido a passare di qui. Per il gusto che regala il piacere, per scambi, semplici e schietti come liberi zampilli, con la volontà di comprendere eliminando le insidie degli equivoci, la gioia per esserci riusciti, arricchendosi sempre di qualcosa per cui valeva la pena di sostare. AI PASSANTI FRETTOLOSI Auguro la curiosità che fa tornare, magari come si fa per una mostra di arte antica, da cui si esce con la testa piena, qualche sbadiglio non trattenuto, le gambe stanche, ma con una strana brevissima sensazione di vertigine che si continua a ricordare proprio mentre si ha deciso di non tornare più. A TUTTI GLI ALTRI Ai "politici", ai "media", ai "faccendieri", ai "banchieri", agli "imbonitori", ai "mercanti di parole", auguro in questi giorni di "letizia", di togliersi la patina grigia formata dalle tante bugie e promesse non mantenute, lanciate come palle da ping pong da un grande show tenuto a Carnevale, e rimettersi a nuovo, almeno con le mutande. Mangiando meno, ridando il giusto a chi si ha derubato, guardando a lungo il Bambinello "nudo" nel presepe. E chissà che, il miracolo avvenga e insegni proprio là, in quella "mangiatoia" Santa, dilaniandovi cuore e viscere come l'urlo d'un Shangai, rivoltandoVI come spruzzi di Riso Carolina pieni di pietà, saggezza, bontà non da biscotto Plasmi. E...ancora una cosa imbarazzante persino per me che NON sono pia. Buttate a mare tutti i numeri di cel che avete vigliaccamente sottratto a chi innocente se ne serviva per farci l'amore buono. . E' da squallidi figuri di onnipresente memoria che vorremmo dimenticare se...Il Bambinello Gesù potrebbe arrabbiarsi (giustamente), voltarvi la faccia e mandarvi dritti in quel di Marcinkus, Sindona, Calvi, Ubs Philippe de Weck, qualche americano_russo come "esorcisti milionari", o a contorcevi nel regno della maga cattiva di Harry Potter, in vita aeterna amen. PER TUTTI INDISCRIMINATAMENTE Non vi venisse in mente di leggere in quei giorni il libro "Sole Bruciato" di Elvira Dones (Narratori/Feltrinelli) Serbatelo nei giorni a venire perché sicuramente vi si ghiaccerebbe il bolo gastrico e,qualche maschio potrebbe anche riconoscersi. vergognandosi d'appartenere al genere "uomo". Auguro infine ai valorosi stanchi, che la loro "resa" avvenga solo sulla strada che porta alla pace, dopo aver lottato senza mai smettere. Col battito del cuore che rallenta a poco a poco per confondersi in un notturno d'oceano quieto e raccoglitore di tutti i suoi echi dentro l'orecchio d'una grossa conchiglia. Ciao. Un immenso abbraccio circolare...e, ovviamente sempre un Evviva. Mirka
Non vento,allora ma,col benefico del tempo (a favore),l'incipit per i più deboli o dubbiosi a unirsi con "volontà" che opera,almeno meditando da svegli prima che scocchino i fatici rintocchi che segnano la fine dell'anno in corso dando il posto al nuovo.
Un giorno non proprio nell'epoca di Ramsete II ma un pò più vicino a noi,qualcuno ebbe a dire a un grande che aveva a cuore il bene del popolo,come arringa al suo processo "Dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare per vent'anni" anche se la Storia ci dimostrò poi il contrario. Imprigionatemi pure,se volete,ma mai riuscirete a togliermi la libertà del mio pensare,del dire,dello scrivere. (A.Gramsci)
Massimo d’Azeglio disse “abbiamo fatto
l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani”, questa celebre frase un po’ adattata
in “ Renzi ha stravinto ora deve fare i Renziani “ esprime in modo abbastanza
esauriente la prima cosa che vorrei suggerire a Matteo Renzi. Premetto che mi sono schierato con
Renzi sin dalle primarie per l’elezione a sindaco di Firenze, città dove
lavoravo e dove non era certo comodo schierarsi dalla sua parte avendo tutto
l’apparato di partito e tutte le sue diramazioni istituzionalischierati contro il “boy-scout impertinente e presuntuoso” impegnati a cercare di sconfiggerlo senzaesclusione di colpi. Questo giovane così
diverso, così fuori dagli schemi tradizionali del partito più grande della
sinistra Italiana , poco incline alla sudditanza ai dirigenti storici del
partito, così lontano dal linguaggio e dai contenuti e dalla storia della
sinistra ufficiale vecchia e fossilizzata, così esplicito nell’impegno al
rinnovamento totale (la rottamazione), così bravo nel comunicare, nello stare
tra la gente e con la gente, questo giovane a mè è piaciuto subito, mi è sembrato rappresentare al contempo tutto
quello che la sinistra non era più da tempo e tutto ciò che una sinistra
moderna avrebbe dovuto, a mio parere, riscoprire evolvendo con la società civile e
nella società, una sinistra di giovani e giovane di idee, una sinistra
orgogliosa del suo passato ma che guarda al futuro senza ideologismi e senza
complessi, che parla un linguaggio attuale e moderno, che prova ad affrontare i
problemi per quello che sono evitando
dotte noiosissime lunghe analisi inconcludenti, una sinistra che riscopre un
po’ di umiltà, un po’ di voglia di futuro, una sinistra che conosce il valore
del denaro, sa quanta fatica deve fare chi lavora per guadagnare e per pagare le tasse e sa che questi soldi devono
essere spesi bene, una sinistra che antepone l’interesse collettivo a quello
dei propri dirigenti, una sinistra che può vincere perché interpreta il sentire
più profondo della gente comune.
Renzi è diventato sindaco di Firenze “nonostante il suo partito”ed è apparso subito un corpo estraneo rispetto
alle vecchie abitudini, ai vecchi riti, dirigenti e apparato del P.D.
Fiorentino e Romano non credevano a ciò che era accaduto, come al solito per
loro era la gente a non aver capito e continuavano a ritenere Renzi un
incidente di percorso isolato e isolabile, più che miopi ormai ciechi non hanno
capito il forte segnale rappresentato dalle primarie pur vinte da Bersani, in parte questa è la metafora del P.D. di
Bersani e D’Alema, non cambiare mai in un mondo che cambia di continuo,
rimanere esclusi dalla società che si vuole rappresentare, non capire il mondo
reale e la sua esasperazione, non capire che un’epoca è finita, proprio il contrario di Renzi, e i risultati
si sono visti, il ragazzo ne ha fatto di strada, ne ha rottamato di dirigenti
che sembravano potenti e inamovibili, ora è il segretario di un grande partito,
ora rappresenta una grande speranza, al momento forse l’unica vera grande speranza
della sinistra e di questa nazione.
Il percorso avviato da Renzi sarà difficilissimo, ma il mandato è
forte e chiaro, inequivocabile per come si è sviluppato, Renzi era e forse è
minoritario nell’apparato e nel gruppo dirigente e parlamentare del P.D., Renzi
ha ottenuto una modesta maggioranza nelle primarie degli iscritti al P.D.,
Renzi ha trionfato nelle primarie aperte ai potenziali elettori del P.D., è
tutto qui il messaggio, la gente vuole cambiare, vuole un totale e completo rinnovamento
e ricambio generazionale. La gente è disposta a rischiare, sa che quando si
cambia si rischia sempre di perdere qualcosa anche di importante, di molto caro,
ma la gente è stanca, non ne può più, il
giudizio più magnanimo sui dirigenti che
hanno portato il P.D. in questa situazione, Bersani, Bindi e D’Alema inclusi,
oggi è “basta,
hanno fatto il loro tempo, non ci lasciano un gran bel mondo, non ci lasciano
una grande eredità né sul piano economico né sul piano dei valori e, forse, nemmeno
sul versante della moralità e credibilità del partito, ma almeno se ne vadano senza troppi complotti,
senza troppe resistenze, uscirne con dignità è oggi l’unica cosa utile per
loro, per il partito in cui militano e per la difficile transizione dell’intero
paese”
Sono passati pochi giorni da Quando Matteo
ha stravinto, segnali nuovi e di speranza sul piano dei contenuti, del costume,
dei comportamenti, ne vedo davvero tanti, una segreteria giovane non caratterizzata dalla spartizione dei posti
dopo una lunga contrattazione interna,facce
nuove e giovani nelle trasmissioni televisive, magari inesperte e impacciate ma
belle facce, Renzi che si reca a Roma da solo con il treno come un normale
cittadino e che si muove in centro in motorino come nella sua Firenze, riunioni
di segreteria alle sette del mattino e giornate piene di lavoro e di impegni, una
direzione giovane e rinnovata, un linguaggio nuovo quasi banale ma chiaro, un’aria
nuova, di riscossa, uno scrollarsi di dosso quella sudditanza del partito a
tanti soggetti esterni al partito stesso, e poi… in pochi giorni via il
finanziamento pubblico ai partiti, la riforma elettorale che sembra di colpo
accelerare mettendo sul tavolo una proposta semplice, trasparente e realistica,
persino Letta sembra rincuorato contro ogni pronostico e in parlamento ha mostrato
una grinta che non gli era riconosciuta.
Tutto facile? Certamente no, le difficoltà
vere devono ancora arrivare, ma l’uomo a mio parere c’è, è ben impostato e ben
strutturato, è giovane, tenace e fantasioso, ne sanno qualcosa i compagni
Fiorentini, lo credevano un fuoco di paglia e ha vinto le primarie con il 77% a Firenze, dove i cittadini normali lo
conosconodavvero bene, e questo è davvero un gran bel biglietto
da visita!!!
Renzi non può e non deve fare tutto da solo,
non può essere dappertutto, ecco perché adesso Renzi deve fare i Renziani, i Renziani veri, quelli
nuovi, non quelli che si autodefiniscono tali, in questi giorni ho letto e
ascoltato tanto e di tutto, a livello nazionale e a livello locale, come è
ovvio tanti dirigenti vecchi e finti nuovicercano di salire sul carro del vincitore, di accreditarsi come
Renziani, tanti cercano di sfruttare la
sua vittoria, ma tantissimi di questi, a mio parere, non hanno nulla in comune con Renzi e con ciò
che oggi rappresenta, almeno lo spero, sicuramente non hanno nulla in comune
con le speranze di quei milioni di Italiani che alle primarie del P.D. hanno
decretato il trionfo di Renzi, della speranza di rinnovamento da lui
rappresentata, ecco perché oggi il problema più complesso, più urgente, più atteso,
per molti versi decisivo, consiste nel fare i Renziani, nel costruire un gruppo
dirigente davvero nuovo, giovane, motivato, vicino alle persone e in grado di
capirle e rappresentarle, un gruppo dirigente in grado di far sperare e sognare
che un mondo migliore sia davvero possibile, un mondo che non sarà la copia
del paradiso terrestre o di una immaginaria perfetta società socialista,
ma proprio per questo più realistico e possibile.
Renzi tra le altre cose ha detto, “grazie
a tutti quelli che mi hanno votato, siamo solo all’inizio, adesso ci
divertiremo tanto e lo faremo assieme”, io lo spero tanto, lo spero
per mè, per i miei figli, per la gente esasperata che ha bisogno di aggrapparsi
ad una speranza vera, Renzisa bene che
vincere alcune partite è molto più facile che vincere il campionato e da buon tifoso
della Fiorentina sa bene come sia difficile arrivare allo scudetto, ma che
gioia sarebbe vincere il campionato del buon governo soprattutto se vivi in una
nazione e tifi per una squadra che non ti ci ha abituato, io spero che molti
giovani, assieme a tutti quei cittadini giovani di testa e ricchi di esperienza
da mettere disposizione in modo generoso e disinteressato colgano l’occasione e
giochino da campioni nella squadra di Renzi, in una squadra che punti ad essere
non solo la squadra vincente del P.D. ma che aspiria diventare la nostra nazionale e a vincere
tante, tante partite nell’interesse comune.
Come colomba profumata fosti TU a segnalare il senso di misteriose presenze ed assenze
Quel giorno di neve di tanto tempo fa mi torna in mente all'improvviso Forse qualche associazione. Chissà. Anche oggi è freddo come allora. Però manca la neve. Cosi si lascia prendere dai segni lasciato palla brina ai vetri, inseguendo il fumo che lascia il mio fiato davanti alla finestra spalancata. Anche allora avevo fatto così. Ricordo come vibravano le vene. Allora. Ho aperta la finestra per per bere l'aria annusandola coi milioni di cellule nervose olfattive, i miei peli vibratili si sono alzati come scudi e le mie ciglia mi hanno segnalato che il mio sistema libico era pronto per ricevere emozioni presenti e passate. La camminata in programma si è seduta invece sulle mie braccia tese a sfregarsi le mani un poco irrigidite dal freddo. Capita.
Mentre osservo le spirali del mio fiato, penso. Credo d'essermi servita dell'immaginazione prima ancora d'elaborare un pensiero lasciato da una parola o da uno sguardo carpito senza "logica apparente". Come credo che, li abbia sempre anticipati entrambi dall'"odore". Quell'odore che ci segue come una pista chiara, un "segno" di sostanza su cui lavorare,con la percezione per trovare una verità seppur mascherata da una lingua strana che si deve imparare Forse la mia scienza istintuale viene solo da lì. Da un "basso" che non sa, ma che, ciononostante sente che ne deve il rispetto dell'ascolto, fosse solo e semplicemente per un'occasione di vita da sperimentare nata da quei "barlumi" depositati a finestra illuminata a giorno. Ed è allora che comunico la mia gioia o la mia sofferenza, senza dubbio di trarre in inganno me o gli altri, mossa da un' enigmatico piacere come di monella che, senza dilungarsi a spiegare regala un fantastico puzzle e ridendo scappa via. Scappa per cercare un'altra verità... che il "Viaggio" è un intreccio di queste verità mescolate ad altrettante finzioni. In tutto questo però, pulsa l'immaginazione, la parola lasciata, lo sguardo carpito senza "logica apparente" ,mai con l'odore che germina l'organismo umano, l'animale, l'aria impregnata di umori dentro l'impollinazione primavera, la terra bagnata dalla pioggia in estate, i tagli freddi in inverno. Un gioco che scatena la gioia di attraversarli in pura fisicità. Quellache fa chiudere gli occhi per sentire meglio, invitare a fare altrettanto, che il gioco vale la candela. Al buio. Solo trascinati da una feroce allegra energia che "annusa" prima di mangiarsi. Chissà se, anche i nostri antenati che camminavano a quattro zampe con il naso vicino alla terra e al posteriore di chi li precedeva non facessero così! Quando si è perso l'odore o lo si è relegato a uno degli ultimi infimi sensi sostituendoli con i soli occhi "guardoni", molto si perde della nostra essenza fatta di primordiale materia, evoluta si, ma a scapito poi, del profumo d'una rosa, delle erbe aromatiche, della familiarità di "qualcuno", del l'odore (vario) di una casa, l'odore degli abiti che segnalano la presenza di una professione o di un ceto sociale, le malattie che si annunciano perché l'odore l'ha trasportato fino ai nostri recettori che prontamente li inviano al cervello. Lo stesso dicasi per l'impulso sessuale ed emotivo che prima di sapere ha captato. Ricordo un giorno di neve. Era ai bordi d'una scala, ma già in macchina, aprendo il finestrino ne avevo sentito l'odore. Gli occhi erano protetti dagli occhiali scuri per una fastidiosa cheratite, eppure l'odore mi portò lì. A riflettere sulla continuazione di quella silente eternità, sul perché le mie viscere si fossero attorcigliate a quel modo tra la sofferenza e la gioia. La sopraggiunta pace che riempie dopo il delirio d'un bacio. La coscienza d'esistere dentro a un incontro anche solo per l'infinito d'un tempo breve. Con la nostalgia onnipresente di un odore che perdura come un suono randagio. Lungo con tante piccole pause di trilli, mentre punge l'aria. Mirka "Those were the Days"
Foto mia di un tempo ormai lontano. Lo scatto m'è sempre piaciuto. Anche quello serio da cavalletto elaborato certosino ma...prima dovevo sentirne l'odore
Fè ninnàn, putein d'la màma, fè ninnàn fè la nàna. gnirà a cà al papà, e i bombon vi porterà. S'te fiòl d'la màma, gran putèin per far la nànnà, s'te fiol dal sò papà, gran birbòn al diventerà.
Quinell'Emilia si festeggia da sempre S. Lucia. Il mio ricordo si ferma al martello/tamburo che batteva colpi con ritmo ben preciso nel mezzo del mio magro torace innocente ed esuberante, mentre si rivolgeva al mondo della magia dove ogni cosa si sarebbe evoluta al lieto fine, gli occhi spalancati come smisurate conchiglie di oceano, il crepitio ipnotico del fuoco nella grande stufa a compagnia per la notte più lunga dell'annoAll'alba un formato camicia bianca scendeva dal letto per dirigersi guardinga e sicura nella grande camera dei nonni dove avrei trovato le sorprese. Quelle attese così lunghe e che, avevano tramutato il cuore in tamburo o martello. Mandarini, qualche torroncini, un lettino azzurro di legno per l'unica bambola, anzi il bambolotto Franco da me chiamato Scianco, e un libro di fiabe. Queste non sono mai mancate. Insieme al buon pane profumato impastato da mani sapienti, il latte appena munto che ci portava la Cesira, le uova grosse come un sole tibetano conservate dentro la calcina, il burro lavorato a lungo, instancabilmente, che poi si sarebbe spalmato sul pane con lo zucchero, la gallina per il brodo che la sdora aveva spezzettato in minuscole schegge perché durasse più a lungo. Ho sentito vivo quel tempo, ieri, mentre ero felice per avere comprato quattro libri di favole da regalare ai due bimbi del mio vicino. Uno però l'ho voluto tenere per me. Gianni Rodari "20 Storie più una". L'ho letto tutto in questa notte di S. Lucia che precede un giorno X. E, come in quel tempo di "tamburo" che squassato aveva il piccolo petto di bambina, ma insieme irrobustendolo per le prove reali che avrebbe dovuto affrontare camminando, non mi sono curata del bruciore agli occhi perché il benessere che ne ho ricavato è stato 20 volte maggiore di quello che mi avrebbe lasciato un libro impegnato come quello di un Z. Bauman, Borges G. Gramigna.
E fu Preghiera. Il Grazie più sentito.
Mi son detta "chissà che non sia proprio la favola a evocare tutte le evoluzioni dell'uomo, con se stesso e il suo destino". Non siamo forse impastati di Miti che lavorano anche a nostra insaputa, silenziosi quel tanto per non svegliare il drago dalle Sette teste, noi identificati nella spada, o da una Penelope che strappa il filo della trama nell'eterna cura d'una testarda volontà di credere a ogni lieto fine come possibile realizzato Ideale? Un'incognita della Provvidenza? insomma. Le favole insegnano sempre qualcosa. Anche da grandi Commuovono senza poterne spiegare la ragione, ma soprattutto stabiliscono rapporti con la nostra parte più profonda non inquinata dal l'uso o dalle abitudini prive di autentico sentire in ciò che si sta facendo. Una Rivoluzione sempre salutare anche se si perde il sonno. Mirka
"Ouverture" (Musiche di scenadal Sogno di una notte di mezza Estate F.Mendelsshon)
La ninna-nanna di cui sopra (in corsivo) è della nostra tradizione reggiana. Richiama nel testo le speranze e le supposizioni materne riguardo a quello che sarà il carattere del bambino; se assomiglierà alla mamma sarà buono e tranquillo, se assomiglierà al papà, sarà un birbone. LA FOTO E' STATA PRESA DA UN LIBRO
Sotto a quei portici dove passano le tante verità che si guardano dagli occhi
Io ho fame di cose semplici.
Un passero a cui allungare la briciolina e che mi scappa, io mogia a seguirne il fru fru del volo
il primo caffè con diviso agli occhi con lo stesso piacere dell'amaro o zuccherato a profusione della chiacchierata apparentemente banale ma di cui gli occhi rubano lo straordinario della pausa il lavoro onesto che curva le spalle offrendo gli occhi stanchi il callo nelle mani
l "atto" che comunica la naturalezza dell'Esserci col piacere imbarazzato per il grazie ricevuto
un pò di miti per ricordarmi che dentro ci "sguazza" anch'io insieme a Lisia, Dostoevskji, Dickens un vestito di dieci anni messo con la semplicità che ride d'ogni valutazione messa in preventivo il verde del prato con la prima brina che dice ecco l'inverno coi suoi frutti di stagione e una bolletta in più sentire un cuore che pulsa con la Gioia del lasciato per far posto a chi se la deve ancora conquistare. gli anni che crescono al di là della stessa volontà e che tu prepari per sbarazzarsene con serena leggerezza
le mani che accarezzano un volto incurante d'ogni macchia perché sa che la Vita è dentro quello scambio lieve
la memoria che rallenta o velocizza un colpo mentre lo ributta agli occhi a mo di leonardesco stupore per chi li osserva mentre da qualche parte molto lontano nel tempo un coccodè fa eco per l'uovo trovato sul desco.
Si. Ho voglia di cose semplici. Come la partita a briscola con quella cara vecchia brontolona partita per chissà dove,che tanto mi annoiava e di cui ora ne sento un'incredibile nostalgia.
Mirka
"Chiara e Francesco" (dal film Chiara e Francesco)
Questa foto NON è mia. Un regalo accompagnato da una composizione musicale, da una favola. La persona conosceva il mio punto debole salvatore da ogni naufragio e integro.
"C'era un dì una fanciulla di nome Lucetta più veloce della luce quand'era di fretta. Un giorno uscì giuliva per una corsa relativa. E fece ritorno il giorno precedente."(limerick umoristico sulla teoria della relatività)
Arianna si confessa ha confuso il tramonto con l'Aurora così perse il filo e i Lippi stralli vide. Non ritrovò Teseo che lei conosceva corto e che invece trovò lungo.
Che fosse colpa dei troppi giochi "politici" fatti nel salotto "buono"? Questo non lo seppe mai. Però le venne un dubbio. Il dubbio le rosicò il cervello che buco divenne per polli e pollastrella.
Solo Tortiglione riuscì a capire l'intrigo del gioco. Lui Destrino di lingua di scrittura Mancino. Ohibo' che Dolore al cuore si disse disperata la Lucetta smettendo di mangiare.
Forse morì?...Chissà.. Meglio non domandarsi e continuare la via senza "Far Nulla" Ohibò e ancora Ohibò si disse la fanciulla sballottando di mano in mano la Saponetta solcata Speranza.