fiume

fiume
fiume della vita

giovedì 25 giugno 2020

Fiducia Come Sicura Direzione






La Fiducia è un abbandono di salvezza attraversato da un percorso di Gioia. Attesa che si affida alle smanie senza temere lo strappo di un risveglio estraneo alla radice che originò la rigogliosa pianta cresciuta forte tra sole vento e vagoni di pioggia battente.   La Fiducia è quel misterioso Alchemico sentire che dà Voce alla pancia anche quando è in pausa da doglia prossima al parto.   La Fiducia è certezza di specchio riflettente il luminoso della Immagine anche quando spenta è  ogni luce e affacciata è la soglia della notte.   Un donare le chiavi di una stessa casa su la tensione progettuale solidaristica e cognitiva di consapevole ancoraggio, convergente di ordine morale pur rivendicando l'assoluta autonomia, e mirando alla distensione della trasformazioni, attraversato da ideali operativi di ascolto "interno" e in distanziati lampi di intuizioni.  La Fiducia è uno "cappellotto"  dato amorevolmente sul culo di un bambino per un prolungato inutile pianto generatore di incertezze e "lagnanze" togliendogli Bellezza agli occhi pur dandogli lo splendore del lucido.   La Fiducia è paziente e sa attendere, pur avendo l'esatta percezione di quando intervenire con decisione e fermezza salda senza scomporsi del l'impennata non compresa.   La fiducia è un Guerriero vigilante giorno e notte su le mille trappole bellamente orchestrato agli occhi del candore così spesso anche incosciente pure nel l'audacia di chi non diserta il campionato neppure ferito a morte, ma non usando il suo sapere per  un suo fine puramente egoistico o contro una crescita autentica e forte.   La Fiducia è una tenaglia che non lascia la presa  neppure quando per sfidare si vuole Trasformarsi in altrove, nel tentativo di dimostrare a se stessi l'autenticità del custode a cui  si ha affidato la libertà, sulla certezza di trovarla sempre, anche quando e qual ora sì volesse spiccare un volo oltre il confine, ma nella certezza di ritorni, sicuri di trovarvi come accoglienza il misterioso sorriso avvolto dal silenzio che solo l'autenticità del Bene consapevole, immediatamente si afferma a entrambi in unico abbraccio infinito solo un poco tremante in veduta di altre battaglie dal l'incerto risultato.  E infine la fiducia è Memoria stabile sulla instabilità del tempo, anche quando non gli sarà data la possibilità di gioire Insieme sul confermato di limpido sguardo a Unica direzione.


Mirka


Cinema Paradiso



Nota: Chi scrive ha provato l'immenso bene del ricevuto e dato, conoscendone valore e proiezione a oltranza, in perenne gratitudine per ogni altra fermezza di cammino a cui fare capo nel confuso conducente solo al miraggio e lì sbattuto senza ombra di scrupolo o di rimpianto. Ché il disegnato era semplicemente una di quelle mille trappole sopra citata.

mercoledì 24 giugno 2020

In Equilibrio del Triplo Salto Senza Rete







E mentre si adoperava al procedere svelto delle operazioni quotidiana, la sua gola non smetteva di emettere un lugubre suono  lungo, somigliante alle doglie di un parto oltre prolungato, solo a stento trattenuto da un estremo pudore di quel l'esercizio naturale così congeniale alla donna, ma senza averne nulla di umano. Una mucca dalle mammelle troppo gonfia, di un asino recalcitrante per avere annusato un pericolo preannunciato da altissimi ragli  filiformi fuori usciti da narici e occhi, da una gatta inglese capitata su un tetto ardente per battuto dì calura ferendosi le zampette o dalla lagna di un bambino messo per scherzo in uno sgabuzzino e lì dimenticato.  E su quei graffi fatti alla pancia, prendevano la formazione di nodi  che i pescatori  fanno alle reti bloccandone la laringe.  Così uscivano le lacrime, copiose, libere, irruenti, senza poterle trattenere, ma neppure senza la volontà di metterle a freno. E in tutta la testa sentiva quel muggito di parto tardivo, come il lamento di un animale ferito proprio nel momento della sua creazione.  A volte il pianto si spezzava bruscamente per tornare lungo, lamentoso e profondo come  una viscerale fuoriuscita di materia placentare diventata cordone attraccato alla placenta. Il petto le faceva male  fino a sentire lo  spaccato in tanti pezzi, ma lo fronteggiava con la baionetta lunga di quello strano lamento continuato pure a volte spezzato. Raccogliendosi come a proteggersi dal l'estremo dolore con l'amorevole stretta come solo il bene sa manifestare, convincendo più di ogni parola, per allargarsi subito al quotidiano sgranato come corona di rosario recitato al venerdì sul l'obbligato di un dovere.   Scuoteva un lenzuolo sul lamento corroso di quel muggito, batteva  un cuscino come fosse un tamburo da guerra alla maniera di quel filmato sugli indiani visto tanto tempo addietro, tirava la coperta come il nodo scorsoio per impiccagione duro a districarsi.  La radio suonava un ritmo moderno così dissonante dal suo stato ma senza avere nessuna presa su di lei. In altri tempi avrebbe abbassato la manopola con un gesto secco, ma ora le era perfettamente indifferente, tutta concentrata ad ascoltare le variazioni di quel muggito o miagolio  fatto sottile come un lamento indistinguibile, a volte  che usciva dalla gola troppo chiusa per reggere il  libero dirompente urla.  Il petto adesso bruciava, ma lo fronteggiava con l'unguento di quello strano lamento deciso a contrapporsi pari alla stessa forza tirannicamente trattenuta, se non superiore per risonanza rimbombante in tutti i muri del l'abitato.   In contemporanea tanti lampi le incendiavano gli occhi facendoli fastidiosamente secchi. L'indifferenza dei suoi figli, subito attraversati da quelli amorevoli di Colui che alla vista fisica non c'era più. La voluta ignavia degli amici proclamati tali, e anch'essi attraversati dal Reale visibile di un tempo finito. Un lontano sentito più distante di chi stava nella tomba e di cui ne sentiva persino il profumo corporeo se solo chiudeva gli occhi.  E pareva che, su quei muggiti il cuore potesse spaccarsi esattamente in due. Metà lasciato con indifferenza alla terra senza curarsi dove, l'altro in formato volo in direzione cielo in attesa di festeggiato. D'improvviso il muggito si arrestò per un rumore catturato dal l'orecchio della donna attirando tutta la sua attenzione. Una piccola stampa antica di Fragonard si era staccata dal muro. Ricorda con precisione il momento del donato,  facendo si che insorgesse nuovamente il muggito lagna in trasformato sottile come filo di seta attorcigliato al fondo della gola. Si stringe al petto l'effige rappresentativa di un Cupido dormiente, con sacralità la sfiora con un bacio e la depone. Ci penserà dopo a rimetterla al posto di sempre.   Il cuore le faceva male mentre la testa scoppiava per un troppo accumulato riversando il carico di quegli scoppi sulla schiena dolorosamente costretta a piegarsi. Con un moto di stizza si morse il labbro inferiore. Altro male aggiunto che la donna con dolcezza ne leccò il rosso nella piccola ferita formata a canaletta. Il pensiero le andò al padre mai conosciuto e per eventi lasciati al mistero buono per lavorarci come filo conduttore di viaggi e percorso, ma perdonato pur in struggenti ripetuti di domande. Lo invocò chiedendogli il risarcimento di quella mancata Protezione. Sgorgarono a fiume le lacrime unendosi allo sgocciolare del naso che con uno strattone pulì col rovescio della mano.  Lo straziato delle viscere gli faceva battere i denti come se avesse la febbre che forse aveva. Ché quando si ha quel genere di freddo non si ha bisogno del confermato di mercurio.   E fra un battito e l'altro ai denti, girava l'occhio ai pochi oggetti rimasti dei tanti di un tempo e che la donna ricordava esattamente essere li e li. Impronte luminose, inclusa quella pesante catena rubata a seconda volta da un ladro più furbo del primo, sempre a portata di visita, il grosso smeraldo con dentro le sfaccettature di tanti oceani di un pendente fermato sempre al l'inizio dei seni sul l'abito scollato da grande scenario.   La raffinata damina  con merletti Capodimonte al centro del comò.  Quel pesce tonno di Murano unico ospite della scrivania Luigi Quindicesimo di sua madre.  La stupenda riproduzione della coppia zoomorfica  di Max Ernst proprio a lato del letto.  Testimonianze d'amore in danzato di felicità, d'impegno, di promessa.   Il naso ora era diventato un fiume dalle sponde indefinibili.  No. No. No.  Non poteva permettere a se stessa la vista del Disonorevole mutato dagli Eventi  lasciando  per contro, orgogliosamente integrale la sua Identità lucente di impronte purissime.    D'improvviso il sogno della notte. L'incontro di un amore al quale nuda si abbandonava pur  con un poco  di vergogna. I seni scoperti e carnalmente offerenti come da gioco bambino alle mani sapienti del cesellatore. Il gesto però era quello di un altro.  Pudicamente Lei alzava un fazzoletto di tela grezza per nascondere il mutato dagli anni.  Poi insofferente  per ogni equivocità che avrebbe potuto ricrearsi, di scatto  butta a terra il fazzoletto e altro a  inutile velatura, alzandosi  in piedi e dritta in tutta la fiera altezza di ogni tempo e sicuramente restata anche in ogni ora di disfatta, abbracciando l'uomo e fondendosi con lui come solo l'anima cerca e fa fuori dal confine del corporeo. E questo fu anche l'ultimo regalo che la donna fece a se stessa, nel mentre le lacrime continuavano a scendere a pioggia bagnandola e purificandola da ogni errore con assoluzione piena.  Il muggito lamentoso era finito. Restarono invece l'asciutto lucido degli occhi e l'incertezza del l'alternativa. Dritta come un coltello affilato si avviò a lavarsi la faccia sotto il getto del l'acqua freddissima per dare tonicità al volto come rimpicciolito dalla piena delle lacrime prendendo la forma di cima innevata con rigagnoli d'acqua adamantina e, guardandosi allo specchio sorrise. M. B.



Dai racconti Il Destino Nel Nome

mercoledì 17 giugno 2020

Ballata Incerta Del Ritmo









Sarà,
quella luce ultima
 uscita dalle crepe del mio corpo
 l'affermazione di vita 
che ancora si dibatte
 fra nuvole squarciate a nero e incendi di imboscata
 là dove si continua il viaggio 
 ma senza l'affezione del piacere 
pure su l'ostinato inciucio di memoria?
 Percorrono le mani
 quelle amiche crepe 
per trattenerne almeno
 il profumo muschiato di radice e
l'audacia speranzosa della semina
in ributtato di memoria dove al l'epicentro
 il guizzo del l'Aurora già indorata a giallo. 

Dolce è ogni spegnersi di luce nel vivo della piaga
e pace al chiuso dello sguardo che al silenzio si abbandona.


Mirka


 Cantilena Villa Lobos






domenica 14 giugno 2020

Il Silenzio Dignitoso









Il silenzio dignitoso 
è una goccia limpida di mare
 adagiata sulla fronte bruciante
nel freddo della notte.
Compagnia che ricorda.
Un lamento a cordigliera sfuggito
 a quelle limpide gocce 
custodito nella cassaforte della gola.
Un Credo di salvezza senza lo svelato
 dello specchio appannato degli occhi.



  Mirka







Ode To Joy L. V. Beethoven