fiume

fiume
fiume della vita

sabato 28 luglio 2012

QUEL MARE E L'ORECCHIO DI CONCHIGLIA


E il mare mi comunicò un dramma di colori. Volli allora darli al vento affinché li purificasse o li consegnasse all'orecchio d'una conchiglia per farne tante piccole farfalle di indistinto sonoro.


...e in quel l'orecchio ci fu un tintinnamento di verità che mai conobbero il peccato. E ciò che, intimamente provai fu godimento pieno di me e per me,forse,anche per gli altri. Così mi trasmise la vista degli occhi. Dentro ci ballavano "pagliuzze" colorate. Giocavano tra loro in modo genuino e semplice. Fu altra  bellezza quella che vidi? Non so. Certo fu che mi portò a intuirlo.



Quel mare mi piaceva. Mi piace sempre il mare. Arrabbiato o tranquillo. Limpido o cupo. Sbattuto da improvvisi sotterranei rigurgiti di qualche divinità dominatrice, o sonnacchioso senza neppure un piccolo sbadiglio che lo animi e agiti. Eppure quella volta mi ustionarono i colori del suo fondale. Si, perché io, pur da inesperta nuotatrice, volli curiosare il fondo. Non c'erano ombre ma solo una sorgente luminosa talmente forte da accecarsi al punto da non riuscire a distinguere nulla. Nè flora nè fauna. Nulla. Nulla che non fossero guizzi di colori e la mia testardaggine a inseguirli per capirli meglio nel loro costrutto naturale e nel cuore di fondo. Se non si sapesse o ricordasse che la sottoscritta ,ama i profumi e i vini e, l'annusarli con lenta voluttà onde indovinarne l'impasto che al centro (cuore) porta.
 Eppure fu proprio quella cupola argentata a creare contrasti d'ombra così violenti che,per sfuggirle dovetti cercare riparo sotto a una specie incandescente di sole tubolare.
Così mi sono scottata.

Intanto la mia pelle "sfarfalleggiata " era riuscita a catturare tutti quei colori fluorescenti.
Erano belli nelle loro forme indistinte, galleggianti nell'acqua freddissima del fondale o incastonati in qualche roccia di corallo con le punte aguzze e smeraldine.
Neppure ora che ci ragiono a distanza e col senno del poi, mi resta oscuro il purché di quella ustione che sento come una cicatrice incisa sull'ala di una farfalla e a sinistra del petto.

Ho cercato comunque una conchiglia che nascondesse tutti quei colori. L'ho chiusa con l'altro suo orecchio gemello, perché nel freddo delle notti invernali potessero tintinnare come tante monetine d'oro o semplici brividi di risonanze antiche che cullando quando il sonno non viene o il freddo passa anche sotto la coperta di lana.

Ricordando quell'evento "non  arrivato a caso",che,tutto avviene affinché dalla molteplicità se ne ricavi un senso per capire, arrivare al centro di noi,la realtà piena per trovarne l'unità valida sui diversi piani, mi vien da dire in una bollente e sudata notte di fine luglio come questa: "Meglio sarebbe stato non curiosare nel fondo  ma restare a riva. Io che nuotare non so anche se adoro il mare.

Eppure ...ognuno con la sua particolare individualità,è spinto a volere anche se razionalmente non esamina, nel momento stesso che la fa, l'azione che ha compiuto nella sua intenzione buona o cattiva; la compie perché la ama e basta. E  diventa "buona", se la intuizione immersa nell'amore è inserita nel contesto universale da sperimentare per intuizione.

Così, io ho dato valore anche al mio impulso di andare in fondo e nei fondali di "quel" mare. Il mio fu,in ogni caso, un agire per esperire un valore intuitivo che desse  un valore etico alla mia individualità nel suo essere dottrina naturale e morale insieme. Che, nulla è mai disgiunto l'uno dall'altro mentre l'uomo  si affranca nel suo lavoro impegnato nel distinguere il tutto che c'è in lui, separarne  il fuoco dalla cenere per ricordare Eluard, poeta di storica memoria che emoziona sempre. Poiché, solo mediante l'agire umano i fatti vengono prima creativo. Liberamente. Senza nessuna costrizione. Nel proseguimento di un comando genuino e naturale. Col solo intento di realizzare quello che coesiste in noi,se "l'intuizione" che l'ha generata era quella di evidenziarne lo scopo evolutivo spinto solo dall'amore, dalla conoscenza, da un accordo armonioso per idealità e fine, di un "reale" che è solo essenza. Essenza di una somma che solo a lui appartiene,percepito in modo unitario sin dal suo iniziale indistinto  formarsi.  Trasformato e condotto alla sola sostanza per l'incessante forza di volontà e di esercizio,senza nessun bagliore seduttivo, ma liberamente scelto per splendore di unificato dovere che si impone a viverne la bellezza. Quel mare! Io l'incosciente inesperta nuotatrice,l'inadeguata al nuoto e senza neppure una scialuppa per l'abbisogna, che curiosò sino a quel fondale persuadendosi che l'unica legge veramente valida e "morale" fosse essere natura razionalmente libera quanto in addomesticabile per coscienza che dilata l'umana unita e la ingrandisce di ricchezza, mentre fiera si afferma il suo non essere serva a nessuno men che a se stessa e al misericordioso benigno Dio.

Mirka


"La mer" (C.Debussy)







Le foto sono mie

giovedì 26 luglio 2012

L'ELETTRICITA' DELLA RIPULSA CHE INCITO' LO SPUTO ALL'ALBICOCCA



"Dentro al corpo fisico, seppure invisibile agli occhi fisici, c'è un identico corpo di luce, il guscio astrale dell'anima. una forma talmente sottile da parere energia che guizza o sguscia...invisibile cervello che inquina o la fa sostanza di vibrazioni intelligenti fatta passare al corpo come corrente elettrica che si proietta in tutte le direzioni o su un solo punto si concentra e si ferma.

                                        
                                             ...e l'istinto fu arbitro e mediatore



Pareva cantare
"mangiami"
l'albicocca seduttiva.

L'abboccai.

Trovai un piccolo verme
tra il nocciòlo e la polpa.

La sputai

Sparita la bellezza
e il piacere di mangiarla.

Mi dissi

anche nelle buone abitudini
può vivere l'illusione che conduce
all'eterna ricerca della luce per
trovarvi invece il buco scavato
da un piccolo invisibile che lo inquina
e lo riduce a realtà contaminata
senza possibilità di trasformarsi
in sinfonia di cosmo intelligente.


Mirka


"Amarilli" (G .Caccini- Aria antica)




lunedì 23 luglio 2012

IERI ALL'IDROSCALO DI OSTIA


Là dove la tragedia umana diventa un' arnia di comunicazione ricolma di miele che l'anima nutre
mentre la coscienza si chiede "Ma noi dov'eravamo" nell'ora del dolore?...


 
 ...E fu profezia di seme.Scavò la terra a imperituro dolore universale.Monito inascoltato e forse anche deriso dai tempo in essere come in addivenire. aaddivenireddivenire




e io ammutolita continuavo un cammino di tracce lasciate, affinchè diventassero un dovere testimoniale scolpite dal sentimento rigenerato da una contemplazione serena perfettamente intelleggibile e compresa. (Nella foto il poeta Andre Mariotti)

pareva suggerirne una sub-razionalità incitando a trascendere l'intelletto umano e di ogni sua dimensione nella coscienza liberata attraverso l'armonia di ogni particolare.(Forte michelangiolesco)


La macchina prese a correre come da misteriosa furia. Il volante guidato come da invisibile pilota e sicuro. A noi non restò che seguirne il ritmo sempre più incalzante come da febbre graduata della quale non se ne conosce il motivo ma che,ciononostante  segnala l'attenzione e la concentrazione massima sul percorso.
E quando il poeta Andrea Mariotti cominciò lentamente e quasi con timore reverenziale a declamare i versi dedicati da Pier Paolo Pasolini a sua Madre,mi prese un gran tremore e compresi di trovarmi in un sacrario che imponeva il silenzio assoluto.
In alto le foglie mosse come da lieve vento e delicato mi dicevano che il grande poeta era ancora lì.  L'aria vibrava della sua tragedia storica.  Anche le mie viscere vi partecipavano empaticamente e con infinita compassione.
S'abbassava la testa in segno di rispetto.
Gli occhi al cielo che, come abbraccio avvolgeva,muto anche lui per rinnovato sgomento.
Poco più in là il Forte michelangiolesco pareva suggerire una sub-razionalità incitando a trascendere l'intelletto umano,ogni sua terrena dimensione di una coscienza liberata attraverso l'armonia di ogni suo particolare.E io vedevo il blocco scavato,le vie dell'idealismo,della bellezza ideale,dell'armonia,i volumi psicologici e le difficiltà dell'uomo per mantenere questo insieme,la tomba di Giuliano de' Medici in S.Lorenzo,a Firenze,il Rinascimento e il barocco,l'architettura obbediente a leggi calcolate solo allo scopo di creare un'ombra o di dare un severo rilievo a un elemento,l'ispirazione divina che la generò.
Il ritorno fu muto.  Anche lui.  Terribile presenza di  "onniscenza" respirata che permane oltre la vita fisica. Oltre la morte.Che scava nei meandri di un tempo significante per rinvenire la pace agognata.L'unico grande bene concesso all'uomo quando è su questa terra.

Mirka

"Requiem" (Do min-k.626-Mozart)






domenica 22 luglio 2012

FILASTROCCA DELLA DUBBIOSITA'.

"Il mio sen due diverse anime serra.E quella vuolsi separar da questa; La prima coi tenaci organi afferra il mondo,e stretta con ardor vi resta.L'ltra fugge le tenebre,e la vedi.Levarsi altera alle paterne sedi." (Goethe)



Un concerto di uccelli
che non vedo
un gatto che miagola
che non vedo
un profumo di magnolia
che non vedo
l'odore del caffè
che non vedo.
Ce n'è abbastanza per dire
ecchè son cieca?...

Mirka

"Listen"  (Beyoncè)




sabato 21 luglio 2012

HO CONOSCIUTO LA BONTA INTELLIGENTE'.


E la luce danzava in punta di piedi come un destino fatto di numeri riflettenti un caleidoscopio di colori


E l'esterno rifletteva la semplicità del dentro senza esercitare nessuna forza che non fosse il sorriso.


Era vestita con abiti dimessi
la bontà
eppure brillava come un diamante 
scavato nella rugosa roccia
che non conosce il tempo  della decadenza
rosario di perle rosa era il suo pane
lasciato cadere come fosse banchetto di re
 conosciuto solo per la naturalità del gesto
gli occhi teneva bassi e quasi mesti
scomposta verità impastata di colori
senza apparente scopo se non la
leggerezza della danza come diritto
di primogenitura che vivacizza e schizza la vista
 arricchendola mentre si dona
 contraddittoria solo nel suo essere diseguale 
come il maschio è per la femmina che cerca 
col lento battito del cuore alternato allo zoccolo che scalpita
ma col rintocco a festa di campana che rinvigorisce
 i globuli del sangue perennemente anemici perché ambulanti
senza la pretesa di dominio erigendovi il governatorato
che l'armonia giocava in ogni angolo di sé
senza mai saziarsi nel l'istantanea fotografia
del cielo e della terra misurata in cifra circolare.
La bontà
nel suo essere visibile e nascosta
in forme di Brunate vesti e cristallini sparsi
eppure in questa ubiquità quanto cresceva
il destino già coniato per essere l' ora della luce
 che un giorno si presentò reale
mordendo ciottoli sassi e piccoli demoni 
nel trionfo di quel filo d'erba casuale delle stelle
creato all'ombra della notte e dal suo orecchio
per rugiada fresca del mattino in arteria o vena.

Mirka


" Allegro" (Concerto N. 5 Op 73-Imperatore-Beethoven)







giovedì 19 luglio 2012

A DETTA DI UN'UOMO LUCIDO E INTEGERRIMO COME ENRICO BERLINGUER.I PARTITI


 
La forza delle idee seme sicuro di fioritura per terra buona e vino non edulcorato per vigneti



...poi anche il cielo divenne inchiostro mentre la terra s'inaridiva i vigneti acqua o acqua al metanolo


E' un dovere morale pubblicare i pensieri di un'uomo "integerrimo" che porta il nome di  Enrico Berlinguer,a capo di un Partito che in illo tempore si chiamava P.C.I (Partito Comunista Italiano) e che governò con altrettanta coerente integerrimità rigore,lucida visione,coraggio e contro chiunque avesse in atto anche se in modo celato o sotteso forme antiCostituzionaliste ipocritamente fatte passare per moderno word in progress .

Ho conosciuto di persona Enrico.Ogni giovedì con altri tre amici musicisti e compagni ci si recava nella sua casa di via Ronciglione per fare musica.E in quelle ore la sua casa risuonava di purissimo cristallo.Di sogni "fattibili".Di ideali resi  "possibili"  nella realtà,per la volontà degli uomini,dai loro sforzi costanti,sempre sottoposti a spietate revisioni di coscienza.Alla responsabilità di farne vita in progress a cui guardare senza lasciarla in balia di improvvisi cambi di vento o di bandiera.
Davanti ho ancora i suoi occhi.Ridenti e tristi,La sua voce sommessa che si faceva udire negli angoli più riposti della casa.

Mirka


Dieci anni prima che nascesse tangentopoli,Enrico Berlinguer rilasciò questa intervista a Repubblica (28 luglio 1981) dicendo cose che,a distanza di 29 anni,fanno rabbrividire per quanto siano vere nel loro tragico radicarsi ed avverarsi.Oggi la situazione descritta-sfruttata appieno dal regime berlusconiano-è ben più grave,umiliante e pericolosa di allora.

"I partiti macchine di potere e di clientela"

I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela; scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente,idee,ideali,programmi pochio o vaghi,sentimenti e passione civile zero.Gestiscono interessi,i più disparati,i più contraddittori,talvolta anche loschi,comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti,oppure distorcendoli,senza perseguire il bene comune.La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello,e non sono più organizzatori del popolo,formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa; sono piuttosto federazioni di correnti,di camarille,ciascuna con un "boss" e dei "sottoboss".La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi.Per la DC; Bisaglia in Veneto,Gava in Campania,Lattanzio in Puglia,Andreotti nel Lazio,De Mita ad Avellino,Gasparri in Abruzzo,Forlani nelle Marche e così via.Ma per i socialisti,più o meno e lo stesso per i socialdemocratici peggio ancora...
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni,a partire dal governo.Hanno occupato gli enti locali,gli enti di previdenza,le banche,le aziende pubbliche,gli istituti culturali.gli ospedali,le università,la Rai TV,alcuni granfi giornali.Per es,oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano,Il Corriere Della Sera,cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente,ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine,Insomma,tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare o spartire.E il risultato è drammatico.Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica.Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine,se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazioneamministrativa viene data,un appalto viene aggiudicato,una cattedra viene assegnata,un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata,se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi,anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti":
(...)
molti italiani,secondo me,si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato,delle sopraffazioni,dei favoritismi,delle discriminazioni.Ma gran parte di loro è sotto ricatto.Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti,ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne,o temono di non riceverne più.
(...)
noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato.I partiti debbono,come dice la nostra Costituzione,concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi dello Stato,sempre più numersi centri di potere in ogni campo,ma interpretando le grandi correnti di opinioni,organizzando le aspirazioni del popolo,controllando democraticamente l'operato delle istituzioni.
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi,che i poveri e gli emarginati,gli svantaggiati,vadano difesi,e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni,che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto agli altri,che la professionalità e il merito vadano premiati,che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.
(...)
Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni,di immensi costi e disparità sociali,di enormi sprechi di ricchezza.Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati,rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell'economia,pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale,che l'iniziativa individuale sia insostituibile,che l'impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante.
La questione morale non si esaurisce nel fatto che,essendoci dei ladri,dei corrotti,dei concussori in alte sfere della politica,bisogna scovarli,bisogna denunciarli, e bisogna metterli in galera.
La questione morale,nell'Itali d'oggi,fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti,fa tutt'uno con la guerra per bande,fa tutt'uno con la concezione della  politica e con i metodi di governo di costoro,che vanno semplicemente abbandonati e superati.
Ecco perchè dico che la questione morale è il centro del problema italiano.
(...)
Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese.Se si continua in questo modo,in Italia la democrazia rischia di restringersi non di allargarsi e di svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.
Il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione.I due mali non vanno visti separatamente.L'inflazione è,se vogliamo,l'altro rovescio della medaglia.
Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra.Guai a dissociare questa battaglia,gua a pensare,per es.che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione,come già in larga misura sta avvenendo.Ci ritroveremo tutti in mezzo a una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive,ma anche insoddisfazione,smarrimento,infelicità e che,comunque,la situazione economica dei paesi industrializzati-di fronte all'aggravamento del divario,al loro interno,tra zone sviluppate e zone arretrate,e di fronte al risveglio e all'avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza-non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la "civiltà dei consumi",con tutti i guasti,anche morali,che sono intrinseci ad essa.La diffusione della droga er es.tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà ralmente carico.
Ma dicevamo della austerità.Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi,accrescere il risparmio,contenere i consumi privati superflui,rallentare la dinamica perversa della spesa pubblic,formare nuove risorse e fonti di lavoro.
Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia,ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio a un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi ma anche più umani9
Questo fu il nostro modo di porre all'inflazione e alla recessione,cioè alla disoccupazione.
(...)
Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e,nel complesso,contenuto,operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività.
Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso,una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi.Se questi elementi non ci sono,l'operazione non può riuscire.




L'Internazionale"



martedì 17 luglio 2012

RADICI DI PIETRA

                           

      ...e io che cercavo viole fra le pietre e il cielo



Sopra le pietre
amate
cercavo il sonno per la notte.

Abbracciata a me stessa
a coperta ci trovai 
l'umido della tristezza
su attraversati trafitti 
sfuggiti 
alla divinità del l'astro.

Mirka



"Nana" /Siete canciones- E. De Falla)





lunedì 16 luglio 2012

BELLEZZE CHE FANNO SOGNARE E RIVIVERE UN TEMPO.OVVERO QUANDO A CAP MARTIN


                                        La bellezza è sempre fuga dal caos                           



Nel mistero di Afrodite l'indeterminismo che cerca il ritmo della vita tra un fiore e l'onda



...perché ogni verità si deve spogliare da ogni orpello nell'essenza più astratta, nella volontà che dà corpo senza sforzo apparente.


Aurora non voleva sprecare un attimo del tempo a lei destinato. Scorreva fotografie, lettere che sentiva vive, un pensiero che le procurasse ogni riflesso involontario che la facessero rabbrividire purché restassero avvolti dalla nebbia che alta la proiettasse in sfere ignote come in un vortice che crea tensione.
O l'emozione di quella cresta spumeggiante come quella volta a Cap Martin!.
Dio quanta bellezza!
Quasi voleva essere pietra. Fissata. Si. Fissata in una delle tante pietre che on ingordigia accarezzava lentamente, quasi  in lievitare sentendosi Gesù che cammina sull'acqua o come un'arena liturgica tanto per stare nella sacralità; oppure in quella sala di canto dove doveva eseguire una serie di arie antiche e che varcò con un batticuore tale da parere scoppiare.
E quella potenza del sole disfatto strizzato come un capezzolo incendiato dalle mani del Dio.
 E il mare.
    Eccola quel l'immensa onda che quasi la travolge e alla quale lei va incontro gridando felice. Se non fosse stato per G. ora sarebbe onda anche lei riproponendosi ad "altri" in cerca, come lei, di ritmo misterioso e di magica forza.
Ricorda benissimo l'urlo lancinante che le uscì quando si sentì afferrare  con determinazione e portare al sicuro sulla terra, chiusa da braccia che ballavano per lo spavento.
Eppure lei voleva solo inseguire quella "cresta di spuma" che aveva assunto la forma d'una enorme farfalla o la sfida...

Si concentra Aurora su quell'episodio e sa che era una dolce inconsapevole  arroganza. Come ogni principio di un "sentire fisico" la vita. Il più sottile, drammatico, spietato, mistero della vita che ci restituisce Pan e il suo brivido.
Ma la sua "partita" era appena cominciata, com'erano appena cominciate le sue ricerche nelle varie dimensioni dell'anima, nei viaggi, dentro l'umano.

Ha tra le mani una foto. E' sfuocata ma senza  avere perso il suo fascino
Eccola davanti a  "quella" villa. Villa Cypris.

Ma perché per un attimo il cuore le si arresta?...

Volle sapere tutto di quello splendore sorto da un incontaminato silenzio antico rotto solo dallo sciabole del mare.

 Così seppe che lì vissero due storie d'amore alle quali è strettamente legata una terza vicenda; quella della nascita,morte e splendida resurrezione di una residenza che deve forse al suo nome (Cypris non era uno dei tanti appellativi della dea dell'amore,Afrodite e le sue straordinarie proprietà ammaliatrici?).
Secondo quanto le raccontarono i vecchi di Cap Martin l'amore, o se si vuole la passione, nato all'ombra di Villa Cypris fu quello di una signora francese per un principe persiano. La signora in questione si chiamava Robert Douine (la strada che porta alla villa ha preso questo nome e si fece costruire quella splendida dimora nel 1909-1910 come imperituro ricordo del suo amore. Sempre secondo i racconti di quei vecchi, la signora lavorava da ragazza come commessa in un grande magazzino di Parigi, ma aveva poi sposato il proprietario diventando l'erede di un'immensa fortuna.
Conferme di questa storia si trovano in abbondanza nei motivi decorativi della Villa Cypris, specialmente negli onnipresenti  pavoni che come si sa erano il simbolo del l'Impero persiano. Ci si imbatte in questi pavoni, simili a criptici billets doux, guardando le pareti, i pavimenti, i soffitti, i mosaici.
Molti aspetti della lontana love story sono ancora avvolti dal più fitto mistero,ma su un punto non dovrebbero esserci dubbi. Madame Douine (madre di Virginie Heriot, una nota skipper degli anni 20 che con il suo L'Ailé IV stabilì numerosi primati velici) commissionò la villa a un architetto, Edouard Arnaud, che lavorava per il governo francese, mentre gli interni e i giardini invece furono affidati a Raffaele Mainella che aveva in precedenza lavorato alla adiacente villa, Torre Clementina. Mainella era un pittore e decoratore di Benevento che aveva cominciato (così almeno si racconta anche di lui) come parrucchiere per signora; ma ben poco d'altro si sa di lui. Mainella riuscì comunque a interpretare in pieno e a realizzare i desideri di Madame Douine. La signora viaggiava di frequente e le sue mete preferite erano l'Italia (Ravenna, Palermo, Monreale), Costantinopoli,i Paesi arabi,l'Oriente. E da questi viaggi trasse ispirazione per la sua villa.
Mainella riuscì comunque a conciliare stravaganze ed equilibrio, eccessi ed armonie. C'è del genio nella sovrabbondanza generalizzata, nel delirio di marmi, mosaici, colonne, pannelli marmorei traslucidi, soffitti intagliati. E c'è del genio anche nell'eccessivo carico di stili, citazioni Dal mare, in certi momenti, sembra giungere un sommesso mormorio: è la voce  della dea  Afrodite, che richiama da ogni angolo, e materiali usati in tutta la costruzione.
Ma se Mainella aprì la villa alla natura, al cielo e al mare fino a dove erano raggiungibili dall'occhio umano, e dove ogni sogno poteva vivere anche infrangendosi contro gli scogli in schiuma,"altri" ne fecero scempio. Dopo la seconda guerra mondiale, la villa fu acquistata da un inglese che la riempì di scimmie per poi donarla, sembra,al nipote che a sua volta la cedette a qualcun altro sino a portarla a una totale distruzione.
Ma ritornò l'amore e la passione e la villa emerse in tutto il suo inalterato splendore.
Un'altra donna, la moglie del nuovo proprietario, si innamorò di Cypris e dedicò gli ultimo tre anni della sua vita a un meticoloso restauro di villa e parco.
La signora chiamò esperti locali, come aveva fatto Madame Douine. Furono restaurati soffitti, pannelli e pavimenti, il chiostro, il belvedere ed un'affascinante follia chiamata la "moschea in rovina" e, per il parco fu chiamato l'esperto più famoso del mondo. Pietro Porcinai. Così che, bellezza e suoni scaturiti dal silenzio ripresero la loro dimora naturale.

Aurora continuava a divagare percependo attorno a se il sibilo del vento che avidamente respirava. Si  vedeva chinata a bere da ogni pietra inzuppata d'acqua salina con qualche spruzzo improvviso di rosso. Sentiva lo spirito d'ogni tempo sfiorato da un segreto come di trama delicatissima fatta con tanti colori ma che ai suoi occhi pareva uno solo. S'immagina argilla nelle mani amorose e finissime di un esperto vasaio sicuro e... divenne materia astratta, inanimata, metafisica di se stessa ma riflessa in ogni più piccolo granello con dentro tutti i soli delle albe come dei tramonti che alle onde si congiunge. Teneramente, liricamente, impetuosamente per una forza immanente che sempre la prendeva lasciandola integra anche quando la spezza e sfugge in misteriose sfere dove l'uomo ha il suo sacro. Visse tutto questo, più e più volte sino a non sapere più chi fosse o fosse stata.
Poi una voce la scosse brutalmente portandola via dal suo vagabondare fra quel silenzio così caro a lei fatto di echi e di risonanze.
I problemi contingenti erano lì. La costringevano a prenderli per il collo o loro avrebbero presa per il collo lei. A meno che...
Un brivido la percorse tutta. La finestra si era spalancata con un gran fracasso e sbatteva col vento. Un vento sussurrante ipnotiche nenie antiche.
Lasciò sul tavolo le foto sbiadite e un po sfocate. Una cadde. Per la frazione di un attimo, Aurora fu  protesa a raccoglierla ma...alzò le spalle quasi indifferente.

Si alzò stanca e svogliata. Per lei la vita era "altrove". Forse già finita. Là. Dal mare, dove in certi momenti, sembra giungere un sommesso mormorio; è la voce della dea Afrodite, dal silenzio lasciato dalle ali degli uccelli, la rugiada che percepiva già il mutamento nel freddo della brina o come avrebbe detto Borges:"La bellezza non è che l'immanenza di una rivelazione che non si compie.

(Estrapolato dai Racconti di Aurora, ovvero Il Destino nel Nome)

Mirka




"Dido's Lament" ( Dido and Aeneas- H.Purcell)




I? KO



Precisazioni: I riferimenti storici riguardanti Villa Cypris  sono stati presi da fonti attendibili ma non mie. Dicasi altrettanto per le foto.


venerdì 13 luglio 2012

FINTA DORMIENTE

                           
          ...autonomamente e da forza che non teme.



Frinivano le cicale
"ancora"
quella notte
e i grilli
dietro la finestra luna

... gli occhi notturni
 già ombravano i "miei"
come luce che si accende
 nel riflesso che l'insegue
quando muta nella notte.

Lievi rumori "su"
selvatici portatori
di trattenuti vortici soffiati
su tutti gli scalini 
di quella scala stretta.

Non so perché
il cuore cominciò a tremare
io che combattere non volevo

un gemito mi colse
come di pruni al basso della terra
vergine

anche di "questo" non so
spiegarne la ragione

sussurrava il tuo alito
parole che "ancora" oggi
decifrare non so
nè so spiegarne la ragione

fu allora che prepotente si levò
la rosa e l'albero

alto volò l'ultimo uccello

esplose il bosco verde
brulicare di fuoco o di formica

Disciplinata la "curiosità" dei sensi
tra sogno e realtà che
distinguere non so

 l'estate "qui" impazza
come allora sai?...
e il bosco canta  di dolcezza
"passera"
 di cicale e grilli
brividi e vapori a me
"finta" dormiente
che al richiamo ammutolisce
e un po sgomenta.

Mirka



"Schcksalslied" (Op .54 (J. Brahmsiana)







lunedì 9 luglio 2012

INCROCI A UN'ANGOLO DI STRADA

                        E il vento che non c'è ti porterà queste mie parole


Solo un incrocio di occhi.   Tu tenevi per mano una bimba (m'han detto chiamarsi M.), nell'altra un'enorme zaino.   Io tutta la stanchezza allargata sul volto.
 Ho finto di raccogliere un fazzoletto che non c'era.  Non volevo che tu sentissi i battiti che martellavano di rosso la mia faccia.   Ma tu mi hai raggiunta e ti sei chinato anche tu. Con delicatezza hai sollevato il mio corpo appesantito un pò da tutto.   Credo d'aver farfugliato qualcosa mentre lisciavo i capelli di M. poi sono fuggita. E mai quei sampietrini mi sono parsi più amici.

So che mi rintraccerà anche in questo spazio virtuale. A te nulla era impossibile.
     Una sola cosa ti fu d'impedimento:  La mia impazienza. 
 E di questo sono ora io a pagarne i danni mentre so con certezza che questa sera il sonno tarderà a venire anche con le finestre spalancate per il gran caldo.

Ti lascio qui la "stretta" mancata d'allora, quella "voluta" di poche ore fa con dentro del sudore misto a del sale che domani mattina alle prime luci del nuovo giorno sarà evaporato.
L'augurio che, anche tu possa ricordarmi solo in "paradiso"  quando S .Pietro ci aprirà i cancelli.     E ti avevo promesso che non saremmo mai partiti, tu col tuo torace largo che faceva saltare sempre un bottone, io col mio abito lungo ricamato di viole da sembrare quel gorgoglio di ruscello sempre in festa e in fregola d'amore.

    Ma...così è andata. Le favole  "reali" difficilmente finiscono con e vissero felici e sempre contenti. Ciao. Anche ora porto lo stesso nome di un tempo.

Mirka




domenica 8 luglio 2012

THALASSA-OVVERO LA MAGIA DEI SUONI QUANDO SI UNISCONO


"Ciò che è in basso, è uguale a ciò che è in alto, e ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso, per compiere le meraviglie dell'unica cosa" (Ermete Trismegisto)



così che spuntarono manifestazioni di leggi universali sopra e sotto il cielo


Microcosmi di cratere alimentano il caveau d'una banca. Coraggio del giorno che non vuole morire.
Misterioso e chiaro è il silenzio d'una cornetta alzata. Sincronicità di mondi paralleli  nel l'ora scoccata dall'immensa stanza avvolta dal silenzio. E tra loro tutto comunicava nel suo ingranaggio complicato e insieme semplicissimo. Spezzando barriere tra il mondo interiore e quello esteriore, dove realtà e irrealtà, meditazione e azione incontrandosi si fondevano insieme a dominare la vita nella sua totalità sino a trascendenza percepita a onde di misteriosa energia. E gli "angeli" sono subito qui. Nel l'intuizione di quei guizzi lasciati da quel mosaico d'onda fatto echi di suoni. Dono di pace, calma, riposo, nello stupore del tutto.  Il sapere sempre presente, nel singolo che deve evolversi sino ad essere in grado di prenderne coscienza.
Così ci sì sussurrava stanotte prima di consegnarsi al dolce ristoro della notte fresca.
Mirka

"Aria" (Variazioni Goldberg e Bach)















venerdì 6 luglio 2012

SOTTO IL SOLE DI LUGLIO SOPRA L'ASFALTO CHE BRUCIA POI...QUEL BAR.


E ora scendi dal cielo in terra; vedrai le trasmigrazioni di interi popoli e genti.(Seneca-Le Consolazioni)


Cambiare quattro autobus nel mese di un luglio infuocato è cosa da cinesi pazzi.Avere le vesciche ai piedi per troppi cambi di bus,  fermarsi a un capolinea e  trovarsi davanti a un bar ed entrarvi è stato più forte della stessa stanchezza che mi piegava le spalle.Sono entrata,ho divorato un tramezzino,distanziato per farlo durare il più a lungo possibile il succo di mirtillo versato in un grosso bicchiere di vetro,leccarmi l'ultima goccia di caffè restata nella piccola tazzina bianca, mentre il tuo profilo  andava alla cassa a pagare il conto.Rinfrancata come una sciamana che ha compiuto tutti i passaggi (viaggi) di autentica iniziazione,ho ripreso il mio cammino.Era in salita e non pareva.

Mirka

"Somewhere" (West side story-Bernstein)



"E POI SI CRESCE"DISSI ALLA BIMBA TRA ME E ME MENTRE IL CUORE LA RINGRAZIAVA






La gioia perfetta è essere senza gioia


Sconforto e nervosismo mi arricciano il volto.Lavo i piatti lasciati ieri nel lavello (orrore per una me che si vanta con se stessa di un'ordine fatto d'armonia !).Capita però ed è capitato.
Non sono scattosi i miei movimenti anche se le sensazioni che mi porto addosso sono inquinate.Li faccio seguire con un bel ritmo sostenuto e immaginandoli come un libero gioco d'abitudini con il quale ho dimestichezza,e dal quale si liberano fantasie e pensieri.Così.A caso e senza copione


Niente da fare.Loro sono lì e non si scollano come quella ciglia al bordo dell'occhio.Dove attualmente abito,si sente solo il rumore delle macchine,se apro le finestre che danno su un bellissimo viale con a lato alberi e aiuole ma che serve al transito.Li sento tutti quei rumori anche se abito all'ultimo piano.All'interno invece regna il silenzio,Un silenzio strano che mi porta inquietudine.Intuisco la presenza degli umani solo  perchè sento un'odore di cucina.Fortunatamente di buona cucina. A un tratto la voce di una bimba.Canta una filastrocca che cantavo anch'io ai miei bimbi per aquetarli quando si erano bistcciati. Sian tre piccoli porcellin siamo tre fratellin mai nessun ci dividerà tra la lalallà.Fa seguito una ridda colorata d'immagini festose che prontamente sostituiscono gli uccelli neri.Camere senza porte e finestre,un rotolarsi, un prato fatto di palle di cuscino.Sorrido con un poco di malinconia concludendo nel silenzio del cuore "Anche tu crescerai".Ma intanto grazie a te gli uccellacci neri sono stati spiazzati.

Mirka







"Andante" (Sinfonia Concertante K.364 -Mozart)


"Piano Concerto" (K.466- n.20-Rondò-allegro)



martedì 3 luglio 2012

L'ULTIMO PARADISO DELLA PICCOLA RONDINE


All'uomo la responsabilità del nuovo benedicendo Dio. Alla rondine il suo nido fatto dalle sue piume.



Polvere
contro il cielo azzurro.

L'ha innalzata l'uomo.
Idiozia da inutile sfidato.

Una rondine trova il suo
nido.

Coscienza bianca
del suo felice esistere.

Nel suo lavoro
l'ora precisa.

Mirka


"My immortal" (Evanescence)











domenica 1 luglio 2012

UNA TRANQUILLA GIORNATA QUASI PERFETTA

Una piacevole quanto interessante partita di parole, la cui finalità era  unicamente la gioia di trovarne il filo comune guidato dal sentimento che le une alle altre legava.


 E ringraziare costantemente per il nuovo giorno, un giorno perfetto, incontaminato,che continuerà attendendo che proprio il meglio succeda durante il giorno.


E' bello vivere l'istante come se il Tempo fosse solo nello scorrere di parole scambiate,in una pianta grassa che tranquillamente assorbe il caldo del sole, bere dell'acqua da una bottiglia posata su un tavolo vicino, annidato come la prima stilla di latte succhiata dal seno della madre, con la gioia consapevole di vedere, toccare, far scorrere nel medesimo fiume il valore d'una goccia che si unisce all'altra e che prende il nome via via sempre più visibile e consistente dell"esistere", ora, qui, nel l'adesione brillantissima di dinamismo che si alterna al silenzio della pausa. Nella parola che "ricerca", che riannoda il passato al presente, lo riveste di senso logico e unitario che cammina sgombrando ogni ostacolo nel suo fluire tranquillo. Come una verità che si dibatte fra le ombre solo per trovare la chiarezza che solo la mancanza di un'attenzione profonda ce nè aveva ostacolato l'intuito rallentandone il processo evolutivo.
Ed era ugualmente bello vedere allungarsi il filo di ognuno verso l'altro, con semplicità e quasi col divertimento che prova un bimbo quando inizia a fare le prime mosse di un gioco che lo interessa, anche se le regole non erano precise. Solo il ritmo non era mai scivolato in altro che lo potesse deviare in disarmonia di quel l' interloquire vivace, che senza accorgersi si mescolava senza mai confondersi come di "sonata" o di "sinfonia"  che tutto racchiuse. Il "Presto" della foga da cui aveva preso il via l'idea,  l'"Adagio" per la riflessione seria di un costante pensiero,  conclamato dal "Forte" a conferma delle reciproche convinzioni, passato subito al "Piano" per un dubbio sopraggiunto più per stupore per l'interno, che per la perplessità di una tesi portata avanti, una "Doppia forcella"  tanto per non ignorare che gli "opposti" sono un inscindibile parte di noi e del nostro esistere, ma con la necessità di ricercarne l'ordine separando il caos dall'armonia del quadro in cui la luce illumina il più di un "dettaglio",  lasciando nell'ombra l'altro  solo per farne risaltare la forma dell'insieme unitario.
Si. E' proprio stata una tranquilla giornata perfetta, trascinati come si era dal flusso incessante di quelle parole così libere di unirsi tra di loro, con la gioiosità innocente di un bimbo a primavera, di un adulto che determina il proprio sentiero, sognando mentre racconta di vita.  Vita che è storia con la sua trama, coi suoi personaggi, con le sue azioni, con l'emozione che ci porta a raccontarla verificando le coincidenze che l'hanno guidato e che si affiancherà al cammino, come fondamento di una crescita che ci ha aiutato ad evolverlo tra misteriose sincronicità e bellezze sicuramente sfiorate.


Mirka





"Le sacre du printemps"  (I.Stravinsky)