fiume

fiume
fiume della vita

lunedì 24 febbraio 2020

SHELLEY e BEETHOVEN








Do credito al potere della Lotta vincente contro l'operato occulto, più o meno, del maligno.  Intrigante,  furbo e in fattivo variegato, 
E non come miraggio vestito da illusionista visione, ma come Vita che sempre si rinnova nella profondità della terra buona che fermenta la forza  di sementi in armatura di elmetto e scudi curato attentamente. 
 Come da visionato battere ritmico di un fiore che buca la neve ed è già Qui, ardente moto di vita dopo la gelida notte, mentre naturalmente glorioso si impone dopo il gravoso silenzio del lavoro, e Sentinella ne annuncia la primavera con lacrime di rugiada alle ciglia in immortale speranza riformatrice di universale. 
Centralità di un irradiato germinativo di Sogni ritrovati in se stessi, e da cui trarre forza ovunque e per chiunque si oppone al formato evolutivo. 
E Occhi. Occhi che pure avendo visto la Notte, non indugiarono a sgranare il bombardamento di luce trionfale oltre ogni notturno incedere. Mirka









                           Lottiamo fino a che la Speranza
                           non crei, dal proprio naufragio, la cosa
                           contemplata.
              

                                            Shelley






Ode To Joy Beethoven



mercoledì 19 febbraio 2020

O...l'unificatore Invisibile tutto







Spalancato come un'affiatata bocca assetata, mi apparve in sogno questo bianco fiore.  Nel l' Accesso alla visione, la necessità di raccogliere l' Essenziale d'acqua e di sole, per dargli una segreta gioia moltiplicata da qualche pistillo caduto in qualche crepaccio della terra.  E agli occhi tutto un giardino ricco di ogni diversificato colorato,  il giorno in corso illuminato a teca di fari, come alchimia prodigiosa scaturita da linfa e humus quando inarrestabile e naturale  si unisce al suo originale di albero o di steli o di un sentito formandone un pensiero in cerca di gemello pure sostanzialmente diverso. E poco importa se in ramo, scortecciato, foglia, petalo, o semplicemente un indistinto Tutto riformato alla vista di occhi diventati memoria di primo stupore.

Mirka


Concerto per clarinetto  A Mag  K 622 Mozart



mercoledì 5 febbraio 2020

L'ABBANDONO NEL FUSO DELLA VERTIGINE STRETTAMENTE ABBRACCIATO




E si perdevano l'uno nel l'altro in un abbraccio infinito. In totale abbandono, rinascendo fusi da un flusso di un unica ondata. Terribile nella sua altezza vorticosamente travolgente, e brevemente stroncato come un respiro risucchiato da un moto di paura. Ma da quella intensità, reciprocamente diventata univoco stravolgimento, più non si sentiva lo scandire del pendolo, ma il battere del cuore a tamburello del dio che comanda le profondità marine.  E la donna ricordando la fisicità in formato aria o in esplosi carnivori bacilli producenti energie, in cuor suo ringraziava l'artefice di quel vertice piramidale, perché in quella densità, piena, rotonda, infettata e innocente, viveva l'immortale esistenza universale senza memoria di ferite, se non per lontano fischio di fastidio subito scacciato, nel mentre l'abbraccio si faceva più forte come a distanziare ogni estraneo intervento che assomigliasse al l'ombra di un inequivocabile dolore.  E il tempo era a loro sconosciuto se non come forza centripeta ed esplosiva. Un Essere informe e perfetto come di prima creazione.  E il mondo era grande perché loro erano grandi agli occhi di entrambi. Grandi per quel bene vissuto a Destinata conoscenza da tramandare a visibile luce saettante e misteriosa per quel suo continuo vibrare a chiunque li incontrasse, portante al Congiunto di creato unito alla medesima energia che li aveva impastati.  Dalla persiana accostata, filtrò una stillata obliqua di luce che si fissò a un punto della parete. Fu la donna ad accorgersi dello strano formato a baionetta. Un brivido prese il posto della voce sostituendola alla parola restata sul bordo alto del pelo. Strinse invece più forte il già abbracciato ricavandone un surplus di forze, forse sottratta al l'arciere di qualche divinità scaturita dal mito. L' uomo ebbe un lieve sussulto. Cercò di dargli voce ma tacque.  A riflesso strinse invece più forte la donna, senza immaginare che la stretta scaturita da quel sussulto, fosse il presentimento per un nemico da fronteggiare smascherando la benevola intromissione, sul l'alzata di uno scudo eretto a protezione di entrambi.  Senza sapere che l'anima avverte prima ancora di passarlo al corpo mortale.

Mirka ( frammento dai Racconti Il Destino Nel Nome)






Your Love -  Dulce Pontes ( Ennio Morricone)












domenica 2 febbraio 2020

Strada In Ritrovato Piacere Di Balia E Di Spilloni




"O buon Apollo, a l'ultimo lavoro, fammi del tuo valor si fatto vaso, come dimandi a dar l'amato alloro" (Dante Paradiso 1 Cantica III )




Karina è alla finestra. Ha scostato la tenda, la chiude, la scosta ancora, prova dei diversi posizionamenti, ci prende gusto, un sorriso le sfugge. Lascia cadere il tendaggio, ne passa la mano con la carezza di un piumaggio proprio come si fa con il setoso di un corpo amato, arresta la mano a mezzo fra naso e fronte senza memoria di partenze.  Un gesto automatico che ha fatto tante altre volte, imbronciata da prima, quasi ridente alla fine del gioco "apparentemente" insignificante se non addirittura stupido.  Eppure anche questa volta le è servito.  E servito a ritrovare uno strano motivo di soddisfazione, senza desiderio o volontà incamminata per quella strada. Comincia sempre così la ricerca di un suo piacere anche se indistinto, confuso, a volte persino imbronciato, e senza dargli un nome se non nel percettivo sentore di un mezzo per condurla a un qualcosa che le darà, altro da sé nel contingente, portandosi al l'utile del cercato senza senso apparente.  È una pratica di costante esercizio senza urgenza, in modo tranquillo, semplice, e naturale. Così. Come girare tra i pensieri senza porsi domande trovando un dettaglio su cui fermarsi con meraviglia di stupore. Lei sa che qualcosa di piacevole e di felicissimo  e così somigliante alla Gioia troverà Ovunque un sempreverde atteso oltre il "pensato", oltre l'intrigo del biancospino pungente come il profumo che lascia a scie di cammini. Un qualcosa di familiare, antico, goduto come di prima volta anche se non ricorda cosa o chi le procurò il goduto.  La strada ad esempio. N'era sempre stata un mezzo per farne esperienza di insospettabili piaceri. Chissà. Forse dipese dal l'allattamento della balia anziché dalla pronta offerta mammella della madre, ché nel l'allora non esisteva il comodo latte artificiale anche se costoso. Da li, forse, un soddisfatto nutrimento a cui attingere, senza un preciso ricordo per avvalorare un sentito tale da affermarsi a verità di primario cercato ma indistinto.  Così pensava karina accostata alla grande vetrata della casa, giocando con il tendaggio, osservando il passaggio nella strada, sorridendo per qualche volto conosciuto, sul l'improvviso di una luce fermata a chiodo ballerino su un berretto da ferroviaria ricordandosi il grande Nonno anarchico aforistico e pittore, e altri passanti solo interessanti da studiare le diversificate umanitarie pur così simili l'uno con l'altro, immaginando l'avvicinarsi al reale, o comunque ricavandone il Piacere attraverso quella pratica così necessaria quanto utilizzata a studiato di umanità e un poco anche di difesa, e sul lampo di quegli spilloni con cui la balia teneva chiusa la camicia bianca di cotone grezzo, con il prezioso della grossa mammella sempre lentamente donata sul sorriso al buon uso odoroso e nutriente, proprio come quello della mamma, che sicuramente troverà nei sogni di questa notte, realizzando pienamente la visione di un goduto, annusato, e succhiato con felice sazietà azzurrina nel ricevuto e insieme mancato, e ricavandone il piacere attraverso ogni via del mondo condotta da quelle labbra gonfie di latte sgorgato da un ventre caldo di terra (pensata)  buona, e sempre pronta a fiorire pure fra lo spinato delle ortiche sentita a spillo lento a sparire.


Mirka. (Dai Racconti Il Destino Nel Nome)





Concerto N. 3  Do Mag Mozartiana


I