Era settembre e la gioia era di casa. Si macinava il vento per far si che la portasse ovunque. E si ringraziava Dio per la stagione d'uva. Ma...l'autunno sulla soglia fumava tranquillo il cubano comprato all'Himalaya. Ed è con l'ironia del naufrago che veleggia fra le sabbie mobili e le scarta come può che me la prendo solo con me stessa e quel pizzico beffardo sottratto alla gerla dell'alterna sorte, che ancor ringrazio ma lascio fuori Dio. E con astuzia che è propria del gattino,trucco le carte perchè il gioco ritorni "vero" come in quel tempo anche se so che nulla torna e tutto indifferente ride. Che l'arroganza a dare tutto per scontato,toglie l'arcobaleno dopo il temporale,non permette alla luna di cambiare.
Mirka
" Estate" (dalle quattro stagioni di A.Vivaldi)
Il tuo lirismo più autentico splende quando rifletti e sei in strettissimo contatto con la realtà, incantata o disincantata che sia. E qui nel narrare gli alterni umori della sorte. Bello il sottofondo musicale. A.A.
RispondiEliminaComunque siano le tue estati passate o presenti, la fede in quello che fai si sente a partire dal titolo o quando ci si avvicina a te. Nicola
RispondiEliminaL'immagine del "macinare vento" per spargere la gioia mi consola e mi rende serena. Allora mi fermo lì!:)
RispondiEliminaVerissimo NICOLA,non ho mai aspirato al vivermi da poetessa anche se m'incanto e mi commuovo sulla poesia dei veri poeti del passato e quelli rari della nostro strano periodo storico. Ma mi piace scrivere ispirata dai fatti reali,da ideali mai smessi,sulla meditazione di ciò che sono io,nelle sue infinite contraddizioni ma sempre su uno sforzo di coerenza per quello che ho capito appartenermi naturalmente a prescindere da moti contrari,sul fondamento di coscienza come atto politico che,in teoria,dovrebbe investire,unendo e stimolando chi incontro,almeno come autentica genuina intenzione,la curiosità vivissima e attenta a ogni sfumatura dell'uomo che mi sta accanto,quello sui generis,su ciò che li ha alienati magari senza neppure rendersene conto,sul persistere di certi errori,domandandomi,sempre,se ci si può commuovere e piangere davanti a un fiore spuntato da una crepa di terra o dall'asfalto come faccio io senza sentirmi una scema da tenere d'occhio. Si non amo le cose astratte anche se vivo di un'invisibile filo invisibile che si chiama Bellezza invocandone la presenza come un Bene necessario per continuare il mio viaggio qui in terra e un pochino anche in rete. Mirka
RispondiEliminaForse un poco mi conosci...NICOLA che guardo dritta negli occhi senza arrossire. Mirka
RispondiEliminaCiao FATA dagli occhi blu o neri?... sono contenta per il tuo stato sereno. La serenità è un bene conquistato dopo tanto pianto e affidato al vento insieme a tutto ciò che turba. Bianca 2007
RispondiEliminaFATA dagli occhi blu o neri? Comunque siano è bello sentirti unita da uno stato di serenità. Un bene conquistato da una coscienza tranquilla. Ciao,Bianca 2007
RispondiEliminaCarissima,tu sarai sempre innamorata della vita, anche se invasa dalla malinconia per ogni cosa bella e perduta,anche se il mondo ti ha tradita. Affettuosamente ti lascio un abbraccio. R.
RispondiEliminaLa tua scrittura ha la musicalità del dolce ponentino. Un bacio. Grazia G.
RispondiEliminaR. Caro Due baci. Mirka
RispondiEliminaDavvero GRAZIA? E allora dagli tu una spinta affinchè funzioni sempre. Bacio,Mirka
RispondiEliminaScusami tanto A. per lo scambio di nomi nel primo commento anche se avrai capito benissimo. Mirka
RispondiEliminaPrende subito emotivamente questa poesia,ma solo a luci spente si riflette sul perchè ci ha presi così tanto. Tizzi
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