La sua luce riempiva tutta la stanza. Faceva male al cuore più che agli occhi. "Oddio morirò strozzata con tutte le lacrime che si fermano lì anche se io mi affanno nello sforzo di cacciarle giù da dove sono venute", si diceva la donna rigirando quel diamante fra le mani tremanti come quelle d'una vecchia di cent'anni. L'anello era restato sempre là, in un punto ben preciso e come scordato. Volutamente scordato. E ora stava fra le sue mani con quel groppo che in continuazione la minacciava. Chiuse gli occhi e rivide la sala illuminata da tante luci e già piena di gente elegante venuta per ascoltare Lei. La paura l'aveva presa e le si erano paralizzate le gambe come in quell'inverno quando piccola si era persa nella neve alta della campagna e non riusciva più a trovare la strada verso casa. Le lacrime le scendevano, diventavano ghiaccioli e il suo invocare la mamma era solo un indecifrabile pigolio. Non sentiva più lo scorrere del sangue nei piedi e così si era bloccata come fosse una statua. Una statua che mandava fuori dei granuli bianchi e scintillanti. "Ecco" diceva alla testarda che già si predisponeva a diventare "Me lo merito. Scappare come una furia per dei normali litigi di casa, per godere del silenzio assoluto e dell'ebbrezza che le avrebbe dato il bianco della neve! Gli scarponcini erano ormai diventati due maccheroni che nessuno avrebbe mai mangiato e i piedi due ghiaccioli che nessuno avrebbe mai succhiato. Ormai era già morta. Si vedeva nella bara senza il bacio della mamma, senza averle chiesto il perdono per quest'altro dolore. Poi qualcuno da dietro l'accolse in un abbraccio. Voltò lentamente la testa. Riconosceva quel braccio. Lasciò che una lacrima si fermasse sul centro della guancia. "Ehi piccola cosa ti succede? Una lacrima! Perché!?" Le risuonò in tutto il corpo la familiare voce, dandole al braccio una lieve pressione per farla voltare tutta. Il lungo vestito anche se di seta leggera come un velo le impedì la scioltezza del movimento. Sentiva però che altro si stava sciogliendo nella gola liberandola un poco da quella durezza "Sarai bravissima" le sussurrò sulla bocca quella voce. E lei fu pronta. Sorriso sulla fronte, l'occhio concentrato al podio. La sala era bella, spaziosa, ricca di addobbi e con gente in attesa. Le faceva piacere vederla sparsa e raccolta nella varietà misurata e composta. Il suo istinto più profondo cercava però sempre e a sua insaputa un accordo delicato fra le modalità esteriori a qualcosa che potesse riportare il tutto a un'essenza che solo in uno spirito fine ed esercitato si poteva trovare. Da l'alto del soffitto cominciò a venire meno la luce. Ne inseguì l'affievolirsi. Davanti a lei un'infinita grandine di teste. Le teste parevano così riavvicinate da darle l'impressione di piccoli palloncini colorati tenuti da una grossa mano. Si raccoglievano, si spostavano, si riunivano ancora come mossi da misteriose correnti d'aria. Sentiva tanti occhi fissi su di lei domandandosi perché invece non tendessero l'orecchio al suo grido d'aiuto. Il primo violino abbozzò un saluto con l'archetto. Gli rispose automaticamente con una specie di sorriso. Il vestito da nuvola aranciata le si era fatto pesante come il freddo del piombo. Qualcuno si raschiò la gola. Avrebbe voluto farlo anche lei. Si affacciò invece la nostalgia del caldo della sera davanti a un tavolo apparecchiato con una immacolata tovaglia a quadretti blu e bianchi, il piatto fumante sui passatelli fatti dalla nonna e in silenzio si mangiava mentre dagli occhi esce musica. La neve continua a scendere e lei con lei. Sta scavando una fossa. Fra poco sarà tutta coperta e nessuno saprà mai che sotto quella neve c'è lei. Nessuno lo scoprirà. Neppure sua madre. C'è irrequietezza ora nella grande sala e fra gli orchestrali. La sente addosso senza capirne la ragione. Potesse almeno voltarsi al podio. Ma non può. È una donna di neve. Di neve come il pupazzo che le faceva il nonno davanti al cancello di casa. Il pupazzo aveva come naso un sughero rosso. Il silenzio è assoluto e greve ora. Ma cosa sono quelle voci che ripetutamente la chiamano? C'è preoccupazione, ansia, isterismo, paura. Il collo le si è fatto lungo. Lungo come quando lo si tira a una gallina. "È qui è qui. È viva" Delle mani la sollevano, la scuotono, la sfregano, le regalano il caldo tenerissimo e rassicurante del petto. Non sente il cuore pulsare, sente invece l'allargamento del caldo anche se non sa distinguere da dove proviene. Com'è dolce quel Ritrovato! Bellissimo. Splendido. Da "ricordare". Solo per un attimo si ritrovò nel freddo della neve. Un ramo con tante goccioline di ghiaccio l'aveva improvvisamente ghermita. Voleva gridare ma al posto del grido le uscì un verso così spaventoso da far paura anche a lei. Era il cuore che martellava. Il verso non c'era. Lei era muta. Sentiva male. Il caldo è così profondo ora d'arrivare sino ai piedi. Un rumore la scuote. Il direttore sta venendo verso di lei. È deciso ma sorride. Lei lo ferma con un cenno della testa e con un uguale sorriso gli sussurra. "Tutto bene, Maestro. Mi scusi. È stato solo un lievissimo sbandamento. Può cominciare". Il concerto scorre come gli anelli di una catena perfettamente equilibrata e disposta al più magnifico dell'uso. "Sei stata bravissima" le ripete la solita voce penetrata a sorpresa nel suo camerino forzando tutti i fasci dei fiori e mettendole al dito un diamante dalla luce purissima. Si. Bravissima lo è stata sempre, in teatro. Non invece nella vita incapace quasi della più piccola finzione. O meglio, o reagiva prontamente, o con indifferenza voltava le spalle, oppure stava zitta lasciando che gli occhi parlassero per lei. Come quella volta quando l'aereo non fece più ritorno e tutto il cerchio cercava di consolarla e lei guardava oltre ogni testa. Tra le mani il diamante manda strani bagliori gialli. Con un gesto di Dolore fa per scagliare nel fiume che indifferente scorre davanti alla sua finestra, tutta quella luce che le brucia le mani. Si trattiene in tempo "No. Se non mi è servito per vivere mi sarà utile per pagare il mio funerale" si dice con ferma determinazione mentre con estrema lentezza si avvia per deporre l'anello nel suo scrigno prezioso. Un raggio di sole attraversa il centro della stanza formando disegni di luce. Si ferma a guardare le innumerevoli varianti. Nel suo ondeggiare sente TUTTI i suoni d'ogni musica eseguita, la sua anima, il suo corpo. Ora al posto degli occhi ha due diamanti. Respira a fondo felice, incurante del suo volto bagnato. In quel perlaceo luccicante, lei sapeva esservi riflessi tutta la luce della sua piccola Vita.
Mirka (Dai racconti Il Destino Nel Nome)
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My Heart will go On
Il cuore femminile è il mistero più affascinante. Quello che cattura sempre noi maschi complicati si,ma sempliciotti se ci confrontiamo con una donna.. Interessanti le simmetrie del racconto. E mi fa pensare che,le donne, anche cambiate per il tempo...,ci regalino sempre qualcosa da scoprire e bello,perchè nella scoperta c'è sempre qualcosa di non cambiato. La vostra essenza. Quella vera che ci ha fatto innamorare. Sergio
RispondiEliminaSi trattiene il fiato. I ricordi dell'infanzia che s'intrecciano alla consapevolezza (paura) della vita adulta,la fede nella vita affrontata sino al suo termine naturale, dato appunto dal ricordo d'amore e aperta all'amore e pertanto all'infinito. Commovente e bellissimo.Brava. Un bacione. Mary R.
RispondiEliminaEcco qualcosa di molto profondo che ha messo a nudo l'umanità di una donna,la sua tenerezza, il dolore,l'amore,i ricordi,una lettura dall'interno,una verità che si porta dentro con la forza della dignità. Toccante post e "bravissima". F.
RispondiEliminaÈ arte fine dell'uomo Sergio, il lasciare integro quel mistero tutto femminile per usufruirne quando l'impietoso tempo con avarizia dispenserà, lasciando aperta al "fortunato" la porta di un'essenza vista o immaginata. E sarà proprio lì la vittoria sul tempo, la magia dell'Amore negli ultimi Giochi di Eva mescolati a un'invisibile Pan
RispondiEliminaGrazie Mary. Non ci fu qualcuno molto prima di me a dire "Contessa aprite le braccia al morente la favola breve è finita il Vero Immortale è l'Amore"? Bacio, Mirka
RispondiEliminaLa Dignità. Forse l'unica cosa che ci preserva da ogni colpa. L'unica che suggellando il "cerchio" darà anche il senso a quell'ombra di sorriso che qualcuno s' ostinerà a vedere sugli occhi chiusi. Mirka
RispondiEliminaCara Mirka,le emozioni stratificate nel passato,come un coro di voci ci portano sempre a rivivere la potenza di un'uguale emozione che ci tocca restituendoci il significato di ogni azione. Qualcosa di somigliante lo si troverà sempre,appunto in quel"aria di famiglia". La nostra Storia,supponendone la fine attraverso un meccanismo originario raccoglitore di tutti i suoni e senza bisogno di alcuna parola che li supporti. Un abbraccio affettuoso. Av R.S.
RispondiEliminaAmica cara,Bello questo post così ricco di sostanza narrativa dal gran bel finale. Un viaggio a ritroso lungo il fiume della nostra vita che alterna la ricerca del silenzio,di "quel" silenzio alla musica,una mescolanza di realtà e di immagini evocate dall'inconscio di cui nulla va perduto o buttato (diamante),battaglie vinte e brandelli di verità riaffiorate che ci ricordano le nostre paure,i sogni,un dolore forse mai morto.la magnifica vittoria su tutto. Non echi ma suoni che accompagnano. Commossa ti lascio un abbraccio. Liliana
RispondiEliminaMolto suggestivo. Sentirsi attraverso il corpo anche bloccato dalla paura non può che completare portando al trionfo di avvenimenti presentati come incubi. Abbraccio. Grazia
RispondiEliminaCaro avvocato, connessioni al tutto di un vissuto di cui noi ne siamo elementi o tasselli si. Ricambio l'affetto con il solito festoso Ciao
RispondiEliminaTenerissima Amica, grazie se mi permetti il taglio quella "magnifico" vittoria. Viittoria e basta si, consapevole di una serenità meritata anche a sipario chiuso mentre si inumidiscono gli occhi su ogni suono raccolto e sostitutivo del nostro battere cardiaco. Con affetto, Mirka
RispondiEliminaIl Corpo. Questo nostro corpo Grazia che ci parla prima ancora che il pensiero si formi. Bacio, Mirka
RispondiEliminaHai messo a nudo dei sentimenti gonfi di dolcezza,teneri e maturi,pesanti come il rosario dell'esistenza quando è consapevole di misurarsi con una memoria che continuerà a riformarsi nelle sfide mescolandosi con un poco di passato ma determinato nel suo futuro dallo splendore di quel diamante dalla luce purissima. F.
RispondiEliminaF. Spero che il mio ultimo rosario sia fatto di lievi ma intensissimi grani di suoni. Grazie
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