Non mai fatto soffrire
ma attendere.
Quelle ore
intricate, piene
di serpenti,
quando
l'anima cedeva e affogavo,
tu venivi camminando,
tu venivi nuda e graffiata,
tu giungevi insanguinata sino al mio letto,
fidanzata mia,
e allora
tutta la notte camminammo
dormendo
e quando ci svegliammo
eri intatta e nuova,
come se il grave vento dei sogni
di nuovo avesse dato
fuoco alla tua chioma
e in frumento e argento avesse sommerso
il tuo corpo fino a renderlo abbagliante.
Io non soffrii, amore mio,
io solo ti attendevo.
Dovevi cambiare di cuore
e di sguardo
dopo aver toccato la profonda
zona di mare che ti diede il mio petto.
Dovevi uscire dall'acqua,
pura come una goccia innalzata
da un'onda notturna.
Fidanzata mia, dovresti
morire e nascere, io t'attendevo.
Non soffrii cercandoti,
sapevo che saresti venuta,
una nuova donna con ciò che adoro
di quella che non adoravo,
con i tuoi occhi, le tue mani, la tua bocca,
ma con un altro cuore
che albeggiò al mio fianco
come se sempre fosse stato lì
per stare con me per sempre.
Pablo Neruda
"Elegia" (Op 3 N.1 Rachmaninoff)
La grande poesia di Neruda! La poesia delle lotte,(tutte) che non risparmia l'amore,salvandolo con le braci purificatrici del sentimento. Molto bella.Lucio
RispondiEliminaVibrante e poderosa questa poesia di Neruda e al contempo delicata. Forte da far risorgere la vita dalle ceneri e ridarle il senso del volo Degno e .Meritatissimo il premio Nobel. Un bacio e grazie anche per la musica. Mary
RispondiEliminaNeruda il Poeta della Vita, dell'esilio, del suo dare senso alla lotta affinchè trionfassero l'amore, la libertà, la tenerezza aspra su ogni durezza germinata da prepotenza mascherata. Amo Neruda come specchio che non conoscerà mai incrinatura o polvere. Grazie Lucio. Un caro saluto
RispondiEliminaIl senso Mary di guardare in faccia anche la morte sconfiggendo il timore della fine con la sua Poesia
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