Sopra di me ho sentito la collera di un gruppo d'uccelli. Anche loro sguaiati e urlanti. Infastidita ho lasciato la manifestazione alle spalle. Oh aver preso l'auricolare per ascoltare Mozart o qualche buon pezzo di jazz che scalda come il sole di oggi! Da qualche parte mi pare di sentire il mare. O è la mia voglia? Però lo sento. Una liquidità apparentemente calma. Così è nel mio ricordo ancora fresco di salsedine e di alghe. Il mio naso spadroneggia su quei richiami ipnotici e afrodisiaci e, per la frazione di un secondo respiro un'aria che mi dilata bronchi e polmoni. Un gatto bello come tutti gli arcobaleni visti e immaginati si infila tra le mie gambe. La visione mi toglie la parola, spostandosi a un piccolo spazio dove cresce l'albero di ciliegio,un grande mondo fatto di intrecci buoni e di piste da inseguire con infiniti occhi alla terra e due alle nuvole. Duole sempre un poco pensare a un territorio che mi apparteneva nelle infinite guerre che lasciavano il corpo graffiato si, ma con un' allegria forsennata di presente e dopo a ferite asciugate! Magia di un vedere senza parola questo che mi ha permesso di estraniarsi da quella rissosa umanità deformata per continue fustigazioni e dentro una realtà che non ammette fughe dentro ai sogni. Ma il bus tarda e l'Orda del gruppo aumenta. Passa un uomo dal passo tranquillo. Contrasta con tutto quel chiasso brulicante. Ha una camicia bianca. Da quella camicia passa un buon odore. Odore d'animale, di doccia quotidiana e non solo al venerdì forse mischiato a qualche goccia di eau sauvage. Richiami d'occhi su un prato con l'impronta di corpi stesi sull'erba anche senza l'ombra di stelle. Qualcuno mi urta la schiena. Sussulto mi si innervosisce, rispondo male, mi pento. È così pronta l'esagerazione quando prende l'imprevedibile d'uno strappo. L'istintiva reazione è la prova di quanto superficiale siano gli esercizi di meditazione, i respiri consapevoli, i massaggi rilassanti, l'abbandono al vuoto. Poi...l'improvviso di una campana mi riporta allo stato d'equilibrio. Una piccola chiesa di campagna sempre in attesa d'un viandante per graziarlo d'una fede bambina che magari si credeva persa per sempre, l'Angelus. Non ho bisogno di sbirciare l'orologio ma involontariamente sento gli occhi allargarsi in un sorriso pieno e muto. Da lontano s'intravede il muso dell'autobus. Cala il silenzio mentre ci si accinge a salire sul predellino. Chi avrà fortuna troverà posto e si siederà, altri staranno in piedi. Per un tratto ancora saremo insieme, ognuno coi suoi pensieri, le proprie angosce,i fili da districare, il lunario da sbarcare, io non esente da tutto questo, ma con delle bellezze sparse da far rivivere, qualche strofa di una poesia imparata chissà quando e che non ricordo tutta, una funivia di emozioni finite in quei rintocchi di campana.
L'ANGELUS
Si: suonava lontano una campana,
ombra di rombe;
Via via
si sentì la campana di San Vito,
si sentì la la campana di Badia
e gli altri borghi, di qua di là,pronti
cantando si raggiunsero per via.
C'era di muti spiriti nei fonti
un palpitare al tremolio sonoro
ch'empieva l'aria e percotea nei monti
La donna andava con la figlia; e loro
squillò sul capo,subito e soave,
dalla lor Pieve un gran tumulto d'oro.
E tu nascesti Dio da un piccolo Ave...
eri e non eri,
ma poi l'uomo ti vide e ti soppresse
t'uccise l'uomo,o piccoletto grano;
tu facesti la spiga e poi la mèsse
e poi la vita: fa che non in vano
nei duri solchi quella gente in riga
semini il pane suo quotidiano.
Così diceva tremolando grave
la voce d'oro su l'aerea Pieve
e gli aratori l'Angelus e l'Ave
dissero; e in mezzo alla preghiera breve
la dolce madre a lui venia; non sola;
l'erano accanto con andar più lieve
bionda la Rosa e bruna la Viola.
(Giovanni Pascoli)
Ave Maria" (Vespers Op 37-S.Rachmaninoff)
Nota: la foto della chiesetta è quella della Bernolda, una frazione di Novellara, quella del mare un mio divertimento irrinunciabile anche quando il cuore è pesante
Bello e potente, il respiro di questa prosa che, con umanissima lente d'ingrandimento, scruta gli umani, il paesaggio, cose in apparenza trascurabili. Leggendo questo testo, non ho potuto non pensare a un libro che amo molto (credo come tanti), ossia LA CITTA' DELLA GIOIA di Lapierre...per il formicolare di "passanti" felicemente reso al lettore da quella "circolazione" capillare della tua prosa che già in passato ho avuto modo cogliere e osservare. Grazie per questi scritti generosi e aperti
RispondiEliminaAndrea
Caro Andrea,tu sai quanto io apprezzi la profondità sincera e attenta d'ogni tua lettura. Pertanto ti ringrazio con un abbraccio veramente forte. Mirka
RispondiEliminaL'umanità imbarbarita e squilibrata, il conforto vero dato da una chiesetta di campagna, la gioia dell'Angelus, nel ricordo di memorie dolci dell'infanzia. Un post delicatissimo nella sua realtà. E umano. Commovente sino alle lacrime quell'Ave Maria che hai postato. Tanti ma tanti auguri. Sergio L.
RispondiEliminaOttima narrativa. Spietata,sottile e tenerissima come solo la nostalgia per le cose semplici,pure e ahimè lontane può portare alla memoria commuovendo come quest'Ave Maria. Marry .
RispondiEliminaGrazie SERGIO e grazie MARY sempre uniti da un bene comune. MIrka
RispondiEliminaMille mete per conoscere. Un modo eccellente per venire incontro agli altrie anche a se stessi. Bello. Un bacione. Susi.
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