Un cielo rabbuiato
il mio umore ancor di più
la risata del bel tempo
improvvisa venne a soccorso
libertà d'immaginare
il gioco del vincente
con la logica di sempre .
Umore spiazzato e anche il cielo.
Mirka
Nota: Dedicata a tutti i miei allievi sparsi affinchè ricordino che solo nella serietà del gioco si può vincere tutto. Anche la paura di mettersi contro un Cielo dispettoso. Viverle come se fosse l'infinito gioco che si faceva da bambini. Un Pallottoliere che se ne inverte l'ordine per Imparare cominciando dal "da capo"
Ma che bello giocare come quando si era piccoli e tutto era nuovo. Noi,il gioco,la scoperta e scoprire che si era capaci di vincere o di perdere felici nello stesso modo,svincolati da ogni rigidità. E se si perdeva un broncio,una risata e poi "tutto da capo" Un bacio e grazie per questo Mozart...Beatrice
RispondiEliminaTornare bimbi per mantenere viva la curiosità e immaginare di vincere anche il cielo. Passargli la mano e metà della responsabilità,liberi di voltargli le spalle sapendo a breve di fare pace e,come unica regola la scommessa che c'è l'avremmo fatta a vincere sulla instabilità di entrambi. Davvero grande poter tornare a sentire come fanciulli ma con la coscienza adulta. Mary
RispondiEliminaIl gioco come un bel sogno dove ci si rappresenta vincenti. E chi più di Mozart capace di amare la vita togliendole la più piccola rappresentazione del serioso?.. Bei versi. Complimenti. Lucio
RispondiEliminaPoi tutto "da capo" come se fosse un gioco tutto da inventare. Si. Beatrice e che tutto resti e sia come quel Tempo di costruzioni con Dioniso alle spalle la maestra a lato. Bacio, Mirka
RispondiEliminaForse Mary se si riesce a scompigliare il tutto che si è fissato dentro di noi, farne un bel fuoco e nel vuoto riempirlo della musica immortale e chissà poi che anche il Cielo faccia la Sua parte migliore. Grande commento il tuo che mi trova lineata. Grazie
RispondiEliminaIl serioso Lucio è un gran peso e noia che anticipa lo sbadiglio o la smorfia di un finale da augurare solo ai cattedratici parrucconi pieni solo di se stessi o lor medesimi. Mozart lo Insegnò nell'ultimo sberleffo nella fossa comune ma Vivo Di Sua Immortale Luce
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