Una stanza quadrata. Una finestra nel mezzo di una parete. Al l'angolo della parete centrale un albero con tante palle di vetro colorate. Un gatto fra i piedi. Una donna con le mani formato farina e il suo andirivieni pari al battere di un orologio regolato a perfezione. Un grosso tagliere pieno di tortellini dolci ai vari sapori ( al savor nel dialetto emiliano) le bollicine del l'olio saltellanti odori di allegria. Profumi buoni dentro e fuori casa. Un homo che si frega le mani e non si comprende se per scaldarsi o per la gioia delle feste in arrivo. Un disco di plastica comprato insieme al giornale virante Vita dentro una valigetta gialla. Nel l'aria una canzone cubana Siboney nel mentre una ragazzina di dodici anni in vacanza scuola dal collegio, preda di incantamenti ipnotizzato aveva gli occhi su le magistrali lezioni di astronomia recitate da quel l'Homo che poco prima si sfregava le mani, senza capirci nulla. La Donna con le mani formato farina, con la stessa a sostenerne la schiena all'altezza dei reni, ma col volto raggiante come la prima stella quando spunta in cielo. Un ricordo nitido, bello e pulito di una famiglia che, senza appartenere all'alta aristocrazia, di Aristocratico aveva in assoluto la Onestà, il Cuore, l'umanità d'accoglienza che unisce le " briciole della fiammata" facendone un grande falò e trasmesso agli occhi e al basso delle scarpe usciti dal più profondo sentimento seminato dal giocato della felicità transitante sul liscio dei binari.
Mirka"Zorba
"SIBONEY" (Ernesto Lecuona)
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