fiume

fiume
fiume della vita

sabato 22 dicembre 2018

DI Noi



Fra una ripresa e l' altra di un sonno disturbato, a frammenti, come per specchio caduto a terra, ti ho rivisto luminoso fra le ombre danzanti nella moltitudine riflessa nel giocato.

E...nella sua pienezza tutto ho sentito.

La mano ferma al centro abitabile dove  prende forma il corpo, e dà vita al volo d'anima verso gli spazi più arditi.  

Una tenda dal l' incerto colore, in trasparenza i tetti, la panoramica reale.

La siesta dove non sfuggiva l'occhio (serenamente) messo a riposo, ma pronto alla freccia complice che subito si risveglia a vita.

Il " rosso "  di vino buoni acquistati, consapevoli del fiuto che guidava con infallibile certezza, al buon uso distribuito ai polsi delle vene, il benessere al palato e al corpo con retrogusto della vìola nontiscordardimé .

Il labirinto dei corridoi intriganti e indisponente per una che ama correre dritta alla mèta.  

Le geremiadi inventati da " calcolo  di partenza" come da primo attore protagonista che Crede nella sua parte, per confondere le acque anche se, alla freccia del cuore, sufficientemente chiari di alberi e foresta e deserti senza palme, nel mentre sfuggivano gli occhi del l'uno, Diretti quello del l'altra. Agli angoli il divertito della ironia pronta al l' uso o la provocazione di occhi sgranati senza arte né parte.

Il rumoreggiare delle lacrime come fanno i bambini. La caramella dei bacini a cancellierato su tracciati di carta carbone trasformata in arco baleno, il Ti Voglio Bene come da gioco serio dei bambini.

Una pozzanghera formatisi dentro una vaschetta di plastica sulla quale inchinarsi col rispetto e l'amore che si da a una regina esiliata o semplicemente in transizione.   

La musica pellegrina e guizzante sulla via di Damasco dalla Moldavia al nostro Verdi, dal Trovatore alla Traviata sul broncio della Tosca sbadatamente dimenticata in polvere di Archivio.

Un minuscolo orecchino luccicante dai bagliori strani lasciato in un vasaio da una gazza nel suo mestiere antico e naturale.  

I tappetini messi in bella vista ostentata a " randagio"  che conosce dimora e mezzi per intenerire, o più realisticamente per imporre memorie confacenti a ogni situazioni, sottomissione inclusa.  

Il freddo assicurato d' inverno malgrado caloriferi tiepidamente distribuiti per tutto l' universo abitabile, la giacchetta alla Charlie Chaplin acquistata al mercato del l' usato, la poesia di fotografie, quadri e scrittura, sostituta di quel mancato indispensabile per fisiologici freddoloso come la sottoposta.  

La delizia di un letto pungente anche per gli Angeli  più burroso impresso in retina dal Correggio, ma col culto degli spilli a provocare resistenza di sostanza, cionondimeno investitori dal grande amorevole dono della Comprensione avuta in dotazione testimoniale di abbracci sempre, anche se lievemente irrigiditi per la lunga sosta su la graticola d'amore di divino univoco Intreccio. 

Un computer vecchio come il cucco, ma custodito come un sarcofago per sacramenti  e misteriosi simboli a cui attingere insaziabile conoscenza fatta telaio di confezione.

Un lampo sostato su la mano alzata a mezz'aria fermando l' aria che Non c' era, davanti a una cancellata stranamente aperta, in un pomeriggio di metà agosto, il pensiero fulminante connesso a un punto preciso nel mentre il fruscio di una biscia disturbava l' erba alta. Il Pro nome già nella stratosfera, io tranquillamente impassibile.

Un torace magro ma pieno di Energia che partiva dal basso in perfetta armoniosità con il resto del corpo, scoperto con naturalezza come per i pini l'humus e la pigna, in incrociatori di  sgranati occhi bambini, il femminile sfrontato o pudico a seconda del pensato in distrazione di tutto il profumo di pini e dentro la foresta tutta un canto di picchio sul l'albero davanti alla finestra, l'incertezza del l'abito da indossare gonna chiffon o semi asettico vestito di lino azzurrino con un profondo spaccato laterale.  

E il cinguettare come di natura i piccoli uccelli, i grandi silenzi pieni di tutto in raccolto di mano abbandonata al l'altro a modo di sotterraneo humus di conosciuta pianta secolare.  E la felicità aggiunta alla tenerezza bipolare.


 Eppure anche a distanza di cieli, di anni, di muraglia, e di tutti i tappetini, di quegli specchietti o grappoli saettante per allodole incautamente abboccato, resta nel l' aria il profumo di resinoso essenziale purificato dal Sentimento da cui prese la forma il dionisiaco ( demoniaco meglio sarebbe affermare) puzzle pure sfregiato da altre oscure divinità Competitivamente insidiosi. Ché consapevoli della serietà del gioco lo si fu sino alla fine. Così avrebbe sussurrato la divina Consolatrice degli del l'Olimpo, Brindando del suo Ruolo e sorridendo alla Terra per una omonimia scaturita anch'essa da un medesimo percorso destinato a portare Felicità, armonia birichina, e sentendosi incantata del sostanziale poetante nome, sul finale orchestrato dal Destino, Voluto da un'ostinata ferrosa divinità, costretta  al l' Accettazione per l'ultima fioritura, per onorarne il nome assegnatogli dal  Simposio a imperitura gloria di vigneti.

Rebus da risolvere resterà pur sempre
 al Centro del frontale se in quella pozzanghera
splendente di colori dove screziati giocavano
 pesci anguille e delfini fumaioli 
fu visione di intero mondo blu con qualche sbuffo d'oro o
illusione ottica rubata al retinolo di divinità
in passaggio per sosta rilassante fra tutti quei colori.

 Ebe

Chopin ( Ballade Op 23 N. 1 G.  minore)



2 commenti:

  1. Sogni turbati ... o conturbanti, Bianca ??? 😲
    Sia come sia, ti faccio i miei migliori auguri per un fine anno ed un ancor migliore anno che verrà ! 😍

    RispondiElimina
  2. Del viaggio, caro Cavaliere a cui rimbalzo ogni augurio e ovviamente Ringrazia.

    RispondiElimina