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fiume della vita

lunedì 17 dicembre 2018

FEDERICO FELLINI. Ovverosia il fastidio della ostinata insistenza Plebea



Via del Babbuino era il tragitto di ogni giorno dove davanti al bar Canova si sostava per un cappuccino e la irrinunciabile brioche, nel mentre un occhio era puntato al bus corrispondente al n 78.  
  I capelli ramati in concorrenza al sole, lo sguardo in cui danzava musica, sempre, e la vita trionfante. Si sorrideva sempre quel tanto bastante a una buona educazione, ma tenendo a distanza ogni fuori misura o l' equivoco della bandiera in campo.  E " lui" era sempre li. Puntuale come la stella Storica di prima alzata in un cielo senza nubi e sicuro come l' uovo di Colombo.  Tra passavano i suoi occhi da satiro, o a seconda della prospettiva da falcone reale mentre ha adocchiato la preda. Lei non sapeva se stare al gioco e ridere con la grande prepotente voglia di farlo, o  infastidita per tante giravolte, stoppare il tutto con un colpo ben centrato.  Svolazzava la vestina coi fiori rossi viola e azzurro, e non c'era vento, se non la danza delle gambe in movimento. Gli spartiti strettamente abbracciati al naturalmente prorompente seno dove la vita col miele si nutre insieme alla spiga.  Penso fosse la Musica a rendere speciale e straordinaria ogni cosa. Quella che si poteva carpire agli occhi in un incedere lieve o da regina educata sin dalla nascita al l' equilibrio anche sul tacco 12.  Un tempo dove fiaba era alzarsi al l'alba, affacciarsi alla finestra di un ultimo piano di un edificio al centro di Roma quando ancora i lampioni illuminavano le strade, respirare l' aria sentendo tutte le essenze di ogni strumento musicale mescolato, ma distinguendoli uno per uno.  L' Idealismo che ostinato non conosce resa o sconfitta alle pareti, vicino alle fotografie di Marx, Lenin, il Greco col suo Cristo che scaccia i mercanti dal Tempio, e anche J. Kennedy.  La notte una immensità di note musicali formanti un' intera orchestra coi Titani in leale guerra di forza uguale alla scienza che impegnata seriamente ha studiato, Orione sopra e sotto il letto.  La stufetta a kerosene con la  permanente fiamma blu per ricordare che si era in inverno. A primavera tutte le introvabili fragranze come solo nei Salmi che portano letizia, guidando a Sé sulla scia della resina  per diventare puro estratto di rosa formandosi a Unica voce su vibrazioni di armonia che procede gagliarda sui sampietrini.  
Dove al l' incrocio del l' angolo della prima strada, tra via Vittoria e il babbuino in saluto festoso si trovava Ennio Calabria e Tardia macchiati sempre di verniciatura allegra, la tavola calda a mezzogiorno, fumante e sbuffante per ritardo involontario di Eliseo Mattiacci, o l' Antonucci in quel Del Corso, fresco di inchiostro e stamperia. "Uno scultore dai lunghi capelli biondi alla Liszt in cardigan  ruggine col sole del bruciato  impresso alle castagne, che pur non conoscendo nulla di lui se n'è inseguirono, misteriosamente, le tracce sul baleno improvviso alla retina per tutti i tragitti del viaggio, come " guanto " che lascia il Destinato" a vittoria di campionato.  La Gioia filata a tela nella Realtà dei sensi. Regalo di un qualche dio alla spontanea maturità unitaria anche sul l' acerbo della sfera cognitiva. E infine Lui. Fellini l' imperatore del globo, sempre che non avesse avuto, a volte, l' insistenza del Plebeo, con sede stabile a PZ Del Popolo. Fu quella volta, allorché, nervosa per il ritardo del autobus, e irritata per tutto quel carosello di fiamminghe onde disgregatrici che gli rispose con lo stesso tono da plebea?  "Ha finito di guardare oltre il vestito e la decenza?"  Per cui, rosso e congestionato lui, marmorea e incendiata di occhi la fiera Ghepardo, voltato le spalle e appagata come un dio bambino legittimato a trasformarsi nella più sfrenata fantasia purificata? Non so. Per certo invece, mentre saliva sul predellino del l'autobus, dritta alla mente la scheggiata dal lampo intuitivo, sentendo che un giorno, neppure tanto lontano il sommo vate avrebbe voltato le spalle compiaciuto e appagato dalla postuma vendetta di li a poco a pareggiare.  Ché la scelta sul prestare la voce nella " E La  nave va"  fu data ad altre, con  attonita meraviglia di tutti coloro che ne avevano accertata la vittoria. Chissà. Forse mancante di orecchio assoluto, cionondimeno come balena il ricordo trionfale d' occhio quando volutamente, aprendo l' uscito della porta, cercarono,(malignamente)  i miei, bianchi come il marmo!.
Rimpianti? Assolutamente No. Ché restare fedeli a se stessi è stato fermezza identitaria di percorso, su l'indifferenza per ogni invadenza e insistenza, e Non ambiziosa tanto per sacrificare l' integrale di un Essenziale profondamente radicato in sé stesso come da DNA.  Curiosa si. Come una spettatrice che si gusta un filmato per la seconda volta e prova divertimento a modificarne qualche scena, per un ipotetico cambio di rotta qual ora le cose avessero seguito altra direzione.   Cionondimeno ugualmente bello e vitalistico da immaginare, fantasticando sul probabile mutamento del l' oggi. Ammesso di potere arrivarci integrale e come allora altresì ancorata e sognante come nel presente.


Mirka



E la nave va Fellini

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