Ci sono parole che marchiano le vene per tutto il tragitto del Viaggio. Di alcune ho un ricordo come di girasoli, papaveri, farfalle che giocano in pancia seguite come una mappa elementare, Semplici come per il neonato l' odore della Poppa quando s'avvicina. Sogni estrapolati da un lungo fiume la cui origine è un ruscello sgorgato dalla cima più alta di un monte, una lode a Dio a ringraziamento e preghiera mai dimenticata anche quando fissata per sempre su un filo bagnato di una teleferica. Di altre invece ne ho il brivido del freddo tagliante, l' improntato di un ricorso diventato calco. Calco su cui presero forma i piedi senza staccarsi mai. Non danno tregua quelle parole anche se volontà. È come l'appartenenza a un luogo ritenuto angolare pietra su cui fondare la vittoriosa vita trasformata a pietra d' ingombro che mai vorresti
un esilio a vita
con poco spazio e poca aria
un commiato senza l'idea del tempo
un cuore sbilanciato mentre
guardingo
insiste sul suo battere preciso pur
saltando un colpo
tu smarrita
alla deriva
il sole stracciato
le ceneri brucianti su
scrosci di pioggia diventata
calcestruzzo di memoria.
Dimenticare? Conciliare il tempo di allora con quello di adesso? Impossibile. Quelle parole Deviarono gli orientamenti per le loro Intenzionali ambiguità. Ambiguità che rincorsi come gazza mimetizzata a foglia oscillante solo per incerto vento direzionale. Il perdono si. Ma quel perdono che si da ai morti affine ch'è abbiano remissione e pace.
Ci sono parole che bruciano per tutto il tragitto del viaggio e atomo di Chiostro senza luce diventano, mentre assumono forma di idoli divenuti teschi.
Mirka
"Prelude" (Op 28 N. 4 - E min F. Chopin)
Semplicemente incantevole,e poi Chopin da'un tono divino a tutto.
RispondiEliminaGrazie. La vita. Incantamento e qualche mobile sabbia formanti calcolo sotto radici. Vittoriosa è pure sempre la Musica, amica testardamente e dolcemente presente a guida di cammino.
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