Esalano echi misteriosi di richiami
nelle onde che si infrangono a neve e a grano
pungendo forte gli occhi come da abitato plenilunio.
Regalano voci a vulnerabile carne infreddolita
mentre si annuncia Eternità nella luce che svanisce.
Dimenticati il tempo estrattore di estranee radici nel blu del fondale
lavora nel silenzio il trionfale acqueo in coralli di delfini.
Risorta l' Unicità della foce resistente alla sfinge del Tempo
come voce al desco di riscattato esilio a essenza stessa degli avventi
nel lampo di quel grembo sopravvissuto a tutto il pieno di cicale
dopo la stagione carica di venti in burrascoso astuto mare.
Un ordito d'Alba via via si forma a serenità di sfera
distendendo ogni strettoia di corpo e volto.
Vibra la lira in cielo di laguna e tramontato di rosa
incendia il crepitio di fiamma accennata appena
in liberata regione del l'eterno. E scaglie.
Scaglie vampiri di perla moltiplicata al l'infinito
classificando i colori dal centro di una piccola matrice
e Madrigale di Zeffiro diventa in fulgida Presenza
il calcareo fango si fa rosso sul filo di sottile ansia
da manovalanza restata a unica lampada fissata perennemente
al pianoforte chiuso con a presso i libri viaggiatori
e splendore di sparato lampeggiante a copertura di domenica nel cuore.
Audace si libera il sogno in linfa di Utopia fissata a Meraviglia
della ancora confusa primavera in ultimati schiariti di memoria
dando canto al nome e al nascituro in acqueo familiare e cristallino
dov'è fermato il desiderio che unisce terra al cielo e geremiadi di vagiti diventa.
Forza di un lodato benedicente al dio delle nuvole e della Grande Cloaca germogliato a luce di montagna in faro di profondità
nella umiltà di parola fatta altezza di statura contenente tutti i raggi
che stura con lentezza il vecchio del buon vino di Grande Madre vigne
con mani alzata a perfezionata vita resistente fissando il penetrante occhio al l'orizzontale e il quotidiano senza tempo addietro a baionetta
di Profetica sentenza in trasformato Epifanie di Giubilei sognata a vinta guerra.
Mirka
"Sirene" (Debussy)
Nota: scritta di getto. Corretta e finita per stanchezza di neutroni ma pronti a rigenerazione per energia risorta a Giubileo
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