fiume

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fiume della vita

mercoledì 20 maggio 2015

UNA FINTA VIGILATISSIMA OVVERO DELL'ESPERIENZA







Non ho mai temuto la morte se Lei avesse avuto il tuo abbraccio.   Credo sia sempre stato così.   Andare incontro  a Lei mentre si è in braccio all'amore riconoscendolo per una fiducia ancestrale a cui ci si abbandona senza porsi domande. L'esperienza di una seconda nascita insomma.   Rivedo la scena.  Notte fonda. 
 A volte qualche grillo cocciuto,  profumo di resina, l'improvviso fremito di ali subito acquietata, la luna protagonista e impicciona come sempre anche a sbarramento di graticcio alla finestra.  Sorniona quanto insinuante, dietro il ramo di un pino lanciava  ombre sopra il camino davanti al mio petto pudicamente velato da una camiciola di seta dal colore della pergamena.   Io con  occhi incuriositi la inseguiva apparentemente divertendosi del giocato, a differenza dell'attenzione catturata dalle orecchie per degli strani rumori provenienti dalla stanza situata nel soppalcato, come il picchiettato di una tastiera da computer.    Oggi so con assoluta certezza trattarsi di quel l'aggeggio chiamato Smartphone. Ne ho dimestichezza,   nell'allora c'era solo la sensazione del l'accostamento. Eppure quanto vicina alla realtà!   La finestrella da cui entravano i giochi lunari era aperta,  così che il  fresco entrando dava una piacevole sensazione.  Ciononostante mi ero ugualmente avvolta nel lenzuolo fasciandosi come si fa con le mummie.   Con gli occhi ne vedevo il profilo delle forme, morbide e armoniose.   Inconsciamente percorrendolo, ne immaginavo la curva collinosa del fianco sinistro, un seno alla Picasso, le gambe parallele come la rettilinea di un treno.   La notte era nel suo colmo e    piena dell'invisibile tutto.   Poi il cuore cominciò improvvisamente a sballare senza una ragione precisa.   Su  nel soppalcato il picchiettio sulla tastiera si era fatto velocissimo alternato sempre da brevissime sospensioni come se si "scambiasse" con qualcuno da qualche parte e questo mi inquietava.  Anche il neonato che si fida della tetta materna percepisce gli umori che attraversano il corpo della madre e li fa suoi pur essendo un corpo separatore,     e anche per me era così,   respirava e nello stesso tempo era al l'Oscuro di tutto.  Intanto lassù   gli  scricchiolii  si erano fatti più insistenti, stuzzicando sino al l'ossessione la mia curiosità  cercando di capire cosa stesse avvenendo, mentre aumentavano i battiti del mio  cuore.   Per placarlo riandavo alle motivazioni  che mi avevano spinto ad accettare l'invito.   Pochi giorni prima ero stata in procinto di dire addio al mondo, e senza esagerare. Una missiva irrazionalmente e ingiustificatamente cattiva, per l' imprevedibile immeritato,  mi era arrivata proprio mentre ero alla guida della mia auto.  La sorpresa fu talmente grande che sbandai finendo a due metri da un fosso.  l'Emilia è piena di fossi, oltre alle strade strette, le curve a lampo e meno te le aspetti.  Precisa ho davanti il scenario,  e chiarissima anche la mia indifferenza, quasi paragonabile al distacco da ciò che ci è appartenuto in vita, e che si deve provare nell'ultima istanza, mentre lentamente la macchina scivolava  giù dalla scarpata, e ben chiare ho le parole che mi si formarono in testa  chissà come mi troveranno   spiaccicato come una rana o  una bambola a pezzetti    come sarà il mio volto.    Non avevo paura della morte, ma dell'ultima vista/impressione  che avrei lasciato si.    Credo d'aver sempre lasciato luce, energia dinamica, vita ancora in fermento, in tutti i cambiamenti in corso di chiusura e apertura ad altro ( sentimentali-lavorativi-di locazione) come atto semplice che passa il testimone trasmettendo con la felicità seminata e lasciata come immagine, l'augurio per continuare a viverla, cercarla.   Così con questo stato d'animo e dopo avere messo distanza allo choc emotivo, trovai giusto accettare il suo invito.  Invito che accettai quasi con indifferenza, spinta dalla curiosità o semplicemente dall'istinto, forse persino per stupirsi di qualcosa. Le lettere che lasciava erano così belle,  ispirate, affascinanti nei suoi  racconti di favole, di lupi, e di indiani d'America, pregne di un che di mistico o comunque quasi  di religiosa sacralità  da stuzzicare il gatto ( quel piccolo felino che è in me) ad accostarsi al suo piatto preferito, e inoltre desideravo  capire come mai le mie percezioni fossero sempre in lotta con ciò che non potevo provare ma di cui  non m'importava riflettere, valutarne gli effetti conseguenti, o lasciarmi intimorire dalle incognite pensate o altro.  Sono una che rischia. Quando ama. Quando vuol conoscere. Quando un dubbio fa capolino. Così mi spingo senza ragionare troppo. E ora mi trovavo in piena notte su un lettino di ripiego   il luogo naturale era splendido, con le voci  che mi portavano gli abeti e i pini e... quegli strani rumori nella stanza lassù,  e   avevo paura, non panico, ma una paura ragionata e irrazionale insieme,  ingigantita da qualcosa che sentivo essere nell'aria come sfondo centrale che sfuggiva a ogni mia capacità cognitiva ma che sentivo reale.  Le ombre dal caminetto si erano spostate ora sul muro sopra  la scala  e continuavano ad ondeggiare testimoniandone la presenza inquieta che stava lassù.   Stranamente  mi venne fatto di immedesimarsi provando persino un moto di tenerezza.    Un chattare svelto poi    la voce quasi disperata   "e ora che faccio?!"  seguita subito da dei passi su la scala di legno,    l'immobilità mia come una delle piramide di Abusir ,    e per contrasto sentivo aumentare la velocità di quei passi quasi fossero telecomandati da uno di quegli aggeggi degli italici Servizi Segreti.   Ricordo  ciò che pensai mentre tranquillamente chiudeva gli occhi  "o dio sta a vedere che  ora cade   buio com'è e su una scala così stretta "    ma,   eccolo invece in ginocchio davanti a me dormiente.   Non capii cosa potesse borbottare ma avvertito le  sue mani vogliose sulla punta dei miei seni avvolti accuratamente nel gesso del lenzuolo.     Ad arte, arte fine da parere naturale, sono brava quando "voglio" arrivare a carpire l'intenzione vera di qualcuno,   miagolii da parte della pergamena mummificato, girando la testa dall'altra parte   "ho sonnooo"   e lui da perfetto gentiluomo, ( mai avuto dubbi su questo) lentamente si alzò, mi accarezzò la testa,  forse anche baciandola, non ricordo bene,  mi augurò la buona notte e riprese la via del ritorno su quella scaletta scricchiolante.   Di lì a poco il mio orecchio finissimo e sempre all'erta captò altri rumori,   ma questa volta erano i "suoi" incubi che uscivano prepotentemente dallo stomaco alla gola arrivando sino a me. E fu solo allora che ebbi veramente paura. Una paura mista a un'infinita pietà,  mentre piano piano tutto il mio apparato muscolare si rallentava e la torre del gran Zimbabwe che poco prima ero, prendeva la sua forma umana e  dolcemente vibrante si abbandonava al suo  buon sonno fisiologico.     Poi   tutto quello che si ricorda, furono le colazioni e cene  sempre in perfetta serenità, percorsi in auto per raggiungere mete d'arte,  o bellezze naturali sotto un sole impietoso,   lente come lumache senza antenne, ma col battere di ciglia pronto   all'improvviso di uno sbandamento,  un'unghia d'inquietudine sempre nel l'aria, o sul cancello inspiegabilmente apertosi, una volta,   silenzi d'oro riempiti solo dal frinire dei grilli reali,   qualche allegro colpo complice di mano.     A volte ritornano queste visioni  esperienziali come una trama di quel tappeto che è la propria vita, e della quale se n'è inseguono i nodi che hanno formato i colori smaglianti al colpo di luce, in ombra se la luce non si posa.

  Per chi si è "fatto da se" e grazie agli sforzi individuali, l'orgoglio d'essere riuscita a creare un destino luminoso pur non spettacolare in termini finanziari, su ferite nascoste derivate anche da un'infanzia solitaria e in lotta coi propri demoni inconsapevoli della loro potenza, il contrasto tra una sicurezza, a volte  anche ostentata, e la sua natura emotiva di bimba sospettosa e ferita, aggiunge solo un poco di paradosso al mistero che la circonda e che insieme suscita fascino e probabilmente anche invidia,  Da ciò si deduce che, del molto di ogni trama, qualche guizzo di scoperta ne uscirà sempre, ma il più, forse, resterà un lascito regalato all'immaginazione e forse anche a una memoria imperfetta per quei punti dove non è mai è caduta la luce.

Perché si scrive?  I motivi sono tanti. Un sassolino in pancia, esorcizzare qualche fantasma, scoprire l'utilità di una "finta" giusta e necessaria,  che poco o nulla ha cambiato dei dubbi di testa, accorgersi che non importa nulla della risoluzione,  quella è già nella percezione fuori da ogni logica, (forse) e che si sente essere vera, reale, anche se non si può provare,  comunicare al proprio Io il suo monologo intimo e al mondo l'esperienza propria con le parole semplici di tutti, fossero pure goffi modi approssimativi nel tentativo di avvicinare gli uni agli altri prima che il "silenzio" dia loro la potenza per averli immaginati in qualche lampo proiettivo.    E tutto allora serve e ha il suo senso anche restando invisibile agli occhi.  Del resto anche i sacri Libri Sapienziali ce lo dicono "Tu hai tutto disposto con misura, calcolo, e peso!".  E questo è il mio talismano per arrivare all'origine di ogni semenzaio non dimenticando che a Lui si deve la fiducia e il rispetto per ogni fioritura anche quella cresciuta sull'orlo di un precipizio come può esserlo un piccolo bellissimo fragilissimo fiore che nessuno coglierà perché svanito sul pianto del sole.

Mirka


"" Waltz N. 2 "(Jazz suite -D.Shostakovich)
 









Nota: Non volevo scrivere in prima persona per evitare un eccesso di protagonismo. Ma non sarebbe stato sincero  nè onesto. Rinunciarvi sarebbe stato peggio. Avrebbe creato un'inutile quanto stupido fraintendimento. E questo non l'avrei sopportato




11 commenti:

  1. Fortunatamente il buon Amico Dimitri, con il suo walzer n.2, spazza ogni malimconia (esistenziale) con delle note che sembrano la parafrasi di allegri, spensierati, gioiosi fuochi artiuficiali.

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  2. Olà Mimmo qual Buon vento! Infatti Shostakovich non delude mai. Mirka

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    1. I fuochi, comunque, erano "artificiali" (ma si era compreso).

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  3. Ma si Mimmo tutto si comprende se uno non è pignolo o rifardato. E io fortunatamente non sono nè l'uno nè l'altro. No problem allora. T'auguro invece una spumeggiante giornata magari con squillanti colpetti di bollicine paglierine. Mirka

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    1. Evidentemente sono stato frainteso. Confermo, comunque,qualora ve ne sia la necessità (e lo escludo) che il dilemma da Te posto non Ti riguarda affatto. Per quanto concerne le bollicine, le lascio (volentieri) agli altri. Poichè,quanto a me, non ho nulla da festeggiare

      21 maggio 2015 02:40l

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  4. Ma no Mimmo. Nessun fraintendimento. Era un semplice bisticcio di parole un gioco da ragazzi come l'augurio delle bollicine. Oggi o domani o poi credo sia sempre piacevole ricevere un augurio col caljce alzato. O no?

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  5. Una descrizione di avventure che tengono il fiato sospeso. Fortunatamente finite bene. Però che coraggio e soprattutto una grande forza interiore. La buona sorte poi ha fatto il resto. Ti penso spesso.Grazia

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  6. Si Grazia. Anche la "buona sorts" deve starti vicino. Grazie un bacio e tutto il resto. Mirka

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  7. Ti riconosco il "dono" della lucidità e un'ironia cosciente che col tempo ha acquistato la leggerezza attraverso il fascino del distacco. Esempio ne è questo racconto quasi parlassi in seconda persona. F.

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  8. Col Tempo si diventa si seconde persone F. e va bene così. Passione o altro fanno parte solo del presente. Si. La "lucidità" mio dono e condanna. Un caro carissimo abbraccio, Mirka

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