fiume

fiume
fiume della vita

giovedì 28 giugno 2012

NON C'E' INGANNO


                                                       Tutto sospeso come per magia incisa che subito svanisce





Se anche cieca fossi  diventata, per mano avrei i colori come guida, il vento che carezza e bacia,un mare.





Non c'è inganno
nell'indugiare
più del giorno
a sera
l'abbraccio nei colori
un nome
la notte


Mirka




"Claire de lune" ( C.Debussy)



"Arabesque N.1"

mercoledì 27 giugno 2012

LA PREPOTENZA DEI RICORDI- LA SCARPINATA-IL "VENTO STUZZICARELLO" CHE NON C'E'-UNA FISARMONICA


"E' Roma? In vita mia l'ho  sempre intesa nata da quattro ladri, senza onore, e mmò è ssanta e cc'è er capo de la Chiesa, mmonarca fin de Gerusalemme e cce' comanna" (Belli)

Ah quel pino che come W. Wordsworth ammirò, anch'io mirai e forse innamorata sempre di nuovo.



Gentilezza attorno. Sole che brucia e neppure faccio caso all'aria stagnata dal biossido di azoto.  Ho  assorbito invece tutto ciò che mi porto addosso fuso in ricordi e sogni. Giro a vuoto per strade che molte volte ho percorso ricoprendone il vecchio e il nuovo. A Roma debbo le mie più importanti e intense emozioni che anche nel ricordo continua a prendere un carattere inatteso d'iniziazione tra le strade, le chiese, le multiformi sfaccettature, un'urbanistica che segue un percepito già prima che si trasformi in realtà di vissuto. In nessuna parte del mondo mi sono sentita bene come a Roma come di misteriose radici  segrete alle quali mi avvicinano in modo naturale e senza troppa  fatica. A Roma mi ha portato la Musica, ho trovato l'amore, il Lavoro, ammesso che l'arteria conducente si possa chiamare lavoro, perché "scavare" nell'arte è fatica, sudore, ostinazione a "dare forma" a immagini vitali accompagnato da un profondo processo psicologico, l'intima intenzionalità a commuovere profondamente, la consapevolezza d'essere correlata alla società offrendo valori o l'intuizione di un qualcosa che resterà anche quando il Tempo personale sarà finito, la Volontà d'incidere come forza creatrice ma cercando un linguaggio comune agli uomini e ( gradualmente) comprensibile, l'impegno a farne politica, con la coscienza "lenta"  che l'arte  servisse anche a quest'operazione.
.Eppure non mi sono mai assuefatta a Roma, né dato per scontato nulla, se non lo "straordinario"  trovato a ogni angolo di strada. E mi sono spalancata a tutto. Con una gioia che rivoluzionava me portandosi a inevitabili guerre con poca certezza di vincere, ma sempre  aggrappata a una bandiera tenuta disperatamente alta anche quando, ferita, mi trovavo a terra, con attorno altri feriti o morti. E' pur vero che inquietudine e solitudine sono nate con me, m'hanno costantemente accompagnata in ogni terra calpestata, non escludendo  questa città così familiare, procurandosi un "secco senso" del tempo, oppure un  "essere" senza tempo. Una coppa sempre da riempire. Con gioia e con un poco di malinconia. Questo è stato anche uno dei motivi di un inspiegabile che lavorava dentro ogni poro della mia pelle, nei quadri di pittori che quasi ossessivamente continuavo a cercare, convinta che avrei trovato la vertigine di quel caos colto e intuito essere dentro ogni realtà. Passata, presente, futura. Ciononostante vivere a Roma, è rimasta per me, una  profonda e autentica esperienza di vita in tutta la gamma dei suoi colori, naufragi incluso. Non a caso sono ritornata con in bocca un sapore antico quanto misterioso e che mi porta al di là di confini sensoriali difficili da spiegare persino a me, ma nei quali vive il mio istinto, un sapere costruito su antiche orme di luci, un DNA fatto di radici forti, affiancate a leggi universali, e di "scale" sempre in salita.
Mi dibatto fra due direzioni, andare al Gianicolo dove si trova la Quercia del Tasso, chiamato così perché mèta costante di meditazioni che il poeta lasciava presso la sua ombra e forse a comporre versi, legata al ricordo di un santo, Filippo Neri (il Pippo bbono) amatissimo a Roma che attorno ad essa riuniva i suoi pestiferi ragazzini ai quali soleva rivolgere l'esortazione rimasta quasi proverbiale "Fermatevi se potete" Ricordo la prima volta quando anch'io mi sono imbattuta in questa quercia, che poi doveva essermi mèta costante. Ero andata per prenotare due biglietti per lo spettacolo della sera. Davano Le Nuvole di Aristofane. Affannata come il labrador di un mio figlio, dopo lo sguazzare in mare, mi sono fermata di botto davanti a un'epigrafe "All'ombra di questa quercia-Torquato Tasso-prossimo a sospirati allori-e alla morte-ripensava silenzioso-le miserie sue tutte-e Filippo Neri-tra liete grida si faceva-co' fanciulli fanciullo-sapientamente". (Della quercia famosa resta solo il tronco rinsecchito e contorto sostenuto da un muretto,entro un recinto protettivo, perché colpita da un fulmine nel 1842) L'altra direzione che combatte in duello i miei pensieri è l'Aventino dove tante volte mi portava la gioia (d'amore)  di fotografare e d'esserne fotografata, nonché per dar sollievo alla "stanchezza di passi vagabondi"  facendoli riposare sotto  l'Arancio di S.Domenico, così chiamato perché piantato dallo stesso santo verso il 1220, nell'orto di Santa Sabina. Sembra che avesse portato un pollone dalla sua terra spagnola (dove con la corteccia d'arancio si usava condire i cibi di magro abitualmente consumati alle mense dei poveri) e così trapiantato per la prima volta in Italia Ricordo la mia bocca aperta come l"innocente"  che trovavo sempre sotto casa mia di primo mattino e in tutte le stagioni, allorché infilato l'occhio da un piccolissimo foro protetto da un vetro e ricavato nella parete di fronte alla celebre porta del V sec. che, pur seccato per buona parte, a distanza di quasi otto secoli fiorisce e dà ancora frutti attraverso un altro albero sopra di esso e miracolosamente cresciuto e al quale secondo la tradizione, apparterrebbero le cinque arancine candite che Santa Caterina offrì al Papa Urbano VI nel 1379. Invece mi siedo a un bar e chiedo un caffè. Il secondo caffè e sorrido a lui. E' buono. Nel senso che non lo sputo né mi procura smorfie. Delle teste volteggiano. Sorrido e mi vien voglia di accompagnare il sorriso con una battuta. Però mi sono trattenuta. Sono invece catturata dal profumo di brioche e dai vari colori intrecciati che formano un'enorme serpentone talmente lungo da arrivare al Tibet. Altro ricordo affiora nel l'oggi. Il progetto era avviato perché si arrivasse là, nel Tibet occidentale all'ombra della Preziosa Montagna Innevata dove ogni spirito inquieto trova pace e felicità protetti dal silenzio e isolati dal resto del mondo. La cosa aveva portato il mio entusiasmo alle stelle, o meglio su quelle vette dell'Himalaya, purtroppo dovetti rinunciarvi per sostituire una cantante ammalatosi al l'improvviso così che Shangri-La ...divenne solo utopia a cui guardare almeno come obiettivo interno. Quanto è lunga la strada per chi è stanco.  Quanto è lungo il vagare del folle che non trova la via" (Buddha Shakyamuni) si ripeteva allora come faccio adesso chiedendosi se il Paradiso (in terra) esista davvero.
 Un gruppo di giapponesi passano a lato della parte destra dove io siedo. Gli uomini hanno quasi tutti al collo delle grosse Nikon, le donne più giovani portano un cappello di paglia, le più anziane un ombrello colorato. Gli occhi vanno a delle gambe storte. Subito li sposto e decido di lasciare il tavolino con sopra la tazzina vuota di caffè ma con i bordi segnati dal rosso del mio rossetto. Mi incanto per la frazione di un attimo per seguirne la forma grigliata, pago e riprendo la mia camminata. Non ho una meta precisa. Lascio che siano i piedi a farmi da guida. Loro sanno. Senza accorgersi mi trovo nel rione Ludovisi. Un quartiere di via Veneto. L'impressione immediata che ho è quella di una decadenza estesa anche se non mancano tracce dignitose che richiamano antichi splendori umbertini. nel mentre la plebe agonizzava...Perché ogni realtà di splendore non fu mai discostata da altri drammi dell'umano esistere!
Ho davanti un immenso patrimonio erboreo di quella che fu la villa Boncompagni Ludovisi. Immagino, fantastico...e proseguo mentre mi in filo lungo il viale di via Vittorio Veneto. Scatto foto alle aiuole che adornano i marciapiedi dandole una contenuta eleganza pur senza l'autenticità del l'originale. I pensieri si azzuffano e vanno a D'Annunzio, Moravia, Pasolini, Cardarelli, il Fellini della "Dolce Vita" immortalata nel film, non ci trovo nulla. Nè i registri, né gli attori, l'assenza dei letterati, gli editori scomparsi e rintanati a far business chiusi in qualche soffitta... Alla vista mi paiono semplicemente posti qualunque.
Oltrepassò via Sardegna. Mi trovo in faccia l'Hotel Excelsior coi suoi balconcini, le lesena corinzie, colonne, timpani e mensole. Mi colpisce e lascio una smorfia alle quattro brutte cariatidi che sostengono un balcone. Riprendo il sorriso per la bellezza della torre con cupola a cuspide proprio all'angolo con via Boncompagni, ora sede del l'ambasciata degli Stati Uniti e protetta da un cancello che mi ricorda il carro armato "cementato" a Boretto (R.E). e vigilata da una "carrettata" di agenti della nostra polizia italiana.
La Roma dei contrasti che non si trasformeranno mai se non in peggio.E' Roma? In vita mia l'ho sempre intesa nata da quattro ladri senz'onore,e mmò è ssanta e cc'è er capo de la Chiesa" (Belli)
"Tutto se scola sta fajola indeggna,Tutto cqua sse priscipita in eterno ner pozzo de la gola e de la fre gna..." (Belli)
Rifletto  imitando il Tasso su questo eterno precipitare nell'abisso della coscienza, cronaca, storia e metastorica confuse in una Babele della conoscenza da cui, paradossalmente la "Santa Verità sbrodolarella" che è come lla cacarella che cquanno te viè ll'impito e tte scappa,hai tempo, fijja,de serrà la chiappa e  storcato e ttremà ppe tritenella" (Belli) riesce a scostare la menzogna e a smascherare la vergogna della storia.
Sto sudando e mi accorgo di grondare della colla che si appiccica sugli occhi. Ora sento il biossido di azoto, l'aria stagnata, l'asfalto che assorbe radiazioni non temperate da nessuna umidità (gli alberi non li vedo più perché sono lontani e forse solo vivi nel ricordo che strizza la pancia e fa vibrare il cuore, ma non sento neppure quel "vento stuzzicarello" di cui si lamentava il Rugantino e che ora lamento io perché non c 'è. I piedi  si lamentano, il corpo è tutto un fiatone che s'appoggia sull'asfalto e nell'aria."Là dove dimorano i santi uomini sono luoghi di gioia. Essi rendono piacevoli i luoghi selvaggi dove altri non possono vivere. Essendo liberi dal fardello dei desideri,essi possono provare quella felicità che gli altri non trovano" (Dal Dhammapada) Una lama fresca di luce mi riporta a Shambala senza che mi arrivi una minutissima spinta d'energia che mi scollo dai piedi. Poi...da qualche parte il suono di una fisarmonica e una voce che canta Lillì Marlene  conduce il gioco di viaggi in macchina dove la felicità fatta di piccole cose era di casa. Ricordo Urbino  e ricordo il ritorno nella notte buia dove per compagnia si aveva la voce di Marlene Dietrich, per lampada le nostre luci, le bellezze viste insieme, trattenute  all'interno, le reciproche ricchezze annaffiate da calici sempre alzati per dare omaggio alla vita.
Mi accorgo che gli alberi stanno dialogando fra loro, e così il giardino delle fiabe, l'assenza di dubbi esistenzialisti. Solo la prepotenza dei ricordi resta, depositati  nella  terra dell'anima dove anche la musica dimora. Arresto il passo già avviato verso il ritorno, per andare dal cantante di strada. Tiro fuori una banconota da 5 euro. L'ultima restata. Gliela allungo con un sorriso e riprendo il mio cammino contenta per una "scarpinata" faticosa si, ma conclusa in assoluta leggerezza. Ché la gratitudine per la pienezza di un momentaneo Felice regalato (canzone) e fatto rivivere in memoria, non ha considerati a valore di monetaria, scrupoloso calcolo da bancario o da pescivendoli di anguille morte.
Mirka


"I Pini di Roma" (O. Respighi) 









"Lily Marlene"

"

lunedì 25 giugno 2012

SACRO E PROFANO


                                                         "   ...Scherza coi fanti ma lascia stare i santi"



Una chiesa.
Delle mani allungate s'apprestano ad accendere un lumino.
La testa di un santo.
La freccia
obliqua di una luce bianca distrae.
I vivi prendono forma.


Mirka




"Recondite armonie" (Tosca-I Atto-G.Puccini)



venerdì 22 giugno 2012

GUARDANDO UN UCCELLO IN VOLO




Forse non saprò mai il giorno né l'ora dell'altro viaggio ignoto, ma, fin che son qui voglio vivere nel diritto e con il diritto a essere felice, fosse pure nella "scelta" d'una strizzata d'occhi, una finestra spalancata, l'aria che gira e volteggia come l'uccello visto all'alba di questo giorno o alla sera quando la malinconia s'impossessò del cuore e pare mangiarlo lentamente. La musica che mi avvolse come una ragnatela anche quando la luna la fasciava coi suoi sberleffi, la gioiosa consapevolezza d'ogni cosa sentita e toccata, i pioppi lungo il viale che mi portavano , a un Sogno lontano e ovunque dentro a camminare insieme, poche convenzioni salvate, la penetrazione d'intelligenza e di selvatico che mai si separarono dalla mia mente e dal mio corpo, un calice alzato con forza leggera che vibra come la percezione d'un perfetto incompiuto  "mistero buffo" , intravisto solo da me. E voilà il mio ultimo imperfetto ossessivo desiderio che a me sola esprimo confidando nella promessa del buon Dio impastata misteriosamente al plasma placentare come di preziosissima alfa che Grido di nascita ricorda.

Mirka


"My funny Valentine"









mercoledì 20 giugno 2012

L'INTERCITY E UN BICCHIERE ALLA SALUTE

..
.E camminavo in un tutto contraddittoriamente parziale, determinata a seguirne le orme,ma che già nell'essere lo condizionava anticipandone un senso di vibrante circolarità spezzata nel mezzo




Tutto si evolve come un preciso disegno a noi sconosciuto. Meandri di fiumi o movimenti di galassie.



Briciole di nuvole
il cielo

e il piatto
e il bicchiere
e gli occhi
annegati e persi
dentro la parola 
intercity
trovata sul display di un cellulare
che ancora tengo
col labbro che si morde nel
 già qui

silenzioso parlare
che io non ascolto
mentre si allarga preghiera
nel chiarore di una luna
rintanata sotto la luce di un lampione.

Testimonianza di noi
mistero di condizionata simbiosi
reperibile
nella nota di un fandango
ancora da verificare

coppa di mani
congiunte nell'antico gioco
pronte
per carezza d'uso e
complici.
.

Mirka


"Fandango" (L. Boccherini)










Nota. In prossimità del mio viaggio a Roma,una persona cara ha avuto premura e gentilezza di farmi trovare sul cellulare l'orario del treno dell'Intercity che avrei dovuto prendere

martedì 19 giugno 2012

PER I MIOPI COME ME FORSE CHE SI FORSE CHE NO.

                                                              Immaginati vincitore e forse basterà.       


                                Volontà caparbia, esercizi ancor più ostinati,successo quasi assicurato


Conosco Roma come le pareti di casa mia e il pavimento che calpesto affondando leggerezza e peso sepppur con una lievissima differenza.A casa mia giro a piedi scalzi,a Roma mi rigiro e volteggio con scarpe comode dalle suole spesse,volo fra sbalzi e sobbalzi,con quattrocchi là e qui.Ma quanto vorrei averne anche solo uno di occhi e vederci per quattro.Però non è così.
Comunque sia,fu proprio in una di queste "scorribande" care,piene di gioia come della inseparabile malinconia che madre e amica continua ad essermi,che mi trovo seduta al solito bar nella piazzetta di S.Maria in Trstevere,con un calice fresco di bollicine da guardare e gustare,sovrapensiero ma come se il tempo si fosse cristallizzato per qualche strano sortilegio,allorchè una voce mi scuote e mi riporta alla realtà del posto ove posano le mambra affaticate da gran corsa.Strabuzzo gli occhi incerta sul chi poi all'unisono un urlo che risuonerà a lungo per tutta la piazza.Nooo! Tuuu! Numi sogno o siam desti ?   Abbraccio e squarcio di felicitàDieci anni son passati per entrambi eppure lui me lo trovo migliorato.L'ultima volta portava i capelli lunghi e legati con una cordicella di cuoio con occhiali che non rendevano onore a quegli occhi smeraldo come l'anello d'antiche scale che mi porto al dito.Ricordo che lo prendevo sempre in giro chiamandolo i trafiggenti occhi da piccione.Un vezzo di giocosa crudeltà che mi è rimasta ancora.Ora invece capelli a spazzola inargentati probabilmente a forza di guardar la luna anche quando non c'è e...senza ombra di lenti.M'intimidisce quasi perchè mi pare un perfetto sconosciuto.E glielo dico.Anche la timidezza è una mia componente naturale.Lui sorride poi comincia a raccontarmi una storia incredibile.C'era una volta un miope infelice che ora può guardare il mondo da diverse prospettive pur non alloggiando su una nuvola.E dal momento che per un'ora buona mi ha completamente preso,la racconto anche a voi miopi disperati e forse con speranze tutte da riedifinire.
Cominciò con il nome di Meir Schenider,(fondatore della School for international dell'arte del vedere e della visione olistica di S.Francisco). Per chi non losapesse,Schneider è nato si può dire cieco dalla nascita.Cataratta su entrambi gli occhi,sottoposto a 5 interventi chirurgici nei primi  7 anni di vita e con zero risultati.Anzi,il tessuto cicatriziale lasciato dalle operazioni copriva il 99% del cristallino.Ma lui era un tipo tosto e non volle arrendersi."Tutti si rassegnarono al fatto che fossi mio destino restare cieco per tutta la vita,ma io no.Volevo essere normale e alla fine ci sono riuscito".Così racconta Schneider,orgoglioso della sua cocciutaggine che l'aveva portato a credere,mettendolo in pratica il metodo del dottor William H. Bates,Prof
 di Oftalmologia dell'ospedale di New York.E con costanza praticava alla lettera gli esercizi dallo stesso professore indicati anche 13 ore al giorno.E i primi successi non tardarono ad arrivare con i  segnali di luminosità,col distinguere le forme via via più nitide sino ad arrivare al 55% della visibilità,continuando ad esercitarsi con determinazione e fiducia  che proseguiva graziea quei risultati strepitosi ma che non avevano nulla di miracoloso se non la "sua" volontà.
Due parole solo per spiegare in che cosa consiste il metodo Bates. Si potrebbe definire una sorta di massaggio agli occhi,attraverso una pratica che stimola una serie di  corrette abitudini visive che eliminano  le tensioni da sforzo rieducando la vista intervenendo su tutto l'apparato visivo nel suo insieme,dalla sua struttura fisica,alle connessioni con il cervello,a livello mentale che sovrintende a tutto questo.Si basa su 4 principi.
1 Rilassamento della muscolatura.
E' la condizione principale attorno al quale ruota tutto.Non si tratta solo di relax muscolare,ma del raggiungimento di una totale assenza di tensione mentre si usa la vista (strizzatura d'occhi per mettere a fuoco qualche cosa).
2 Movimento rapido degli occhi
Un occhio sano fa 3600 movimenti al minuto involontari e impercepibili dall'esterno.(In un secondo esegue 60 micromovimenti che consentono di mettere a fuoco un'immagine sommando decine di microinformazioni.Più veloci diventano i movimenti,più alta è la definizione dell'immagine e più nitida.) Con gli esercizi (Bates),si impara a rilassare la muscolatura e ad aumentare la velocità dei movimenti oculari.
3 Stimolazione della visione periferica
Credo che tutti siamo coscienti d'essere bombardati ogni giorno da luci di schermi di pc,smartpfonne,tv,tablets,lettura di giornali o libri a caratteri piccoli.Tutto questo coinvolge solo la visione centralizzata (pupille) che si concentrano solo su un punto.Si provi amuovere le mani ai lati del viso.Si attiverà immediatamente la visione periferica,quella percepita con la "coda dell'occhio".Un semplice gesto che,fatto ogni tanto,allena le funzioni visive,quelle che sono meno stimolate.
4 Sollecitazione di memoria e immagine
Vedere non è solo un processo "fisico",ma anche mentale,che trova la sua realizzazione anche attraverso la memoria ma, meno con gli occhi.Per sollecitarli,basta ogni tanto fermarsi,lavorare di immaginazione,raffigurarsi oggetti e persone,cercando di collocarli in un contesto,come può fare un cieco che,appunto si rappresenta che non vede più.
E allora perchè non cominciare la giornata con  un pò di stretching e 15 minuti di "palming" (rimanere al buio con i palmi delle mani sugli occhi,poi puntare lo sguardo per qualche minuto su un soggetto che sia a un centinaio di metri e,quando si è davanti al computer

Assicurarsi di battere le palpebre frequentemente così da idratare l'occhio

Ogni 10 minuti staccare gli occhi dal pc e guardare in lontananza per 15-30 secondi

Ogni tanto stimolare la vista periferica muovendo le mani ai lati del viso

Ogni mezz'ora far riposare gli occhi facendo palming per qualche minuto

Respirare profondamente,alzarsi,raddrizzare la schiena,rilassare collo e spalle.

P.il mio amico ha avuto risultati che gli hanno portato enormi benefici.Voglio provare anch'io e,se fossi riuscita a "incuriosire" alla pratica qualcun altro miope come me,ne sarei felice perchè anche il mio giorno avrà avuto il suo significato per averlo vissuto..Questo è un qualcosa che ognuno deve fare per prorio conto,sperimentarlo,mettersi alla prova,crederci,allenarsi affinchè il "cominciato"  non sia solo un'esperienza d'altri.Funzionerà?...Questo proprio non lo so. Schenider vide e il vedere gli cambiò la vita.Il mio amico miope come una talpa,ora non porta gli occhiali, soddisfatto di se.Io non tralascio nessuna di quelle pratiche e non mi siedo in poltrona aspettando gli uccellini del cielo.. M'auguro  che un giorno possa dire " Almeno c'ho provato,sono padrona di me stessa,del respiro che consapevolmente faccio,per ogni cosa concquistata con sforzo continuo di volontà e,senza autocommiserazione qualora i risultati a venire non fossero conformi a ogni mia attesa miracolistica che,in tutti i casi,il miracolo io me lo porto appresso.In quella  meraviglia. suscitata per un "mezzo" di "conoscenza" avuto sul mio cammino e che io ho preso al balzo senza rimandarlo
Mirka

"Ouverture" (Jean Baptiste Lully-Rolland)










giovedì 14 giugno 2012

A TE CHE DA POCO HAI COMPIUTO GLI ANNI.


       





                                           "e nulla contro la falce  del Tempo può farti difesa" ( Shakespeare )


             
      Questa foglia che tu mi hai lasciato a scia  di passaggio imperituro a lingua che si tocca



Ti ho vista sempre con qualche cosa in mano.
Un mestolo a scombinare le bollicine gialle
un filo per tessere i colori
una penna per scrivere il viver quotidiano
dei pennelli per fermare il sole. 
Ricordo i panni stesi che sapevano di frescura antica
e i cassetti intinti nella  rosa 
variegato ordine che al tatto diventava
pur mutando di colore.
Così mentre brucia la candela
"vano" è l'oblio che invoco a pace
perché tu non ci sei più
Eppure apro un quaderno e ti ritrovo intera
la foglia secca lasciata come briciola sul tavolo
o il segno dell'insonnia che ti portava a strada
Oh quanto sa di sale quel salire le  altrui scale dicevi
ora  che ne comprendo il  "senso"  pieno 
nulla posso fare se non guardar la luce 
immaginata solo agli occhi spalancati.

Mirka


"Trova do vento que passa" 





   

martedì 12 giugno 2012

DUE APPUNTI SCRITTI SU UN TOVAGLIOLO DI CARTA E MADAMA BUTTERFLY


Suzuki; "Mai non s'è udito di straniero marito che sia tornato al suo nido".M .Butterfly Ah! Taci. O t'uccido".


Poche parole affinché si comprenda il senso di questo post e il motivo di quei due biglietti scritti con vertiginosa fretta  su un fazzolettino di carta.
Seduta a un  bar  del centro  di una città che trema ancora (per il terremoto) e alterna spasimi di stitichezza a diarrea come da virus difficile da debellare, sto seduta davanti a una tazzina vuota di caffè che continuo a portarmi alle labbra con un gesto che tanto mi ricorda quella "vecchia quercia" di mia zia nell'ultimo suo tempo alla "Casa Delle Lucciole Spente" (Casa protetta crocifera ultima spiaggia  per diventare mare o volo dove non si sa). Aspetto che arrivi l'ora giusta. Testa vuota, gli occhi da riempire delle cose che  "percepiscono" più che a focalizzarsi è nella loro distinta realtà. Porto delle lenti a contatto, vecchio stampo, vecchio modello, rigide e, fuori "ogni tempo massimo" direbbe un mio amico. A un tavolo, da un gruppo nero e a colori, sfuggono spezzoni di discorso aggrovigliati come "ferro spinato" fra una risata e l'altra che di schietto e sano non ha proprio nulla. Si mette Monti sotto processo, si fa il nome di Obama a più riprese, un excursus al pentolone Arcore. Uno del gruppo comincia a tamburellare il tavolo sino a farlo diventare una vera e propria gran cassa. Saltano fuori i "derivati" 
Swap e CDS e poi anche gli "annessi", si salta a  Fukushima, si arriva al terremoto in Emilia. Tornano le "escort", si vola al TAV e parole razziste s'intrufolano a sproposito mentre all'unanimità  tuona il "licenziamento" agli operai. Qualcuno si gratta la testa (oh quella si che è piena!), si associa Rienzo a Storace, si risalta all'ambiente e un gran bisticcio non mi fa capir più nulla. Poi quando la normalità gioca in casa ridando una parvenza di civiltà a quei bipedi colorati e neri,ecco la parola "armi". E qui il silenzio piomba come la schioppettata data a quel bimbo che giocava con la pallina in Siria o a quel vecchi sdentato che si conta gli spiccioli per farsi togliere l'ultimo dente nel mezzo della bocca. O più precisamente sono io che non sento, perché tutto diventa  pigolio da interpretare..Sibila il "traffico" di droga e si insiste sui poliziotti col volto coperto in caso di manifestazioni. Si accenna in "gran segreto" (quasi) allo Ior a Frenkel, Marcinkus Cipriani. La RAI appaltata..Poi... dulcis in fundo, una gran risata nel mentre uno si alza. Non posso fare a meno di seguirlo puntando a freccia un occhio sghembo. Va alla toletta. Così ho scritto questo appunto su un fazzolettino di carta che doveva servirmi a pulire la bocca dalle impronte lasciate dal caffè agli angoli delle labbra.

O come lo conosco l'ozio dei ricchi. Guardano il cielo e sbadigliano, giocano ai dadi il mondo, un'ocarina da sbattere sotto i denti tra un bicchiere e l'altro di rubino, ridacchiando sui morti  e i vivi come gracidano le ranocchie e i rospi, una puntata al cesso per svuotarsi dai vizietti, un ave di elemosina per sgravarsi il cuore e tutto finisce in gloria e là.

Volto la testa disgustata. Ma quanto vorrei non aver visto né udito nulla né nulla immaginato!
Una donna sola in fondo al bar. E' in penombra. Un raggio di luce s'insinua dalla  finestra a lei, illumindole il bel viso rimpicciolito un poco dai segni "evidenti" di molte notti passate a vegliare. Gli occhi, scuri come more maturate al sole sono lucidi come per febbre e sprigionano malinconia. In mano tiene un cellulare che ostinatamente guarda mentre distratta beve un'interminabile tè. Sembra attendere ciò che spera ma che non arriva. Poi si alza. Con gesti decisi fruga in borsetta, prende il piccolo portafoglio, lo apre, tira fuori una banconota da 10 euro e la lascia sul tavolo nell'indifferenza più assoluta. Sa che quel tè l'ha pagato caro. Caro per il suo reale valore, caro per il suo portafoglio, caro come la sua attesa caparbia a guardare il cellulare, ma maestosa esce pur nel suo evidentissimo smarrimento per una ormai sicura incertezza che pesa come una festa di Natale senza cappone. E anche per "quella donna" ho scritto un appunto su un fazzolettino di carta  col quale avrei dovuto pulirmi gli angoli della bocca per le eventuali impronte lasciate dal caffè


E si attende senza sapere cosa e chi ci accoglierà.


Mi sono alzata anch'io. La mia ora era anche lei arrivata. Fuori avrei trovato il sole. Un tronco d'olmo al quale mi sarei avvinghiata come all'amante più forte e dolce. L'aria piena d'incomprensione umana di un mondo egoista e forse anche un pico pazzo. Fresca di verità spogliate da ogni illusione, di gioie restate bambine nate col senso dell'adulto, appiccicate sul tronco di quel l'olmo, la superbia degli uomini.

Mirka







Un bel di vedremo






"Coro muto"

sabato 9 giugno 2012

LE CILIEGIE DI VIGNOLA (MO)- L' AMBIENTE-- L'AMICO FRITZ DI MASCAGNI


Che cos'è il "danaro" se non un bene impiegato per valorizzare l'albero e "godersi" dopo che ha fiorito e dato i suoi frutti? (Tesi che resta appiccicata alla teoria considerati i fatti recenti...terremoto in Emilia incluso, per cui amaramente vien fatto di chiedersi" sino a quando potremo vedere alberi fiorito e in frutti di attesa per essere mangiati?...)






Oggi 
al mercato del paese
ho comprato le ciliegie di Vignola.
Belle nere dolci carissime.
Tenevo pochi spiccioli in tasca
eppure
sono stata felice per averle comprate 

adesso
mi porto addosso le albe e i tramonti
le fatiche dell'uomo che le ha lavorate
l'incoscienza
d'una felicità che basta a se stessa


Mirka


"Duetto delle ciliegie" (Amico Fritz -P. Mascagni)






NOTE: Già dal marzo scorso era stato diramato un allarme per un possibile terremoto nel nord Italia. Era stato stimato un movimento del terreno di magnitudo maggiore del 5,4 in una area vasta,non ben definita. Così come non era stato definito il giorno preciso."La Commissione Grandi Rischi sapeva, racconta il prof Alessandro Martelli,dir. del Centro Enea di Bologna. Martelli fa parte di un gruppo di studiosi internazionali che sostiene di aver previsto il sisma degli scorsi giorni in Emilia.
Rosario Marcianò su radio IES sostiene che il "fracking" (frantumazione del suolo in profondità) è all'origine del sisma in Emilia, sulla base  di elementi probanti e documentati.
Il terremoto in Emilia è stato provocato dalle prospezioni geologiche condotte nel sottosuolo dove vengono fatte brillare delle cariche alla ricerca di idrocarburi.
Il governo di Mario Monti ha stipulato un accordo con multinazionali texane per queste prospezioni. Inoltre lo stesso Monti ha emesso un decreto che sancisce che le spese per le catastrofi "naturali" saranno a carico dei cittadini,  non dello Stato.

La troika PDL/PD/UDC ha approvato nomine lottizzate e screditate in due importanti Autorità-AgCOM e Privacy-provocatoriamente definite di "garanzia", ignorando curriculum e altri requisiti, IdV e SEL, protestano, criticano il PD, ma continuano a chiederne l'alleanza.
E allora io citando il sempre vivo PREVERT  mi/vi domando e chiedo QUANDO FINIRETE DI FARE I BUFFONI? Piange la "povera gente" e intorno si guarda angosciata perché con sicura percezione ha COMPRESO che i disastri non li manda solo il Dio


giovedì 7 giugno 2012

ELEGIA -OVVERO PAROLE SULL'IMBRUNIRE PRIMA CHE LA NOTTE



                                                  "Amor che nella mente mi ragiona" (Dante)





Parlano le parole sul l'imbrunire del giorno che sta per terminare. Brusio appena accennato. Ginnastica di corpo, di mente, senza il pensiero che li insegue. Nebulosa guizza la memoria. Baluginio di fondo che trasforma i prodotti della terra in olio e poi in mistura alcolica chiusi con tappo ermetico. Essenza.
Ed ecco che appare la cometa frantumata in miriade stelle quella che un giorno mi guidò per roccioso mare ibernata in tutti quei fulgori e muta. 
Si riaccende a sprazzi la " bonaccia" che così spesso l'umanità regalò in apparente calma, ora sfumata a fazzoletto bianco sporcato solo ai bordi un poco  anche strallato.
Umori d'Algeria mescolati al pudore di medusa.
Viaggi senza approdare all'isola di salde terre che ancor si meraviglia d'essere ferita e viva. "Amor che nella mente mi ragiona" che vanità e vano è il ricordare.
Escono fotografie  dallo zainetto che mi porto a spalla e son deserti con porte che s'aprono, sbattono, si chiudono, lente come dalla meditazione Zen, altre chiusa con gran fracasso come il Pacifico quando si arrabbia e diventa brutto. Giornali di passione che fumano ancora un poco sopra la cenere quando il silenzio della notte brucia.
E...scale dove nessuno sa il peso delle salite solo per incrociare un "truciolo" di luna.
L'ultima emozione che porto nello zainetto, fu proprio quella vasca ai piedi che salire mi vide per incontrare la lunare pure tenendo ostinatamente gli occhi rivolti al basso del ghiacciato. Dentro ci stava il mondo di un mare ancora "sconosciuto". Uno di quei  misteri gaudiosi che passa dalla croce, prima di salire in gloria di chi volontariamente si offerse ad asciugare i pianti prima, e per immolarsi poi ad Angelo incoronato a vista, mentre il "Notturno" che mi porto appresso, canta la sua lirica senza coperchio, che luna di lassù è diventata. Chissà. Forse un'elegia di congiunte umanità placentari di memorie.
Stagione delle piogge con un puntino giallo e ruggine di vigneti che non vuol morire per il piacere di rimirare l'uva e insieme l'oro. Sostanza di quel liquido purissimo battezzato a penitenza per far clemente il Dio.
Mi viene da pensare infine, e al termine di questo giorno, con parole sorte sull'onda del l'imbrunire prima che la notte, che la vita sia proprio solo lì, tutta dentro a quel fazzoletto bianco sporcato ai bordi e un poco strappato, con al centro  un piccolo spazio da lasciare  per un  luccicare come di primo raggio di mattino a festa.
Un corno fermato su una nota che sostituisce il cuore.
Un coro di tragedia o di opera buffa che gli gira attorno.
Profumi di tigli nel viale di bambina.
Un palpitare di ali a mezzo delle ciglia.
Un brusio di indistinti insetti davanti agli occhi.
La Musica che si agita nell'aria diventata conchiglia per un grande orecchio.
Un indizio ancora da Sperimentare e che voglio rimandare ai posteri nel tempo più lontano, ovviamente a Dio piacendo, a me  l'intuizione di capirlo in tempo, giusto per l'attimo necessario onde  lasciare il testamento d'un abbraccio più d'occhi che di braccia o per una Poesia da vivere senza timore di non capirla sino in fondo.


Mirka


"Nocturne Op 27 N.2"  (F.Chopin)












NOTE:  Il corsivo è il principio della II Canzone del Convivio di Dante


Le foto sono mie


martedì 5 giugno 2012

BREVE VITA



"Se bevi vino, bevilo insieme ai Sapienti, o insieme a una Bella dal volto ridente di tulipano;  Non berne molto, non spesso, e non avanti agli occhi del mondo, Bevine poco, e ogni tanto, e in segreto."(Omar Khayyàm)




La necessità del corpo ordinò il sonno.


Mi svegliò l'uccello e il grido.

La prima luce annunciò l'alba
finita la notte.

Mirka


"Andante"  ( Symphony n. 4 E min Op. 98-J.Brahms)


                                                  




lunedì 4 giugno 2012

NON SONO ANCORA MORTA GUARDANDO IL CIELO

   Ho pensato guardando il cielo che molti pazzi e malati sono in terra e non lassù           


                                    Nella mia infinita debolezza ho visto un Dio per l'anima dubbiosa


            Nel tanto dis-amore che imperversa sul mondo la voglia di aumentare la sfida nel suo esatto contrario


                                    Si parla troppo. Meglio farsi ipnotizzare guardando il cielo


                   E ho vissuto della forza che non mi veniva pensando a quando abbraccio qualcuno


"Ma vuoi conoscere veramente  la risposta? disse Buddha  a Maulingaputta-Non chiedere nulla, non fare domande, non parlare. Siedi semplicemente in silenzio al mio fianco per due anni e tra due anni potrai chiedere qualsiasi cosa vorrai, e ti prometto che ti risponderò".










Attonita ho dispiegato gli occhi al cielo.
Un uccello muto mi passa accanto e subito vola via.
Le nuvole stridono preparando luci che paiono guizzi di baionette.
Scricchiolano le foglie.
Un vento per un attimo insorge e mi attraversa la fronte e l'occhio.
Il pendolo del cuore mi scandisce il suo tempo di paura come un rapporto di quarta aumentata ma...non sono morta guardando il cielo mentre preparava la sua guerra in gara con la terra.

Mirka



"Ich bin der Welt abbanden gekommen" (Ructer -Mahler)




 
NOTE Ieri ho scattato queste foto poco prima che un'altra terribile scossa di terremoto colpisse la terra ove io sono nata. L'Emilia. Quello sotto è il campanile della Collegiata di S Stefano

domenica 3 giugno 2012

INVENTARE ANCHE IN CONDIZIONI NON IDONEE UN "TIRAMISU'" DI "" DI BIETOLINE-ANANAS E FRAGOLE PER GLI AMICI PELLEGRINI

                                
     I danni del gelo eppur quell'unico ramo lavora e sosta non ha



                                                     E dal piccolo seme il fiore spuntò


Piombarono gli amici
disturbati d'affetto e d'ansia
non c'era  pane e non c'era vino
ma frutta sul tavolo e bietolina
nell'orticello di casa mia
improvvisati un pasto 
da far invidia a un Re.

Mirka

RICETTA
  
Crema di bietole


800-1000 g di bietole
1 spicchio d'aglio
1 ciuffo di menta
1 limone non trattato
3 vasetti di yogurt naturale
Sale marino integrale e pepe

Preparazione 
Mondare e lavare le bietole eliminando le coste più dure. Lessare in poca acqua per una decina di minuti. Raffreddare,strizzare e tritare con l'aglio. Unire una presa di sale, una di pepe e un cucchiaio di buccia di limone grattugiata .Amalgamare il tutto con lo yogurt,mescolando con un cucchiaio di legno e cospargere con la menta tritata al momento di servire.

CREMA DI FRAGOLE, ANANAS, YOGURT, LIMONE PINOLI (se ci sono)  

200 g di fragole
1 ananas
400 g di tiburtini bianco
1 albume

 Montare a neve ben ferma l'albume.
Frullare fragole e ananas,lo yogurt,il succo e la buccia del limone. Zucchero q.b (4 cucchiai o grandi ).Unire poco per volta l'albume montato a neve mescolando delicatamente. E in mancanza del vino un tè al gelsomini, musica  "You Are So Beautiful" tanto per ricordarci che la vita continua e a nulla serve se non a prenderla per il verso giusto che ti offre il momento,



e...una  poesia che non guasta mai.
In fondo siamo tutti sulla stessa barca e un "poi per finta un po' per non morir al primo incontro..."  tanto vale ricordarci che a volte anche l'umorismo (dei sopravvissuti) salva.

Mirka

 Quarto; Alloggià Li Pellegrini.

Ahù,bocchin de mèle, occhi de foco,
faccia da persicuccia de Scandrija!
Faressi in der tu' letto un pò de loco
a sto povero fijo de famija?
Nun te ne pentirai, perch'io so coco,
e ner tigame assaggerai 'na trija,
scojonata pe' te, grossa e vermija
che in de la panza te farà un ber gioco.
Movete a compassione d'un ragazzo,
ignudo e crudo, senza casa e tetto,
tu che metti li consoli in palazzo.
Se raccapezza insomma sto bucetto,
giacchè mo' è notte e qui nun vedo un cazzo
che t'impedischi d'arifaje er letto?


Gioachino Belli

NOTE  Le bietole sono diuretiche, emollienti e lassativo. Contengono buone quantità di calcio,ferro,vitamina C e E,e numerose sostanze antiossidanti. Dicasi per la fragola indicata anche contro l'insufficienza biliare.

Il Belli scrisse questo fine e galante sonetto mettendolo in bocca a un giovane che si rivolge a una ragazza la quale oltre ad avere la bocca di miele,gli occhi di fuoco e la pelle vellutata come una pesca di Scandriglia che è un paese della Sabina,nel suo immaginario dovrebbe avere tante altre belle cose,al suo attivo e, tanto per infiammare la sua fantasia, fa allusione a una triglia in un tegame che, insomma,  vorrebbe dire, tutto è arte. Cucina e far sapiente uso degli altri doni ricevuti . 

sabato 2 giugno 2012

VORREI UN 2 GIUGNO CON SPIGHE E ROSSI PAPAVERI BICICLETTE AL POSTO DEI CARRIARMATI MA...



                  E da uno arrivarono a mille tanto per cominciare da un sogno ardito





                                         E non schiavitù al vizio, ma schiavitù a virtù allegre.





Quanto vorrei un 2 GIUGNO senza contraddizioni!
 Che assicuri la tradizione di chi convinto lottò per dare acqua alla terra col nutrimento della fatica, continuativa e inarrestabile di amorosi sforzi con lo sguardo lontano. Che la si amasse Questa Terra come c'è ne diede il loro Esempio, pur conoscendone le crudeli beffe ricorrente a campionato. Che risorgesse dal fango, nello spirito di "quella"  lotta,  anzi che chinare la testa. Che si desse tripudio alle spighe e alla bicicletta più che ai  "pesticidi" , ai carri armati o allo smercio (sotterraneo) di armi. Che il "potere" fosse  dato e gestito da persone insospettabili, sia per le loro moderate opinioni politiche, ( non di domanda l' utopia del riformismo lunare, che la luna insegna guardandola e riflettendo su l' umano enigma umano attraverso ogni suo quarto,) sia per il loro sistema di vita, che appunto per questo non possono, socialmente, avere posizioni preponderanti e quindi non attirano sulla loro persona attenzione alcuna. Che non abbiano conti con la giustizia, nè in atto, ma neppure in dubbio puntato, non siano ricercati, ma neppure supposto, che si attivasse una reale e concreta "operosità politica", consapevoli d'essere deboli e perciò facilmente ravvisabili, plagiati, omologati e staccati gli uni dagli altri, avvolti solo da un nuvolone che continua a creare equivoci, malintesi, pasticci e bisticci, ma con l'impellente necessità d'essere un'antitesi allo sfacelo e al monnezza che ci ha sommersi, perchè so che la base dei più è sana e così il mio Paese che si chiama Italia.
Questo vorrei nel 2 GIUGNO  del 2012 che mio malgrado festeggerà per dare onore ai morti  e incitare i vivi a lasciare una traccia di bello buono nel tempo precario, breve, ma anche riformato.         
   
Mirka



Un di al ' azzurro spazio ( Andrea Chenier   U. Giordano)