fiume

fiume
fiume della vita

domenica 29 settembre 2013

LA MONETINA E LA PERCEZIONE DEL TEMPO




Cosa cercava la giovane donna nella grande vasca di pietra?        La percezione di non poter fermare il Tempo       Un geroglifico scritto su una monetina  che un pesce rosso avrebbe inghiottito e che lei sperimentò con gli occhi aperti, ingannandoli solo per la miopia dovuta a un fatto di natura o  forse per aver letto troppo. Nella penombra  lasciata da un raggio trasversale o da un fioco lumicino situato nel punto più alto del soffitto.  Ancora porta meraviglia respirarne la bellezza  mentre spietata svanisce nel mentre si respirano primavere tenuta a linfa per l'inverno.

Mirka


"Parigi, o cara"     (Traviata -Atto terzo -G-Verdi)










sabato 28 settembre 2013

A PROPOSITO DI INCONSCIO, LEGGENDE, E DI BASILICO



...Nel bambino o nell'adulto, l'inconscio è un potente fattore determinante di comportamento. Quando l'inconscio  viene represso e al suo contenuto viene negato l'accesso alla coscienza, alla fine la mente conscia della persona viene in parte sopraffatta da derivati di questi elementi inconsci, oppure è costretta a mantenere su di essi un controllo così rigido che la sua personalità può risultare gravemente paralizzata. Ma quando del materiale inconscio è in certa misura lasciato entrare nella coscienza e rielaborato dall'immaginazione, la sua potenziale dannosità, a se stessi o agli altri, è di molto ridotta; allora si può fare in modo che parte delle sue energie servano a scopi positivi. (Da "Il Mondo Incantato" di Bruno Bettelkeim)





Ieri ero in casa di amici.    Mi stavo annoiando un poco per il ritardo apparentemente ingiustificato di altri invitati a questo rimpatrio che doveva rappresentare un motivo di scambi di gioia.   Tutti erano usciti in giardino ad accogliere finalmente gli ultimi.    Io sono restata in salotto.     Seduta a guardarmi intorno, dando ogni tanto un'occhiata alla finestra quando qualche gridolino più forte degli altri attirava la mia attenzione.     Sul divano, sparsi, insieme ai cuscini  di seta indiana, varie riviste, quotidiani, una pagina strappata certamente a qualche rivista.  Incuriosita e la presi fra le mani scoprendone ancora distrattamente il titolo, le prime righe.  Poi...ho ritenuto divertente condividere questo mondo fiabesco anche con voi.  Eccola.


LA LEGGENDA DEL BASILICO

Sono molti i racconti della tradizione popolare legati alla nascita del basilico; sembra che il lungo tragitto percorso dalla pianta per arrivare fino a noi ne abbia,man mano,trasformato la leggenda originaria adattandola alla nostra cultura.  La prima storia sull'origine di questa pianta arriva dal lontano continente asiatico,di dove pare sia originaria..

Si racconta che un potente demone avesse ottenuto l'invincibilità dal dio Brahma, a patto che la moglie Vrinda gli fosse sempre fedele. Sicuro della sua fedeltà e in virtù della sua invincibilità,il demone chiese per sé un prezioso gioiello al dio temporale. Quest'ultimo,però,pur di non cederlo, chiese aiuto al dio Visnu, perché lo aiutasse a non farsi sottrarre il prezioso oggetto. Vishnu prese allora le sembianze del marito di Vrinda e la conquistò con l'inganno.   A causa dell'infedeltà della moglie,il demone perse la sua invincibilità e fu ucciso. Non appena la sposa scoprì di essere stata ingannata maledisse il dio e lo trasformò in una pietra, quindi si immolò sulla pira funeraria del marito.
Visnu, a sua volta,trasformò l'anima di Vrinda nella profumata pianta del tulsi,il nostro basilico.  Ancora oggi, il tulsi è considerato una pianta sacra e cresce intorno ai templi. (Luisa Torelli)

Comunque voglia la leggenda nel far parlare divinità e demoni, forse anch'essi annidati in qualche parte di noi...il basilico oltre all'etimologia del nome  la cui radice dal greco significa "regale") è veramente buono per gustosissimi piatti.  Chi non ricorda il pesto alla genovese o il semplicissimo piatto detto "La caprese" dove il basilico impera con le sue foglioline verdi, mentre il pensiero va alla nostra bella bandiera dai TRE colori?...

Mirka


"L'enfant et les sortiléges"  (M.Ravel )












e foto sono mie e fatte col cel. tranne quella centrale ripresa sempre col cel da un quadro in casa di quegli amici

giovedì 26 settembre 2013

FINESTRE CHIUSE

ogni cosa dentro ogni altra cosa nel desiderio di dar loro forma e vitalità.



A volte capita di provare insofferenza per il letto e, se si ha la fortuna d'avere un giardino, scivoli lì e li ti fermi.     Il silenzio totale avvolge e pare respiri con te.    Prendono il via i ricordi e si increspano come onde mentre prendono vita delle forme misteriose di vita collettiva.  Passata.     Si evocano i sentimenti più disparati.  Dalla tenerezza, alla pietà, o al mistero che guida il Destino dell'uomo.    E nella più assoluta immobilità, tutto pare acquisti movimento.   L'aria fredda come una ferita ormai chiusa, che tuttavia senti nei brividi dei peli sollevati. La sensibilità  si acuisce sorta nelle regioni dell'inconscio o da lampi intuitivi che esulano da qualsiasi forma di razionalità.       Una specie di seconda vista che dà all'anima una sferzata d'energia e dice che le "verità" possono essere in tutte le cose, se si sanno vedere.   E sono loro a darci il "senso" di tutto.  Oltre la stessa apparenza, al di fuori di ogni legittimo dubbio.    Un batter di ciglia, nell'immagine d'una mamma che con amore culla il suo piccino che non vuol dormire, alla dolcezza feroce di due corpi avvinghiati come al tronco di un grande albero, la luna che riporta a quelle leggi scolpite dentro di noi senza incertezze codificate  sbagliando ne il senso, l'orrore per ogni  genere di violenze,  come quando a piedi nudi capitato alla sottoposta, inciampi su una pietra cadendo per terra.    Il mio bisogno di pregare affinché la mia stupidità mi faccia aprire gli occhi o li chiuda una volta per tutte ai fitti ragionamenti che inquinano la mia essenza.       Questo è ciò che ho provato all'alba di un giorno qualunque, poco prima che sparisse la notte, guardando delle finestre chiuse.    Un valido motivo, mi son detta, per postare della musica bella, buona,divertente.

Mirka


"Duerme negrito-Luna Tucumana"  (  Cancion Popular )





martedì 24 settembre 2013

LA COPERTINA



Calda come un sole che raccolse tutti i colori, fu quella "copertina" che riuscì ad arrivare nel più riposto degli angoli del cuore passando dagli occhi della mente nel suo amorevole e paziente lavorare, dopo un batticuore prolungato, l'ostinazione a ricordarla, la pace infine del sonno che congiunge disconoscendo  ogni distanza, mentre si acquieta l' anima in preghiera appena sussurrata.   Il polso abbandonato alla sentenza nel l'Arcano immutabile. Come un doppio che diventa Uno.

Mirka


"An die Geliebte"  (Lieder -H.Wolf)


venerdì 20 settembre 2013

IL TEMPO VIOLA



C'erano bambini,ieri, sul sagrato della chiesa.       Si tenevano per mano,cantavano ed erano felici nelle diverse razze e colori di vestiti.      Parevano fiammelle di ventaglio.     Meraviglia che si apriva e chiudeva.  Col cielo era una bella competizione.      I babau si erano zittiti e spariti  persino gli insetti (feci gli scongiuri incrociando le dita sotto il tavolo però...).   Ho guardato tutto quell'insieme e,per un pò sono stata felice anch'io ricordando il mio tempo viola.       Nessuna ombra di nero attorno.      Il campanile della Colleggiata proteggeva chi non sapeva perchè anche lui non fosse felice.

Mirka







"Cinderella"  (Fiaba Musicale)





 Foto da cell






mercoledì 18 settembre 2013

ROSARIO MARCIANO' E IL BOCCIOLO DI ROSA





E sarà quel bocciolo  di sempre rinascere, che sopravvivendo alla lotta di ogni  nostro naufragio saprà dirci l'audacia auree del vincente, non vanificate, di ogni passaggio del tempo dato in dotazione





Cercai in terra un fazzoletto d'armonia.        Mi trovai per risposta un Cielo in guerra che, le nuvole s'erano sostituite all'assurdità di ieri..        Pensai al "tra king" di Rosario Marcianò.      Al bocciolo di rosa spuntato questa notte davanti casa mia.        Mi diressi con passo disambigua verso il Cimitero.       Lì  ho potuto ancora sentire respirare i vivi della mia memoria, nel canto di uccelli mai scappati via.        E per un poco ho messo in fuga qualche fantasma che seminano nell'oscuro della notte, anche a mia insaputa.      Ho   Immaginato poi di danzare  la vita  anche dopo ogni naufragio.       Riprendere il filo di Speranza che tesse e guida alle due uniche verità che ne danno occhio con assoluta certezza.     L' Amore e la Morte.        E il benessere che ne  ho ricavati non furono certo letteratura o il desiderio di una mente inquieta.

Mirka


"Adagio"  (Concerto N.23 K.488 A.Major- Mozart)




Foto da cell

domenica 15 settembre 2013

ALLA BELLEZZA CHE TRASCENDE I SENSI MENTRE LI ESALTA






Ho varcato un giorno la terribile soglia di quel l'ignoto riservato più al regno degli dèi che ai comuni mortali.         Ché, la responsabilità dell'uomo a rendere la bellezza, nota vibrante per dare corpo agli  ideali, esplorarli e renderli universalmente riconoscibili e attratti l'uno verso l'altro come un Paese delle Meraviglie, sempre virale, è cosa da visionari, da dannati, o da graziati.      Mi accolse un albero cornupio con appesi dei frutti che accedevano come un  prisma di splendori.      Chiusi gli occhi per non vedere.       Solo l'orecchio ho aperto  per inseguire la folgore nell'ombra dei colori.     Ho spalancato nuovamente gli occhi.           Uno strano tremore più vicino al tremolio di un cuore piccolo che pulsa mi prese tutte le giunture.          E a guisa di  ornamento come è in uso al gioco, per vincere senza il fragore dell'armistizio, mi sono trovata le mani illuminati con l'odore  fatto di  fortezza  buona per il  Cielo.     Ho sudato ogni stilla di luna, protendendosi dal l'insidia del miraggio frullato nell'Oceano di latte.         Poco ho appreso dal mondo degli umani, ma nella Bellezza trovai la casa.          Felicità fatta di Quiete.        Unica che non divora  in quel l'età  dove anche una stilla di dolore uccide.         Qualche nube navigava, lenta, senza far male.         Ma era acqua fresca a ristorare la terra per troppa siccità.         Facendosi fioritura come a  primavera il pesco..



Mirka


"Flauto Magico "   ( K. 620 - W. A. Mozart)



                                         
                                         



Foto da cell

mercoledì 11 settembre 2013

11 SETTEMBRE - PABLO NERUDA




I DITTATORI

E' rimasto un odore tra i canneti;
un misto di  sangue e carne,un penetrante
petalo nauseabondo.
Tra le palme da cocco le tombe sono piene
di ossa demolite,di ammutoliti rantoli.
Il delicato satrapo conversa
tra coppe,colletti e cordoni d'oro.
Il piccolo palazzo luccica come un orologio
e le felpate e rapide risate
attraversano,a volte i corridoi
e si riuniscono alle voci morte
e alle bocche azzurre sotterrate di fresco.
Il dolore è celato,simile a una pianta
il cui seme cade senza tregua sul suolo
e fa crescere al buio le grandi foglie cieche.
L'odio si è formato squama su squama,
colpo su colpo,nell'acqua terribile della palude,
con un muso pieno di melma e di silenzio.

 (Canto generale-1950)

RITUALE DELLE MIE GAMBE

Lungamente sono rimasto a guardare le mie lunghe
gambe,
con tenerezza  infinita e curiosa,con la mia abituale
 passione,
come se fossero state le gambe di una donna divina
profondamente affondata nell'abisso del mio torace;
ma è che veramente,quando il tempo,il tempo passa,
sulla terra,sul tetto,sulla mia testa impura,
e passa,il tempo passa,e nel mio letto non sento di notte
una donna respirare,dormire nuda e al mio fianco;
allora strane,oscure cose prendono il posto dell'assente,
viziosi,malinconici pensieri
disseminano per la camera possibilità importune,
e così,allora,guardo le mie gambe come se
appartenessero a un altro corpo
e fossero unite con forza e dolcezza alle mie viscere.

Simili a steli o ad adorabili cose femminili,
salgono su dai ginocchi,cilindriche e sode.

( Residenza sulla terra-1925-1931)


O TERRA,ASPETTAMI

Riportami,o sole,
al mio destino agreste,
pioggia del vecchio bosco,
riportami il profumo e le spade
che cadevano dal cielo,
la solitaria pace d'erba e pietra,
l'umidità dei margini del fiume,
il profumo del larice,
il vento vivo come un cuore
che palpita tra la scontrosa massa
della grande araucaria.

Terra,rendimi i tuoi doni puri,
le torri del silenzio che salirono
dalla solennità delle radici;
voglio essere di nuovo ciò che non sono stato,
imparare a tornare così dal profondo
che fra tutte le cose naturali
io possa vivere o non vivere; non importa
essere un'altra pietra,la pietra oscura,
la pietra pura che il fiume porta via.

(Memoriale di Isla Negra- 1964)




Neftalì Ricardo Reyes Bascalto (Pablo Neruda) nasce il 12 luglio a Parral del Cile nel 1904. Sua madre morirà un mese più tardi.      Suo padre, ferroviere, si trasferisce a Temuco,nell'estremo sud del paese,e si risposa con Trinidad Candia Marverde.     Neruda lo raggiungerà qualche anno più tardi e trascorrerà lì la sua infanzia e adolescenza.     Nel 1921 si trasferisce a Santiago per frequentare all'università il corso di laurea in lingua e letteratura  francese e vince il primo premio a un concorso della federazione studentesca del Cile con la poesia la canciòn de la fiesta.    Nel 1925 decide di abbandonare gli studi universitari.        Cominciano i suoi lunghi viaggi. (Birmania come console onorario a Rangoon, Buenos Aires,Lisbona,Madrid,Parigi e Marsiglia.      Conosce Josie Bliss con la quale inizia a convivere. Durerà brevemente.       Anche coi nuovi incarichi diplomatici la situazione economica del poeta non accenna a migliorare.        Carriera diplomatica a Batavia (Giava) e poi console a Singapore.      Sposa la giovane olandese Maria Antonieta Hagenaar Vogelzanz.       Torna in Cile dove pubblica l'ediz. definitiva di Veinte poemas de amor y una canciòn desesperada.       Ottiene un modesto impiego presso una biblioteca pubblica.       Nel 1933 è console a Buenos Aires dove conosce Federico Garcia Lorca che diventerà uno dei suoi più grandi amici.       Si trasferisce a Barcellona dove è nominato console poi a Madrid dove entra in contatto coi maggiori artisti e intellettuali e dove,in casa di amici conoscerà Delia del Carril,sua futura sposa.          Continua a tenere conferenze in tutto il mondo e, pubblica Espana en corazòn sul fronte di battaglia,in piena Guerra Civile.       Fonda,con Cèsar Vallejo, il "Gruppo  hispano-americano de ayuda a Espana". Tornato in Cile presiede la "Alianza de intelectuales de Chile para la defensa de la cultura"     Per il governo cileno coordina dalla Francia l'emigrazione dei rifugiati spagnoli in Cile.     E' eletto senatore della Repubblica nelle province di Tarapacà y Antofagasta dove riceve il Premio Nacional de Literatura e si iscrive al Partito Comunista cileno.       Nel 1948 tiene il suo ultimo discorso al Senato pubblicato in seguito con il titolo Yo acuso, prima di essere destituito dall'incarico e poco dopo colpito da mandato di cattura.       Dopo un periodo di latitanza fugge in modo roccambolesco dal Cile.      Partecipa in Europa al Primo Congresso dei Partigiani della Pace.       Si stabilisce in Italia,dove a Capri comincia a scrivere Las uvas y el viento.         Nel 1953 riceve il Premio Stalin per la pace.         Torna in Cile dove tiene un ciclo di conferenze sulla poesia.          Sposa Matilde Urrutia.        Partecipa alla campagna di Salvador Allende  alle elezioni presidenziali.       Nuovamente in viaggio (Messico console generale,Stati Uniti dove riceve il Primo Premio Municipal de PoesiaUnione Sovietica,Polonia,Ungheria,Cuba,) per interviste a prestigiose riviste letterarie.         Nel 1970 diventa ambasciatore in Francia e nel 1971 riceve il Premio Nobel per la Letteratura.   
   Nel 1972 al congresso internazionale del Pen Club, denuncia ,nel suo discorso,l'embargo americano contro il Cile   
Nel 1973 muore il 23 settembre. L'11 SETTEMBRE DI QUELLO STESSO ANNO UN COLPO DI STATO  ROVESCIAVA  IL GOVERNO DI UNITA' POPOLARE,DOVE NEL PALAZZO PRESIDENZIALE DISTRUTTO DAI BOMBARDAMENTI MUORE IL SUO PRESIDENTE-SALVADOR ALLENDE      

Questa,in sintesi, è la biografia  di un grande poeta che cantò l'amore,la libertà,i valori di giustizia sua radice imprescindibile dal suo ..essere uomo anche di lotta oltre che poeta, dando  testimonianza di cammino affinchè si assicurassero i valori di morale come condizione inseparabile e indivisibile per l'orientamento del singolo,della collettività,del mondo intero,della pace. 


Mirka.






"VENCEREMOS"  (Inti Illimani)







 
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lunedì 9 settembre 2013

TRASMUTAZIONI




 Ho coperto  il mio fragile mondo con un parasole bianco fatto da unghie di farfalla.        Ho   Rubato all'Oceano le  gocce per farne perle da disperdere senza sapere dove.       Qualcuna la trovai mentre scadeva  il tempo della felicità che inebria con un niente e,  fra le mani l'ho conservata come un voto di spada  da regalare alla dea circolare.        Volevo fosse lei a farne  fiori e frutti sbocciati da una pietra solare sempre ardente seppure bagnata da un fresco filo d'acqua che incantava anche i girini.         Con semplicità da rendere tranquilla  la  bianca luna mi sono  rivelata alla luce di candela che lentamente bruciava tentazioni di inutile  pensieri.       Trionfò infine l'identità della ninfea aggrappata a quell'ultima falce di luna settembrina.          Poi venne il sonno e tutto si confuse portando onore dove nessuno volle sapere  per ignavia o col silenzio fatto di cuore.

Mirka




"Sonata per violoncello"  suite n. 1 G. Mag  (  Bach)










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mercoledì 4 settembre 2013

LA GOCCIA








Staticità che permise il torpore alla goccia, ancella di qualche geometria ma non sua padrona.  Così si disse la donna, fantasticando o comunque al limite del razionale.

Mirka




"Pelléas et Mélisande"  (C.Debussy-G.Faure)








lunedì 2 settembre 2013

LE FUSA DEI GATTI E UNA NINNA NANNA PER LORO




Ci sono sempre due gatti che circolano nel mio giardino, attorno alla casa e dentro la casa       Sono del vicino, ma spontaneamente sono arrivati e mi hanno donato la loro amicizia, la loro fiducia.   Io a loro la mia.     Uno è bianco con qualche macchia nera sparsa un poco dappertutto sino ad arrivare a metà delle zampette. Sembra abbia gli  stivali.   Così gli ho messo il nome Stivi.       L'altro, bianco anche lui ma col pelo più folto, e con dei punti bruciacchiati d'un bell'oro  rossiccio che porta a immaginare  incendi furiosi d'estate... Si chiama Fuki.      Spesso si addormentano sulla sedia della cucina o sul divano quando faccio il sonnellino.   Così le nostre fusa si confondono da sembrare un'orchestra da camera.    A volte sento le loro zampette che si allungano per assicurarsi che ci siamo tutti e tre.     Io so che è così.     Allora do loro la certezza con una  carezza.   Subito si aprono gli artigli mentre una fiamma di purissima luce verde si accende e illumina tutta la stanza.    Sorrido e mi sento immediatamente tranquilla.         Poi.. tranquillo riprende il ronfare..
Mi ha commosso ieri la disarmante fiducia di quelle creaturine accoccolati attorno a me.     C'era l'aura dei boschi in loro, ma anche un poco di tristezza.    Credo persino d'avere sognato.   E nel sogno cantavo  una ninna nanna.     Una ninna nanna per tutti noi tre.       Sono certa che anche loro l'hanno sentita.

Mirka