fiume

fiume
fiume della vita

venerdì 30 settembre 2016

MA TI RICORDI L.




 Ma ti ricordi L. che corse?...
 col fiato grosso e con le chiavi in mano 

  la macchina sbuffava e pure i piedi nel l'energia di molecole esplodenti
  dando fuoco alla luna e poi anche alle stelle
 

 e la pioggia che batteva a grandine senza
 riuscire ad arrestare il passo imbizzarrito

né il sole di luglio che come forbice tagliava 
la saliva d'anima di polvere e di frutta     
    
e i sassi...

 te li ricordi i sassi scalciati col binocolo
che inciampare su gli squali non era certo gloria pei cieli ne per la terra

   ci si sentiva vivere nel balzo della Corsa
 irriverenti come sa essere la gamba nuda di una donna che si offre

e il pranzo era la cena e la cena un lento calice 
  perché la notte non finisse mai

 arroventati e lessi si aspettava il riposo delle stelle
    che tranquilli i cuori assicurata era la foga della Corsa

 esausti e mai sconfitti  col mondo ancora tutto da creare
 la ricchezza un profitto da             scalciare 

 il "noi" nel gioco della gioia rumorosa che riunisce  
rotto a volte dal singhiozzo mentre cambia di gradino 
 

Tu con l'impermeabile dal colore della panna un poco sfatta 
 portato con la disinvoltura del gran Dio

nella tasca destra il giornale coi titoli rossi in bella Vista
 nel l'altra un libro di Poesia che fosse l'acalmia dove scorre la vita fra lotte e fra follie

      io coperta invece dal l'eskimo pulito ma sempre un po sgualcito 
bandiera di utopie
svanite nel colpo della tosse preannunciato dal morso delle labbra troppo chiuse
  
 col Destino che si porta addosso e non si può cambiare 
malgrado gli scongiuri a santa Dorotea o al l' inflessibile Teodosia.

   Un pollice bastò a fissarsi l' Ombra della realtà sui muri e 
non ci fu Bibbia o dubbio filosofico capace di toglierla di mezzo

 e fu proprio Lei a bloccare il passo a NOI  mercanti lucidi di Sogni persi
 nel flusso vivo della corsa e...  non fu più nulla se non col sangue a sbalzi. 

E si vagò... con la luce in faccia e  la morte dentro 
le verità lasciate fra un colpo e l'altro di quel cuore chissà anche indurito un poco.


 Ho ancora quel l'eskimo in baule sai?...
 c'è uno strappo alla manica che assomiglia a un buco
 ma il verde è ancora quello anche se un po sbiadito.



Mirka


"Eskimo"  (Francesco Guccini)


  Nota. Poesia corretta dopo l'entusiasmo del Primo lampo emozionale.  Chissà se era meglio coi refusi del prima o la misura pensata del poi...

giovedì 29 settembre 2016

A VOLTE LA CHIESA -BACH-GOUNOD

Ieri ho camminato molto e mi sono stancata.   Sono entrata in una chiesa. Lo faccio spesso per tanti motivi, anche solo per trovare la pace in incontri veri, per trovare attraverso la forza di Dio, anche la mia forza e utilizzarla secondo la sua volontà e dentro la sua Luce. Mi piace la chiesa soprattutto quando non c'è affollamento per riti o consuetudine domenicali. Mi sono inginocchiata con l'umiltà profonda, quella che svuota da ogni Sé e da tutti i contagi di vanità e di altre forme inquinanti. Dopo il breve istante di sottomissione, le ginocchia cominciarono a farmi male. Così mi sono seduta per  continuare la mia meditazione. Improvvisamente come scaturita da un tetto aperto sui cieli si levò una musica a me molto nota. E fu ancora lì che trovai  il senso di tutto dentro ogni inizio. l'Amore che unisce gli uomini e dalla Terra li avvicina a Lui e...nel ricordo lontano...mi  sono ritrovata nella mia giovinezza frammentata e viva nella scienza di tutti i miei Sogni.   


 Mirka


 "Ave Maria"  (Bach -Gounod)

martedì 27 settembre 2016

ECCO... MORIRE È DORMIRE E NON SVEGLIARSI PIÙ



 Ricordo quando uno dei miei piccoli di tre anni mi chiese guardandomi negli occhi, che cosa volesse dire "morire". Restai sbalordita, ma non tanto per non impedirmi il controllo facciale. Sapevo di trovarmi di fronte a un bambino vivacissimo, dalla sensibilità acutissima, e con un'attività mentale fuori dalla norma, ciononostante un impercettibile imbarazzo lo ebbi. Non è facile dare una risposta che non sia una favola, ma che al tempo stesso non provochi traumi in una testolina di tale portata.     Anche allora, sebbene giovanissima soffrivo, a volte, di fortissimi dolori alla schiena che, quando non mi obbligavano a letto, imprimevano al mio volto, solitamente sereno e gioioso, la timbratura di una smorfia. Guardandolo a mia volta negli occhi e col tono più dolce e rassicurante che sentivo essermi corrispondente gli risposi    ecco     morire è dormire e non svegliarsi più con la certezza di trovare ad accogliere al risveglio tanti angioletti.     Ancora mi torna in mente quel ricordo con quella domanda fatta con occhi di un azzurro immenso e so che anche adesso gli risponderei come allora.  Dormire e non svegliarsi più.   Ecco... Un elevarsi al di sopra della terra dimenticando tutto ciò che ci ha ferito in profondità, le crudeltà dell'esistente e...augurarsi d'incontrare ad attenderci tanti volti buoni, gioiosi, amati,   che ci facciano partecipi della loro gioia senza nessun contrasto, nè agguato pronto ad afferrarla.  Gli angeli appunto. O meglio gli angioletti.

Mirka 


 " Il lamento di Federico" (Arlesiana -  Francesco Cilea)









domenica 25 settembre 2016

IL TUO SORRISO NELLA NOTTE (THEODORAKIS)



Ovunque sei quando vorrai, se tu mi stai cercando anche se sei in capo al mondo, incontro a te io correrò.   Il tuo sorriso nella notte, verso di me mi guiderà, se c'è una stella che  mi aspetta anche nel buio la vedrò (Theodorakis)  


 Ricordo come fosse stato ieri.  Mia madre ed io. Felici e mano nella mano si camminava, si "cinguettava", ma cambiando immediatamente le tonalità quando si  passava alle cose serie, ci si fermava davanti a un negozio mentre io con l'occhio percorreva tutta la strada che ci separava da "quel" Caffè  dove solitamente andavo e dov'era di casa.  A un certo punto, si era tra la chiesa del Gesù e a due passi dal teatro argentina, ( Roma) quasi l'avessi sempre avuta in gola e aspettasse d'essere liberata mi uscì questa canzone. Abbozzata o forse più sussurrata alla mia anima nel dialogo di ogni giorno più che a un sensibile visivo, sempre più forte e in crescendo poi ( La felicità mi porta sempre al canto). La gente cominciò a voltarsi, a sorridere, a  fermarsi,  ad accennare un passo di danza e infine ad unirsi. Una rivoluzione di strada insomma, da incidere la memoria di profonda Gioia e del senso ultimo di tutto. Comunicare -Unire ognuno coi mezzi che ha. Anche oggi 4 Dicembre 2016  i miei occhi rivedono tutto di quella scena stupenda che per due ore vide ballare incontrastata la Gioia,  tutte le multe strappate e al contempo i rapporti disciplinari, per dare vita solo  a un Unica grande favolosa cordata di allegria che spesso mi ritorna in mente con infantile felicità ma con adulta consapevolezza. 

Mirka



"Strosse To Stroma Sou"  (Mikis Theodorakis)

 
Forse tramonterà anche la luna    mai quella Stella che gli occhi  videro spuntare al tenue abbozzo della sera e come ultima a sparire.  Lei. Piccola stella sovrana legata ad altre sovranità.    Misterioso  sostanziale impalpabile imperscrutabile limpido tremore di luce in perpetuo dinamico  apparire e nascondersi, forse perché viva sulla terra un pensiero che si rigeneri come chiave che si congiunge a lei abitatrice di un Universo Palazzo che tutto vela mentre risplende vanificando ogni scienza d'uomo.

venerdì 23 settembre 2016

SEGUGIO




La mia priorità fu sempre la Ricerca  di 
innamorate Identità.
La Musica come oceano placentare che non conosce sosta
se non per Volontà del Superiore vento.

 L'amore vero riflesso a onda o a guizzi
 nella molteplicità di tutti gli specchietti trappole
così poco incidenti al l' occhio che trafigge i cieli
rinviati a Uno che li punisse con fermezza tutti.

 Non ebbi smanie a troni né a incendi prodighi
 di sentimentali reminiscenza formato lirismo o piagnistei
 ma ho desiderato, sempre, a realizzato di eternità che bruciato ha il tempo
che si potesse sincronizzare l'ora su un caldo Regno a colazione. 

Nella allegria quasi sempre misurata
 ho portato con me bagagli di pesante eredità 
 ma come equilibrista del triplo salto bilanciati col furore della marcia o
 dai delfini quando giocano al pallone e tutto è lì vita e compiuto.

  Più incline al Donare che al chiedere favorì
 ho dispensato Vita e forziere portando in sella solo l'usignolo
  onesto e fiero del suo Canto senza la gogna della gabbia 
fino a sfinimento del giorno e poi anche della notte.    

 Una sola certezza continua ad alimentare il cuore.
La certezza che quei Sogni vibranti oltre la mia stessa storia accennata
rubati  (forse) da un bravo ladro di passaggio come me 
possano diventare ordito di centrale luce con ombre lievi solo alla cornici.   

 Nessun protocollo o codice mi fermò se non la nobile Signoria  nera 
così poco sorvegliata se non per Serio gioco di scudetto
 organizzato per universale vita conducente al grande fuoco
perché sfidato audace e divertente si stabilisse su l'ora stabilita dal destino.

 E ho Fiutato.

Fiutato  come fa il segugio con l'odore certo
ogni inganno col cappello da signore
 a cui non diedi tregua alcuna silenziosamente o con parola dritta
e offrendo per lama il bianco autentico del mio petto forte.    

Che altro ancora posso dire del Segugio vivere se non
 che gioia ancor mi resta a quella Isola dei pesci
 in credito di scherzo o di sorpresa buona
a cui fare capo alzando scanzonata il rosso del rubino che saluta ?    



Mirka   


"My Heart Will Go On"  ( theme Titanic film)










mercoledì 21 settembre 2016

CHIARORE DI FELICITÀ




Seduta su una panchina aspettavo che la sera scendesse.    Dopo qualche operazione, un tantino complicata trovava dimora al centro di una panchina, osservando, senza essere vista, i bimbi che giocavano,  le mamme in chiarore di felicità.  Non c'era aria di fretta in torno, che la felicità il Tempo non conosce.    Il cigolio di un'altalena catturò per un istante tutta me stessa. Sentenziò subito la Sorte su l' illusione d'eternità portata via dal vento.    Un uccello cantò forse a uno stato di festa in dissolvenza.    Sorrisi per un sillabario noto solo al mio cuore.  Frullato di spavalderia e risonanze.    Poi     tutto tacque     finito il giorno    un Sogno senza fissa dimora  in risposta alle gambe diversamente in moto     lente a riprendere il cammino.


Mirka




 "Sogno"  (Traumerei Kinderszenen -n.7 -R. Schumann)


lunedì 19 settembre 2016

IBRIDO COMPOSTO




Piccoli gendarmi       le lacrime  
sempre pronti a sparare sul primo ladro di cuori  

 giocai con le essenze agrumate  
 s' affacciò l'ouroboros  

trasformata in complesso composto
  rise la sera   
ibrida profumò la stanza. 


Mirka  


"Il Cielo in una stanza"  (Battiato  -Charlie Chaplin)




Nota:  Per chi non lo sapesse l'ouroboros è un serpente che divora se stesso per partorire se stesso

domenica 18 settembre 2016

FILO ROSSO





Come bambino senza memoria se non per il Latte mancato  
 ho vibrato di epica eredità  nel l'Oceano dai mille suoni e pianti  
 il filo rosso in mascella e fuori ogni paccottiglia di sentimentalismo
camuffato da rissoso trigliceride fatto pinna di  pallide triglie .   



 Mirka  




"Blowin'in The Wind"  (Bob Dylan)




"

venerdì 16 settembre 2016

ROMANZO INCOMPIUTO





 Ogni partenza per     era un respiro affannoso che si calmava sul predellino del treno o dell'aereo,  ma  ogni addio era un viaggio senza ritorno.  Un viaggio con l'ansia del deserto da riempire di ciliegie e melograno o un ghiaccio da scaldare con la febbre che saliva col mercurio di un'invisibile asticella, le mani frenetiche fra una pausa di Scrittura, telefono, grattatine alla matassa di bracia dei capelli, baci all'aria che si annidava, nodi da sciogliere con la mano al telefono,  il bisogno sempre nuovo di dirsi  tu sei qui, noi esistiamo se siamo insieme.  Ed era questo l'unico modo per conciliare quelle mani sempre in perpetuo movimento. Movimentate vele coi delfini in  gioco, il corpo  frutto maturo per essere liberato dal l'inutile peso di un tronco comune.   Si era appreso un linguaggio segreto, tutto nostro, tra lo scherzoso e lo scrupolo che rende serio anche lo scherzo e che spesso ci lasciava balbettanti ed estenuati per aver messo tutto  di noi tra sentimento e intelligenza, per cui anche a distanza, o mentre si parlava al telefono se ne poteva vedere la luce che illuminava i reciproci volti riflessi in un Immaginato specchio che rideva.  Ci si scriveva infinite lettere. Lei nel grande terrazzo di casa, lui nel suo studio presumibilmente ordinato o pensato tale.  Ma per lo più il mezzo più efficace di comunicazione era affidata all'intuizione che assumeva sostanza di forma e colore più che di parola così facile nel depistare dalla verità del sentire.    E finalmente il nuovo incontro quasi sempre coincidente coi reciproci impegni, qualcuno organizzato da Lui.  Venezia, Firenze, Milano, Zurigo,  Berlino,  Roma,  e le altre strade del mondo. Un frullare di ciglia   la valigia con la cerniera sempre pronta a esplodere     la danza dei taxi o dei treni    l'alchimia come deterrente di comunicazione    il coraggio che disegna e cancella ostacoli e prove e si trova vincente. Che uscire dagli schemi è vittoria di Sé e d'amore.   Eppure qualcosa non tornò in quel l'ingranaggio perfetto. I ritorni erano sempre una tragedia con a dosso un'impenetrabile senso di sconfitta e   come di perdita. Non la sofferenza naturale di quando si è costretti a lasciare la persona amata, ma quella più dolorosamente sottile di un Sé che viene a meno o se ne perde un pezzettino. Restavano è vero, a mezzo del l'aria, gli occhi vivissimi di entrambi che bombardavano luce, ma un velo di insoddisfazione restava. Un'insoddisfazione che lavorava su l'inconscio pur con la ferma volontà di non opporsi al Destino.  Fra una pausa di razionalità e un'altra di meditazione, mai veramente a fondo, a soddisfare la vanità di lei spiccava l' adorazione di lui nel piacere visibile di sentirla parlare. Un parlare che lui chiamava la sua melodia  infinita. Una sinfonia che si sostituiva alla realtà diventando spazio su cui navigare. Bello sicuramente ma non appagante per cui qualcosa andò storto. Eppure i connotati per essere un romanzo concreto e a lieto fine non mancavano se...Se non ci fosse stata la pretesa da parte di lui di quella disciplina (militare) che a lei ricordava il filo spinato di Dachau anche se costruito con fili d'oro e pietre preziose. Ecco, questa era la sensazione che si portava a presso dopo ogni incontro,  rendendola inquieta, nervosa, negativa sino al disfattismo. Che per lei l'arte come l'amore era conoscenza seria ma in punta di piedi, proprio perché ci si avvicina al l'imponderabile sacro, uno studio attentissimo senza distrazione, esaltante e insieme prudente, un Sogno prolungato e continuativo di Bellezza trascendente la stessa fisicità, attraverso mille forme, con la manifestazione di energia che rinasce ogni volta da una pioggia d'oro o da Leggi non scritte che riempiono il Se e liberano l'universo e da cui l'ispirazione trae la sua intensità. Si adeguava è vero anche se oscuramente sentiva che per venirsi veramente incontro, comunicare e realmente comprendere non bastava la volontà che spesso ci si chiede senza trovare risposte valide ed esaurienti, ma alla fine anche il nostro istinto si concilia con la coscienza. E lì riunisce come fa il Cielo con le stelle senza il danno dello scontro. Che a volte si crede di conoscere e si soffre perché "qualcosa" manca al l'appello fino a che non lo completa l'azione del Tempo che dà ragione a un nostro misterioso sentire.       Rimpianti? No. Che la natura va assecondata guidandola con la profondità lieve di chi vuole vederla crescere ricca di germogli sempre in fiore e di frutti buoni da donare ai passanti, mentre degli occhi rivedono il Castello di Berlino 37, Anna la dolce domestica sdentata e dal naso sempre rosso, ( consolava la sua solitudine col vino), il lungo maggiordomo che sembrava un faro sempre spento, l'interminabile Steinway, spartiti anche su la testa, grammatiche di tedesco a terra e sul cuscino, un quaderno e una penna sempre nascosti in tasca, una giovanissima ragazza alla finestra sempre troppo incantata a guardare il cielo e un prato  (immaginato) su cui liberamente danzare a piedi scalzi, la percezione quasi allegra sulle gambe impazienti per l'ingaggio (stabile) al Theaterkasse saltato ad altre vite più ubbidienti e brave, il cuore un poco pesante per il pianto, forse, di una madre, la leggerezza scalpitante verso ogni sentiero ignoto, Protetta dal l 'Esercito di Angeli con scudo frecce ed arco.  No. Non tengo Rimpianti per questo Romanzo restato Incompiuto forse per intercessione divina o più ancora per la forza di una indomabile natura. Un Sogno. Questo si.  Ma cresciuto dentro al regno della Libertà guidata con Amore INCONSAPEVOLE che spesso solo a posteriori si comprende che ciò che si era dato era Amore e solo amore. Quello che irradia sempre Programmi di luce in coppia a un'idea razionale mai disgiunta dalle Leggi del cielo (pur non conoscendone l' interpretato se non per la gioia che trasmette il cuore) col prudente dubbio che implacabile fruga o...per una misteriosa Fede non sottoposta a nessun numero che non sia il Compiuto dei cerchi.


Mirka 


"Andante" (n. 21 -C Major -  K 467 - Concerto per piano e orchestra-W. A. Mozart)







  Nota: Questa non è una fola (favola, invenzione) ma un pezzetto di un mosaico che si chiama vita.  Vita fatta da tante vie spesso intricate come un labirinto da percorrere inseguendo la corrente, e dove ci aspetta all'angolo di una via il bivio per una "scelta"  verso la quale il Destino opera e spinge anche noi, nomadi erranti e in cerca, speranzosi di un filo avvolto fra le mani da non perdere mai come impronta che ci ha lasciato la sorte,  prezioso inciso della propria reale individualismo, nata dalla sorgente da cui veniamo.  In zampilli sempre diversi, proprio come un teatro composto da tante scene...e che mi piace condividere fin che.

lunedì 12 settembre 2016

BALLATA DELLA E






E      
correvano insieme   
verso l'unica Direzione  
senza averne concordato la Mèta
 se non nella fibrillazione della grande arteria 
che porta direttamente al cuore.

 Perdevano il fiato 
e
 li spingeva Orione dentro ogni vento.

Sfiancati dalla corsa parlavano gli occhi 

questo bastava per ricreare felicità nascosta 
a riserva di sfiancato.

 Rinata l' Energia riformatasi 
da l'indomabile mistero che partoriva Soli
si immettevano nei flussi che produce placenta
 e
consapevoli navigavano mari di Bellezze 
 che mai si arresero al Tempo o lo insabbiarono 
svettanti invincibili spazi navigatori
e
vortici di amplesso aprirono 
 sempre curiosi su quel verde
che fortificava il bianco del l'anima di sangue
 e
 i polsi delle vene 
fin ché non  finì il fiato.  



 Mirka



" Sto Perigiali" (Mikis Theodorakis)



venerdì 9 settembre 2016

COME CADENZA




Calmo è il mio strazio       Oggi   e affilato   
 assorbita in una irragionevole nostalgia di Assoluto.   
 Nel mio gomitolo dipano intera la mia solitudine 
cadenza d'orologio al muro.   


 Mirka 



 "Preludio"  ( Op 28 -N.4  E min -F. Chopin)

giovedì 8 settembre 2016

CONVINCIMENTI





Disoccupata a sguardi 
 io mi convincerò 
di poterli riprendere oltre 
lo stesso tempo che li separò.
 Tu precursore di mondi ignoti 
nei quali io navigai come 
l 'affresco di un murale  
sempre trafitto da un raggio
 ombrato di malinconia.  

Mirka 



"Adagietto" (V Sinfonia  -Gustav Mahler)




mercoledì 7 settembre 2016

FOGLIE E LA RESA DEGLI UOMINI



Una palude di foglie  s' agitò ai miei piedi
  immagini di uomini arresi  
risucchiati da una terra indifferente.  

Mirka   "Dance Macabre" (op 40 -Camille Saint-Saens)

lunedì 5 settembre 2016

UNO PIÙ UNO FA SEMPRE DUE




Era meraviglia il prato che si vedeva             crescere
sotto la terra impollinata di giallo e di vermiglio

 ma la gelata era in agguato
 e violenta e cattiva venne
come impazzito drastico cervello

 coi piedi scalzi e la sottana al vento
 mi hai lasciato mentre impassibile
continuava con le sue varianti il Viaggio
                              
 si produssero le ore come incidenti di percorso 
 dentro a uno specchio che le rifletteva tutte 
come scenario che si osserva 
da un treno in corsa e senza un preciso di fermata.

 Una scienza che sostituisca l'arte sarà d'ora in              poi
 quella che dovrò imparare                    proprio io
 così aliena al Credo della logica di quel 
Uno più Uno fa sempre Due.   

E si giocava a fare i grandi
 senza alcun volto che non fosse 
la  birichina nudità degli occhi 
affilati come splendidi tizzoni    
 capaci perfino di infilarvi dentro il Diavolo 
e qualche buona coronata Partita a scacchi 
 mentre Cupido intanto rotolava come un matto
 in fenomenologica  astinenza 
che si chiamava Verità del gioco 
  quello che scotta   vince   o si butta a terra 
 con l'incoscienza propria degli adulti fatti troppo Grandi
che ridono dei naufragi.           e per poco,
  anche salvandosi,       dalla potente accomodante noia del
così fan tutti    vinca il più forte e resti in gabbiano regale in sella.


Mirka  



"Toccata"  (Partita n.6 -Johannes Sebastian Bach)




Nota: sono in dubbio che l' esecutore della Partita sia veramente Glenn Gould, ma è così somigliante che ho scelto il pezzo musicale senza incertezza alcuna.

domenica 4 settembre 2016

NON SO






Il tuo
 fu un ricordo doloroso
  bello come un tramonto d'alba luminosa.   
  Fu inganno o 
abbaglio di retina troppo lucida quel 
tremore di ciglia ribattuto
 su la fissità di un angolo 
che solo tu vedevi al centro di un lontano? 
Non so.
 Eppure io ho sentito  l'allodola cantare
 O  forse  era solo il gemito 
d'uccello                  impallinato.
Non so.


 Mirka 

"I Have Nothing" (Whitney Houston)