Dura la gola La sciolse la Musica non lo sbadiglio.
A volte capita che la gola si chiuda e non ci sia verso di sbloccarla. Fa male quel duro che sembra pietra che nulla ha a che fare con la Pietra dei filosofi! Feci di tutto per smuovere quel conflitto situato un poco più su dal centro del corpo, ma tutto si dimostrò palliativo. Decisi allora di uscire. L'aria ha sempre avuto una forte presa su di me. Mi dà energia e al tempo stesso mi fa godere di tutto. Dai profumi che annuso e che mi diverto a distinguere, un fiore sbucato da una crepa, ( una volta ne ho trovato uno su la crosta di un muro), un uccello, il volto delle persone. Debbo sempre stare attenta a dove metto i piedi, trasognata come mi sento. Eccomi allora in cammino. Senza una meta precisa ma con buone possibilità di trovare quella confacente a cambiare in leggerezza la pesantezza del momento. Mi hanno insegnato che il sole di fine maggio dà velocità alle gambe, ma dal momento che tutto è strettamente collegato al cervello e il cervello all'anima, dovetti ammettere,anche questa volta, la storiella della prima, la scientifica verità della seconda che, gola e gambe quando sono sassi non li smuove neppure maggio. Cerco allora di mettere in moto la fantasia. Sono a Villa Scacciapensieri in veranda a fare colazione col profumo dei glicini, i tetti senesi nello sfondo, i prati verdissimi, i dipinti del Lorenzetti. O nella villa di S. Michele dove "quella" volta, dopo l'ebbrezza per avere rimirato tutti quei poggi tanto cari a Lorenzo de Medici, mi misi a saltare sul letto a baldacchino rompendo una delle tende e invece di provare dispiacere ridevo come una pazza. Un modo piuttosto sconveniente per la castellana come avrei dovuto sentirmi. L'aria che ora sto respirando mi afferma però che sono a Roma e Trinità Dei Monti mi sovrasta gli occhi. Villa Medici e il suo roof-garden con vetrate a 360 gradi sui tetti della città che un tempo fu anche Imperiale. Anni fa ci sono capitata per un aperitivo. Roba passata. Bella. Elettrizzante ma... ei fu. Alzo le spalle e passo oltre. Non mi piace inseguire il passato se non per rivivere, i lampi che mi ricomunicano gioia e allegria. Arrivo davanti a una chiesa. Entro. La chiesa è affollata. Alcune teste sono congiunte tanto da formare un unico cestello. Sembrano cannucce così mescolate si che il nero diventa giallo e viceversa. Altre teste si danno un gran daffare spingendo all'estremo il collo in cerca di un volto noto, qualche altra sta incollata all'altare o nella direzione da dove sarebbe uscito il sacerdote. Anch'io guardo l'altare e penso al mistero del sacrificio che di lì a poco si rinnoverà. Povero Cristo dico a me stessa immolarsi per tanti idioti moltiplicatori di idiozia, cattiveria e crimini! Che è valso donarsi, darsi a gente che neppure nell'ultimo istante troverà la luce del pentimento che redime almeno davanti a Lui? Il dolore alla gola mi dà una stretta come il torturatore del pittor Cavaradossi nella Tosca di Puccini. Deglutisco più e più volte. Ma ecco che delle note si levano da dietro le mie spalle come scaturite da una fonte misteriosa e magica. Ta ta tataa ta ta ta taa tataa ta Re doo si laa sol sool fa Mi re do sii la laa sol Sol fa sol mi fa re mi volto stupita per cercare chi suona una delle melodie che perseguitò la mia giovinezza. Una testa di donna si affaccia alla balaustra. Così lontano non ne distinguo bene i caratteri ma ne intuisce la fessura della bocca allargata da sembrare un emoticon proprio come quelle faccette che si usano ora su i tablet. L'organista invece è di spalle. Ne vedo solo la testa piatta e di un nero sbiadito più vicino al l'argento. Sento rotolarsi della grandine sul viso. Ma no! Altro che grandine è acqua benedetta. Acqua che sta trasformando la pietra in molle e dolcissimo sciabordio. Svelta tiro fuori dalla borsetta gli occhiali neri e con gesti lentissimi li indosso. Il potere divino della Musica ha vinto ancora una volta. Da uno sbarramento che teneva bloccata la gola, al volo sciolto nello spazio. Incredula e stupita posso finalmente concentrarmi e seguire attenta tutte le fasi del sacro rito. Cosa che solitamente mi riesce difficile che, nella testa mi passano tante cose. Ma la Musica ha alleggerito,purificato e portato all'essenziale. E tra me mi dicevo mentre ancora i goccioloni scendevano senza che io avessi nessuna voglia di fermarli " Ecco la mia Amante segreta che non ha mai bluffato, bella come le tende di Kedar e stabile come sigillo di fuoco sul braccio e senza macchia,(Cantico dei Cantici) la mia Verità centrale, guidata, come sempre, dalla mano sicura della passione e dell'amore è, l'onesto inestinguibile fuoco, la mia coscienza e forse anche l'ultimo bacio. Seduzione vestita da Incantesimo per persuadere di nuovo che la Vita è onda di alte e basse maree e infine mare... alito fecondatore soffiato su delle strani eccitazioni, vertigine del più alto vertice di un Se profondo" raccolto ora, da un desiderio istintivo e inspiegabile di resistenza a lasciare quella chiesa e come semplice grazie regalarle anch'io il mio canto (cosa che feci nel Sanctus). Troppo lirico questo Hosanna ? Forse. Ma è facile entrare in questo eccesso di esaltazione alla bellezza quando non si è un Ungaretti. Comunque è stato un forte coinvolgimento. Peccato che sul finire della performance nel Joy of man's Desiring di Bach quel l' organista prendesse la "rincorsa" con una velocità tale da parere un gabbiano (reale) ovviamente, più che un ottimo interprete. Un'artista, chissà, forse anonimo (a me sicuramente) e sconosciuto ai più dei fedeli raccolti per il rito sacro, ma probabilmente anche un poco suonato. Si fa per dire. Ché eseguire così solo ai veramente grandi è dato sentire.
Mirka
"Adagio" (Concerto in Sol min-Tomaso Albinoni)
Nota: Una precisazione per far capire il senso della frase messa sotto la fotografia. Nella tecnica del canto per rilassare (sciogliere) la rigidità della gola si usa , oltre le varie smorfie facciali, lo sbadiglio