fiume

fiume
fiume della vita

mercoledì 31 dicembre 2014

AUGURI PER IL NUOVO ANNO 2015




Auguri  santi a tutti coloro,me inclusa, che hanno saputo trasformare il vecchio anno in un Nuovo di Pazienza,di Speranza e di Fiducia malgrado tutti gli sconforti,le paure,i dubbi che ne avrebbero voluto la resa.  Affido allora questi AUGURI all'uccello che grida mentre si libra in volo con le sue piume colorate affinchè li porti là dove non esiste il male.   Un

 grazie ai tanti Uomini sconosciuti e anonimi di buona volontà che continuano a dare riconoscendosi in quello che ho detto sopra e che di ogni muro hanno la capacità di farne fogliame di autentica forza affinchè il Mondo migliori con l'umanità,l'impegno costante che accomuni tutti nella Verità di ricerca,per la Pace,l'Accoglienza,l'Amore spoglio da ogni egoismo. AUGURI

 Mirka









""Amazing Grace" (Tradizionale)



sabato 27 dicembre 2014

TRASFORMAZIONI



Un calice di Amarone cadde sbadatamente sulla bianca neve. Un rubino di luce segnò il Primo Passo Strano.

 Mirka


"Milonga sentimental" 



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mercoledì 24 dicembre 2014

I MIEI AUGURI NATALIZI DIFFERENZIATI





Auguro BENE a tutti coloro che nel tempo mi restarono Amici fedeli e leali nelle alterne vicende della vita.




SERENITÀ e continuità di bene a Maria e a Gianni Bonfà. 

CORAGGIO e Realizzazione sudatamente meritata al poeta Andrea Mariotti che combatte il suo quotidiano da guerriero della terra.

  COMPIMENTO Gioioso d'Amore a Mirella anima vibrante di autentica Fede testimoniata dai fatti senza rumore di vanità per farlo sapere.

 PROSPERITÀ Lavoro Salute e Crescita Evolutiva forte ed Armoniosa alla MIA FAMIGLIA dono  prezioso avuto in prestito e del quale spero d'aver contribuito a concentrare e ad allargare con Amore Consapevole quanto disinteressato ogni Valore  universale al di fuori da ogni egoistico tornaconto.

 A "ME MEDESIMA" auguro di ritrovare quella GIOIA persa e lasciata sul treno di quest'anno pesante e così lungo da non sapere più che ebbe a  chiamarsi Anno 2014.


 A TUTTI GLI ALTRI  

 Agli Impostori,agli Imbroglioni, ai Disonesti, ai Blablablablera,ai BaciaPile, alle Lingue doppie dal cuore ancor più doppio,ai Perbenisti trasformatori abili di feticci agitati a concrete pseudo fasulle opere di bene,agli Untori canaglie che, della vita ne fecero finzione permanente,agli Occulti Giocatori di Scacchi tesi a truffare chi con  ingenua fiducia sperava nell'Intelligenza più che a  un preciso lavoro tecnico studiato su altrettante mosse precise e ciniche. A chi della vita fece solo una febbrile Competizione rincorrendo il lampione elettrico pieno di fuliggine e fumo anzichè fermarsi alla vecchia romantica luna,a riflettere su un fiore cresciuto nel tunnel di una strada. Auguro e affido questi miei auguri all'Implacabile Legge Del Triplo (fai una buona azione e ti ritornerà indietro 3 volte,fai una cattiva azione e ti ritornerà indietro 3 volte). Senz'altro aggiungere SO con certezza che nel Tempo stabilito da quelle stesse Leggi tutto prenderà la strada che con giustizia e tranquillità aspetta. 

 IN LETIZIA BUONE FESTE E A PRESTO.


 Mirka


"Go Down Moses"





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lunedì 22 dicembre 2014

FRIGIDA LUNA



Frigida sei, luna, stasera.
Giochi sulla sete 
come ambrosia che si ofre

 e subito svanisce
riverberi di ludica aurora richiami
 nostalgia e  rancore.
Liberi metterò sopra i fili del telefono i sogni
 e più non te li affiderò. Così mi ripeto
 mentre in cuor mio li invoco e di me rido.


Mirka









   "Free we-are free"11






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domenica 21 dicembre 2014

L'ALBERO DI NATALE

Quella che ricordo è una casa piccina. Piccina come quella delle cartoline di Natale di una volta. Quattro stanzette quadrate, una stufa di ghisa al centro della cucina, le erbe odorose sul piccolo terrazzo anch'esso quadrato, un pezzetto quadrato di terra dove si raccoglievano le verdure di stagione, un albero di nespole e uno di mela, pioppi in fila come una processione, il chiacchiericcio di un ruscello compagno di tanti sogni audaci, la ferrovia poco distante e tanto tanto verde. Uccelli d'ogni tipo da parere aria loro stessi. La campana della Chiesa portava sempre alla casetta i suoi rintocchi a cominciare dall'alba per arrivare a quelli del vespro la sera. La casetta era un brulicare alacre di vita lavorativa, frammentata dall'improvviso di un canto, qualche parola necessaria per comunicare o dare corpo a una presenza. Chi lavava i panni nel grande mastello di legno, chi li stendeva e poi li stirava, chi cuciva vestiti bellissimi, qualcuno anche per me e che io indossavo davanti al grande specchio distraendolo perché spostavo continuamente gli occhi al mistero dell'adolescente in sboccio che ci vedevo riflessa e alla quale rivolgevo domande scottanti senza mai averne risposta se non attraverso odori acri primitivi genuini che mi facevano scostare bruscamente da quel corpo acerbo ma capace di formulare pensieri così impuri, che io consideravo peccaminosi pur sentendo nel profondo del cuore che non lo erano. C'era chi lavorava ai fornelli nell'attesa che arrivasse l'ora per apparecchiare la tavola tendendo l'orecchio all'uscio da dove si sarebbe stagliata l'imponente figura del "gran capo" , il nonno. Così lo si chiamava Il nonno "gran capo" si chiamava Luigi, ma tutti lo chiamavano Gigion. Era ferroviere, ma con un talento naturale per il disegno, le caricature, le piccole sculture, una manualità straordinaria da suscitare in tutti meraviglia e piacere. Piuttosto autoritario da mettere soggezione ma buono. Una bontà rude e semplice che con generosità elargiva agli abitanti della casetta assicurando il nutrimento e tutto ciò che era nelle sue forze offrire. Tutti lo temevano meno la sottoscritta che, appena ne intravvedeva l'ombra sulla porta, gli si aggrappava sino a quando aveva la certezza che si fosse seduto su una delle grandi sedie di legno impagliate e quadrate anche loro. Lei allora gli si stendeva ai piedi protendendo tutto il volto ad ascoltare le sue storie incredibili, forse inventate o forse anche no, le trame delle opere raccontate con modulazione di voce e toni da provare la sensazione d'essere a teatro, ascoltare le canzoni della tradizione emiliana, e qualche classica napoletana o pezzi d'opera. Perché il nonno aveva una gran bella voce di basso e perfettamente intonata. Il nonno non era credente, come del resto nessun componente di quella casetta, però si respirava una sorta di religioso rispetto nell'osservare i santi del calendario, riportando qualche spezzone di vita diventata miracolo o leggenda. Un miscuglio di visibile e non, di speranza e d'oltre che puntualmente si allontanavano con le docce fredde della realtà, delle lotte sulle ingiustizie mai vinte, sul vivere senza che gli esiti positivi incoraggiassero le speranze a farsi concreto filo conduttore. Credo che il nonno fosse anarchico sino all'ultimo pezzettino delle sue viscere anche se all 'esterno non lo diede mai a vedere, ligio com'era alle leggi sino all'inverosimile. Ecco. In quella casa piccina ho passato la mia infanzia. Serena. Poi gli anni del collegio e di nuovo ancora per un poco lì, in quella casetta da fiaba. Il collegio. Sette oscuri durissimi anni per quanto lo studio del pianoforte e della recitazione riuscissero a far guizzare, a volte, la mia individualità tendente alla chiusura e a un riserbo che indirizzava alla timidezza. Eppure fu proprio là, dove imparai che la realtà non è mai scissa dal l'apparenza, anzi più apparenza che sostanza, e appresi l'arte del sapersi "ruffianare" qualcuno che "contasse" per addolcire il peso di un quotidiano che altrimenti sarebbe stato insostenibile. Per me fu la protezione della Superiora (Madre Badessa) e di qualche altra monaca "che valeva", avendola preso a ben volere e risparmiandosi (almeno) le levatacce mattutine delle 5. Come sopra detto in quella casetta non si recitavano le giaculatorie, ma si era osservanti delle tradizioni, delle Feste Raccomandate. In prossimità del Natale un tavolo della cucina veniva sgombrato. Lo si metteva davanti a una parete e da lì partivano i preparativi per "creare" il Presepe. Dico "creare" perché quello che saltava fuori alla fine era un autentica opera d'arte. Un capolavoro da esporre agli occhi di tutti e del quale restare a bocca aperta. Le statuine erano in terracotta e colorate fatte tutte dal nonno. Chissà che fine hanno fatto. Il muschio sempre rinnovato e fresco, l'acqua che zampillava di qua e di là, il grande cielo azzurro con le stelle sulla parete sopra al presepe. Ma non c'era l'uso dell'albero. E a me questo mancava anche se questo desiderio mortificato se lo custodiva dentro. Poi un bel giorno "Qualcuno" entrò nel segreto del mio cuore e pensò di regalarle un pino vero. Enorme. Alto fino ad arrivare al soffitto della casa, e grande come tutta una delle quattrocentesca parete. Potevo avere 14 anni e da pochi mesi ero uscita dal collegio. Ruppi il salvadanaio e con il mucchietto tintinnante di monete, col cuore che batteva forte andai a prendere tutto del più e tutto del meglio per addobbare quel magnifico albero. La casetta ora era un via vai silenzioso di gente che sostava, guardava incantata l'albero e guardava me, sorrideva, esclamava oh di meraviglia e velocemente si asciugava una lacrima lasciando in silenzio la casa. Io risplendente come un faro. Un faro di luce rubato a ogni palla colorata appesa all'albero. Ma soprattutto rubata alla Gioia trattenuta a fatica ed esplosa ad incendio su tutto il mio m. 60 che per l'evento parevano cresciuti il doppio. E non ci fu verso, urlo o preghiera a smuovermi da lì. Neppure la notte. A mezzanotte la campana della piccola chiesa cominciò ad annunciare con la festosità dei suoi rintocchi il rinnovamento del Prodigio, riportando a me una musica mai sentita prima. "Silent night". Un presagio di continuità nel miracolo natalizio. Qualche anno dopo mi chiesero d'incidere quella canzone in un disco. Cosa che feci con la voce di un Cielo pieno di stelle bagnate ricordando quel l'avvenimento misterioso,strano, gioioso. Ancora oggi, a distanza di anni, è tutto davanti a me, l'aria fredda quando volli spalancare la finestra, il canto di un uccello, l'acqua gelata del ruscelli che mandava bagliori argentati, il mio corpo un fuoco di vibrazione. Un tutto Uno con la Gioia, con la natura, con Dio, e senza più alcun sentimento d'invidia per la vicina con l'albero ritenuto il più bello della cittadina dove abitavo. ;Mirka< Nota: Si dice che il Primo amore non si scorda mai. vero. Che questo donato di albero sarà sempre un motivo per Ricordare la Gioia della sorpresa e a seguito l'adorazione della Contemplazione.  "Silent Nigth"




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domenica 14 dicembre 2014

SPECCHIO





Uno specchio è a terra.    Ai miei piedi tante piccole schegge luminose.    Dentro vedo  il riflesso  del pianto per ogni fatica,  la gioia per ogni conquista.   Moltiplicati e sempre Una.    In ogni frammento vedo l'intero  della mia anima.   Ognuna di quelle piccole schegge risuona e io le ascolto senza mai averne a noia.     Lì è la mia dimora.    Niente  potrà entrare se io non  voglio.    Nessun vento ostile, solo il dolce  zefiro perché rimpasti la gioia, le dia sapore di buon  frutto maturo, ne faccia gran festa, e faccia di ogni frammento un " buono" che continui a vibrare, anche quando mi sentivo cattivissima pur sapendosi nel giusto del bulbo cresciuto forte di essenziale spartiacque e sicuro.

Mirka



"Eine klaine nachtmusik  (kV 505 W.A.Mozart)





venerdì 12 dicembre 2014

INVOCAZIONE COSÌ







Mi piace andar per chiese, così.  Raccoglierne la sacralità del mistero, indugiare sul volto delle Madonne, penetrare la dolcezza dei loro volti.  Perché non c'è Madonna che, insieme alla bellezze, non mi comunichi anche la dolcezza.  Se rifletté indugiando sul pensante è sempre stato così.  Un mio doppio mai perduto anche quando l'arroganza della giovinezza mi dava vincente su ogni battaglia. Forse, chissà, un filo interiore sottilissimo che non poteva sottoporsi all'usura del tempo. Il mio personale miracolo.  Può anche mettermi a disagio il cupo di certe chiese, a volte persino paura, la voglia d'andare subito via, ma quando, sul procinto di farlo s'imbatté nel l'effige di un volto di Madonna, ai brividi di freddo che hanno girato per tutto il mio corporeo, subentra una tranquillità protettiva,  risonante di echi misteriosi come di prima vita cariche di forza alla quale io ci ho attinto. Quella che dovevo sentire quando stavo nel ventre di mia madre.  Così è stato sino alla maturità di adesso, assumendo uno spessore concreto e non più causale, ma necessario perché mi porta a delle radici con le quali apro un dialogo, libero, sincero, autonomo, fluido e scorrevole, dove la mia solitudine, fiera di sé, e custodita come freddi bellissimi gioielli,  scompare ed evapora in un prodigio riconosciuto attraverso Lei, luce trasmettitore che con sicurezza guida. Al di là del bene e del male, del dolore e persino di quella gioia sentita da me come vocazione di vita espressa nella musica, nel canto, nella poesia, in ogni forma di bellezza, nel l'amore, negli scambi veri coi miei simili.   Così è stato ieri nella Chiesa di S .Maria della Liberatrice al Testaccio. Era sera e tutto era avvolto dal buio se non per qualche guizzo di luce mandata dalle candele che rendeva ancora più inquietante il posto, la coralità biascica dei recitanti il rosario. Avevo fatto solo pochi passi dalla porta e senza esitare ho voltato  le spalle all'altare e a quell'atmosfera lugubre per incamminarsi fuori. Volevo respirare l'aria dei vivi, fosse pure mischiata al puzzo dei mercati sfatti, dalla monnezza che usciva dai bidoni stracolmi, quando l'occhio mi cadde su una scultura di Madonna col Bambino. E all'improvviso fui Figlia di quel grembo.   In borsa tenevo un quaderno e penna e di getto in piedi indifferente a tutto mi venne di scrivere questo.

 O Madre, umile ancella di  Dio, sei sbocciata come candido giglio nella palude della corruzione. Tu, donna del Si, sei il prezioso scrigno in cui il Dio ha riposto  il mistero della Resurrezione. Del tuo divino Figlio, tu donna del Si, sei stata mamma, sorella, figlia, discepolo; hai gioito nel cullato, hai pregato nell'ascoltare, hai sofferto nel vederlo in croce. E dalla croce Tu, donna del Si, sei diventata  Madre di tutti. Nella trasfigurazione sento la tua carezza.  Dalla mano di mia madre vedo il tuo sorriso, attraverso il suo assaporò l'amore di Dio profuso in Te e quello che fu il suo sguardo dolcissimo. A Te, donna del Si, consacro i miei smarrimenti, i miei dubbi, le mie ripetute inquietudini, le impegnate temperamentali focose come da Etna quando eruttato ha lava e scintille, gli sbalzi umorali, affinché diventino cuore pieno di Te. Accetta, è tuo per quel l'eternità ch'io o ovunque  ho percepito attraverso le stagioni, il sole e le stelle, l'idiozia degli uomini e altro senza poter spiegare. O Madre nostra e mia, bellezza purissima, nostra e mia Consolatrice, prega per noi, per me. Tienimi sotto la Tua alta protettrice finché tutto il mio tempo si sia compiuto. Tu sai, mi conosci e intera mi accetti. Che la mia debolezza diventi con Te e attraverso Te la mia forza, la mia unica arma, che con Amore abbraccia mentre si abbraccia. Io anima rivoluzionaria nel paradosso di un volo che bevve ogni goccia di quel fiume d'acqua dura che si chiama vita. Colpevole in contumacia d'essere stata dalla parte dei perdenti, proclamando sempre e comunque la cittadinanza per tutti come diritto universale, a modo di bandiera che sventolando si è elevata a coralità di un libero canto. A Te affido anche questo, affinché Tu ne tenga il giusto conto quando sarà. Grazie, un bacio.

Mirka

"Sogno di libertà" ( M.Theodorakis)





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domenica 7 dicembre 2014

SE LA CAVERÀ




 Ieri ero con la mia nipotina di un anno e mezzo. La osservavo, in silenzio,alternando l'attenzione con qualche bacio fuori da ogni pensiero. Mi ha fatto vedere i suoi giochi e il coniglietto di peluche,poi ha indicato con determinazione il computer portatile del suo papà. Lui ha capito immediatamente la volontà della bimba. Ha aperto il computer,ha preso sulle ginocchia la piccola e ha digitato you tube su un cartone animato. Il video era della serie della Peppa (mi hanno detto che i bimbi l'amano molto).  Io davo un'occhio al video,tre alla bimba,mezzo all'orologio. Ero stanca,molto stanca per una giornata piuttosto intensa e movimentata. Anche il suo papà lo era,avrebbe dovuto accompagnarmi a casa e ritornare alla sua dove l'aspettava una cena di lavoro,la partita di calcio (fiorentina-juventus). Lui tifa per la fiorentina e non se n'è perde una. Tra di noi passa un veloce scambio di sguardi. Lui capisce e dice alla bimba. Saluta la nonna che va via,mandale un bacino. La bimba sorride distrattamente,quasi per una reazione involontaria provocata dalla stessa parola evocante positivita,(bacini) poi con la manina mi fa ciao e mi manda due baci senza alzare gli occhi dal video. Come fanno i grandi quando hanno imparato come va il mondo i rapporti tra gli umani,interagendo con loro.
 La cosa mi ha molto impressionato e,con orgoglio appena un pò velato di malinconia mi son detta: "Se la caverà nella vita"  Carattere,personalità,simpatia,carisma e diplomazia non le mancano. Tutti ottimi ingredienti di armi e scudo  per affrontare col piede giusto l'attraversata...e  vincere.  Se avrà anche la fortuna come alleata e amica. 

 È una bella famiglia questa. Non da Mulino Bianco nè da quella sognata dal Duce,e neppure dallo sgranocchiare di giaculatorie e ave. Ma si respira Amore Responsabile e condiviso che fa di ogni sforzo e fatica  (dura reale vera) una concquista di "gradini" su dei NO affermati nel profondo di sè e qualcuno anche fuori per dare spinta ai Sogni di vita affinchè prendano il sopravvento  su quei "nati vecchi"  o di quei giovani diventati "prematuramente" vecchi tradendo il buono (faticoso) a favore di quella gabbia  di "benpensanti" da caffè  consumato con l'occhio guardingo. Perchè chi lavora coi sogni per compagni a presso, sa di sfondare la porta della primavera severa solo verso chi l'ha fucilata  per cieca egoistica stupidità  fatta tarlo che rode il futuro con occhi tristi costantemente rivolti alle tasche per far loro da guardia. Risultato tutto da vedere con chi regolerà i conti da Giudice giusto di un'unica regola. Un Bene  investito affinchè altro Bene produca.  (diario)





 Mirka


 "La Peppa" ( Cartone animato)






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LA TELEFONATA





 Mi sono svegliata con l'eco di una telefonata. Un sogno che pareva vero e non lo era.. Ciao ragazza, come ti va? Bene. Qui ci sono tanti colori di albe meriggi tramonti talmente intensi e belli da bruciare gli occhi. Una bugia bellissima che poteva fare male solo a me stessa.   E tu? Bene mi mancano solo i tuoi sogni. Ma sono vecchio. Vecchio anche per questo. Quella voce non l'ho più sentita e ancora oggi mi chiedo se mai ci sia stata, anche se so con certezza che da ogni anagrafe il suo nome è sparito per sempre. Nell'aria il rimpianto per non aver dato spessore di forza a quelle ali di gabbiano invecchiate dall'eternità del gioco. Righe luminose e d'ombra lasciate ora alla guerra tra vento e sole.  La mia stupida meravigliosa bugia che male doveva fare solo a me stessa.


 Mirka


 "Sogna ragazzo, sogna" ( R. Vecchioni)





iare

sabato 6 dicembre 2014

DEI TANTI SBAGLI UNO SENZA RIMORSO




Che altro potrei aggiungere se non che, tu, fra i tanti sbagli, fosti il solo a resistere senza procurarne il  rimorso?  Quasi un compito asimmetrico di un idea nata dall'improvviso di un'intuizione senza per questo modificare l'evoluzione reale se non per trasfigurare la verità appena percepita sul brivido della pelle liberata dai vestiti.   Un perfetto ordito nel fondo misterioso del fondale dove i segni e le figure s'intrecciano modificandosi per reinventarsi agli occhi senza cambiare la loro forma originaria.  Solo  i tempi, stranamente, non furono mai  in perfetta sincronizzazione.   Chiaro invece fu sempre a noi stessi  il suo dizionario segreto.  Vibrante fu sempre l' intelligenza che animò quello strano percorso di sensibilissimi animali sempre vigili e in agguato del più piccolo filo estraneo alla rete organizzata fuori dal nostro tessere lento su ali di fuoco formata da entusiasmo abilmente nascosto.   Non so che nome dare al tutto, ché il concreto mancò sempre al l' appello, anche se le più alte cime seppe l' Immaginazione osare dove solo le Aquile hanno il nido e imprendibile a ogni occhio umano.  Eppure fu proprio quel l' errore di omissione a svelare intera tutta quella forza gravitazionale a cui ora faccio da guardiana.

Mirka





"Lover man"




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martedì 2 dicembre 2014

IL CEFFONE



 Per lui era l'intoccabile, l' Indescrivibile.  E quando qualcuna osò  dire il contrario gli mollò un ceffone così forte e sonante da romperle il timpano. A volte torna in mente quel ricordo. Forza d'amore capace di trasformare una persona  irruente per temperamento si, ma fondamentalmente molto mite e profondamente buona in violenta forza d'uragano.  A volte ritorna la visione di quella  piccola stanza di pensione all'ultimo piano d'una via centrale di una grande città, la stufetta accesa giorno e notte d'inverno, il lampione giallo all'imbrunire, i libri seminati come primule o margherite, la Musica nell'aria dentro e fuori stanza, i Sogni belli a cuscino, baionette allegre con la prima luce del giorno.  A volte ritorna  quel ricordo con la prepotenza di un vento primaverile a riempire di dolcezza ogni angolo della casa, l'esilio, la Patria ancora tutta da scoprire. A volte  esplodono le cose e non fanno male.

Mirka

"Adagio"( G. min-Tomaso Albinoni)





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lunedì 1 dicembre 2014

E MENTRE RESPIRAVO ERA LIBERTÀ MA






  Mi sono Immaginata di trovarmi su una libera terra.   Con la giovinezza non ancora contaminata dalle crepe degli insulti, dai roventi quanto incerti minuti.   Ma fu solo sillaba di fuoco su sabbia bagnata.  Muta.  Immaginazione con un futuro a breve termine.  Pulviscolo di Casa mentre si discorre camminando per stradale e ad altro pensando.


 Mirka

 "O kaimos"  (M. Theodorakis)







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I TANTI MODI





Molti sono i modi d'amare, ma quello fuori da egoistici fini, anche se esclusivo, è Opera di fini cultori della vita Sotto pelle.  Scienza di unità che supera ogni regola se non quella scritta dentro il sapere del cuore, il suo diritto sentiero con le sue mille soste, indugi, deviazioni, ma con un codice ben radicato che non distoglie dalla mèta. Coordinate che abbisognano della sperimentazione per svilupparsi, crescere, giocare, senza mai distrarsi veramente. Un soffio, forse, di quella eternità parallela che ci vive accanto e, che, spesso ignoriamo per non anticiparne l'impronta su un calco senza più parola.

Mirka


   "Un Sospiro estrapolato dai tre studi  - Liszt"   







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domenica 30 novembre 2014

CONDOMINIO


 Continuo a meravigliarmi quando qualcuno che NON mi conosce suona alla porta  e mi dice: "Volevo salutarla e chiederle come sta. Lei ha un volto che mi piace. Mi è piaciuto da subito".  E allora sono io a chiedermi se la mia faccia abbia qualcosa di buffo da fermare la gente Tra me e me intanto pensavo " Non ho più il merlo canterino che mi viene a svegliare ma l'improvviso di un volto gentile.. 


 Mirka



"My funny Valentine"


sabato 29 novembre 2014

IL MESSAGGIO LASCIAMI RIPOSARE




 Ricordo in modo vago quello che invece  precedette con chiarezza la scena del sogno che ho fatto questa notte.  Era notte, ero alla guida (o forse eravamo in due) di un'auto forse neppure mia.  Credo fosse una berlina di colore verde oliva o piombo militare e mi dirigevo o ci si dirigeva verso la casa di Barbara, la Tata che avevo quando i miei figli erano piccoli. La motivazione di quella direzione mi sfugge.  Anche le strade non mi erano molto familiari.  Poco distante dalla casa verso cui si era diretti, sapevo esservi l'abitazione di mia madre. Volevo chiamarla al telefono per avvisarla del mio arrivo, ma non avevo il cellulare e non ricordavo il numero. Pensai (o pensammo) di recarsi da lei di persona anche senza avvisarla. Le avremmo fatto una sorpresa. Ed eccoci davanti alla sua casa.   Al posto delle mura c'erano dei vetri. Dei vetri molto spessi dai quali però si poteva scorgere un'immensa luce gialla. Una luce che non faceva male agli occhi, né disturbavano, ma infondeva sicurezza, tranquillità. Però non permetteva di vedere nulla all'interno. Il campanello mancava, così presi a  battere i vetri aumentando di forza come fossero pugni. Nulla. Nessun segno di presenza. Lei non sentiva. Nel centro della camera potevo scorgere un letto. Un letto di luce gialla. Delusi si tornò alla macchina dove sapevamo essere in attesa una piccolina, ( me stessa? la Tata a proiezione di protezione?) e un'altra persona non riuscita a  decifrare. Perplessa e un poco estraniata sono salita in macchina, preoccupata per la strada da fare, ma animata fermamente dalla volontà di riportarla a casa. La notte era al suo colmo. Avevo paura, e angosciata di non riuscire a trovare le strade giuste, ma la determinazione di farcela superavano la stessa paura. In me il senso profondo che ci sarei riuscita.   Cosa ho capito di quel sogno circoscritto alla casa di mia madre, coi vetri spessi come pareti, con la  luce diffusa anche sul letto ma senza poterla vedere?  Forse nella "nostalgia"  (acutissima a volte) che mi prende, e che vorrebbe portarmi a lei, sta il contrapposto, invece, nel dovere di proseguire un cammino anche quando la stanchezza, le incognite, le difficoltà, vorrebbero orientarsi all'idea del "non senso" a continuare la navigazione in quel lungo fiume che si chiama vita. Spesso quando il mio spirito si congiunge al suo, la invoco e la implora. Forse sbaglio, giacché debbo pensare a un altro "dovere". Quello dovuto, col rispetto, verso chi ha fatto ciò che doveva quando era in terra, nel poi... il diritto al  suo riposo eterno, a meno che non le sia concesso qualche invisibile essenziale intervento che ne testimoni anche la presenza attiva con segni riconoscibili oltre il finito mortale. A me, viva, il dovere di assecondare la spinta di volontà che mi viene dal profondo per proseguire l'incognita del viaggio. So per certo, comunque, che quel letto di luce era il segno visibile di tutto il suo amore per me. E sarà proprio quel l'amore a far si che trovi sempre la strada giusta per me. Ché l' Amore è il Senza Tempo nella immutabilità trasformata o incarnata in altro. Energie vibranti a nascondersi anche ora che è sparito ai miei occhi  la fisicità materica. E non importa se nell'anima ha lasciato nel buco l'impronta di quella sua mano fermamente dolce e sempre tesa alla stretta Protettiva.    È solo il gioco del nascondino che si faceva da piccoli per riapparire, a sorpresa, e più ridente che mai.   Ché l' Amore non smette d'esistere. E lei lo dava pieno, totale, incondizionato e senza aspettarsi nulla. Forse neppure un sorriso.  Quello sarebbe apparso dopo.  Dopo la sorpresa dell'inaspettato Dono e averne compreso la nobile grandezza.

 Mirka


"Après d'un rève" (G.Faurè)








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LE DIVERSE STAGIONI




Quando ero adolescente m'inzuppavo nei versi di Cesare Pavese e piangevo senza sapere perché mi venisse così naturale e irrefrenabile .

Da adulta mi drogavo del sapere di Pier Paolo Pasolini e sapevo perché non ne potessi fare a meno.

Ora che sono grande anche di Tempo, cerco John Keats perché mi rasserena da ogni nube di incipiente paura.

Mirka 



ODE

O pura attica forma! Leggiadro atteggiamento,
cui d'uomini e fanciulle
e rami ed erbe calpestano intorno
fregio di marmo chiude,
invano invano il pensier nostro ardendo
fino a te si consuma,
pari all'eternità, fredda, silente,
imperturbata effige.
Quando del tempo devastata e vinta,
questa or viva progenie anche cadrà,
fra diverso dolore,amica all'uomo,
rimarrai tu sola,
"Bellezza è Verità". Questo a voi,
sopra la terra, di sapere è dato:
Questo, non altro, a voi,sopra la terra,
è bastante sapere.

John Keats

Than ours,a friend to man...
Beauthy is truth, truth beauthy,thath is all
Ye know on earth, and all ye need to know.



"Inno Alla Gioia" ( L. V. Beethoven)




   
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venerdì 28 novembre 2014

L'INGANNO VIBRÒ MA



Carne tesa a sorriso nel l'insidia che da imbuto si fa chiazza Bruniti cristalli atterrati su ferite acciottolate e infette.  Millepiedi in festa di strada il cui senso sta nella polvere che al fresco dell'erba si confonde.  Lenza illusa dal pesce mentre arrossata si fa l'acqua e trilla.  Un ombrello pesante d'acqua silenziosa oscillante di luci e ombre Spaccio di bugie dispensate come prologo dialogante nel fresco sorgivo di montagna.   Pugno di poesie regalate con altera fierezza che solo a una regina.   Fu freddo inganno premeditato con profondità di fiato ma...riposa in pace..  Nella lunga vita nessuno è esente da colpa se di primavera non c'è fresco l'abbraccio.

Mirka



Cotrappuntus"  ( Dall'Arte Della Fuga - J. S. Bach )






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mercoledì 26 novembre 2014

LUCE E TEMPORALE





Sgocciola l'ignoto in quella piccola luce che oscilla mentre il temporale fuori.  E io la guardo e un poco mi rabbuia.  È un dire di straniero in patria che flirta coi fuochi della notte e un soffio sospeso sopra un fiume.  Mi cullano le braccia come cuna che protegge e rasserena il cuore.

Mirka




 ( Ninna nanna rumena)










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martedì 25 novembre 2014

A CIASCUNO LA SUA PARTE



Molto diedi per passione, ricambiata spesso o tanto per finzione di passione.  Fui abile è vero a "tessere" quella tela che si chiama vita senza tradire il dono che lei stessa mi aveva messo a mezzo fra i due occhi.  Lucidamente consapevole che di quel tanto, molto si sarebbe maltrattato o finito nella nebbia del refuso.  Molta fu la con divisione, ma molta anche la finzione "altrui".  Eppure passai tra le fiamme senza bruciarsi se non quella parte a "specchio" che pensò la pioggia a proteggerne la carne.  E ora che posso guardare dall'alto tutti i tempi, non fa poi tanto più male di uno spillo spinto fuori dal dito.  Un poco di compatimento, un pizzico di pena, un piccolo dolore e via.  Tutto sommato fu palcoscenico di uno stesso teatro dove si recitò un po tutti, più o meno bene.  Qualcuno senza smania d'ammissione, io nell'unica via concessa. Un'inutile limpida rissa di zampillo sfumato in bolla colorata di sapone.


 Mirka

  Petruska (I. Stravinsky)


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lunedì 24 novembre 2014

DEL RIPORTARE IN VITA





A cosa serve un ricordo,un preciso ricordo che torna come quella rondine scappata dal nido frugato da mano  pirata?   A nulla.  Se non al rinnovarsi di una piena che rompe ogni argine che ancora salva.   Mortale piuma d'assenzio.   Flebile suono che si impone al cosmo immortalandone il volo fuori da ogni meta.   Guida a luminosa Stella generativa di nuovi moti unitari.   Mia estasi da cui trarrà origine anche l'oblio d'ogni pena e dolore restituendomi  la mia innocenza originaria.

Mirka


" Rondine al nido"





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domenica 23 novembre 2014

AL TERMINE DEL SOLE





Echi.  Un rigurgito di memoria emozionale.  Un pò di colla fra le dita.  Una nota fissa.  Il Tempo prima che il buio.
 Mirka



"Adagietto" ( V Sinfonia-G.Malher)


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venerdì 21 novembre 2014

I LADRI DI INTERNET E NON SOLO






Volevo scrivere due righe a cominciare dal titolo ma c'ho ripensato. Con la Musica non si sbaglia mai.

Mirka







"Sono andati" (Boheme -atto Iv-G.Puccini)








giovedì 20 novembre 2014

LA GOCCIA



O







 Si fermò sull'orlo delle ciglia e ivi sostò. Poi cominciò la discesa. Lenta. Incerta. In frenetica corsa. E in qualche punto non ben definito continuò a scavare. Impavida implacabile e ribelle. Metallo sulla rosa. Freddo sul marmo.
 Mirka
 
"Sequenza III" (L.Berio)

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martedì 18 novembre 2014

IL PIANTO DI UNA DONNA È IL PIANTO DELLO STESSO DIO

 State molto attenti a non far piangere una donna,che poi Dio conta le sue lacrime!

  
 La donna è uscita dalle costole dell'uomo; non dai piedi perchè dovesse essere calpestata,nè dalla testa per essere superiore,ma dal fianco per essere uguale.  Un pò più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata.(Dal Talmud)
 A questo ho pensato quando involontatiamente mi sono trovata ad assistere al pianto di una donna sull'autobus che mi portava verso casa.
 Mirka



"Tienimi per mano (Hermann Hasse)




 "

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domenica 16 novembre 2014

SOLO NEL BECCO IL PESO







Stanotte ti ho visto in sogno, amorevolmente bulbo che lavora anche nel freddo del l'inverno.  Avevi il tabarro sino agli occhi, eppure ti ho riconosciuto senza nuvola di dubbio. Ma... rapido sei sparito alla mia vista proprio mentre trattenevo con astuzia un lembo del mantello. Nella memoria d'occhi il grido libero d'uccello. L'Elulu  della Partita col Tempo che non bara. Solo nel becco lo stridore d'un segreto. Peso che mai sapremo se non per lo scalpitare sordo di zoccoli lontani. E intanto il giorno tira vento e taglia il rosa delle guance. Il sogno?  Una pozzanghera d'acqua con dentro mezzo cielo.


 Mirka




 "Hope i don't fall in love with you" (Tom Waits)





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sabato 15 novembre 2014

IN OGNI COSTOLA





Ti cercai come costola  (osso) d'uomo.  Spinta dalla enigmatica irrefrenabile Corsa regalata dalla la Gioia.  Ma qualcosa è andato storto.  A volte piango ancorata a una bandiera, grazie al mio cuore non indurito da quei piedi che inutilmente cercarono di calpestare l'effigiato amato.  E' questa la mia rivincita sul male che ha trafitto di frecce ogni parte di quel corpo avuto dalla nascita.  Resurrezione senza voce imperiosa che obbliga.  Gioia che,  purtuttavia a "quella" costola si  e attaccata e incollata di fa carne e sangue, nel rituale di piccoli gesti, mentre si accendono i lumini a sparato di eternità, congiuntamente a un ritmo ancora quasi sconosciuto.

Mirka



 "Rosa del ciel" ( Orfeo -Claudio Monteverdi)







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giovedì 13 novembre 2014

LIBERA NOS DOMINE





Liberaci da tutti i mali o Signore, ma se proprio qualche male ce lo dobbiamo masticare,liberaci o Signore dall'ipocrisia del SI quando il No ci sbatte dentro. E noi ringraziandoti continueremo a ricomporre ogni tramonto per inseguire l'alba del giorno nuovo.

Mirka


 "Libera nos Domine" (F.Guccini)





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mercoledì 12 novembre 2014

QUEL GIORNO E IN QUELL'ORA




Balenò come un lampo che precede il tuono quel numero di casa,il giorno,l'ora. Sussultarono le viscere come un figlio al sesto mese.  Stavi sulla porta con la mano alzata a benedirmi con la croce del saluto. Impalpabile il sentore del sangue che fiuta il marmo sulla pelle. Una lacrima cascò oh lo ricordo bene nel suo splendore di fiducia mesta. Attorno l'aria degli orfani la solitudine che diventa forza.   L'addio gentile all'apicentro di un cerchio con dentro il suono dei tuoi passi.



Mirka

 "Allegro ma non troppo" ( concerto N. 18 E. minor- G.B.Viotti)







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martedì 11 novembre 2014

DELLO STESSO FIUME




Come due sponde infuocate dello stesso fiume siamo arrivati a sera.  Là dove tutto si confonde e fermentano gli umori della terra.  La vita ha sembianze di sogno.  Noi un pò tutto di questa realtà trasognata.  Attori principali,comparse,spettatori.  Solo il Regista è l'Invisibile che sentiamo mentre ci accompagna dove non si sa.   Sul filo di un ipnotico flauto,  su una nota ostinata a Faro,  un brontolio lontano di tamburo che solo l'orecchio "fine" raccoglie o nel fascio di luna  che taglia e subito sparisce.  Sapore di lima in quel bracere di turchina luce. Acqua dello stesso Fiume che le sponde ha unito.  Nascimento mentre trascolorando muta.

 Mirka
 "Clair de lune" (C. Debussy)




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