fiume

fiume
fiume della vita

martedì 31 dicembre 2013

AUGURI A TUTTI DI CHIUSURA E DI UN NUOVO BEN TEMPERATO




                                            Ma quando vien lo sgelo il primo sole è mio



Questo è l'augurio che faccio a chi con affetto e interesse mi segue. Ovviamente con salute e soldi per compagni, onde poter godere appieno di tutte le bellezze,i beni,la poesia che vive dentro ogni cosa.

Mirka



"Mi chiamano Mimì" (Atto I -Boheme-G.Puccini)


domenica 29 dicembre 2013

E "LEI" RICORDAVA QUANDO BALLAVA IL TANGO



 Lei  ricordava quando con due bimbi per braccio ballava il tango e Ordinava il Daccapo quando si arrivava al Fine.

Oggi a Lei  pesa la Bimba bella che tiene sotto la Grande Ala del suo Cuore,   e le pesa l'orsetto bruno di peluche tenuto tra i dentini birichini  per fare ridere e dar spettacolo a oltranza . Provò anche a ballare.  Si ricordava Lei quando era brava un Tempo, ma  alla fine della Corrida sacra, cadde sfinita sul divano del salotto dove arrossata si Ordinò la quiete.

Chiuse gli occhi e ricordò Lei nel suo vitino da vespa, il rosso del vestito, la lingua  senza sigillo, le braccia cerchi di calco, la primavera sangue d'allodola  Ali di farfalla i piedi fiero, pur nello stupore dell'inesausta scelta. Ridevano i piccini per gli intrecci dei piedini e il Mondo non aveva il Gran Finale ma solo il davanzale

E mentre Lei ricordava la geometria del "suo" gran Tango, una voce "non sua"  ninnava l'angioletto tra un respiro caldo di Casetta  e un poco di pubblicità buona e salvifica per richiamare a se la sospirata tregua su rime note d'ogni leggenda poesia, che qui fa eco al dormi tranquilla asciutta Lines notte pensa a tutto...

Il cielo era d'un viola da Vigilia come di anima che si sfiora e nasce sul fiato di un unico  respirare,  le idee d'un viso come stelle di confino tra Realtà e Sogni.   Intenso l'odore d'alga e il  fiore di Passione.

Lei ricordando...  fu felice che fosse così.      Si disse:  "C'è un Tempo bello per tutti sotto il Cielo o in una Chlorophora excelsa che vive dentro a ogni  cuore  .Godetelo pienamente quando arriva.  Sarà veloce come spinello si, e  puledro che scandisce il Tempo nel mito d'una rosa anche d'inverno, mentre una lacrima le sarà cuscino di rugiada"  .   E Lei con questo augurio inviato dal profondo della pancia, riposò tranquilla ringraziando Dio Esidale, e qualche frutto tenuto sempre in serbo per chi ne è geloso, nel segreto custodisce e la bocca tiene cucita.  Che anche nel nome di una nonna vive pur sempre quello d'una madre che, nel segreto o non, continua ad esser donna tra  la nebbia agli occhi, e un poco di sole liquido in qualche muto angolo senza giochi di prestigio.

Mirka


"Sensual Tango" (La cumparsita) 



giovedì 26 dicembre 2013

COME NUVOLA CHE CAMMINA E TIENE SVEGLI












La macchina stoppò dolcemente davanti a una villetta bianca.    Un grande abete fosforescente balzò agli occhi di Karina.    Prese a fissarlo come fanno i gatti e le venne una gran voglia di giocare.   Per un'attimo dimenticò persino la persona che le stava al fianco e lo scopo per cui era arrivata sin lì.  Affascinata da tutta quella luminescenza che ogni tanto le faceva intravvedere il verde originale dell'albero pareva proprio aver dimenticato tutto.   Ma proprio tutto.  Anche un qualche posto vuoto a tavola che certamente ci sarebbe stato nel profilo "chiaro" d'un volto immaginato.   Una voce paziente e quasi divertita la scosse "Vieni Karina"? "Si si eccomi"  però avrebbe voluto restare ancora un pò.    Ma affrettò il passo verso l'ingresso della casa.    Le capitava spesso di volere contemporaneamente due cose contrarie tra di loro.   Comunque, si trovava sempre bene  in questo ossimoro vivente. Era talmente congeniale alla sua natura,complessa e insieme semplice!   Così anche questa volta  si adattò,divenne docile,accondiscendente,si lasciò prendere affettuosamente il braccio ed entrò.    Intanto adocchiava tutte le cose che si sarebbe serbata per dopo.   La siepe con qualche fiorellino rosso,il  muretto che recintava la casa,dei cespugli da frugare,delle foglie gialle ancora appese al ramo.  Avrebbe scattato delle fotografie.  Aveva un fiuto incredibile per tutti i punti segreti da esplorare per immortalarli con lo scatto.  E lei lo sapeva da sempre.   O meglio aveva imparato col tempo a scoprire di possedere quella piccola fortuna che nessun ladro avrebbe potuto rubarle.   Cominciò a ciarlare con la disinvoltura di un'attrice consumata.

 L'aria era fredda ma cominciò a sudare come se improvvisamente fosse scoppiato un gran caldo.  Aveva messo gli stivali e il piede le stava sacrificato.  Le faceva male se voleva essere sincera.  Soprattutto il sinistro là dove l'incipiente patata stava urlando di grosso. Si innervosì.    Luigi,l'uomo che le dava il braccio,si scostò da lei per aprire la porta.   La invitò gentilmente ad entrare poi chiuse la porta dietro di loro.    Un'enorme vaso di fiori stava accanto alla porta d'ingresso.  Karina s'incantò e l'ammirò mandando gridolini un pò strani.    Il male ai piedi stava diventando insopportabile.  Voleva togliersi gli stivali ad ogni costo fregandosene del bon ton e della fierezza d'immagine. Ohi ohi ohi cominciò a lamentarsi saltellando or su un piede or su l'altro nel tentativo di toglierseli e finendo seduta su una pianta grassa e spinosa tra l'imbarazzo generale e qualche risatina soffocata.  Luigi s'affrettò a indicarle una long-chaise l'abbiamo presa all'Ikea quando non riuscivo a stare a letto a causa delle costole rotte per quell'incidente che sai" le disse accompagnando il gesto con la voce mentre Alina,la padrona di casa le aveva portato un paio di scarpe comode "Ti adoro" le sussurrò Karina tra un bacio e un sospiro di sollievo.
Da lontano poteva scorgere un lungo tavolo apparecchiato per le grandi occasioni,i piatti Richard Ginori prima maniera,gli argenti,i flute per gli aperitivi,la bottiglia semisdraiata nel secchiello del ghiaccio.   Profumi attorno.   Karina annusò illuminata a giorno e subito s'alzò dalla long-chaise ove si era accomodata per dare libertà ai suoi piedi.   Soufflè francese e tutti i nostri piatti tradizionali anticipò la domanda Alina sorridendo con orgoglio.    Il complimento di risposta restò però a mezz'aria interrotto da uno scoppio così grosso da parere una cannonata Era il Brut Bellavista Franciacorta 2005 contenuto nella bottiglia dentro al secchiello di ghiaccio.  Qualcuno si mise le mani alle orecchie,qualcun altro si tenne la testa come a proteggerla.    Ora i calici splendevano di un bel liquido ambrato da dar luce anche a una lampadina bruciata.    Il silenzio fu totale mentre si alzavano i calici per il brindisi.  Solo la lingua schioccò senza imbarazzo di sorta.  Pareva che tutti conoscessero a perfezione la parte e la calzassero a meraviglia felici d'essere riusciti a calarvisi dentro come seconda pelle.

Vero che la nostra attenzione fu spesso monopolizzata da Joy  la gattina dal pelo bianco con incredibili macchie dorate. Quella gattina si era imposta di prepotenza nella casa bianca, due mesi prima, malgrado le resistenze di Alina a cui da un'anno le era venuto a meno anche l'ultimo dei quattro gatti ai quali era profondamente affezionata.  Ma la gatta Joy s'insediò e non ci fu modo di sottrarsi al suo dolcissimo irresistibile fascino.   Spesso si sposta da un punto all'altro della casa,s'infila dappertutto,sul letto o dentro al letto,a perfetto cerchio nei pressi del computer, dentro ai cassetti, infilata nel gabinetto comprato appositamente per lei.  Ma soprattutto ama stare alla finestra e guarda sù.  Ore.  Senza minimamente curarsi delle seduzioni di richiamo degli umani o dì ogni loro pensiero a riguardo.    Lei sa che loro avranno sempre bisogno d'accarezzarla,di giocare con lei,di carpirle il segreto del suo mistero sprizzato dai suoi occhi.   E chissà che non si porti  dentro con gli echi della foresta, sua prima patria,lo spirito di qualche persona cara reincarnato per dare piacere e ricordare  che,se tutto è inquinato mai potrà esserlo nell'essenza di un gatto.  Felice di trovare la felicità in ogni cosa "che si muove".   Anche in una nuvola      Perchè dalla nuvola lei vede l'universo e da lì può vedere cose che l'uomo può solo immaginare.    
Chissà che non sia stato anche per questo il mio non smettere di baciarla baciarla baciarla,mentre i suoi occhi ammiccavano qualcosa ch'io non saprò mai. 

Lasciando quella casa Karina si è detta  "Forse anche noi  (bipedi pensanti) un giorno sapremo il perchè del nostro tanto vagare.  Saremo capaci di confrontare l'errore con l'errore,comprenderlo e,comprendendolo sapremo anche noi rivolgerci a una nuvola e con essa giocarci.  Sentendoci come gatti che si lasciano prendere e subito sgusciano via.  Noi col naso in sù.  Dove sarà finito? ...Tra le fronde di un'albero o tenacemente invisibile fra le pieghe della tenda più preziosa del salotto?...Mah!  Sicuramente dove a nessun'altro è dato arrivare se non per averlo immaginato dentro un'antico respiro. Nella sfera vibrante del sapere. Nell'attimo che incontra il Tutto e senza spiegare ha capito.  Oltre ogni processo mentale. Là dove ogni intrigo si dissolve in qualche piccola nuvola con l'impronta allucinata di un bacio.

Mirka





"Der kuss" (Op.128  L.v.Beethoven)





sabato 21 dicembre 2013

I MIEI AUGURI "DIFFERENZIATI" DI FESTE NATALIZIE


...e continuava a meravigliarsi per ogni vibrazione carnale, per il fiato che evaporava, per quel respiro che prende e ridà.  Perché tutto è amore. Ancora e sempre.  Oltre la distanza, al di là d'ogni speranza.  Amore.


La donna continuava a ripassare col dito il bordo del vetro come se, un pensiero sfuggito e non ricordato,  si fosse annidato lì, tra un poco di polvere e l'umido dell'aria.   .E cercava, frugava, annaspava, scavava, accarezzava.    Si era presa il lusso di macinare il caffè,  e l'aroma era anch'essa nell'aria.
Un gioco luminoso di azzurri si mescolò all'oro della pesante tenda di seta.     Sorrise ripensando alla frenesia che l'aveva presa quando era andata ad ordinarla prima del trasloco da Roma a dove abitava adesso.   Un abbraccio di vitalità  maggiore era stato e vita.  Ne sentiva ancora quegli spasimi di gioia che spingevano per uscirne oltre l'imprigionamento.         Una folata di nube nera attraversò il suo volto.     Ancora a distanza si domandava cos'è che non avesse funzionato nell'ingranaggio di quel progetto bello e importante, sfumato in un grigio di perplesso nervosismo e, che, s'affacciava  al Giovedì o Martedì dando vita alla sorpresa subito ributtandola nel naufragio conclamato al suo cuore a tutti gli effetti.    Un piatto colossale che avrebbe sfamato il corpo di tanti nutrendo lo spirito, sottratto agli occhi spalancati!  O forse erano chiusi!?...Boh!  L'avventura del viaggio, la disavventura che le aveva tolto la voglia di lottare riconoscendosi in pieno i limiti e le fragilità.     Restava la fame, ciononostante.     Le costanti della sua vita le avevano confermato che, i vantaggi iniziali non sono mai la regola che fa certa la continuità, se la fortuna non sta incollata alle giunture delle ossa.  Ma...  
Cosa stava cercando allora con l'occhio d'aquila che non aveva?...Dell'Aquila lei aveva solo il buon senso e la fierezza.  Questo si   Non l'occhio, miope dai sette anni in poi... Forse fu per questo che si  era arenata a ogni volo grande.

Smise di scavare il bordo della finestra.    Guardò su, a quel cielo azzurrissimo di primo giorno d'inverno e, distrattamente portò la mano alla tasca della tuta da casa.   Si trovò tra le mani un pezzo di carta appallottolata.  Incuriosita la stese.  Riconobbe subito la sua calligrafia lunga come spaghetti al sugo di basilico, spesso incomprensibile pure a lei anche se, senza falsa modestia, si compiaceva per l'armonia dell'insieme.  In alto c'era scritto

AUGURI  DIFFERENZIATI

Alla mia famiglia che ha radici un poco dappertutto, in Cielo e in  terra.  Con loro dialogo ogni giorno, quindi non c'è bisogno d'altro se non aggiungere quel l'umido festoso affinché quell'insieme che diamo resti e  liberamente si espanda.   Quindi Auguri perché sia sempre così, meglio di così.

A TUTTI GLI AMICI

Quelli che mi conoscono un poco più che a pelle mando il mio affetto accompagnato dal l'augurio di giorni sereni, con la coscienza che, "esistere"è cammino verso la serenità.  Lembo di carne, anima, cielo chiuso dentro a un pacchetto natalizio che non ha l'uguale. Pertanto IMBARATTABILE con nessun gioiello che sappia di moneta.

AGLI AMICI VIRTUALI

Auguro insieme al grazie, di trovare sempre un motivo valido a passare di qui. Per il gusto che regala il piacere, per scambi, semplici e schietti come liberi zampilli, con la volontà di comprendere eliminando le insidie degli equivoci, la gioia per esserci riusciti, arricchendosi sempre di qualcosa per cui valeva la pena di sostare.

AI PASSANTI FRETTOLOSI

Auguro la curiosità che fa  tornare, magari come si fa per una mostra di arte antica, da cui si esce con la testa piena, qualche sbadiglio non trattenuto, le gambe stanche, ma con una strana brevissima sensazione di vertigine che si continua a ricordare proprio mentre si ha deciso di non tornare più.

 A TUTTI GLI ALTRI

Ai "politici", ai "media", ai "faccendieri", ai "banchieri", agli "imbonitori", ai "mercanti di parole", auguro in questi giorni di "letizia", di togliersi la patina grigia formata dalle tante bugie e promesse non mantenute, lanciate come palle da ping pong da un grande show tenuto a Carnevale, e rimettersi a nuovo, almeno con le mutande.   Mangiando meno, ridando il giusto a chi si ha derubato, guardando a lungo il Bambinello "nudo" nel presepe.   E chissà che, il miracolo avvenga e insegni  proprio là, in quella "mangiatoia"  Santa,    dilaniandovi cuore e viscere come  l'urlo d'un Shangai, rivoltandoVI come spruzzi di Riso Carolina pieni di pietà, saggezza, bontà non da biscotto Plasmi.            
E...ancora una cosa  imbarazzante  persino per me che NON sono pia.     Buttate a mare tutti i numeri di cel che avete vigliaccamente sottratto a chi innocente se ne serviva per farci l'amore buono.  .   E' da squallidi  figuri di onnipresente memoria che vorremmo dimenticare se...Il Bambinello Gesù potrebbe arrabbiarsi (giustamente), voltarvi la faccia e mandarvi dritti in quel di Marcinkus, Sindona, Calvi, Ubs Philippe de Weck, qualche americano_russo come "esorcisti milionari", o a contorcevi nel regno della maga cattiva di Harry Potter, in vita aeterna amen.

PER TUTTI INDISCRIMINATAMENTE

Non vi venisse in mente di leggere in quei giorni il libro "Sole Bruciato" di Elvira Dones (Narratori/Feltrinelli)    Serbatelo nei giorni a venire perché sicuramente vi si ghiaccerebbe il bolo gastrico e,qualche maschio potrebbe anche riconoscersi. vergognandosi d'appartenere al genere "uomo".

Auguro infine ai valorosi stanchi, che la loro "resa"  avvenga solo sulla strada che porta alla pace, dopo aver lottato senza mai smettere.    Col battito del cuore che rallenta a poco a poco per confondersi in un notturno d'oceano quieto e raccoglitore di tutti i suoi echi dentro l'orecchio d'una grossa conchiglia.

  Ciao.  Un immenso abbraccio circolare...e, ovviamente sempre un Evviva.

Mirka 


"Weihnachts"   (Christmas Oratorio BWV 248-J.S.Bach)














venerdì 20 dicembre 2013

UN PO' DI POLITICA "PRE NATALE" SU CUI MEDITARE PRIMA CHE FINISCA L'ANNO







Non vento,allora ma,col benefico del tempo (a favore),l'incipit per i più deboli o dubbiosi a unirsi  con "volontà" che opera,almeno meditando da svegli prima che scocchino i fatici rintocchi che segnano la fine dell'anno in corso  dando il posto al nuovo. 

Un giorno non proprio nell'epoca di Ramsete II  ma un pò più vicino a noi,qualcuno ebbe a dire a un grande che aveva a cuore il bene del popolo,come arringa  al suo processo "Dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare per vent'anni" anche se la Storia ci dimostrò poi  il contrario. Imprigionatemi pure,se volete,ma mai riuscirete a togliermi la libertà del mio pensare,del dire,dello scrivere. (A.Gramsci)










Massimo d’Azeglio disse “abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani”, questa celebre frase un po’ adattata in “ Renzi ha stravinto ora deve fare i Renziani “ esprime in modo abbastanza esauriente la prima cosa che vorrei suggerire a Matteo Renzi. Pre  metto che mi sono schierato con Renzi sin dalle primarie per l’elezione a sindaco di Firenze, città dove lavoravo e dove non era certo comodo schierarsi dalla sua parte avendo tutto l’apparato di partito e tutte le sue diramazioni istituzionali  schierati contro il “boy-scout impertinente e presuntuoso”  impegnati a cercare di sconfiggerlo senza  esclusione di colpi. Questo giovane così diverso, così fuori dagli schemi tradizionali del partito più grande della sinistra Italiana , poco incline alla sudditanza ai dirigenti storici del partito, così lontano dal linguaggio e dai contenuti e dalla storia della sinistra ufficiale vecchia e fossilizzata, così esplicito nell’impegno al rinnovamento totale (la rottamazione), così bravo nel comunicare, nello stare tra la gente e con la gente, questo giovane a mè è piaciuto subito,  mi è sembrato rappresentare al contempo tutto quello che la sinistra non era più da tempo e tutto ciò che una sinistra moderna avrebbe dovuto, a mio parere,  riscoprire evolvendo con la società civile e nella società, una sinistra di giovani e giovane di idee, una sinistra orgogliosa del suo passato ma che guarda al futuro senza ideologismi e senza complessi, che parla un linguaggio attuale e moderno, che prova ad affrontare i problemi per quello che sono  evitando dotte noiosissime lunghe analisi inconcludenti, una sinistra che riscopre un po’ di umiltà, un po’ di voglia di futuro, una sinistra che conosce il valore del denaro, sa quanta fatica deve fare chi lavora per guadagnare e per  pagare le tasse e sa che questi soldi devono essere spesi bene, una sinistra che antepone l’interesse collettivo a quello dei propri dirigenti, una sinistra che può vincere perché interpreta il sentire più profondo della gente comune.
 Renzi è diventato sindaco di Firenze  “nonostante il suo partito”  ed è apparso subito un corpo estraneo rispetto alle vecchie abitudini, ai vecchi riti, dirigenti e apparato del P.D. Fiorentino e Romano non credevano a ciò che era accaduto, come al solito per loro era la gente a non aver capito e continuavano a ritenere Renzi un incidente di percorso isolato e isolabile, più che miopi ormai ciechi non hanno capito il forte segnale rappresentato dalle primarie pur vinte da Bersani,  in parte questa è la metafora del P.D. di Bersani e D’Alema, non cambiare mai in un mondo che cambia di continuo, rimanere esclusi dalla società che si vuole rappresentare, non capire il mondo reale e la sua esasperazione, non capire che un’epoca è finita,  proprio il contrario di Renzi, e i risultati si sono visti, il ragazzo ne ha fatto di strada, ne ha rottamato di dirigenti che sembravano potenti e inamovibili, ora è il segretario di un grande partito, ora rappresenta una grande speranza, al momento forse l’unica vera grande speranza della sinistra e di questa nazione.
Il percorso avviato da  Renzi sarà difficilissimo, ma il mandato è forte e chiaro, inequivocabile per come si è sviluppato, Renzi era e forse è minoritario nell’apparato e nel gruppo dirigente e parlamentare del P.D., Renzi ha ottenuto una modesta maggioranza nelle primarie degli iscritti al P.D., Renzi ha trionfato nelle primarie aperte ai potenziali elettori del P.D., è tutto qui il messaggio, la gente vuole cambiare, vuole un totale e completo rinnovamento e ricambio generazionale. La gente è disposta a rischiare, sa che quando si cambia si rischia sempre di perdere qualcosa anche di importante, di molto caro,  ma la gente è stanca, non ne può più, il giudizio più magnanimo sui  dirigenti che hanno portato il P.D. in questa situazione, Bersani, Bindi e D’Alema inclusi, oggi è “basta, hanno fatto il loro tempo, non ci lasciano un gran bel mondo, non ci lasciano una grande eredità né sul piano economico né sul piano dei valori e, forse, nemmeno sul versante della moralità e credibilità del partito,  ma almeno se ne vadano senza troppi complotti, senza troppe resistenze, uscirne con dignità è oggi l’unica cosa utile per loro, per il partito in cui militano e per la difficile transizione dell’intero paese” 
Sono passati pochi giorni da Quando Matteo ha stravinto, segnali nuovi e di speranza sul piano dei contenuti, del costume, dei comportamenti, ne vedo davvero tanti, una segreteria giovane  non caratterizzata dalla spartizione dei posti dopo una lunga contrattazione interna,  facce nuove e giovani nelle trasmissioni televisive, magari inesperte e impacciate ma belle facce, Renzi che si reca a Roma da solo con il treno come un normale cittadino e che si muove in centro in motorino come nella sua Firenze, riunioni di segreteria alle sette del mattino e giornate piene di lavoro e di impegni, una direzione giovane e rinnovata, un linguaggio nuovo quasi banale ma chiaro, un’aria nuova, di riscossa, uno scrollarsi di dosso quella sudditanza del partito a tanti soggetti esterni al partito stesso, e poi… in pochi giorni via il finanziamento pubblico ai partiti, la riforma elettorale che sembra di colpo accelerare mettendo sul tavolo una proposta semplice, trasparente e realistica, persino Letta sembra rincuorato contro ogni pronostico e in parlamento ha mostrato una grinta che non gli era riconosciuta.
Tutto facile? Certamente no, le difficoltà vere devono ancora arrivare, ma l’uomo a mio parere c’è, è ben impostato e ben strutturato, è giovane, tenace e fantasioso, ne sanno qualcosa i compagni Fiorentini, lo credevano un fuoco di paglia e ha vinto le primarie con il 77%  a Firenze, dove i cittadini normali lo conoscono  davvero  bene, e questo è davvero un gran bel biglietto da visita!!!
Renzi non può e non deve fare tutto da solo, non può essere dappertutto, ecco perché adesso Renzi  deve fare i Renziani, i Renziani veri, quelli nuovi, non quelli che si autodefiniscono tali, in questi giorni ho letto e ascoltato tanto e di tutto, a livello nazionale e a livello locale, come è ovvio tanti dirigenti vecchi e finti nuovi  cercano di salire sul carro del vincitore, di accreditarsi come Renziani,  tanti cercano di sfruttare la sua vittoria, ma tantissimi di questi, a mio parere,  non hanno nulla in comune con Renzi e con ciò che oggi rappresenta, almeno lo spero, sicuramente non hanno nulla in comune con le speranze di quei milioni di Italiani che alle primarie del P.D. hanno decretato il trionfo di Renzi, della speranza di rinnovamento da lui rappresentata, ecco perché oggi il problema più complesso, più urgente, più atteso, per molti versi decisivo, consiste nel fare i Renziani, nel costruire un gruppo dirigente davvero nuovo, giovane, motivato, vicino alle persone e in grado di capirle e rappresentarle, un gruppo dirigente in grado di far sperare e sognare che un mondo migliore sia davvero possibile, un mondo che non sarà la copia del paradiso terrestre o di una immaginaria perfetta società socialista, ma proprio per questo più realistico e possibile.
Renzi tra le altre cose ha detto, “grazie a tutti quelli che mi hanno votato, siamo solo all’inizio, adesso ci divertiremo tanto e lo faremo assieme”, io lo spero tanto, lo spero per mè, per i miei figli, per la gente esasperata che ha bisogno di aggrapparsi ad una speranza vera, Renzi  sa bene che vincere alcune partite è molto più facile che vincere il campionato e da buon tifoso della Fiorentina sa bene come sia difficile arrivare allo scudetto, ma che gioia sarebbe vincere il campionato del buon governo soprattutto se vivi in una nazione e tifi per una squadra che non ti ci ha abituato, io spero che molti giovani, assieme a tutti quei cittadini giovani di testa e ricchi di esperienza da mettere disposizione in modo generoso e disinteressato colgano l’occasione e giochino da campioni nella squadra di Renzi, in una squadra che punti ad essere non solo la squadra vincente del P.D. ma che aspiri  a diventare la nostra nazionale e a vincere tante, tante partite nell’interesse comune.

Setti Luigi







"Con te partirò" 


mercoledì 18 dicembre 2013

L'ODORE PRIMA ANCORA CHE GLI OCCHI


Come colomba profumata fosti TU a segnalare  il senso di misteriose presenze ed assenze


Quel giorno di neve di tanto tempo fa mi torna in mente all'improvviso  Forse qualche associazione.  Chissà.    Anche oggi è freddo come allora.  Però manca la neve.     Cosi si lascia prendere dai segni lasciato palla brina ai vetri, inseguendo il fumo che lascia il mio fiato davanti alla finestra spalancata.  Anche allora avevo fatto così. Ricordo come vibravano le vene. Allora.     Ho aperta la finestra per per bere l'aria  annusandola coi milioni di cellule nervose olfattive, i miei peli vibratili si sono alzati come scudi e le mie ciglia  mi hanno segnalato che il mio sistema libico era pronto per ricevere emozioni presenti e passate.    La camminata in programma si è seduta invece sulle mie braccia tese a sfregarsi le mani un poco irrigidite dal freddo. Capita.

  Mentre osservo le spirali del mio fiato, penso.    Credo d'essermi servita dell'immaginazione prima ancora d'elaborare un pensiero lasciato da una parola o da uno sguardo carpito senza "logica apparente". Come credo che, li abbia sempre anticipati entrambi dall'"odore". Quell'odore che ci segue come una pista chiara, un "segno" di sostanza su cui lavorare,con la percezione per trovare una verità seppur mascherata da una lingua strana che si deve  imparare


Forse la mia scienza istintuale viene solo da lì.   Da un "basso" che non sa, ma che, ciononostante sente che ne deve il rispetto dell'ascolto, fosse solo e semplicemente per un'occasione di vita da sperimentare nata da quei "barlumi" depositati a finestra illuminata a giorno.

Ed è allora che comunico la mia gioia o la mia sofferenza, senza dubbio di trarre in inganno me o gli altri, mossa da un' enigmatico piacere come di monella che, senza dilungarsi a spiegare regala un fantastico puzzle e ridendo scappa via.      Scappa per cercare un'altra verità...    che il "Viaggio" è un intreccio di queste verità mescolate ad altrettante finzioni.     In tutto questo però, pulsa l'immaginazione, la parola lasciata, lo sguardo carpito senza "logica apparente" ,mai con l'odore  che germina l'organismo umano, l'animale, l'aria impregnata di umori dentro l'impollinazione  primavera, la terra bagnata dalla pioggia in estate, i tagli freddi in inverno. Un gioco che scatena la gioia di attraversarli in pura fisicità. Quella che fa chiudere gli occhi per sentire meglio, invitare a fare altrettanto, che il gioco vale la candela.   Al buio. Solo trascinati da una feroce allegra energia che "annusa" prima di mangiarsi.   Chissà se, anche i nostri antenati che camminavano a quattro zampe con il naso vicino alla terra e al posteriore di chi li precedeva non facessero così!   

Quando si è perso l'odore o lo si è relegato a uno degli ultimi infimi sensi sostituendoli con i soli occhi "guardoni",  molto si perde della nostra essenza fatta di primordiale materia, evoluta si, ma a scapito poi, del profumo d'una rosa, delle erbe aromatiche, della familiarità di "qualcuno", del l'odore (vario) di una casa, l'odore degli abiti che segnalano la presenza di una professione o di un ceto sociale, le malattie che si annunciano perché l'odore l'ha trasportato fino ai nostri recettori che prontamente li inviano al cervello. Lo  stesso dicasi per  l'impulso sessuale ed emotivo che prima di sapere ha captato.

Ricordo un giorno di neve.  Era ai bordi d'una scala, ma già in macchina, aprendo il finestrino ne avevo sentito l'odore.  Gli occhi erano protetti dagli occhiali scuri per una fastidiosa  cheratite, eppure l'odore mi portò lì.   A riflettere sulla  continuazione di quella  silente eternità, sul perché le mie viscere si fossero attorcigliate a quel modo tra la sofferenza e la gioia.   La sopraggiunta pace che riempie dopo il delirio d'un bacio.    La coscienza d'esistere dentro a un incontro anche solo per l'infinito d'un tempo breve.  Con la nostalgia onnipresente di un odore che perdura come un suono randagio.  Lungo con tante piccole pause di trilli, mentre punge l'aria.

Mirka


"Those were the Days"






Foto mia di un tempo ormai lontano.   Lo scatto m'è sempre piaciuto.  Anche quello serio da cavalletto elaborato certosino ma...prima dovevo sentirne l'odore


sabato 14 dicembre 2013

SOLO FAVOLE



Fè ninnàn, putein d'la màma, fè ninnàn fè la nàna. gnirà a cà al papà, e i bombon vi porterà. S'te fiòl d'la màma, gran putèin per far la nànnà, s'te fiol dal sò papà, gran birbòn al diventerà.


Qui nell'Emilia si festeggia da sempre S. Lucia.   Il mio ricordo si ferma al martello/tamburo che batteva colpi con ritmo ben preciso nel mezzo del mio magro torace innocente ed esuberante, mentre  si rivolgeva al mondo della magia dove ogni cosa si sarebbe evoluta al lieto fine, gli occhi spalancati come smisurate conchiglie di oceano, il crepitio ipnotico del fuoco nella grande stufa a compagnia per la notte più lunga dell'anno    All'alba un formato camicia bianca  scendeva dal letto per dirigersi guardinga e sicura nella grande camera dei nonni dove avrei trovato le sorprese. Quelle attese così lunghe e che, avevano tramutato il cuore in tamburo o martello.    Mandarini, qualche torroncini, un lettino azzurro di legno per l'unica bambola, anzi  il bambolotto Franco da me chiamato  Scianco, e un libro di fiabe.  Queste non sono mai mancate.   Insieme al buon pane profumato impastato da mani sapienti, il latte appena munto che ci portava la Cesira, le uova grosse come un sole tibetano conservate dentro la calcina, il burro lavorato a lungo,  instancabilmente, che poi si sarebbe  spalmato sul pane con lo zucchero, la gallina per il brodo che la sdora  aveva spezzettato in minuscole schegge perché durasse più a lungo.

Ho sentito vivo quel tempo, ieri, mentre ero felice per avere comprato quattro libri di favole da regalare ai due bimbi del mio vicino.  Uno però l'ho voluto tenere per me.  Gianni Rodari  "20 Storie più una". L'ho letto tutto in questa notte di S. Lucia che precede un giorno X.     E, come in quel tempo di "tamburo" che squassato aveva il  piccolo petto di bambina, ma insieme  irrobustendolo per le prove reali che avrebbe dovuto affrontare camminando, non mi sono curata del bruciore agli occhi perché il benessere che ne ho ricavato è stato 20 volte maggiore di quello che mi avrebbe  lasciato un libro impegnato come quello di un  Z. Bauman, Borges G. Gramigna. 

E fu Preghiera.  Il Grazie più sentito.

Mi son detta "chissà che non sia proprio la favola a evocare tutte le evoluzioni dell'uomo, con se stesso e il suo destino".   Non siamo forse impastati di Miti che lavorano anche a nostra insaputa, silenziosi quel tanto per non svegliare  il drago dalle Sette teste, noi identificati nella spada, o da una Penelope che strappa il filo della trama nell'eterna cura d'una testarda volontà di credere a ogni lieto fine come possibile realizzato Ideale?   Un'incognita della Provvidenza? insomma.      Le favole  insegnano sempre qualcosa. Anche da grandi        Commuovono senza poterne spiegare la ragione, ma soprattutto stabiliscono rapporti con la nostra parte più profonda non inquinata dal l'uso o dalle abitudini prive di autentico sentire in ciò che si sta facendo.     Una Rivoluzione sempre salutare anche se si perde il sonno.

Mirka




"Ouverture" (Musiche di scena dal Sogno di una notte di mezza Estate F.Mendelsshon)







La ninna-nanna di cui sopra  (in corsivo) è della nostra tradizione reggiana. Richiama nel testo le speranze e le supposizioni materne riguardo a quello che sarà il carattere del bambino; se assomiglierà alla mamma  sarà buono e tranquillo, se assomiglierà al papà, sarà un birbone.    LA FOTO E' STATA PRESA DA UN LIBRO

martedì 10 dicembre 2013

LUNA







Sembrava di filigrana la luna
sarà per questo che ci mette in rete?
pensai 
smettendo di guardarla ma
sapendo 
di dire una bugia.


Mirka





"  Le flute de Pan" (Les chansons de Bilitis".C.Debussy)







sabato 7 dicembre 2013

IO HO FAME DI COSE SEMPLICI



Sotto a quei portici dove passano le tante verità che si guardano dagli occhi



Io ho fame di cose semplici.

Un passero a cui allungare la briciolina e che mi scappa, io mogia a seguirne il fru fru del volo

il  primo caffè  con diviso agli occhi con lo stesso piacere dell'amaro o  zuccherato a profusione

della chiacchierata apparentemente banale ma di cui gli occhi rubano lo straordinario della pausa 

il lavoro onesto  che curva le spalle offrendo gli occhi stanchi il callo nelle mani

l "atto"  che  comunica la naturalezza dell'Esserci col  piacere imbarazzato per il grazie ricevuto

 un pò di miti  per ricordarmi che dentro ci "sguazza" anch'io insieme a Lisia, Dostoevskji, Dickens

un vestito di dieci anni messo con la semplicità che ride d'ogni valutazione messa in preventivo

il verde del prato con la prima brina che dice ecco l'inverno coi suoi frutti di stagione e una bolletta in più

sentire un cuore che pulsa  con la Gioia  del lasciato per far posto a chi se la deve ancora conquistare.

gli anni che crescono al di là della stessa volontà e che tu prepari per sbarazzarsene con serena leggerezza

le mani che accarezzano un volto incurante d'ogni macchia perché sa che la Vita è dentro quello scambio lieve

la memoria che rallenta o velocizza un colpo mentre lo ributta agli occhi a mo di leonardesco stupore  per chi li osserva mentre da qualche parte molto lontano nel tempo un coccodè fa eco per l'uovo  trovato sul desco.

Si. Ho voglia di cose semplici. Come la partita a briscola con quella cara vecchia brontolona partita per chissà dove,che  tanto  mi annoiava e di cui ora ne sento un'incredibile nostalgia.




Mirka




"Chiara e Francesco"  (dal film Chiara e Francesco)










giovedì 5 dicembre 2013

L'ULTIMO BRINDISI

...era si un rosso cifrato da scrosci senza siccità


Fu il Rosso di Montalcino a sigillare il riposo di Karina.
...poi un gesto secco cancellò ogni traccia di romanzo.
 Al mattino del giorno dopo.


Mirka




"Fantasia"  (Carmen-  Georges Bizet)


 


lunedì 2 dicembre 2013

ABBAGLI (Filastrocca quasi indecente)


Questa foto NON è mia.  Un  regalo accompagnato da una composizione musicale, da una favola. La persona conosceva il mio punto debole salvatore da ogni naufragio e integro.




"C'era un dì una fanciulla di nome Lucetta  più veloce della luce quand'era di fretta. Un giorno uscì giuliva per una corsa relativa. E fece ritorno il giorno precedente."(limerick umoristico sulla teoria della relatività)

Arianna si confessa ha confuso il tramonto con l'Aurora così perse il filo e i Lippi stralli vide.
Non ritrovò Teseo che lei conosceva corto e che invece  trovò lungo.

Che fosse colpa dei troppi giochi "politici" fatti nel salotto "buono"?  Questo non lo seppe mai.
 Però le venne un dubbio. Il dubbio le rosicò il cervello che buco divenne per  polli e pollastrella.

 Solo Tortiglione riuscì a capire l'intrigo del gioco.    Lui   Destrino di lingua di scrittura Mancino.     Ohibo' che Dolore al cuore si disse disperata la Lucetta smettendo di mangiare.

Forse morì?...Chissà.. Meglio non domandarsi e continuare la via  senza "Far Nulla"  Ohibò e ancora Ohibò si disse la fanciulla sballottando di mano in mano la Saponetta solcata Speranza.

Mirka


"Finale"  (Italiana in Algeri_ G.Rossini)






sabato 30 novembre 2013

AL TRAMONTO. ( mi chiesi)


"Canta,o Musa, l'uomo che ha molto viaggiato"   (Omero- Iliade)




Incollata a quei colori luminosi mi chiesi Chi li governasse e a quale Carro dovessi attaccarli per raggiungerli, un giorno.

Chiamai e chiamai a gran voce quel Riflesso di Superiore Volontà a me preclusa se non diventando Gioia che Libera, respira senza nasconderlo al mondo, turbata solo nella mente come un fiore scoppiato.

Mi dissi:  " E' così, forse, che si muore"?      e, muta lasciò ancora per un poco la porta aperta perché quei colori, tutti, potessero entrare. Per poco. Un poco ancora.

Mirka


"Im Abendrot"  (  Vier Letzte Lieder -R.Strauss)

giovedì 28 novembre 2013

ANCORA NERUDA. IN MEMORIA DI UNA BEN MISERA VITTORIA (Berlusconi)



...anche il cielo di ieri sera sembrava macchiato da dubbi di semenza incivile


I DITTATORI

E' rimasto un odore tra i canneti;
un misto di sangue e carne, un penetrante
petalo nauseabondo.
Tra le palme di cocco le tombe sono piene
di ossa demolite,di ammutoliti rantoli.
Il delicato satrapo conversa
tra coppe, colletti e cordoni d'oro.
Il piccolo palazzo luccica come un orologio
e le felpate e rapide risate
attraversano, a volte i corridoi
e si riuniscono alle voci morte
e alle bocche azzurre sotterrate di fresco.
Il dolore è celato, simile a una pianta
il cui seme cade senza tregua sul suolo
e fa crescere al buio le grandi foglie cieche.
L'odio si è formato squama su squama,
colpo su colpo, nell'acqua terribile della palude,
con un muso pieno di melma e di silenzio.

PABLO NERUDA


"Ci si può illudere d'essere guerrieri ed eroi anziché pensare d'essere essi medesimi  causa di rovina".       Così ho pensato questa mattina all'alba mentre si accingeva a prendere il caffè rovesciandomelo addosso..

Tutto è fragile e frana se la coscienza non è fondata sulla pienezza di una vita morale, la necessità sociale, e il coraggio che conduce all'azione senza che, l'improvviso del dubbio incida sul vigore.

I risultati sono sempre fabbriche di cartongesso con le facce pignone che continuano a guardarle.

Mirka


"Canto general"  (M.Theodorakis- P.Neruda)







martedì 26 novembre 2013

LACRIMA

Divertimento da  cell



Incise la lacrima stanca
come petalo sul bagnato
l'asciugò il suo profumo.

Mirka


"O kiklos tou nerou"  ( da Mia thalassa-M.Theodorakis.)


domenica 24 novembre 2013

NOI SIAMO CUSTODI D'OCCHI





Karina è in macchina   Ha fatto violenza su se stessa per uscire.  Non voleva aggiungere tristezza alla tristezza che in questo periodo la prende così spesso alle spalle.  Ma quando l'amica, operata da poco, le ha detto per telefono "Vieni. Mi fai piacere. Ho bisogno di guardare i tuoi occhi", ha superato tutta la ritrosia dovuta alla furia della pioggia, ai dolori (postumi) per una recente caduta finita fortunatamente col solo danno economico per lo svuotamento di 3 tubetti d'arnica montana.   Alla fine fa sempre le cose che non vorrebbe, perché difficilmente sa resistere a chi insiste, poi...o si  tortura il solito labbro inferiore, oppure si dà della Brava come in questo caso, senza peraltro compiacersene.  (Bugiarda!)  

 Ha provato addirittura allegria allorché, imboccando un viale si è trovata a fissare il giallo degli alberi. Parevano occhi birichini, o almeno ne avevano lo splendore, oppure davano l'impressione di strani animaletti che portavano gli occhiali.

Si è guardata attorno. Si è accertata che non passassero delle macchine, poi ha scattato alcune fotografie.   Un sottile esercizio che tiene da sempre per frugare fra le cose, coglierne la vita che ci scorre dentro, trovare lo specchio di se stessa.
 Aveva assunto una postura scomoda ben consapevole che le si sarebbero accentuati  i dolori a quella vertebra ammaccata, eppure si è sentita addosso un'allegria che non le capitava da tempo. "Come sono banale in questo mio restare attaccata a un'adolescenza passata da un pezzo!" si disse mentre riprendeva il volante felice per aver dato felicità al suo occhio e incurante d'ogni altro pensiero disturbante.

Sbagliò a mettere la marcia, ovviamente, e ovviamente si disse "poco importa".  Aveva impresso tutta l'armonia di quei contrasti, la varietà, la poesia.   E'  davvero incredibile quanti siano i modi per esprimere la poesia anche senza metterla in rima" continuò a dirsi fra se e se.  Lei sentiva che, in quella febbre emotiva  poteva trovare forza, calore, passione, e tutto un gioco di frammenti che formavano l'intero. Chi la conosceva sapeva.

La pioggia aveva ripreso di grosso. Karina ha paura ma l'affronta come Brunilde con la saggezza delle Saghe mentre concepisce il "Vascello Fantasma".   Un bagliore da Oro del Reno ha vibrato con mille gradazioni nei suoi occhi sbarrati, svegliandola dal ruolo di Valchiria che così poco le si confaceva come una bacchettata sulle mani d'antica memoria.   Rallentò.    Mise tutta l'attenzione inimmaginabile affinché il viaggio si concludesse in vittoria di Urrà.

Così che, quando arrivò davanti alla porta e suonò il campanello, anziché un limone sbiadito, l'amica si trovò di fronte a un mappamondo di freschezza colorata con tanti piccoli soli variegati.

Si sono abbracciate e intrecciate si sono in camminate direttamente alla grande e bella cucina.   Sul tavolo c'era della frutta. Come vuole l'intimità che anticipa l'intenzione dell'invito, Karina prese un mandarino e si sedette mentre l'amica continuava a raccontare, preparando il caffè, tirando fuori una scatola di biscotti. Versò il caffè per entrambi, e finalmente si mise seduta davanti all'amica.  Un lungo silenzio mise fine a ogni parola.   Si guardarono.  Gli occhi dell'amica erano così velati  da contagiare immediatamente  quelli di Karina.      L'empatia è il suo difetto principale e nessuno lo può negare. E' sulla  Carta d'Identità.   In compenso anche quella volta l'empatia  servì a Karina per comprendere che, più d'ogni parola è il senso morale a permettere di sentire  il bello buono, quando si sente d'essere stati utili a qualcuno .    Utile  come in questo scambio, semplice e genuino nella realtà di  un gesto, dapprima forzato perché proprio "non le andava"  di uscire da casa, con la furia della pioggia, i suoi dolori sparsi un poco ovunque, mannaggia la fretta!  Ma intanto lei s'era riempita d'amore verso un altro essere umano che a sua volta glielo stava ricambiando ringraziandola con gli occhi.

Occhi che ora custodirà come "un'armonia d'insieme". ma impegnandosi a  trarne beneficio non solo per se stessi.   Col ricordo affinché lo si  possa "trasmettere" alla prima occasione.  Col pensiero rivolto ai tanti occhi che non vede da tempo, se non addirittura immaginati per colore e intensità d'espressione, come quelli della sua nipotina dagli occhi azzurri, così almeno le hanno detto e, che le hanno confermato le fotografie che tiene nell'ultimo diario come incipit per un progetto futuro.    Sempre che, i Piani Superiori combacino coi suoi e diano benedizione.

A volte dimenticare se stessi per andare incontro all'altro è interagire  con la comunità rappresentativa del mondo intero. Più che una religione che consacra la preghiera, dandole vita anche senza i parati d'un rito. Ovviamente un sacrificio che si trasforma in gioia   Custodi d'occhi appunto. Anche immaginati.

Mirka




"Piano Quintet"  (Op.44 -II-  R.Schumann )






venerdì 22 novembre 2013

IL COLORE MANCANTE

La foto non è mia ma dello stesso pittore che me l'ha regalata





Giocò coi colori,

il pittore,

senza  economia di pennello.


Mai lo soddisfece la sua opera

perchè gli mancò il colore principale.

Il bianco allegro dell'Innocenza.


Mirka



"Adagio ma non troppo"   (Sonata n.3 BWV 1016 E.Major -Bach)