Ho trovato orme di cielo sulla terra. Segni di cose che l'anima ha percepito attraverso il piacere che il corpo gli trasmetteva.
Ho udito un pigolio fra il fogliame di un'albero. Ho pensato "Anche lui mi trasmette qualcosa che io debbo imparare". Ho scritto due righe perchè la memoria ne sentisse la necessità del ricordo come forme svariate che s'intrecciano e cambiano al cambiare d'ogni stagione,ma degne dell'impronta..
M'interrogai poi sulla ragione di ogni finalità difendendola da ogni inquinamentocon la forza di un suono "puro" che gli rapisse anche il pensiero.
Ed è con tutto questo "insieme" che TI ringrazio per avermi fatto vedere coi TUOI occhi. IO d'averti regalato i MIEI con le loro piccole luci saettanti come baionette vere.
Le molteplici forme di gentilezze "scambiate" attraverso la percezione di un senso che univa dando compimento sempre a una nuova nascita partorita dal dolore ma evoluta verso il cammino della gioia che si custodiva nel segreto del cuore svelata solo dagli occhi di un'assenza mai scollata dalla presenza costante di noi. Mirka "THE MISSION" (Colonna sonora Film- E.Morricone)
...e ancora sul fare della sera un friccico di luce
L'aria era greve. Il Cristo sopra il letto. Due occhi senza luce spuntarono da capelli avviluppati dal sudore. "Parlami. Dimmi qualcosa" sussurrò la voce dal suo deserto freddo rannicchiato dal dolore. "Ti ho detto tutto.Del vento che disegna le foglie sopra il vetro. Della ferrovia del nonno quando a sera. Del perdere o vincere quella briscolata che non finiva mai. Delle tue labbra arricciate quando perdevi. Della nanna che cantavi a me perchè sognassi un mondo dove non esiste il male. Anche l'Ave Maria t'ho recitato. Non so dirti più nulla" Inaspettata e autoritaria si levò una voce forse spuntata dalle radici dei capelli: "E allora guardami!" Mi corse un brivido lungo tutto il corpo. Lasciai che fosse il Cristo ad aver pietà con l'ungere quegli occhi mentre abbassavo i miei. Poi la donna indifferente voltò la testa in un punto imprecisato del soffitto nel mentre lamentoso rendeva vivo il ritornello: "A go la péssa" . Mi scosse quel respiro rantolato e soffiato a terra io piegata in due per l'impotenza a fare.
L'aria si era fatta umida. I tronchi degli alberi un residuato sbiadito di rosso. D'incerta direzione qualcuno strideva la ghiaia. Il volto di cera appena rosato. Le pareti grigie svuotate da ogni luce. L'indifferenza fatta volontà che non conosce ruggine. Con un occhio rivedo tutta la scena. L'altro occhio recupera il "non capito" d'allora. Ritorno a quella realtà come a un sogno. Penso :" Chi è fallito resta fallito e chi ha vinto ha vinto tutto,anche il tempo,anche la morte. Vero e vivo al di là della fine del corpo.
Eppure cosa non darei perchè questa parte del mondo ancora potesse appartenermi per ritrovarlo intatto con la sua lotta di domande e botta contesa per risposta. Mirka
"Mazurka in la min" (Op.17 n.4- F.Chopin)
"Nun seh' ich wohl,warum so dunkle Flammen" (Mahler)
Può la piena irrefrenabile del "pianto" a scavare la fossa e seppellirvisi dentro?... Oh se può! E' quello che provai, oggi, nel vedere una piena di "felicità". Che ci si può lasciare stregare anche dalla felicità altrui, perché si sente, pur nel "relativo", che qualcosa ci appartenne, che sappiamo essere lì, la vita creata da un consapevole atto d'amore, e sotto agli occhi di tutti. Che noi vorremmo ancora, se non fossimo cosciente d'essere viandanti con tanta strada fatta e con la patria solo negli occhi. Forse, stupiti ci capiterà ancora di trovarla, quella felicità, ma intessuta da altra consapevolezza, dentro a un canto che, nascosto dorme dentro alle cose, o nel nitrito d'un cavallo che grida al cielo senza sapere perché lo fa e...sarà immeritato prodigio che, per poco o per molto illuminerà noi e con noi tutta la terra. Felicità può stare comunque dentro a tutto. Anche in un'assenza che scalpita galoppo o lento passo.
Per una speciale occasione ho messo un vestito nuovo di seta. Un chiodo gli ha fatto un lungo strappo. Lo porterò al mercatino dell'usato. In testa di chi lo comprerà una gamba involontariamente impudica nella sua esposta nudità. Mirka Valzer del commiato (Il gattopardo--L.Visconti)
Fu pesante la notte per Karina. La luna pareva ridere di lei. E pure le zanzare. La luna entrava di prepotenza nella sua intimità, trapassando la persiana socchiusa e sempre con prepotenza si fermava sui suoi occhi. (aveva un bel cercare di sfuggirle. Beffarda, scientifica come può esserlo uno stalking, impassibile, sorniona, indifferente accerchiava senza dare scampo). Le zanzare, invece, si erano accanite sul braccio, oltrepassando la pelle dopo averle lasciato il "cardinalizio" per fare macelleria dentro ai cunicoli del suo sangue, rendendolo uranio impoverito e impastando di colori la sua pelle... Karina si guardava con orrore il braccio insanguinato, prodotto dalle sue stesse unghie anche se limatissime, cercando di scavare i nidi che le zanzare dovevano avere fatto nel suo interno, lasciando mappe sparse su tutta la lunghezza del braccio, scaraventandolo fuori dal suo habitat naturale e, che ora, zampillava come onde infuriate cadendo dal suo braccio per finire a terra in piccole pozzanghere con un occhio rosso più scuro al centro, ma continuando a strisciare sul braccio come un serpente a sonagli. "Cavoli! Un'autentica macelleria!. continuava a dirsi Karina sentendosi una criminale alla maniera di Hussein Tantawi o Abdul Al-Sisi complice com'era per questa dittatura di zanzare in rivolta militare. Cominciò il fenomeno di eccitamento motorio. Quello vibratorio da parkinson. Un tremore da budino e, alla fine l'imprecazione per sentirsi un illusa rivoluzionaria, e colpevole, perché non aveva provveduto per tempo, né al Fargan, né alla pomata d'arnica montana. Tamponò alla meglio il braccio con dell'acqua borica, poi, quasi correndo si diresse per spegnere la radio. Da un pezzo stavano blaterando,"al vento", voci indignate per l'unico argomento della stagione, focalizzato tutto sull'attenzione di un personaggio come B. Berlusconi, il cui screditato per frode fiscale aggravata è solo uno dei tanti reati, avallati da colossali quanto ignobili "salva vita" a scapito nostro e a VERGOGNA di tutto il globo. Laudate Dominum omnes gentes!
Karina non fa a tempo ad arrivare a spegnere quel rumore che dura da mesi, perché la radio ha finito ed è passata alla musica. Una musica che lei conosce molto bene. "Ecco mormorar l'onde" (Monteverdi). Come per una magia di Carrol, ogni tensione si dissolse per lasciare il posto alla quiete della poesia incarnata in quelle note del Tempo antico. "Niente allora viene a caso", si auto consolò la donna, "perché come quel tempo precedette l'uomo affinché sentisse la necessità di equilibrio e di armonia, in conformità del vero, ma educandolo a guardare il piacere del lontano, col passato alle spalle, il futuro da vivere comeprassi che non elimina la verità originaria, ma la renda amica col pulsare di un anelito alla perfezione che risuoni alla fine, come eco di preghiera, mentre per me, fu motivo per riequilibrare ogni eccesso e svariati tipi di rabbia". proseguì ad alta voce la donna ancora un poco infuriata. E...l'improvviso di "quel" concerto fu davanti a lei. Ricorda benissimo il nervosismo disordinato, che l'aveva presa prima del concerto. E vede le facce. Una per una, ma soprattutto quella di "lei". Nessuno poteva immaginare che, educata e riservata com'era, cosa potesse nascondersi dietro un'apparente freddezza. Freddezza che, più arrivava ai gradi del glaciale, più il suo furore era concentrato. Diventava presto insopportabile, si, insopportabile da esserlo per primo a se stessa. Ragionava, filosofava, faceva la saccente saputa, ma soprattutto sentenziava sulla vita reale, proprio lei che della vita reale non aveva mai capito niente, sostenendo con vigore dei principi che non sapeva neppure definire. Faceva dello spirito, invece. Mordace e brillante quanto era falso, per torturare quelli che l'amavano; li scherniva allora con atteggiamenti sostenuti, affettati, e muovendo la faccia a disgusto di tutto, dando l'impressione di mordere dolcemente, per divertirsi chissà perché; feriva anche senza volerlo col cuore e, le ferite che faceva, penetravano profondamente. Oppure se non aveva il coraggio di contraddire e di beffare, eccola col muso lungo e chiuso nel silenzio più sdegnoso. Un broncio che avrebbe voluto subito disfare ma che per tigna le restava addosso. Così anche allora aveva ferito la sua più cara amica. L'inseparabile. L'unica veramente degna di fiducia. Certo mica capiva sempre il perché di quegli sbalzi d'umore. Dovuti forse all'immaginazione ombrosa, la sensibilità più impossibile, o semplicemente dovuto a un "carattere difficile", anche se il rispetto innato per tutto ciò che ci era nel convenzionalismo, c'era, eccome, dietro la spavalderia dell'anticonformismo più osé. Perché lei, volente o no, fu sempre ligia a certe regole di vita, a certe esigenze morali, dovute più alla sua formazione familiare, prima, al collegio poi, e infine a ". che cosa ne dirà?..." lo era stata per molto molto tempo. Poi anche lì qualcosa si era modificato. Per fortuna.. Col tempo e con un'analisi spietata fatta con se stessa. Il concerto fu comunque meraviglioso, perché la musica aveva immediatamente unite le amiche, riportato il negativo a dissolversi completamente. Fu la visione del fosso trovato questa mattina nella Valle poco distante da dove abita. pieno di strani scricchiolii a dare a Karina la limpidezza di memoria in ricordi molto profondi, anche se vaghi e generalizzati, purtuttavia specifici di esperienze reali, tali da recarle la risonanza di emozioni che sconfinano oltre lo stesso tempo, cavandole la forza per creare ancora, (lo spera fortemente) invece che sopravvivervi in una realtà riduttiva. O fu invece il mito di Ariel a farla ancora da padrona?... Si, perché se è vero che, tutto si trasformerà in brusio, sin quando pulsa un sogno è ancora vita. Mirka "Ecco mormorar l'onde" ( II libro di Madrigali - C. Monteverdi)
Giunse come folgore che spezza l'albero senza intaccarne le radici, inzuppate dalla nostalgia per un tempo vero e passato. A volte riesumato dai sogni come incontro che frutta ancora attraverso misteriosi scambi di conoscenza. Così m'apparisti Tu CAVALIERE ERRANTE buttandomi fra le breccia come un cesto di fiori di campo questo film che ora io dedico a te con un grazie sparato come briciole d'"inesprimibile" liquida mucosa. Pagliuzze che sbuffano ancora se le si sveglia. Come locomotiva avviticchiata a un ramo abbandonato,o come collana di ghiandole lacrimali tenere come zucchero sciolto su ogni filamento di radice. Mirka
p.s. Ogni parola per questa emozione suscitata, è stata scritta,pensata e soppesata anche se di "getto" è stato l'impulso che l'ha spinto a collegare tutto.
Un brusio che macina attorno alla regina. Un formicolio di piedi che scortica l'aria. Comincia a distrarsi. Faccio sempre così quando la noia si presenta a ghiribizzi nel cervello. Ecco sono in un'isola che non c'è. Ma si che il bel mare della Puglia è qua davanti a me. E le onde sono mie. No sono di tutti, e verdi e turchesi anche quando danno testate e buttano fuori la lingua, non nera o rossa con le crepe dei bipedi, ma verdi come la prima foglia a primavera o turchesi come il primo tramonto immaginato ad occhi chiusi. Che la verità è lì senza macchinazioni per allontanarla o rivestirla di apparati. Mi scolo l'ultima goccia del campari. Ha un retrogusto più amaro del solito. "Strano" mi dico. "Sarà che si son dimenticati di mettere lo zucchero sull'orlo del bicchiere". L'improvviso festoso di campane mi distoglie dal mio mondo sensoriale. Alzo gli occhi. Ne incontro altri.. Ammutoliti. Almeno questa è la prima impressione. "Che pensino alla mamma morta e al buon Dio?" mi dico e ritorno a me.. Il ronzio riprende. Ritorno al molo di quella volta. Cos'era quello di Ancona o quello di Lerici? Non importa . Lì si che si rubava la gioia! I rintocchi lenti dell'Ave Maria sfida qualche nuvola. "Che il Padre e il Figlio stiano per scendere sulla terra per accompagnare l'unica Vergine?" parlo ancora a me stessa confondendo il mare, il bosco e i buchi e la nebbia con le navicelle che si scontrano, testimoni sempre che Vita e Morte sono un tutto uno Oppure quei rintocchi così lenti si rincostolano per annunciare qualcosa d'antico come la nostalgia che tu invochi come un fiume in piena e pieni di giravolte. Come le frittelle di mele che si mangiavano di nascosto pensando di farla franca? . Si abbassano le palpebre e sorridi con l'indice puntato a una Rivolta subito zittita. Serpeggia l'ora degli addii scanditi dai postumi liquidi delle chance . Una folata di vento mi porta sui piedi delle foglie secche. "Però che spunzoni! Sembrano rami anziché foglie!" Come una lingua di drago sguscia, improvvisa, la luce dal campanone. Poi tutto si confuse nel fragore del silenzio d'uno "scatto" bambino, lontano anni luce dai tazer di graffiti recenti. La mia pura felicità fatta di niente. O meglio in quel primo sogno da me predisposto a festa con il fantasma d'ombra da scacciare. Che il passato è sovente "scatto" talmente vivo da incidere la memoria. Sul fumo dei filos dolci e tranquillizzati da una carezza di sguardi. Per casa la cima dell'albero nascosta agli occhi dei passanti. Senza la TV che sbandiera con tono di falsa democrazia, di delinquenti d'alto bordo beatificati da leggi ultra garantiste. E infine, l'odore buono di frittelle fatte coi sapori delle mele dal vicino che felice ne faceva dono col cesto nella mano. Ma... Finito era il giorno di festa. Col suo subdolo assassinato di memorie fissate nell'istante di palpebre abbassate o sull'orlo del bicchiere senza i granelli dolci dello zucchero. Da leccare. Dopo..
"...puoi trovare una vecchia boccetta che sente ancora, che a un vivace fantasma dà via libera. Pensieri che dormivano a mille nelle grevi tenebre, luttuose crisalidi, fremendo dolcemente spiegano le ali e volano, d'azzurro splendenti, luccicando di rosa a scaglie d'oro" (Charles Baudelaire- La boccetta)
Fu gioia di progetto, quel bauletto tirato fuori da un ripostiglio impolverato dall'inattività del tempo. Eppure come investì di vita quell'odorematuro di tempi riuniti! Fu particolarità di quel miscuglio di essenze di muschio quercino, gelsomino d' Egitto e di rosa bulgara, rovesciato chissà come, a riportare a galla l'anima anche se colma di rimpianto per ciò che non è più.
Mistica Terrosità che ricorda il sudore dell'amato come l'orecchio d'elefante in calore o l'intuizione di coscienza, rapida,che empaticamente unisce nel suo segreto la generosità che si mostra mentre si concede e, pare che la vita consueta ci abbandoni per intraprendere l'avventura d'un nuovo viaggio.
"Tieni" mi disse mettendo fra le mani una boccetta di preziosissima essenza "E' un regalo per te. Ti caccerà la malinconia, ti risolleverà l'umore". E io vittima di un incantesimo, come allora, ne respiro l' aria su quelle note mischiate dall'odore d'un tempo sospeso e mai totalmente vissuto. Attorno le presenze del mistero. Stratificato,profondo e insondabile come l'anima d'un fiore. Alchimia degli opposti che lega l'absolue della rosa a un'altra essenza scaturita dal sudore difficilmente identificabile, duplicato solo al calare della sera. "Tieni. Ti caccerà la malinconia ti solleverà l'umore quando comincerà a definirsi l' ombra di qualche dubbioso essersi fra mezzo" esordì all'improvviso il bauletto, mentre il pendolo scandiva "brevità" e braci fresche di memoria. Ho qui davanti il mio essere persa e lontana a inseguire col broncio l'aroma di quel l'essenza preziosissima rovesciata, mentre l'amato cercava d'inseguire l'intrigo dei pensieri. Adesso è solo l'assenza da inseguire. Immaginandosi indissolubile Odore conducente alla sorgente da cui presero forma l'unicità del naso. Questa è una storia vera. Profondamente vera e sincera. La storia di un bauletto e di una boccetta di essenze rovesciate. Forse un "segno" destinale su cui meditare quando si rispolvera una fotografia, un oggetto pensandolo trascurato, o una causalità congiunta che inaspettatamente torna come stigmate di bellezze vissute a metà e che s'insinuano nell'anima come petali d'acqua la cui essenza profumata è restata nel fondo. Ci sono cose che restano in viaggio finché la memoria le può governare. Sempre se appartengono a un volo misteriosamente e inconsciamente Desiderato senza nessun concorso di volontà se non l' audacia gioiosa della sconosciuta altezza. Prezioso e senza ombra di peso se non quello del naso. Che, immaginare è ricreare le medesime sensazioni provate e vederle nei colori della gemma. AUGURI DI BUON FERRAGOSTO A TUTTI GLI AMICI Arrivederci, Mirka
Ovviamente non potrai ricordare tutte le volte che ho bevuto la tua saliva e il tuo pianto Pianto subito svanito come temporale d'agosto. Di certo ricorderai la voce che accompagnava Schumann affinchè nei tuoi occhi vi restasse la luce dell'allegria baluginante come Piccoli Demoni nati per farmi impazzire. Auguri tesoro già arricchito di tuo.
Vedi l'inazione nell'azione e l'azione nel l'inazione. Anche se impegnato in attività di ogni sorta, hai trasceso tutto quello che non serve
Potrei ma non voglio. Non voglio perché mi fido del mio istinto, ma soprattutto del vento che raccoglie e depone, il "giusto" là dove la terra è buona per fruttare. Così mi dicevo, questa mattina, guardando il volo d'un uccello, sorseggiando il primo profumatissimo caffè della giornata.. E mi sentivo alito calmo di quel vento che non c'era, serena anche sobbalzando per essermi scorticata la punta della lingua col primo sorso di caffè.
Il sogno diede realtà alla regina di scena. I grilli mordevano lo stomaco. L'alba era viola. In mano il sapore di caffè rovesciato a terra il vestito di Carmen.
Karina ha camminato a lungo. Sotto il sole. Senza una meta precisa se non per assicurarsi che il cappello di pagliale restasse al centro della testa, la tracollina che non diventasse una seconda pelle a supportato della spalla, procurandole delle escoriazioni e che un calzino non finisse completamente sotto al piede impedendole il passo svelto. La camminata era stata lunga. Forse tre ore. A lei piace camminare. In altri tempi ancora di più del presente. Ma tutto cambia, meno la predisposizione che la natura ci donò, condizionamento in seguito e di difficile adattamento. Aveva raccolto di tutto un poco. Insetti talmente invisibili da sentirne solo il pizzico cattivo senza potersi difendere preventivamente. Sentiva un bruciore, vedendo una chiazza rossa che si allargava a dismisura. Inorridita non riusciva a staccargli gli occhi, batteva i denti, e capiva che un nemico l'aveva attaccata, vigliaccamente e senza pietà. Si affiliarono le unghie, diventando baionetta, ma solo per dare piacere al l'invisibile nemico. Con gusto cattivo aveva imprecato senza sentire nessun rimorso o la necessità di confessarlo al "loro" creatore. "Maledetti maledetti maledette!" grugniva senza averne, ahimè, alcun sollievo. Come sempre esagerata. Anche lì era di poco cambiata. Lei però sapeva che quel l'esagerazione era dovuta a una sensibilità acutissima mascherata da disinvolto, e frivolezza che spesso generava equivoci e diffidenza negli altri. Comunque sia, lei era così, e non si sarebbe scambiata mai in altro che non fosse la sua strada naturale, coi sassi e fiori sorti, e seminati dalla sua sua stessa sensibilità. Aveva adocchiato della gente seduta a un tavolino di un Caffè, con il giornale in faccia e aveva pensato "Strano! Pare lo leggano gli occhiali invece che gli occhi!" Aveva notato qualche donna sulla bicicletta con la borsa della spesa dentro al cestino dove solitamente si tiene un bambino. Il volto duro, chissà, forse perché non è riuscita a comprare la fettina in più di prosciutto come abitualmente faceva, pensò Karina, leccandosi sul labbro un'invisibile briciola di quel pane imburrato che aveva mangiato poco prima e lasciato a metà. Aveva avvolta la rimanenza della fetta imburrata con la carta velina, messa nel frigo proponendosi di finirla a merenda, ricordando quando era piccola come un funghetto rosso e capriccioso. Il suo sguardo si fermò compiaciuto su delle ragazzette in pantaloncini corti, le belle gambe abbronzate e senza ombra di vene varicose in addivenire, l'ombelico invogliante e in bella mostra come i piccoli perfetti cappelletti dal sapore delicato e speziato che le faceva sua madre. Raccolse al volo, uomini che si raccontavano storie senza avere l'aria di divertirsi. Una donna afferra prontamente cosa c'è dietro l'apparenza, a differenza dell'uomo che si ostina più volentieri su una scemenza tralasciando la sostanza dell'insieme, o il "particolare" che vale più della logica e gli annessi (intellettivi) che la costruiscono. Un bambino cominciò a frignare. Karina si voltò proprio mentre la madre, o chi ne faceva le veci gli mollava uno scappellotto senza alcun scrupolo di preavviso. Sorrise. Pur con pochi decimi di vista, non le era sfuggito nulla di quella variegata umanità, unita solo della combustione procurata da quell'agosto torrido e molto inquinato. Sin da piccola era abituata a quel l'esercizio di osservazione, sviluppando quella acutissima sensibilità di cui sopra accennata, e che le aveva permesso di allargare il suo campo percettivo a tutto il pianeta umano. Il suo umore era pessimo. Era uscita da casa con quello e, il cattivo umore continuava a restare. Le notizie che aveva sentito per radio glielo avevano appiccicato un poco dappertutto. Così non aveva fatto caso neppure a quel calzino con l'orlo allentato che, prima o poi sarebbe finito sicuramente dentro alla scarpa col preciso scopo d'impedire la camminata svelta. La condanna di Berlusconi e tutto il "suo" seguito di formichine-formichieri piangenti e in processione per dare onoranze a chi morto "ancora" non è, le aveva messo addosso un'irritazione più vicino al fuoco di s. Antonio che alla varicella del pupo del vicino. Il tira e molladella "grazia" salvifica alternata a giaculatorie di minacciato, e pausato da seriose riflessioni sulla nobiltà dell'eroe patriottico alla conquista di giustizia fatta a misura, negata perché ancora si è dentro a un regime di democrazia, anche se spesso i diritti, per i "poveracci" sono calpestati.. Da più parti l'angoscioso domandarsi Si vota o non si vota? E qualora avvenisse, sarebbe col porcello grottesco e truffaldino, o col porcellino, vecchio, ripulito da parere familiare ma nuovo mai (s)messo? Le sedie per i Beati non mancheranno mai, gli sgabelli per i Reprobi pure, magari a luce di petrolio preso di straforo. Chi ha la stoffa del suddito si predispone a prestarlo anche all'inferno, accertandosi come tafano rintanato nella manciata di fango e impigliato a qualche pelo nell'attesa poi di risorgere e sbranarlo. La poesia del Sandro sul trepidare d'angoscia per incipiente guerra civile o non civile l'aveva fatta scoppiare in una sonora risata alquanto sguainata, subito ricomposta per le altre notizie afferrate mentre stava chinata per allacciarsi una scarpa. . L'insistenza sulla minaccia terroristica all'USA l'avevano inquietata e irritata insieme portandola a pronte associazioni vicine e lontane. Ad analogie. Il sistema dei segreti della CIA, della politica (profitto d'affari e mafia) nobilitati anche loro dal fatto che in quel 1945 sono stati i "liberatori" nostri dal nazismo, e poi dal "comunismo" sovietico, e a cui si deve eterna gratitudine, considerando che sono sempre loro a difenderci dal famigerato "terrorismo" islamico... E guai se qualcuno osa discutere o allungare una critica che,subito si è investiti da valanghe mediatiche con relative alzate di fiero scudo; Ingrato, terrorista, comunista, nemico della patria, della "libertà" ecc ecc.. Ovviamente da destra, da sinistra,. centro. Ben sappiamo che gli USA sono un paese "tecnocratico di matrice protestante, quindi altro e diverso dal nostro dove è l'integralismo cattolico del papato romano che ha segnato negativamente tutta la nostra storia antica, recente e solo da poco in odore di Dashiell . Negli USA prosperano le sette e confraternite, come rifugio individuale illusorio alla irrazionalista, e alla ingiustizia di quel sistema presidenzialista e. Aberrazioni, forse comprensibili,ma inaccettabili culturalmente. Anche da noi non mancano le sette e le logge segrete (anche legate alla CIA ed al Vaticano). Tutti gli adulti sanno quanto hanno avuto ed hanno il loro ruolo eversivo e mistificante; dalla strage di Portella della Ginestra, all'omicidio Moro, fino allo stragismo podistico e mafioso d'impunità che ha insanguinato il nostro Paese,liquidando l'"anomalia" PCI, gli accordi inconfessabili, gli atti di pirateria internazionali. Vale per gli accordi militari, per i sequestri, per le torture di personaggi "scomodi"; Vale per i prigionieri di Guantanamo e per i voli pirata della CIA. Vale per i genocidi e i colpi di Stato del pentagono come per gli accordi commerciali. Vale per il sistema antimissile di 2^ colpo (detto "scudo spaziale"), per gli F35, per le stragi del Cermis e per le basi USA ancora ben piantate in Italia. Perché sappiamo tutti che, politica, mafia, ed affari dilagano; che i due modelli, il loro e il nostro s'intrecciano e si alimentano a vicenda. Come sappiamo quale sia la diffusione individuale delle armi in USA . E qui stiamo seguendo un trend non dissimile, con leghisti e fascisti (ma non solo) per giustificare leggi speciali che sanno di "macelleria" invece che di tutela vera e giusta. Fatti per coprire relitti, soprusi, ogni arbitro, e ogni illegalità (nazionali e internazionali). Come le guerre di aggressioni pitturate come "umanitarie", i bombardamenti all'uranio impoverito trattati come atti di guerra necessari, i genocidi di civili presentati come "effetti collaterali". La disoccupazione, il lavoro precario e sottopagato, le morti "bianche", la dissoluzione della contrattazione collettiva, i ricatti occupazionali, il lavoro ed il lavoratore come merce asservita-in barba all'Art.1 della nostra Carta dei Diritti. Il degrado ambientale, alle città, al traffico, al clima, gli scandali, l'appropriazione bancaria privata del valore della moneta emessa-con il conseguente DEBITO PUBBLICO crescente-che ha messo lo Stato, la gente, le Industrie nelle mani della più feroce speculazione bancaria, col relativo impoverimento di chi aveva investito i propri risparmi. Karina ha sentito tutto il peso di quella lunga camminata sotto il sole, di tutto ciò che ha ascoltato e visto, col bruciore sotto la pianta del piede sinistro. Il calzino finito sotto al piede le deve avere fatto sicuramente una grossa vescica. Ma...ce la fa ad arrivare a casa. Forse anche consolandosi con M .Butterfield. Con la visione di questo Papa dei Poveri. Un secondo san Francesco. Chissà. Forse riuscirà anche a dormire. Dopo una doccia fresca, un minestrone con tutte le verdure del suo piccolo orto, molto basilico. E proverà a dimenticare ogni divagazione veramente storta. . Chissà! Mirka Un bel di vedremo" (M. Butterfly- G. Puccini)
A volte, quando si torna indietro a pensare, è la gentilezza che prende per mano e fa di te un gigante pronto a impadronirsi del mondo. E' sempre stato così. Lo è anche oggi. A volte quando un ricordo ritorna alla mente del cuore, ci si accorge improvvisamente che si è un poco malati e, non te ne eri accorta di quella malattia che guizza come la vita prima d'andarsene, e tu la combatti come forza negata. e che per un poco fa guarire. Ma noi sappiamo che è solo per un poco. Come per un dormiveglia che precede la coscienza fino al suo lento dissolversi nel nulla. In quel nulla che ci regala l'oblio del sonno. Ed è allora che trovi intatto il piacere del ricordo. Di "quel" ricordo trovato fra le mani e, uscito come per magia da uno scrigno segreto che avevi dimenticato di possedere. Ci si concentra allora,come una verità a cui aggrapparsi,con tutta l'anima. Allontanando le cose inutili o che non servono più, fermandosi invece su quel ricordo vivo di sottili trame che ti bagnano le ciglia. Forse qualcuno riderà. Ma che importa? Per me è stato lo spiraglio di luce di cui avevo bisogno. Oggi. La medicina giusta per dare leggerezza ai miei molti errori considerati, a torto, germi mortali. Il mio "telescopio" magico che dà onore alla memoria con tutti i suoi lapsus,cancellazioni,le sue abili distorsioni. "Domani mattina,alle ore 11 verrà nella tua pensione,una persona molto importante. So che darai il meglio di te. Così mi disse, qualche secolo fa, una persona altrettanto importante e di valore. Passai dai salti, all'immobilità più feroce, dal caldo nigeriano al freddo duro dei ghiacciai Ciononostante non smetteva di girare in tondo e in largo per tutto l'appartamento come un'anima felicemente smarrita. L'affittacamere aveva un bel cercare di distrarre coi nuovi pappagallini nati nella notte! Arrivò l'ora. Puntuale su ogni lancetta d'orologio messo a punto,in modo scrupoloso e perfetto per il dovere del giorno. Sbalzata alla porta, bloccata qualche secondo per darmi un contegno che fosse vicino all'eleganza che con bonomia generosa strizza l'occhio sul L'Acerba età che può essere quella dei 24 di quel tempo storico, quella che controlla, se educata, anche i battiti del cuore, allungata la mano sulla maniglia e, con studiata lentezza lo spalancata..Davanti una persona alta quasi quanto me,leggermente più in carne di come lo ero io a quel tempo. La camicia bianca, le maniche ai gomiti, i pantaloni di lino di un cielo un poco sbiadito. Registro tutto in un colpo d'occhio nel mentre alquanto basita mi ipnotizza la mitezza che emanava da tutto quell'insieme, finita sul volto. "Prego Maestro. Si accomodi" balbettano il mio labbro come da prima visita al logopedista. Il pianoforte aperto, lo spartito dell'Aida pure. Il banchetto scostato alla giusta maniera. Il Maestro mi guarda. Sorride con la bontà di un latte da balia che mai ha conosciuto baratti di moneta. Siede, muove le dita in arpeggiati da farfalla, fa due accordi, uno forte l'altro piano, passa alla minima che precede le due terzine del duetto tra Amneris e Radames ma.... . l'attacco non viene. Frazione di silenzio, ripetizione della minima legata alla croma di terzina. Silenzio più di una breve consentita dai canoni del buon gusto antico. Il Maestro ricomincia.. Prova ad aggiungervi la voce Quale insolita gioia nel tuo sguardo"!. Silenzio. Anche dei tasti. Allora il Maestro si volta con tutta la metà del corpo, e con gentilezza infinita l'invita a "farmi più vicina a lui" (mi ero messa nell'angolo più lontano della stanza) e di non temere di liberare la voce. Da statua di ghiaccio che mi ero fatta,piano piano comincio a sciogliersi. Divento viva. Vera, gioiosa e in carne, sangue, ossa. La prova finisce. Lui si alza. e con gli occhi lucidi mi dice con una semplicità tale da farmi ritornare ancora statua e infilata nell'angolo più lontano della stanza. . "Faremo sicuramente della strada insieme". Peccato che il tempo reale mancò anche se io avevo già fra le mani "Un Cappello di paglia di Firenze" . Dopo pochi mesi seppi che la malattia aveva colpito il Maestro e il Re Degli Elfi era già in cammino per portarlo nel suo regno,invaghito dal suo valore, dalla sua gentilezza così buona e infinita. Quella persona era il M. Nino Rota che il Destino mi rifiutava, anche se la rappresentazione dell'Aida non mancò d'avere un successo strepitoso e incredibile, solo a volte, in modo misterioso turbata da qualche brivido improvviso. A volte tornare indietro fa male anche se rafforza l'emozione di "identità" così belle e la gioia d'averne fatto parte anche solo per averne respirato il valore. E sembra ieri. Come "tutto". Anche se non dovevo permettere di riportare a galla la preziosità d'un tesoro, con la schiuma e l'odore del mare. Ma... come avrebbe detto qualcuno"c'è sempre qualcosa da rimaneggiare e lasciarlo al Destino".