fiume

fiume
fiume della vita

martedì 28 ottobre 2014

UN PÒ PER CELIA UNO SCIOGLILINGUA, UNA NINNA NANNA E UN ARRIVEDERCI PRESTO












AL PASTÌSS  ( IL PASTICCIO)

Gh'eva 'n pastìss tùtt rìss (arricciato) còij pìss (pizzi),

l'ho miss su i stiss (tizzoni) perchè  'l gniss fiss (fisso),
 ch'al dvintiss tùtt masiss (massiccio) e tgniss (consistente)
 e l'è gnù spaniss (troppo cotto) e liss (liscio) c'mè  'n biss (biscia).

Questa  antica composizione della pianura padana  (Poviglio) è uno dei più bei scioglilingua che conosco. Si tratta di un vero "pastiss",un pasticcio,nel quale vengono messe insieme parole terminanti con desinenza "iss" mediante una apparente logica che,esaminando bene il testo,non si riesce però ad individuare. Alla fine ci si chiede: ma cos'era questo "pastiss".



 FÈ NINNÀN,NINNÀN NINÈTA

Fè ninnàn,ninnàn ninèta,

 la mama l'è andàda a mèsa (messa),
 al papà l'è andà al marchè,
 a compràr dal fil filè,
 da vistir la so morena,
 còca còca la mè galena,
 la galena andàda a lètt,
 l'ha magnè tòt i caplètt,
 tòt i caplètt,tòt i capòun,
 còca còca và in gabbiòun (nella gabbia).

(Da una raccolta di ninna-nanna Reggiana)


Sulla ninna -nanna si può dire che rappresenta la prima e la più semplice composizione poetica popolare che veniva proposta al bambino ancora in fasce. Vien da dire che in qualche modo essa rappresenta l'elemento  di imprinting,ovvero una particolare forma di apprendimento precoce che influiva sul piccolo e ne segnava il successivo svolgimento ludico-ricreativo. In poche parole già in fasce il neonato apprendeva,mediante la ninna-nanna ,il valore delle rime baciate,i ritmi cadenzati della recitazione,le diverse intensità dei toni di voce. La definizione di ninna-nanna è comunque quella di cantilena dalla cadenza monotona con la quale si cullano i bambini. Ma altro scopo delle mamme non era solo quello di far addormentare i piccoli,ma anche quello di intrattenerli,di conversare con loro,di tranquillizzarli mediante una voce famigliare. Si era certi di non essere compresi,ma ci si sentiva sicuri,però,di essere prima o poi ricompensati con un sorriso immenso,coronato da qualche incomprensibile delicato gorgheggio

 Così AMICI con queste tiritere un pò per celia e un pò per non morire da conigla ve lascio il mio saluto bello, condito da sale oijo e peperoncino forte da scongiuro. Ho un piccolo intervento agli occhi. Cosa da nulla anche se a me treman le budella e un poco anche la parola che affido ad altri,sicuramente più abili di me. Arrivederci quanto prima allora e...stateve bene che a me penserà (spero)  il buon Dio.
 Mirka



"Ninna nanna del cavallino"  (R.Rascel)



Note: Queste tiritere provengono dalla raccolta di favole e favolette (emiliane)  per grandi e piccini al tempo della fame























 






 

lunedì 27 ottobre 2014

PICCOLE ALI PUNTATE DI TERRA






Era bella la farfalla d'ottobre posata ieri sulla mia finestra.   Nelle ali portava soli di tramonti puntati dall'ombra di piccole nostalgie.    Ma... volata via al mio battere di ciglia.   Sognai? Non so.    Unica certezza quel rosso che s'aggira ancora.     Spia luminosa di  bianca ruggine a terra.     Punte di spillo.    Piccole ali care.     Utile bellezza.      Breve eternità.     Mia  unica scienza puntellata di colori.
 
Mirka

Grapefruit Moon  (Tom  Waits)


giovedì 23 ottobre 2014

ARABESQUE POESIA E MUSICA

Ho negli occhi quella luce senza che l'usura ne abbia sconftta la magia.  La lotta e i mali. La crudeltà degli uomini,la dolcezza usata a scaldino per i piedi. E la guerra col suo lugubre brontolio di tamburo,lo smisurato silenzio in quel battere ritmico della morte che si annuncia con preavviso d'aria,a un sogno tenuto in serbo per le grandi feste.  E tutto è trambusto. Musica interrotta. La Vita tra e oltre le macerie.





ARABESCO




Se non fossero i ritorni
 che mi assicurano l'eternità!
 I belli orizzonti che ospito
 negli occhi con poco amore
 e mutano rapidamente,
 se non fosse il sagace inganno
 che si consuma nella mia memoria
 a riserbarmene il senso!
 Poi da un barlume,un ricordo,
 forse illusorio,ariose nostalgie,
 recuperate realtà distese.
 Dalle ignude concezioni
 le prospetive ridenti
 che si rifanno!
 E i suoni,difficile scherzo,
 senza dei quali il ritmo non sussiste.


Vincenzo Cardarelli



"Arabesque"  (C. Debussy)



























S















mercoledì 22 ottobre 2014

"SI VERGOGNI"









A un pezzo da novanta che con esercitata sfrontatezza presentava a mia madre una Carta d'identità, falsa, cercando di convincerla sulla sua bravura a farla franca, per risposta ne ebbe solo un secco "Si vergogni" e le sue spalle voltate.  La guerra era finita da poco. Sull'uscio il rumoreggiare di battaglieri sempre in atto l'illusione della vittoria. Per me un esempio troppo importante per non farne diamante d'intelletto e dolorosamente anche nel cuore.

Mirka





"Moritat"  (Kurt Weill-B.Brecht









martedì 21 ottobre 2014

AFORISMA O SEMPLICE CONSTATAZIONE



Questo è Drugo,il cane di un mio figlio quando ha fatto il furbo. Solo qualche volta. Lui è.prima di tutto intelligente-





Ci sono furbi convinti di superare l'intelligenza con la furbizia. Ma fanno male i conti. L'intelligenza ha sempre la forza degli occhi. La furbizia quella di abbassarli.  

Mirka



Hallelujah  ( Messiah-G.F.Haendel)


















sabato 18 ottobre 2014

LA FOTOGRAFIA TAROCCATA OVVERO IL GOVERNO DEL BLUFF






Ho chiaro l'anno,il mese,il giorno e anche l'ora quando "qualcuno" mi regalò una fotografia a testa china. "Tieni" mi disse "Sono io e mia madre ".  Ricordo che,la strinsi al petto bagnandola di lacrime,la notte. Ma bagnavo una foto truccata dall'inganno sfuggito da un'immutabile realtà e  fuori dalla coscienza di quello che si stava facendo
Nel bene come nel male il "codino" salta sempre fuori . Angela colpisce sempre i maschi con le sue teneri mani  avrebbe detto la Redazione Bild.

Morale Fate sentire a una persona intelligente  che è "scema" e per un poco quella persona  si sentirà scema e scema sarà a tutti gli effetti.  Ma dategli l'onore delle armi (la sua intelligenza) e quella stessa persona (offesa e scema) diventerà un Capo anche senza esercito e con un minimo di soldi. Capo sicuramente di se stessa. Io sputo sempre in terra a chi offende l'intelligenza  e la dignità di qualsiasi persona.  Perchè chiunque non rispetta la diversa umanità e si fa scudo dell'ignoranza o della  buona fede altrui quando la sua intenzione è quella del baro,non è degno neppure del regalo d'accettare delle scuse.  Ma sarà solo la sua coscienza a rimetterlo sulla Via di Damasco.  Forse.  Dio ad accoglierlo.  Io no.

Mirka



"Carissimo Pinocchio" ( Renato Rascel)





venerdì 17 ottobre 2014

LETTERA INFORMATIVA





Carissimo e carissimi,io sto bene,o meglio riesco a tenere a bada acciacchi ed altro. L'aria è buona e la respiro con avidità come faccio lo stesso per gli ultimi bagliori di luce. Gli alberi qui sono molto diversi dai nostri che fanno da sentinella ai lati dei viali. Quasi tutti sono piegati come se un dio inferocito fosse passato bastonandoli tutti. O forse è una naturale trasformazione. Anche le foglie sono strane impolverate e sghembe. Dipenderà dal gran caldo torrido che ha fatto alternato a quelle grosse pulci d'acqua rimbalzzanti sul selciato. Alcune paiono pisciate di birra tanto sono schiumose e giallastre. Qui è ricco di parchi. Uno  di questi ha uno stagno dove vi sguazzano delle grasse oche,delle papere e anche qualche anatra che s'intruffola fra le ninfee e poi sbatte le ali perchè non ce la fa a uscire,e tu ti fermi e pensi ai tanti uomini incastrati come loro dalle loro stupide ridicole presunzioni. In ogni parco vi sono tanti giochi per i bimbi e lunghe file di panchine dove si può riposare,guardando il mondo girare tra urla e starnazzi e tu testimone silenziosa alla maniera del  Budha. Qualche buca c'è ma io mi destreggio come se fossi in altalena. Sono brava ancora anche se la prima a stupirsi sono io. Il mare non è lontano e m'incanta proprio come nei ricordi più azzardati. Non sono mai stata una buona nuotatrice,come ben sapete,ma con la fantasia ho sempre dato di spalla ai pesci. E rido. Rido di me stessa. Con un gusto ritrovato anche se con un retrò di carciofo del tipo tintura madre di quella Casa svizzera che voi sapete. Ho socializzato con quasi tutti i condomini,quelli dei bar e anche con le commesse  del Supermercato a due passi da casa. È incredibile le tante spontanee testimonianze di simpatia. A meravigliarmi sono sempre io.   Attorno a me vedo della brava gente ma anche molti fantocci. Esaltati o prostrati per l'impotenza a fare qualcosa di desiderato nascosto nel profondo ma che fuoriesce dagli occhi. Ogni tanto qualche urlo improvviso mi mette brividi in tutto il corpo. Poi passano. Ed è allora che mi prende la nostalgia di quella Casa Della Gioia fatta a misura mia e così voluta e scelta per star bene nel nome di quella GIOIA percepita come compito da diffondere ovunque attraverso la continuità di quel lavoro che,se tanto mi ha dato altrettanto ha operato negli altri in benessere anche se circoscritto all'attimo. Mi si inumidiscono gli occhi anche adesso che vi scrivo con un obbligato distacco. Come passo le giornate? Niente di eccezionale. Mi esercito a leggere qualche libro in inglese che poi pianto alla svelta ovunque si trovi,così per il tedesco aiutata dalla memoria di quello appreso quando studiavo la liederistica, il russo l'ho intuisco divertendomi, annoiandomi e passando velicemente oltre,mentre del giapponese mi affascinano i segni e le fotografie. Non divoro più le poesie come un tempo se si esclude Lucrezio incollato al mio comodino. A sostituzione di questo lusso, leggo saggi di economia o qualcosa di similare. Bauman resta sempre in testa seguito da Lars Dencik e pochi altri. Scrivo. Questo si, anche se a volte mi addormento con gli occhiali sul naso.Sto lavorando a un progetto ancora incerto del percorso per cui non so dirvi essere un nuovo Sogno Testardo. Ogni tanto gironzolo sulla tastiera del pianoforte ma lo spartito è sempre fermo all'Amarilli di Caccini. I ragazzi stanno bene. Il genio di casa è precario ma si dà da fare,l'altro fa bene il suo mestiere ha cura della piccola e della sua mamma come deve fare un'uomo adulto e responsabile.A proposito della piccolina debbo proprio dirvi che è un'autentica opera d'amore anche se in lei si riscontra già il "nuovo" che sarà e del tutto diversa dai suoi genitori,a parte la caparbietà e una spiccatissima tendenza  alla musica soprattutto verso il pianoforte. Io la osservo senza dir nulla,medito e le auguro il meglio con tutto il cuore. Alla sera mi arrivano le sue carezze. Tornano a meraviglia quando il sonno tarda a venire. 
Fra poco arriverà l'inverno. Come sarà? Improvviso mi torna agli occhi la neve che cadeva lì,gli spalatori,il gelo. E mi rivedo disperata quando scoprii che il gelsomino e l'edera si erano gelati assumendo la forma di lunghi mosci scarafaggi.  Ma qua sono in città e al posto del gelsomino e l'edera ci sono case e case che paion bubboni pronti a scoppiare e che mi danno l'impressione di grosse mascelle con una fila di dentoni aguzzi e tutti uguali pronti a sbranarti alla prima disattenzione. Inquieta vedere case persone fumi rumori spernacchiate di veicoli impazziti e come in fregola di copula che tacciono come a un comando al quale non di può dir di no solo di sera quando s'illuminano le finestre dei palazzoni e spuntano tanti occhi gialli e quadrati mentre i muri trasudano fumi di minestre e sopra dove sta il cielo un'esercito sovversivo di piume che lo copre e impera.  M i prende allora la nostalgia mentre nitidi rivedo i lunghi viali di pioppi e di cipressi,i fossi coi girini,le prime viole,il gallo e il merlo,l'odore buono dei tortelli ripieni di zucca e di amaretti di colei che non c'è più,il cane che sbavava per averne una parte di razione,il cancello di casa che piano si chiudeva alla vita monotona e tranquilla che lasciavo fuori per aprirsi a quella di un'utopia serale respirata fra uno spartito e l'altro,un calice di un buon rosso dentro casa mia con la serenità protetta da una coscienza in pari con l'acqua fresca dei ruscelli di montagna e senza l'ombra dell'ipocrisia nel ringraziare gli uomini,la vita semplice e il buon Dio. E mi sovien l'eterno in tutte le sue stagioni senza sapere cos'è veramente il bene se non per la necessita che spinge a cercarlo oltre ogni male insito in ogni azione dove tutto si mescola con l'odore di essenza solo  lievemente adulterata per aver troppo respirato di carburante,gas e quant'altro. Non passa giorno che non vada col pensiero alla Casa dei Morti dove sussurra il vento anche quando tace e pare vero ciò che ci giunge e fievole appari tu che sei qui e non loro che stanno fuori dal nostro occhio. Lì prosperano i germi di passaggi,lotte di sopravvivenza e costruzione,la conquista di civiltà lasciate in eredità affinchè potessimo comprendere nel tempo giusto di "lancetta"  qualcosa di prezioso lasciato nel sospeso della pelle e non ancora sentito dentro il battere del cuore o nell'intelligenza che si porta anche senza saperlo in quei tanti semi che uniscono l'uno all'altro. 

E qui finisco miei cari con l'augurio che salute fisica e buon stato morale vi arrida sempre forti di ogni prova e sempre coscienti che a nessuno è dato il sottrarvisi. Ma questo lo sapete avendone io stessa avuto l'esempio da voi tutti Con l' affetto di sempre.

Mirka


Amarilli" (Aria-G.Caccini)


giovedì 9 ottobre 2014

E RICORDERÒ





E ricorderò nella coscienza dove il sole centra ogni suo bene,la Cura camuffata dall'Indifferenza, le mani strette a grazia ricevuta,la bacinella ai piedi come si fa per Madre o per Figlia solo un poco birichina,l'ultimo brindisi d' occhi sul predellino di un treno che sbuffava nero.
Si che ricorderò.  Come verità di un'ultima istanza. Epifania con la neve sulla  porta. Scaglie luminose di conchiglie sparse in un deserto e intrecciate a serpentelli rosa.


 Mirka




"Sogno" (Francesco Paolo Tosti)



domenica 5 ottobre 2014

IN SOGNO "SONO LE TUE LACRIME"




La Vergine Degli Angeli Mi Copra Del Suo Manto e Mi Protegga Vigile Di Dio l'Angelo Santo


Ho mal sopportato i distacchi. Sempre. Quand'ero molto piccola bastava vedessi sulla porta mia madre per sentirmi i singhiozzi irrompendo a cascata.  Mi duravano tutto il giorno vendicandosi con altrettanti musi lunghi che distribuiva prima a lei poi a tutti coloro che si avvicinavano per cercare di farmi qualche coccola o nel tentativo di consolarsi.  La strada interminabile ( 500 m) che mi portava all'asilo la cospargevo di lacrime come i sassolini di Greta. E mi vedo ancora col cestino della merenda preparata dalla nonna stretto nel piccolo pugno della mano come un grande tesoro sballottato in alto e di lato come la testa di Oleferne mentre pregusta la vendetta che avrei messo in atto più tardi rifiutando il polpettone che adoravo col gusto piantato sui dentini. Diventata grande di anni fu lo stesso. Sempre un fiume lungo come il Mississipi che trasformato in vendetta facendomi fredda come un ghiacciolo alla menta.  Credo che la caratteristica del dolore siano la comparsa delle lacrime. Mute, rumorose, dirompenti, taglienti, fratturate, scisse, scivolose come malta, dolci come un mango maturo o come il ferro dolciastro che lascia il sangue quando cola dal naso. Insomma uno spettacolo da gran ghignol che avrebbe dovuto commuovere tutte le cose e quel mondo che mi aveva torturato e che indifferente continuava a vangare su una ferita mai chiusa. Così io sentivo senza bisogno di comprendere, senza fare domande. Un sentire che trasmetteva in ogni lacrima versata. Una specie di croce che ho sempre portato su di me, lucidamente e incapace di abbandonarmi al miele soporifero della rimozione del l'incoscienza. Eppure quanta e quale ricchezza di creatività mi ha portato quella via verso il calvario!
 Un poco di tempo fa una persona carissima partì per quel viaggio che non conosce ritorno. Feci di tutto per darle ogni merito rispettandone le volontà testamentaria e quello che io conoscevo di lei. Mi sentivo serena e in pace e, chiunque si avvicinasse per farmi le condoglianze, il sorriso ne anticipava il ringraziamento. Forse molti si saranno stupiti, ma la serenità procurata per aver compiuto tutto quanto era in mio potere fare, motivata solo da un profondo amore mi permetteva di accogliere tutti col sorriso. Ma la persona scomparsa mi mancava.  Mi mancherà sempre.  Spesso prima di prendere sonno, la invocavo rumorosamente e con quella valanga di lacrime di storica originaria natura a me così congeniale. Mi svegliavo al mattino ricordandosi dello strepito invocativo dal cuscino bagnato e da una coroncina che tenevo ancora in pugno. A compensare tutto questo la notte mi  regalava un sonno tranquillo e dolce come la brezza gentile che soffia e mentre soffia manda fuori tanti piccoli sbuffi luminosi che per me volevano significare l'eternità che gira insieme a noi.    Poi.. inaspettato arrivò un sogno. Un sogno che mi portò angoscia modificando la Via del mio pianto e delle mie invocazioni.

SOGNO




Mi apparve Lei.  Stesa.  Bella come sempre.  Coi vestiti bagnati di rosso.  "O Dio che hai fatto!?"   ho gridato guardando impietrita tutto quel corpo bagnato di liquido rosso. "SONO LE TUE LACRIME"   mi rispose con infinita dolcezza.  "Non piangere più".

Mi svegliai di botto rivivendo da sveglia tutta quella brevissima intensissima scena.  Sentivo i tamburi rullare dentro a ogni lacrima (sua) e pareva che tutto quel l'amato corpo bagnato vibrasse e continuasse a fermentare di vita propria formando strani segni luminosi e circolari che si espandevano nell'aria e, che, sparendo si imprimevano nella mia retina contro la loro stessa volontà,ma messaggeri di qualcosa che io avrei dovuto capire. Cosa che nel tempo ho fatto.

 Non imploriamo più i morti perchè vengano in soccorso alle nostre sofferenze di vivi.  Lasciamoli riposare.  Quello che dovevano fare l'hanno fatto da vivi.  Per loro, ora,deve esistere solo la pace meritata per avere compiuto nel bene e nell'amore il compito a loro destinato.  Questo è ciò che intellettivamente ho capito. Ora prego per lei ma non la invoco più. Ho trovato una Via sicura e altamente protettiva a cui rivolgere il mio pianto libero e rumoroso quando improvviso arriva nel silenzio della notte. 

"Vergine Madre,figlia del tuo figlio,
umile e alta  più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,

tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti si,che 'l suo Fattore
non disdegnò di farsi sua fattura" 

E tutto come per incanto si placa. Il mio sonno è protetto come sono io e nessuno soffre. Nè i morti nè i vivi. Solo una mano invisibile, ogni tanto, irrompe su quel fiume che sta dentro ai miei occhi e soffia come lieve verità che non fa più male.

Mirka




"Non piangere Liù"  ( Turandot -G.Puccini)

 

giovedì 2 ottobre 2014

LA MIA SPERIMENTAZIONE





Lunga fu la strada e incerta.

La sperimentai in ogni segno
con dubbio religioso che dipanai
nell'otium del mio doppio
 in addivenire di una verità di cui ancora attendo conferma
mentre il cuore pompa su un fruscio di ruggine che stride.

La mia sperimentazione.

In rossore di  placide onde tranquille
nel mio giorno di pace.

Unici testimoni silenziosi e Amici.

Mirka

 

"Musica notturna a Madrid"  (L.Boccherini)