E il mare mi comunicò un dramma di colori. Volli allora darli al vento affinché li purificasse o li consegnasse all'orecchio d'una conchiglia per farne tante piccole farfalle di indistinto sonoro.
...e in quel l'orecchio ci fu un tintinnamento di verità che mai conobbero il peccato. E ciò che, intimamente provai fu godimento pieno di me e per me,forse,anche per gli altri. Così mi trasmise la vista degli occhi. Dentro ci ballavano "pagliuzze" colorate. Giocavano tra loro in modo genuino e semplice. Fu altra bellezza quella che vidi? Non so. Certo fu che mi portò a intuirlo.
Quel mare mi piaceva. Mi piace sempre il mare. Arrabbiato o tranquillo. Limpido o cupo. Sbattuto da improvvisi sotterranei rigurgiti di qualche divinità dominatrice, o sonnacchioso senza neppure un piccolo sbadiglio che lo animi e agiti. Eppure quella volta mi ustionarono i colori del suo fondale. Si, perché io, pur da inesperta nuotatrice, volli curiosare il fondo. Non c'erano ombre ma solo una sorgente luminosa talmente forte da accecarsi al punto da non riuscire a distinguere nulla. Nè flora nè fauna. Nulla. Nulla che non fossero guizzi di colori e la mia testardaggine a inseguirli per capirli meglio nel loro costrutto naturale e nel cuore di fondo. Se non si sapesse o ricordasse che la sottoscritta ,ama i profumi e i vini e, l'annusarli con lenta voluttà onde indovinarne l'impasto che al centro (cuore) porta.
Eppure fu proprio quella cupola argentata a creare contrasti d'ombra così violenti che,per sfuggirle dovetti cercare riparo sotto a una specie incandescente di sole tubolare.
Così mi sono scottata.
Intanto la mia pelle "sfarfalleggiata " era riuscita a catturare tutti quei colori fluorescenti.
Erano belli nelle loro forme indistinte, galleggianti nell'acqua freddissima del fondale o incastonati in qualche roccia di corallo con le punte aguzze e smeraldine.
Neppure ora che ci ragiono a distanza e col senno del poi, mi resta oscuro il purché di quella ustione che sento come una cicatrice incisa sull'ala di una farfalla e a sinistra del petto.
Ho cercato comunque una conchiglia che nascondesse tutti quei colori. L'ho chiusa con l'altro suo orecchio gemello, perché nel freddo delle notti invernali potessero tintinnare come tante monetine d'oro o semplici brividi di risonanze antiche che cullando quando il sonno non viene o il freddo passa anche sotto la coperta di lana.
Ricordando quell'evento "non arrivato a caso",che,tutto avviene affinché dalla molteplicità se ne ricavi un senso per capire, arrivare al centro di noi,la realtà piena per trovarne l'unità valida sui diversi piani, mi vien da dire in una bollente e sudata notte di fine luglio come questa: "Meglio sarebbe stato non curiosare nel fondo ma restare a riva. Io che nuotare non so anche se adoro il mare.
Eppure ...ognuno con la sua particolare individualità,è spinto a volere anche se razionalmente non esamina, nel momento stesso che la fa, l'azione che ha compiuto nella sua intenzione buona o cattiva; la compie perché la ama e basta. E diventa "buona", se la intuizione immersa nell'amore è inserita nel contesto universale da sperimentare per intuizione.
Così, io ho dato valore anche al mio impulso di andare in fondo e nei fondali di "quel" mare. Il mio fu,in ogni caso, un agire per esperire un valore intuitivo che desse un valore etico alla mia individualità nel suo essere dottrina naturale e morale insieme. Che, nulla è mai disgiunto l'uno dall'altro mentre l'uomo si affranca nel suo lavoro impegnato nel distinguere il tutto che c'è in lui, separarne il fuoco dalla cenere per ricordare Eluard, poeta di storica memoria che emoziona sempre. Poiché, solo mediante l'agire umano i fatti vengono prima creativo. Liberamente. Senza nessuna costrizione. Nel proseguimento di un comando genuino e naturale. Col solo intento di realizzare quello che coesiste in noi,se "l'intuizione" che l'ha generata era quella di evidenziarne lo scopo evolutivo spinto solo dall'amore, dalla conoscenza, da un accordo armonioso per idealità e fine, di un "reale" che è solo essenza. Essenza di una somma che solo a lui appartiene,percepito in modo unitario sin dal suo iniziale indistinto formarsi. Trasformato e condotto alla sola sostanza per l'incessante forza di volontà e di esercizio,senza nessun bagliore seduttivo, ma liberamente scelto per splendore di unificato dovere che si impone a viverne la bellezza. Quel mare! Io l'incosciente inesperta nuotatrice,l'inadeguata al nuoto e senza neppure una scialuppa per l'abbisogna, che curiosò sino a quel fondale persuadendosi che l'unica legge veramente valida e "morale" fosse essere natura razionalmente libera quanto in addomesticabile per coscienza che dilata l'umana unita e la ingrandisce di ricchezza, mentre fiera si afferma il suo non essere serva a nessuno men che a se stessa e al misericordioso benigno Dio.
Mirka
"La mer" (C.Debussy)
Le foto sono mie