fiume

fiume
fiume della vita

lunedì 29 maggio 2017

QUANDO MANCA UN PADRE







Quando manca un padre è un buco nero da riempire 
con ombre di luce inventata e scalfita alle pareti
 per rassicurarsi dagli improvvisi tremori nella notte
merlo che graffia la gola dimenticandosi del canto
 piume di pietra per cuscino e graffi di freddo per coperta
un bosco di pianto che guida al l'unico fiore restato al l'asciutto.

Quando manca un padre lo cerchi dovunque
nella nobiltà di fronte spianata a protezione 
negli amori sganciati in  precisi missili di tenerezza
nel Poeta svestito di scarpe ma in camminata svelta sulla roccia 
nel Partigiano quando affronta il nemico senza alcun timore
 e dritto guarda il Dietro come il Davanti nella lingua biforcuta
  e occhi sono la sua spada bandiera alta anche in tramortito.

E lo senti nel silenzio maturo del grano
 mentre fuori ruggisce il leone e il camaleonte a saetta striscia
in quella forza che insieme a te cammina
e nessuno sa oltre il Tuo sangue battente
che è lui solo a dare luce anche al buio della notte
 luce sicura in guidato di desertici cammini
dove più calda si fa la congiunzione al l'astro e il senno si smarrisce.

Quando manca un padre 
è groviglio di rovi che trattengono il mistero del lampo che scorre
in Promessa gustata solo alla fine di Partita in campo
dove alle spalle sogghigna il Tradimento 
che non può sapere la sciagura del l'inganno obliquo
 di quel l'assolo mentre si sentiva il due
e il freddo di lamiera lasciato fuori da ogni cancellata.

Quando manca un padre 
è festa sconfinata di ricerca oltre orizzonti e latitudini
che mai si acquistano nella meraviglia di un dettaglio
 che ricorda l'intero oltre passato altrove e Presente dà l'umido del ciglio.
Un esilio con le sue strade in formato ragnatela con punti cardinali
 dove può anche spezzarsi il filo conducente in direzionale esatto
 ma riflesso ostinato ritrovandosi dovunque a ridente specchio
 riproposto avanti dietro e a te affiancato in arcaico Protettorato.

Mirka



"O Dikastis" Theodorakis- Melina Mercouri





giovedì 18 maggio 2017

LETTERA PER UN COMPLEANNO





Caro Daniele,
ho tardato a prendere il sonno questa notte, anzi, non sono affatto riuscita ad agguantarlo e a farlo dolcemente mio. Strani rumori mi navigavano in pancia. Colpi ripetuti a ritmo di nascondino come il gioco di "guardie e ladri" che mi tenevano occupata li, come una Destinazione a cui guardare e procedere.  Come se il cuore avesse cambiato dimora e si fosse insediato li, e in quella profondità in cui si era rigettato continuasse a martellare  alle pareti di quella caverna per dargli la sua impronta modellandola con la tua faccia. Un poco d'angoscia mi aveva preso è vero, ma più ancora che angoscia era la curiosità che mi spingeva a cercare fra tutto quel martirio  di "martellate" i segni e i colori di quella forma scolpita su ogni parete del mio ventre. Così presa da febbre e ostinata come sono, imposi al sole di uscire allo scoperto. Anche allora lo feci. Otto mesi protetto e...l'impazienza mia. Per prudenza ti misero in incubatrice per tre giorni. Ma eri così perfetto da non credere a una simile possibilità concreta, così per stare agganciata alla Terra chiesi a tuo padre un panino col prosciutto che lui s'affrettò a portare e che io divorai col gusto di tutta la mia gioia d'esistere cantandola senza paura di disturbare anche di notte (sei nato al l'ora 21. Ti servirà per trovare il tuo ascendente "sagittario" se lo vorrai). Insieme a tuo padre c'era tuo nonno Saverio.(nonna Bianca era stata costretta a subire un intervento chirurgico alla bocca e immenso era il suo dolore per non poter assistere a una delle più belle aurore). Grande nonno il tuo e bravo che mi voleva bene come per il miracolo di una figlia prediletta che con la diversità porta ogni giorno il colorato della sorpresa che dà il via allo stupore come di fiore che si fiuta lasciando aperte narici e tutto.  Gli assomigli. Non solo nel volto ma nei valori e nel forte senso della famiglia che si portava a presso.  La sera prima si era andati allo "Scarpone". Ricordi il ristorante nei pressi di s. Pancrazio a Monteverde? Un punto di riferimento tranquillo per far scendere la mia febbre.   Ma per ritornare a quel giorno. Mangiato il panino col prosciutto voltai la testa da un lato e dalla mia bocca cominciò a uscire la prima Ninna Nanna di molte altre a venire. Tuo padre e il nonno si erano ritirati per avere compreso la sacralità del momento,ancora, di congiunzione a quel cordone che ti legava a me. Anche il ginecologo lo fece. Uno dei più grandi uomini di valore in quel campo. Giovanni Lena. Peccato morire a quarant'anni per una banale operazione di ulcera duodenale. Non lo si perdona neppure a Dio. Con lui il pianeta femminile perse uno dei suoi più grandi sostenitori, io un'amicizia profonda e sincera. Mi lasciò in Dono Te. Mio giorno dove a notte si commuove sempre la luna. BUON COMPLEANNO Daniele, 


P. S. Quando eri piccolo i sogni te li dipingevo io, ma adesso che sei grande sei Tu che li dipingi a me e io sono felice di perdermi nel concreto di volti già segnati a gloria di vita dove naviga la luce




"Wiegenlied (J. Brahms)

martedì 16 maggio 2017

SOLIDA INCONSISTENZA



Era di maggio o
giù di li
bruciava la gola
bagnata la stella e
tutto era li.
 Respirava l'anima al 
ritmo del corpo
peso d'azione che
al l'eterno conduce e 
alla innocenza regala la voluttà del volo.

Da inconsistenza irrigidita 
presi a invocare il Dio
mentre inanimato era il godimento
 libero da ogni peccato conclamato alla confessione.


Spariti i Fantasmi dalla scena
perduta e vittoriosa come 
ogni vivo dormiente. Ma                un lampo
di dolore si infilò come

ospite inaspettato su la soglia
oh si come fu vero
quel dolore che pure non sfregiò
l' intero
imperfetto che non muta di sostanza pur
dividendo l'interno in due metà.

Ma fu lì che il freddo prese
forma
determinando per sempre
 la rotta del volo Destinale
su univoche impronte di brina e verde
 e giallo agli occhi spalancati.

Mirka  


"Aspri mera ke ya mas" 





 

giovedì 11 maggio 2017

QUEL GIOACHINO BELLI CHE SEPPE TENERE TESTA AL PAPA E AI RE



LE FACCENNE DER PAPA



Fra tanti sturbi er Papa s'è anniscosto
ner Palazzo -der-Papa e là in giardino,
spasseggia,fischia e poi ruzza un tantino
cor un prelato suo garbato e tosto.

Lo porta a un gioco d'acqua accosto accosto
e te lo fa bagnà come un purcino,
e arriva ar punto de metteje infino
drent' in saccoccia li pollastri arrosto.

De le vorte lo pija sottobraccio
poi je la fa cianchetta e, poverello
je leva er piombo e je fa da' un bottaccio.

Accusi er Papa se diverte; e quello
s'ammaschera da tonto e fa er pajaccio
pe merità l'onore der cappello.

Gioachino Belli


Questo papa così zuzurellone era Gregorio XVI, il quale fra l'altro, nei giorni durante il quale il Belli scrisse il sonetto, che è datato "15 gennaio 1934" avrebbe dovuto avere dei pensieri piuttosto gravi per la testa dato che stava tenendo un concistoro segreto per creare dei nuovi cardinali. La vittima dei suoi scherzi piuttosto pesanti pare fosse Monsignor Soglia,Elemosiniere Santissimo, il quale fra l'altro, non credo che, non ostante la sua condiscendenza, riuscì a farsi creare cardinale,per lo meno in quel periodo, dato che gli unici due che furono investiti della carica di "Principe della Chiesa" in quei giorni furono Monsignor Giacomo Luigi Brignole di Genova, arcivescovo di Nazianzo e tesoriere generale  e Monsignor Nicola Grimaldi di Treja,allora governatore di Roma. Dal comportamento di Gregorio XVI non mi sembra avesse tanti "sturbi", come dice il Belli, cioè tante faccende, tanti disturbi, ma che anzi se la prendesse molto poco se gli andava tanto di "ruzzare", cioè di scherzare. Per ciò che riguarda i pollastri arrosto, che si divertiva ad infilare nelle saccocce del l'Elemosiniere, il quale, chissà se poi li avrà distribuiti ai poveri in elemosina, o se li sarà mangiati lui, per ricompensarli in qualche modo del male che gli faceva la schiena per via dei "bottacci" ossia delle cadute che il Sommo Pontefice gli faceva fare levandogli non il piombo ma "l'appiombo" ossia l'equilibrio coi suoi sgambetti


 Toccata e Fuga in Re min" ( BWV 565 -J. S. Bach)




Nota. Notizie prese da internet

mercoledì 3 maggio 2017

UNA PICCOLA INCISIVA LEZIONE DI RAGIONAMENTO

Breve premessa.



Ho avuto la fortuna d'avere due splendidi figli nel l'età della formazione. Vivaci (molto). Ricettivi (moltissimo). Sani (di corpo e di mente). Per cui i problemi riguardarono solo la normale attenzione verso tutto ciò che richiedeva la responsabilità di ogni cura per un buon sviluppo, l'attenzione verso le naturali tendenze affinché  crescessero rafforzandole, e un ambiente  possibilmente sereno, anche se difficile per i tempi di corse rocambolesca, ovviamente soprattutto al femminile, ove prendesse il via l'autostima, la fiducia in loro stessi, la curiosità e la fantasia, su alcune regole ferme, e al contempo una flessibilità utile per adattarsi poi ai vari cambiamenti della vita. Prerogativa quasi idealistica da mettere in pratica, quella della serenità, considerando il lavoro, i viaggi per lavori, e senza nessun supporto di aiuti familiari (parenti- nonni- ecc.).  Ho comunque cercato d'applicare la "misura", quella " ragionata" e suggerita dal "buon senso", cercando di non condizionarlo con la mia forte personalità, le mie personali esperienze, a meno che, non fossero suffragate da principi universali accoppiati a concetti razionali dell'universo, sostenuti dalla volontà e dalla speranza di farcela, alimentando sempre la Speranza dopo ogni sforzo, come bene che precede e segue l'altro, accettando i rischi del fallimento, come prove, senza scoraggiarsi e riprovare magari utilizzando mezzi diversi o un'altra strada.  E ho vigilato anche su una latente smisurata generosità e su l'impulso a donarla indiscriminatamente, guardandomi bene dallo spegnerne o mortificare la felicità che accompagna sempre il gesto di chi dona.

Davanti ho la scena di un ricordo chiaro e dettagliato.  Terza elementare. Rientro dalla scuola. Merenda. Scherzetti. Piccoli scambi allegri. Informazioni (da parte mia) in tono apparentemente leggero senza che, mi passasse inosservata la cupezza sul faccino di uno dei miei due bambini. Cercai in tutti i modi, ma senza trovare la causa di quell'ombra. In silenzio l' osservo fingendo di guardare i suoi compiti che già avevo visto ordinati e perfetti. Lui scribacchiava su un foglio con una biro amaranto non comprata da me. "Che bella penna Daniele" gli dico "L'hai trovata o te la regalata qualcuno?" gli chiedo con dolcezza guardandolo negli occhi. " No. E' stato uno scambio" dice lui " E cioè?"  dico io di rimando. "A Massimo piacevano i miei ventiquattro pastelli Giotto, io la sua biro, così abbiamo fatto scambio". "E sei contento di questo scambio?" gli chiedo. "No. Però non so perché" e subito aggiunge "E comunque  ormai i pastelli glieli ho dati". Gli faccio una carezza e gli dico "Si. Ormai lo scambio è fatto e non si può tornare indietro. Però puoi sempre imparare per un'altra volta, valutando i pro e i contro e tenendo conto se i "contro" ti vanno ugualmente bene".  Con naturalezza gli faccio due semplici piccoli conti. "Quanto sono costati i ventiquattro pastelli?... "Diecimila lire  "La biro? Cento lire. Bene.  Coi ventiquattro pastelli potevi colorare il mondo, con una biro al massimo potevi dipingere il nero delle mattonelle di marmo  che stanno all'ingresso". Credo che Daniele abbia compreso la lezione perché il suo volto si illuminò come un sole buttandosi fra le mie braccia. E ora che è grande è anche un ottimo economo senza nulla togliere al suo magnifico altruismo naturale. Una  singolare precocità di coscienza accoppiata a un curioso miscuglio di generosità e controllo su se stesso. E  anche questo non può che essere  un motivo per esserne orgogliosa. . Educare al ragionamento prima d'intraprendere una qualsiasi azione. Anche la più buona nell'intenzione.. L'avesse messa in pratica anch'essa, oggi sarei felice doppiamente.  Fa nulla. Altri lo saranno. E un poco anche grazie a me.

Mirka

"Winter The four Seasons" (Antonio Vivaldi)