Bau! Bau! Bau! Boh!
FERMATE
IL MONDO, VOGLIO SCENDERE
P.D.L. spaccato Berlusconi vuole le elezioni anticipate,
scelta civica a pezzi governo più debole, movimento 5 stelle chiede le dimissioni di Napolitano e subito al voto con
la legge attuale, lega contro il governo subito elezioni, Vendola contro le
larghe intese chiede rapide elezioni, il P.D. si prepara alle elezioni e
attraverso le primarie mette a punto il programma, sceglie gli uomini, ha una
grande visibilità sui media e si prepara per l’ennesima volta a vincere elezioni
e, probabilmente, farà di tutto per riuscire a perderle.
Le primarie: sono uno strumento formidabile
di democrazia, di trasparenza e di visibilità politica, sono in parte copiate
dal modello americano e trapiantate in modo acritico in un contesto completamente
diverso, probabilmente rappresentano una intuizione giusta e potenzialmente
vincente. Ma le primarie hanno bisogno di regole certe e di una certa abitudine
al confronto e allo stare assieme tra persone e dirigenti che, pur avendo la
prevalenza di valori e obiettivi comuni, non la pensano allo stesso modo su
contenuti importanti del programma, sul sistema delle alleanze e persino su
tempi e percorsi dell’azione politica. L’America insegna, grande competizione,
grandi divergenze politiche e di contenuti tra i candidati, persino colpi bassi
durante le primarie, ma poi, altrettanta determinazione nel ricostruire
l’unità di partito e nel pensare tutti uniti come vincere le “elezioni
vere” e soprattutto come governare assieme la nazione, per questo Obama
e la Clinton dopo essersi sfidati e confrontati duramente si presentano assieme e per questo entrambi
gli schieramenti finite le primarie anziché dividersi tra chi ha vinto e chi ha
perso arrivano alla campagna elettorale dopo aver mediato e ricompattato i
rispettivi schieramenti. Ciò che si intravede dalle primarie del P.D. sembra la
riedizione di un film già visto aggravato dal fatto che non a tutti è
chiarissima la differenza tra primarie di partito, di coalizione, o per la
corsa a primo ministro, i sondaggi premiano il P.D. perché durante le primarie
ha una grande visibilità e perché optano
per il P.D. tutti gli elettori che si riconoscono in tutti i
quattro candidati ma poi… quando
comincia la campagna elettorale per le elezioni vere, quando anche gli altri schieramenti
hanno programmi e visibilità, quando serve chiarezza e unità di partito o di
coalizione queste primarie, nel passato recente, non hanno funzionato, i
conflitti non si sono ricomposti, ha certamente sbagliato Renzi quando si è fatto
vanto di non chiedere nulla per sé, di
prendere atto che ha perso e di defilarsi, perché così si defilano anche
quanti credevano nelle sue proposte, così come ha sbagliato Bersani a non far
nulla per coinvolgere direttamente Renzi, a non assumere nessuno dei contenuti
del suo programma e a non avviare una campagna elettorale davvero unitaria. I
dirigenti come Renzi e Bersani possono anche stare nello stesso partito e
giocarsi in seguito la rivincita, ma gli elettori che si riconoscevano nel
progetto politico di Renzi o di Bersani, così diversi nei contenuti e nelle
prospettive, avevano bisogno di qualche sforzo in più per poter votare tutti uniti
lo stesso partito, non si può credere nella rottamazione e proporre contenuti
invisi alla “sinistra tradizionale” e successivamente votare per un candidato
che propone rinnovamento nella continuità e alleanza senza se e senza ma con la
“sinistra tradizionale” il tutto senza chiarimenti, mediazioni, coinvolgimenti
credibili e non formali. No, gli elettori sono liberi, ben venga lo scontro
anche duro alle primarie, ma occhio alla
ricomposizione successiva, gli elettori giustamente votano come credono e la
capacità di convincerli a votare per un partito che comprenda Cuperlo, Renzi,
Pittella o Civati ma che sia diretto da uno solo di loro, quello che ha vinto,
è compito altrettanto difficile, anche così si spiega perché il P.D. vince
tutti i sondaggi a cavallo delle primarie poi comincia la discesa sino alle elezioni vere, anche così
si spiega perché lo stesso meccanismo non riproduca quando le primarie sono per così
dire “finte”, hanno cioè un candidato forte e indiscutibile come è stato per
Prodi e Veltroni.
A mio parere è fondamentale fare oggi
queste riflessioni, ricompattare il
partito dopo le primarie è possibile solo
se non si è “esagerato”, se non si sono superati “certi limiti”, non
tanto per i dirigenti che hanno dimostrato più volte di saper fare capriole
politiche davvero inimmaginabili, di saper digerire bocconi davvero indigesti,
ma per gli elettori che invece hanno ampiamente dimostrato cosa apprezzano e
cosa no, cosa possono accettare e cosa non accetteranno mai. Attenti, gli
elettori di sinistra, sono elettori appassionati ma anche esigenti, fanno molta
fatica a capire tutta la polemica sulle tessere gonfiate, ai congressi di
sezione dove si cerca di vincere truccando le carte, non piacciono gli iscritti
dell’ultima ora Albanesi Cutresi rom o quantaltro, non piace che in molti,
troppi comuni le primarie di qualsiasi tipo diventino l’elemento frazionistico
principe, che siano più le liste autonome che generano che i problemi che
risolvono, non piace avere la sensazione che apparati burocratizzati e vecchi
di contenuti e di idee, cerchino di vincere con ogni mezzo le primarie anche a
costo di perdere le elezioni.
Gli elettori di sinistra sono gente
paziente, testarda, ma non stupida, fanno fatica ad accettare che la base
lavori per e con passione e senza tornaconto personale, per una idea, che
faccia volontariato per le feste o per le iniziative di partito, che finanzi le
primarie o col tesseramento il partito, e che i propri dirigenti eletti nelle
istituzioni si facciano rimborsare 50 centesimi per il cesso, fanno fatica a
parlare di politica se leggono ogni giorno di sprechi e di scandali riferiti ai
propri eletti, e soprattutto fanno fatica ad accettare che gli attuali dirigenti siano un po’ ambigui
nella condanna, un po’ teneri, che siano molto più convincenti nella difesa del
finanziamento pubblico dei partiti, nel sostenere che si deve sì cambiare ma
che ci vuol del tempo e che sin che non si è trovata l’intesa con tutti è
meglio continuare così… no, così non va
bene, e la democrazia ha regole semplici, il gruppo dirigente faccia proposte
vicine al sentire comune, costruisca una propria unità, si comporti con
modestia e onestà, gli elettori faranno
le loro scelte, sempre più elettori purtroppo non scelgono nemmeno più, i ruoli
sono diversi ma gli obiettivi, gli interessi non possono che essere comuni,
quando non si percepiscono tali cominciano davvero guai grossi, guai che forse
nemmeno immaginiamo.
Setti Luigi (Gazzetta di R.E. 3/11/2013)
"Destra-Sinistra" (G.Gaber)