fiume

fiume
fiume della vita

sabato 30 novembre 2013

AL TRAMONTO. ( mi chiesi)


"Canta,o Musa, l'uomo che ha molto viaggiato"   (Omero- Iliade)




Incollata a quei colori luminosi mi chiesi Chi li governasse e a quale Carro dovessi attaccarli per raggiungerli, un giorno.

Chiamai e chiamai a gran voce quel Riflesso di Superiore Volontà a me preclusa se non diventando Gioia che Libera, respira senza nasconderlo al mondo, turbata solo nella mente come un fiore scoppiato.

Mi dissi:  " E' così, forse, che si muore"?      e, muta lasciò ancora per un poco la porta aperta perché quei colori, tutti, potessero entrare. Per poco. Un poco ancora.

Mirka


"Im Abendrot"  (  Vier Letzte Lieder -R.Strauss)

giovedì 28 novembre 2013

ANCORA NERUDA. IN MEMORIA DI UNA BEN MISERA VITTORIA (Berlusconi)



...anche il cielo di ieri sera sembrava macchiato da dubbi di semenza incivile


I DITTATORI

E' rimasto un odore tra i canneti;
un misto di sangue e carne, un penetrante
petalo nauseabondo.
Tra le palme di cocco le tombe sono piene
di ossa demolite,di ammutoliti rantoli.
Il delicato satrapo conversa
tra coppe, colletti e cordoni d'oro.
Il piccolo palazzo luccica come un orologio
e le felpate e rapide risate
attraversano, a volte i corridoi
e si riuniscono alle voci morte
e alle bocche azzurre sotterrate di fresco.
Il dolore è celato, simile a una pianta
il cui seme cade senza tregua sul suolo
e fa crescere al buio le grandi foglie cieche.
L'odio si è formato squama su squama,
colpo su colpo, nell'acqua terribile della palude,
con un muso pieno di melma e di silenzio.

PABLO NERUDA


"Ci si può illudere d'essere guerrieri ed eroi anziché pensare d'essere essi medesimi  causa di rovina".       Così ho pensato questa mattina all'alba mentre si accingeva a prendere il caffè rovesciandomelo addosso..

Tutto è fragile e frana se la coscienza non è fondata sulla pienezza di una vita morale, la necessità sociale, e il coraggio che conduce all'azione senza che, l'improvviso del dubbio incida sul vigore.

I risultati sono sempre fabbriche di cartongesso con le facce pignone che continuano a guardarle.

Mirka


"Canto general"  (M.Theodorakis- P.Neruda)







martedì 26 novembre 2013

LACRIMA

Divertimento da  cell



Incise la lacrima stanca
come petalo sul bagnato
l'asciugò il suo profumo.

Mirka


"O kiklos tou nerou"  ( da Mia thalassa-M.Theodorakis.)


domenica 24 novembre 2013

NOI SIAMO CUSTODI D'OCCHI





Karina è in macchina   Ha fatto violenza su se stessa per uscire.  Non voleva aggiungere tristezza alla tristezza che in questo periodo la prende così spesso alle spalle.  Ma quando l'amica, operata da poco, le ha detto per telefono "Vieni. Mi fai piacere. Ho bisogno di guardare i tuoi occhi", ha superato tutta la ritrosia dovuta alla furia della pioggia, ai dolori (postumi) per una recente caduta finita fortunatamente col solo danno economico per lo svuotamento di 3 tubetti d'arnica montana.   Alla fine fa sempre le cose che non vorrebbe, perché difficilmente sa resistere a chi insiste, poi...o si  tortura il solito labbro inferiore, oppure si dà della Brava come in questo caso, senza peraltro compiacersene.  (Bugiarda!)  

 Ha provato addirittura allegria allorché, imboccando un viale si è trovata a fissare il giallo degli alberi. Parevano occhi birichini, o almeno ne avevano lo splendore, oppure davano l'impressione di strani animaletti che portavano gli occhiali.

Si è guardata attorno. Si è accertata che non passassero delle macchine, poi ha scattato alcune fotografie.   Un sottile esercizio che tiene da sempre per frugare fra le cose, coglierne la vita che ci scorre dentro, trovare lo specchio di se stessa.
 Aveva assunto una postura scomoda ben consapevole che le si sarebbero accentuati  i dolori a quella vertebra ammaccata, eppure si è sentita addosso un'allegria che non le capitava da tempo. "Come sono banale in questo mio restare attaccata a un'adolescenza passata da un pezzo!" si disse mentre riprendeva il volante felice per aver dato felicità al suo occhio e incurante d'ogni altro pensiero disturbante.

Sbagliò a mettere la marcia, ovviamente, e ovviamente si disse "poco importa".  Aveva impresso tutta l'armonia di quei contrasti, la varietà, la poesia.   E'  davvero incredibile quanti siano i modi per esprimere la poesia anche senza metterla in rima" continuò a dirsi fra se e se.  Lei sentiva che, in quella febbre emotiva  poteva trovare forza, calore, passione, e tutto un gioco di frammenti che formavano l'intero. Chi la conosceva sapeva.

La pioggia aveva ripreso di grosso. Karina ha paura ma l'affronta come Brunilde con la saggezza delle Saghe mentre concepisce il "Vascello Fantasma".   Un bagliore da Oro del Reno ha vibrato con mille gradazioni nei suoi occhi sbarrati, svegliandola dal ruolo di Valchiria che così poco le si confaceva come una bacchettata sulle mani d'antica memoria.   Rallentò.    Mise tutta l'attenzione inimmaginabile affinché il viaggio si concludesse in vittoria di Urrà.

Così che, quando arrivò davanti alla porta e suonò il campanello, anziché un limone sbiadito, l'amica si trovò di fronte a un mappamondo di freschezza colorata con tanti piccoli soli variegati.

Si sono abbracciate e intrecciate si sono in camminate direttamente alla grande e bella cucina.   Sul tavolo c'era della frutta. Come vuole l'intimità che anticipa l'intenzione dell'invito, Karina prese un mandarino e si sedette mentre l'amica continuava a raccontare, preparando il caffè, tirando fuori una scatola di biscotti. Versò il caffè per entrambi, e finalmente si mise seduta davanti all'amica.  Un lungo silenzio mise fine a ogni parola.   Si guardarono.  Gli occhi dell'amica erano così velati  da contagiare immediatamente  quelli di Karina.      L'empatia è il suo difetto principale e nessuno lo può negare. E' sulla  Carta d'Identità.   In compenso anche quella volta l'empatia  servì a Karina per comprendere che, più d'ogni parola è il senso morale a permettere di sentire  il bello buono, quando si sente d'essere stati utili a qualcuno .    Utile  come in questo scambio, semplice e genuino nella realtà di  un gesto, dapprima forzato perché proprio "non le andava"  di uscire da casa, con la furia della pioggia, i suoi dolori sparsi un poco ovunque, mannaggia la fretta!  Ma intanto lei s'era riempita d'amore verso un altro essere umano che a sua volta glielo stava ricambiando ringraziandola con gli occhi.

Occhi che ora custodirà come "un'armonia d'insieme". ma impegnandosi a  trarne beneficio non solo per se stessi.   Col ricordo affinché lo si  possa "trasmettere" alla prima occasione.  Col pensiero rivolto ai tanti occhi che non vede da tempo, se non addirittura immaginati per colore e intensità d'espressione, come quelli della sua nipotina dagli occhi azzurri, così almeno le hanno detto e, che le hanno confermato le fotografie che tiene nell'ultimo diario come incipit per un progetto futuro.    Sempre che, i Piani Superiori combacino coi suoi e diano benedizione.

A volte dimenticare se stessi per andare incontro all'altro è interagire  con la comunità rappresentativa del mondo intero. Più che una religione che consacra la preghiera, dandole vita anche senza i parati d'un rito. Ovviamente un sacrificio che si trasforma in gioia   Custodi d'occhi appunto. Anche immaginati.

Mirka




"Piano Quintet"  (Op.44 -II-  R.Schumann )






venerdì 22 novembre 2013

IL COLORE MANCANTE

La foto non è mia ma dello stesso pittore che me l'ha regalata





Giocò coi colori,

il pittore,

senza  economia di pennello.


Mai lo soddisfece la sua opera

perchè gli mancò il colore principale.

Il bianco allegro dell'Innocenza.


Mirka



"Adagio ma non troppo"   (Sonata n.3 BWV 1016 E.Major -Bach)


mercoledì 20 novembre 2013

SIAMO TUTTI VIANDANTI IN CERCA








Il viandante legge la sua mappa anche al buio.     
   Lui vede come il cervo il bosco per giacere.
Col sole che gli fruga gli occhi e li brucia. Con la pioggia che si ferma sul suo mantello come una vedova vestita a lutto .     Sarà per questo che la sente piangere?...     Il viandante ha per compagnia la Terra e il Cielo.      _ Lì sono i suoi codici, la complicità, la parola chiave che unisce_ la ricerca perché non sia distante quella Città che si chiama Storia dai legami fatti di Voce.      Voce che chiama come fa la madre per il figlio quando nasce o ritarda a saltar fuori con l'obbligo di dargli vita.   Tutto il resto poco conta.  
   
 Lui è concentrato allo strumento che tiene in mano.   Lo fu per Orfeo e lo è per lui.    Unica sicurezza per non fargli smarrire la via.      Sa che lo porterà sino alla soglia di una porta lasciata aperta per sentire da lontano il suono.       Il viandante ricorda ogni stazione.   Oh se la ricorda!       Eppure la caparbia volontà fu più forte del pianto per ricostruirne le fermate, le attese, rimettere insieme gli stantuffi sopiti e mai spariti del tutto.     
Quante cose attorno e sempre a sorpresa, per eleganza, fascino, arte, un canto sorto come un tamburo dalla terra.     Si, certo non mancarono gli abbagli  che dà il deserto, ma quello fu  macchia di luce per certificare fra le ossa l'autentico del sole. Un sole  fiorito da uno stato vigile d'elettricità che ristabiliva la meraviglia d'ogni ampiezza concentrata in un punto, le gambe in movimento per qualche ombra di troppo che poteva disorientare.       Gran bastarda la mente col suo chiacchiericcio di monologhi lasciando indietro il cuore o  un desiderio inconsapevole  che predice la morte mentre si vive la vita affidata buona parte alla casualità del caso davanti agli occhi di un buon piatto di portata.. 

Ha paura il viandante?  Certo che si.    Con l'orologio che sballotta il "suo" tempo senza  mai farlo coincidere col suo e, qualora la fortuna ci sbattesse, sarebbe per l'istante e poi scappare imbarazzata per l'abbagliamento di quel verde che,si dice d'arresto.     Non si volta mai indietro il viandante e se lo fa è per l'attimo di trasalimenti, giusto per dirsi  ma davvero ce lo fatta ad arrivare con tutti quei fischi al cuore?.    E nel mentre se lo dice va perdonandosi ogni mancanza. 

Quante cose vede il viandante.  Sa che molto di quello che vede gli assomiglia anche se distingue con le giuste separazioni.      Non esita a provare compassione e pena perché poco seppe dare, se non donando sentimenti che generatore di tanti equivoci, forse neppure messi in conto.
Eppure nei nidi spinosi creati da lui stesso stabilirono la loro dimora due uccelli del paradiso che portavano nel becco grano, uva,e tutta la storia dell'uomo nella sua più estrema lontananza e vicinanza alla grazia di Dio.

Il viandante ogni tanto si ferma, non purché il suo passo ha perduto il ritmo, ma per raccattare dei fogli strappati dal suo quaderno di appunti con scritto i suoi pensieri più intimi.  Con tenerezza li guarda    Lì è la sua vita, i suoi sogni, le sue speranze, il suo piacere per esplorare i recessi del proprio spirito, le curiosità intellettuali, i suoi naufragi, le mille e una volta che si è alzato, la fatica per farlo. E nel farlo il "sentire" che doveva attenersi alla realtà basata su una semplice fede nell'esistenza oggettiva della sua umanità, magari con qualche slancio di fantastico volare.    Proprio come fanno i bambini.     Quel bambino che era e che spesso ha dimenticato per inseguire una realtà fredda che non gli corrispondeva.   Dov'era il pathos, l'amore, l'allegria che contagia, il bagliore dell'intuizione che, dopo la disfatta, porta a una profondità di commozione che con sicurezza indica la strada verso casa, con un campanello in sordina per non inorridire lo straordinario del normale?...
Si. Viandanti lo siamo tutti e, con poche scelte a cambiare il dramma originale, a meno che non se ne ribaltò tutto in un'allegra metafora da Bel Paese, con molta carta carbone e un'unica verità. Ho fatto quello che avevo in cuore, con la fissità del la ,il piacere di inseguirla nell'orecchio e in testa, l'incantesimo di una fioritura di stagione che tramonta mentre l'aurora nasce.

Mirka


"Non conosci il bel suol"  (Mignon- testo Goethe -A.Thomas)


 

giovedì 14 novembre 2013

LA CATENA CHE NON PESAVA

                                           
  Il  BENE  è energia pura che va oltre la felicità del donato, effimero seme della terra germogliato dove non s'aprì.




Non piegava il collo quella catena così pesante d'oro,

lunga come l' Amore che non sa di chiamarsi amore 

Agganciato al fermaglio un buddha di giada reale.

"Ti proteggerà"

stava  inciso sulla targhetta col nome e la data.

All'angolo, il ladro

Proprio dietro l'angolo della prima via prima della piazza S. Giovanni del Dio.

 Fu grido unico partito dalle viscere della terra benedetta a protezioni.

Formato cicatrice attraccato al collo svanita lentamente insieme ai tempi buoni

A volte ti chiedi e mediti sul senso del silenzio mai diventato parola di perdono.

Nel senso d'essere vivo e non imploso in sterili piagnistei da ranocchia o rane. 

A volte. Mentre cammini e ogni scena ritorna allo stupire della bocca. 

Ed è sentore di ferro nel dorato miele che un di Felicità diede al tetto della casa



 Mirka 









"Beautiful Dream"









 



L'ASTRATTO DI UN CANTO


L'amore è bianco con sfaccettature di giallo, un poco di rosso, del violetto e tanto tanto verde attorno.  Non fa mai male anche quando "pare" lo faccia, né vuole dolore.    La sua essenza è l'irruenza della gioia.






Ogni tanto ritorna quell'incidente di unghia sulle carni disarmate del mio braccio. 

 Dal sonno allora  mi sveglio e mi guardo il braccio.     No.     Non ci sono tracce ma solo l'incisione del "sentito".  
  
 Si riaddormenta con sbigottite fiamme di furore che spegne con un canto d'allodola smarrita.   
  
 Penso  

 Fu movimento involontario che sbatté su un chiodo nel mentre lavoravo, distratta come sono!   Col  tempo si ritrovò nei battiti che lo scandiscono nel sogno.     Illimitato confine limitato dalla realtà riflessa nello specchio della negazione.  

 A volte capita di sentire la necessità di delegare le cose all'inconscio perché le trasformi in qualche strano  sogno da stupirci all'alba .  
  
 Ti svegli... ci pensi un poco. 

Godi per quell' in-esistente che piano piano si spegne come Canto astratto di allodola o di  rondine che porta il suo messaggio.  

Sensazione che continua a creare nelle sue mille gradazioni e contrasti quel granaio che in un giorno di diluvio diede riparo all'implume nutrendolo.
   
 A volte non c'è proprio nulla da capire.  
  
Basta svegliarsi e riprendere il personale  passo verso il giorno.  Alfiere di multiple esperienze .

 E...c'est tout.  

Infinitesimale in fondo è  il confine tra realtà e sogno.   

Una inimmaginabile scia di luce che per un attimo abbaglia come un cielo di granaio dove le stelle erano chicchi luminosi.
.  
E si prega allora, mentre si distolgono gli occhi sovra-pensando all'enigma del nostro essere qui, con sacchi di "semini".    

 Qualcuno frutterà giallo qualche altro ortica...

Nel cuore l'esultanza del sassolino che saltella in fontana di fiume, come un sogno-strano dove un corvo ha fatto il nido in un punto "preciso" del braccio

Mirka


"Kaddish"    (M.Ravel)


lunedì 11 novembre 2013

NEL MONDO CI DEVE ESSERE POSTO PER TUTTE LE VOCI "NO" COMPRESI

Una bellissima sala un tempo appartenuta ai Gonzaga



 
Bel pomeriggio quello di sabato 9 passato da un giorno, se si esclude una lievitata  "noia" crescentina. Ma siamo in Emilia e il gnocco come la crescentina accolgono non solo nei giorni avanti festa.     L'invito mi aveva incuriosita dandogli la priorità sulle cose in corso.      Musicista, scrittore, poeta, cantante  e produttore di Festival"     Un pedigree da smuovere i sassi  dai piedi.    Così ho accettato l'invito.

L'incontro della persona in questione, di cui ometto per discrezione il nome,è avvenuto in una  bella sala d'antico tempo che fu dei Gonzaga, ora adibita a conferenze ,a consultazioni, ad eventi.      Pubblico numeroso ed eterogeneo.     Molti giovani ma anche di età più matura.  Qualcuno persino a terra e persino fuori nel cortile.      Io e  il mio amico in fondo.        Per un poco mi sono persa sugli affreschi del  soffitto.    Confetture di pesche, frutti sul giallo e rosso con sfumature tendenti al viola, qualche bambino col culetto scoperto e cicciotto e attorno un assemblaggio di libri.      Ogni tanto uno spiffero d'aria si insinuava fra le teste e i colli delle persone raggruppate davanti alla finestra spalancata procurandole irritazione e fastidio.   Sta a vedere che mi busco un'otite. Il sintomo serpeggia ", mi dico sbirciando con astiosità la finestra aperta.    Un'ovazione assomigliante a un piccolo oceano in piena mi fa capire che il personaggio atteso è arrivato.   Allungo collo e testa.  .Il passo dinoccolato e con un che di blasè mascherato da borotalco corrosivo.      Capelli lunghi e lisci gli  incorniciano il viso pallido, dai lineamenti fini  perforato da occhi che più che serenità trasmettono inquietudine, forse dovuto a qualche ossessione comprensibile solo a lui.       Va subito al sodo parlando degli amori che "sconvolsero" la sua vita.   Nella musica la Polacca Op. 53 di 
Chopin,  Bukowski come scrittore, Lou Reed. come cantante.       Rizzo l'orecchio sinistro chiuso per proteggerlo dagli spifferi d'aria.    "Romantico e beat generation"  mi dice l'istinto.    Ne percepisce la verità in quello che dice e  su chi lo dovette influenzare.      Completamente sciolto, continua il suo monologo autobiografico intercalandolo via via da una geremiadi di fraseggio corporale.   "Che soffra di stitichezza?" mi dico sconcertata da quel l'improvvisa deviazione di lessico gergale.      Riprende il filo d'un ricordo d'impatto che lo condizionò fin dall'infanzia riportando l'uditorio a Chopin e, con la disinvoltura di chi è abituato a dirigere il gioco ne chiede l'ascolto da un CD.    Sobbalzo e abbasso la testa.     Abuso esagerato di pedale,articolazione sporca e pesante.     Il pensiero corre a Chopin. Alle Ballate o Polacche evocanti immagini dolorose e leggendarie della sua patria,certo sempre di ritrovare in coloro che lo circondavano uguale ardore e un sentimento altrettanto acceso.  "La musica di Chopin fa pensare a dei cannoni nascosti sotto i fiori" mi  vengono alla mente le parole di R. Schumann con la risposta  pronta dell'irruento, ombroso, malinconico compositore la musica non può essere concepita senza intenzioni segrete.        La testa si abbassa ancor più mentre incalza la musica dal CD.       Fingo di allacciare una scarpa e continuo a pensare a Chopin "fuggiasco" e completamente muto circa le sue origini e ai suoi precedenti giovanili e dagli amori leggendari.       Di nuovo lo scrittore  torna a Bukowski.    Si sente che l'ha segnato in profondità, perché parla con passione,di quella vita vissuta trasgressivamente e all'insegna del piacere, dall'alcol, dalla droga, nella sfida e nella provocazione, attimo dopo attimo fino alla fine della vita, fino alla morte, ma  sprezzante del successo come dei soldi e senza schiavitù di compromessi.   Spontanea mi esce la domanda restando sulla lingua,però, se anche in questo si riconosce quello scrittore...  . In apparenza pare proprio tutto il contrario.    Però. Chissà.

Si arriva  al momento delle domande al pubblico. Ormai è d'obbligo nel clima democratico coinvolgere la gente.      Un giovane gli chiede di parlare di Lou Reed.    Richiesta che lui accetta con entusiasmo (vero).  Ne vedo persino  gli "occhiali", (quelli ovviamente di Lou) ne sento persino la frase pronunciata sempre da da  Reed poco prima che uscisse il film "Blue in the face". "Il mio futuro è la produzione di montature di occhiali".   Chissà che, anche questo musicista, scrittore, cantante, poeta, produttore, non si  sia fermato a questo capitolo della  vita.     Magari senza la disperazione prima e della rassegnazione poi prima di conoscere la terribile realtà della sconfitta.

Si.  È stata un piacevole noioso pomeriggio.     Con esperienze multiple.   Umanità multiple e reali come le verità che si intuiscono ma non si dicono.    Le Vanità multiple per apparire senza nessun sforzo d'impegno se non nell'interpretare se stessi perfettamente consapevoli della sua "inutilità".   Volontà multiple e piccole di Anonimato per Riconoscersi in quel "No"  urlato dentro come conferma di diversità nel muto rispetto che riconosce agli altri la legittimità di credere che la purezza cercata o anche solo immaginata sia tutta in "quella" Polacca che ancora mi appesantisce l'orecchio.    Un Musicista dai molteplici talenti a cui faccio gli AUGURI di Buona Vita quale fenomeno dei nostri tempi bastardi.    M'infilo fuori fra qualche moglie nervosetta col marito per la cena che deve preparare,il bimbo che l'aspetta e si domanderà perché ritarda...   Sorrido mentre l'aria umida della sera mi fa abbottonare il cappotto, la della leggerezza di un fiore agli occhi, per restare libera di ascoltarne il profumo anche quando potrò solo immaginarlo come Luce Riflessa in uno sguardo limpido, intelligente e che non l'inquieta se non per aggiungere un pensiero che si fa azione..   Essenziale condizione alle "mie" molteplicità per guidarle all'unica strada che mi porta alla molecola della mia Essenza  a cui istintivamente  si aggrappa  per sentirsi viva e vera in ciò che sono e  in quello che ancora mi resta da Sperimentare nell'incertezza  delle incognite.  Nella nostalgia di quella Patria.. .   

Mirka


"Polonaise" A Flat Major -F.Chopin)






 

venerdì 8 novembre 2013

PICCOLI FANTASMI VIVI

La Panterina finta





Ho scostato la tenda del salotto.  Appena un poco.    Mi ha coperto la nebbia e  tutte le cose sono diventate spettrali.    Un passero ha cominciato a saltare per la briciola lasciata cadere da una tovaglia a quadri bianca e rossa.    E' mia abitudine scuotere la tovaglia nel piccolo terrazzo affinché qualche uccello trovi sempre il suo "pane quotidiano".      Un gatto s'insinuò con passo felpato tra l'erba del prato bagnata.    . Guardò e per un attimo leccò il bottino intravisto con la rosea linguetta appena accennata sui piccoli denti. poi continuò per i fatti suoi, verso la meta da raggiungere e forse anche ignota a se stesso        Una voce senza volto rotola nell'aria.          Si spegne un lampione,e quasi in contemporanea si accende una luce dentro a una casa.      Silenzio assoluto attorno.    Come quell'immagine che a sera ci chiude gli occhi perché si dorma in conchiglia e rosa e tutto assolva.      Col giorno, tutto cambierà e,quando la nebbia si sarà alzata, germoglieranno le domande con le rauche risposte.     Il bocciolo d'una rosa ci fermerà a sfidarle e, come al l'alzata dei dadi gli affideremo la sorte.     Maligna la coda d'un cane li scompiglierà prima ancora di leggervi il responso fiaccando la volontà di sapere. 
  
Brilla una piccola luce dal divano bianco.   Divento allegra e mi dico:"Ecco il segno che aspettavo"     Baldanzosa e cauta mi avvicino.      E' una panterina che mi sorride con gli occhi.     Ma è finta.    Un peluche.   Regalo di Natale che mi tengo vivo nella memoria.  

In lontananza un rumore sordo di  zoccoli. (?).  Forse il Tempo o un cavallo imbizzarrito.    Meglio "far finta" e non chiedersi nulla.      Presto sapremo.  E' solo una questione di poco ,mi dico mentre il cuore imbianca e non so se sia lamento oppure Gioia.          Un ramo di prugnolo mi accarezza la guancia o la sfregia.     Non so distinguere e non m'importa.      E' ora di sedersi al desco del nido.        Lì si assopisce il tetro dei pensieri.     Bilatera la TV.        Un perno per garantire l'abitudine d'essere vivi e in perfetta sintonia coi propri simili.     Il segreto è garantirselo nella luce come nel buio.   In un canto a cui mai si è chiusa la porta


Mirka


"Think of me" (The Phantom of the opera  - E.L.Webber)






lunedì 4 novembre 2013

CAMERA CON VISTA SENZA PLAGIO



"Naufragium feci, bene navigavi"  (Nietzsche)





Scese la sera assorbente di colori 

con sbuffi di gelato in cielo.

Panna e cioccolato la tazza degli abbracci.

Li accolse lacrimando il  livido del giorno.

Catrame la bocca con la puzza di benzina

fottuto ogni  itinerario di sudata Ispirazione 


Mirka 



 "Body and Soul"   








sabato 2 novembre 2013

POLITICA "NOSTRA" -SETTI LUIGI





Bau!  Bau!  Bau!  Boh!









FERMATE IL MONDO, VOGLIO SCENDERE

P.D.L. spaccato  Berlusconi vuole le elezioni anticipate, scelta civica a pezzi governo più debole, movimento 5 stelle chiede le  dimissioni di Napolitano e subito al voto con la legge attuale, lega contro il governo subito elezioni, Vendola contro le larghe intese chiede rapide elezioni, il P.D. si prepara alle elezioni e attraverso le primarie mette a punto il programma, sceglie gli uomini, ha una grande visibilità sui media e si prepara per l’ennesima volta a vincere elezioni e, probabilmente, farà di tutto per riuscire a perderle.
Le primarie: sono uno strumento formidabile di democrazia, di trasparenza e di visibilità politica, sono in parte copiate dal modello americano e trapiantate in modo acritico in un contesto completamente diverso, probabilmente rappresentano una intuizione giusta e potenzialmente vincente. Ma le primarie hanno bisogno di regole certe e di una certa abitudine al confronto e allo stare assieme tra persone e dirigenti che, pur avendo la prevalenza di valori e obiettivi comuni, non la pensano allo stesso modo su contenuti importanti del programma, sul sistema delle alleanze e persino su tempi e percorsi dell’azione politica. L’America insegna, grande competizione, grandi divergenze politiche e di contenuti tra i candidati, persino colpi bassi durante le primarie, ma poi, altrettanta determinazione nel ricostruire l’unità di partito e nel pensare tutti uniti come vincere le “elezioni vere” e soprattutto come governare assieme la nazione, per questo Obama e la Clinton dopo essersi sfidati e confrontati duramente  si presentano assieme e per questo entrambi gli schieramenti finite le primarie anziché dividersi tra chi ha vinto e chi ha perso arrivano alla campagna elettorale dopo aver mediato e ricompattato i rispettivi schieramenti. Ciò che si intravede dalle primarie del P.D. sembra la riedizione di un film già visto  aggravato dal fatto che non a tutti è chiarissima la differenza tra primarie di partito, di coalizione, o per la corsa a primo ministro, i sondaggi premiano il P.D. perché durante le primarie ha una grande visibilità  e perché optano per  il P.D. tutti  gli elettori che si riconoscono in tutti i quattro candidati ma poi…  quando comincia la campagna elettorale per le elezioni vere, quando anche gli altri schieramenti hanno programmi e visibilità, quando serve chiarezza e unità di partito o di coalizione queste primarie, nel passato recente, non hanno funzionato, i conflitti non si sono ricomposti, ha certamente sbagliato Renzi quando si è fatto vanto di non chiedere nulla per sé, di  prendere atto che ha perso e di defilarsi, perché così si defilano anche quanti credevano nelle sue proposte, così come ha sbagliato Bersani a non far nulla per coinvolgere direttamente Renzi, a non assumere nessuno dei contenuti del suo programma e a non avviare una campagna elettorale davvero unitaria. I dirigenti come Renzi e Bersani possono anche stare nello stesso partito e giocarsi in seguito la rivincita, ma gli elettori che si riconoscevano nel progetto politico di Renzi o di Bersani, così diversi nei contenuti e nelle prospettive, avevano bisogno di qualche sforzo in più per poter votare tutti uniti lo stesso partito, non si può credere nella rottamazione e proporre contenuti invisi alla “sinistra tradizionale” e successivamente votare per un candidato che propone rinnovamento nella continuità e alleanza senza se e senza ma con la “sinistra tradizionale” il tutto senza chiarimenti, mediazioni, coinvolgimenti credibili e non formali. No, gli elettori sono liberi, ben venga lo scontro anche duro alle primarie, ma occhio  alla ricomposizione successiva, gli elettori giustamente votano come credono e la capacità di convincerli a votare per un partito che comprenda Cuperlo, Renzi, Pittella o Civati ma che sia diretto da uno solo di loro, quello che ha vinto, è compito altrettanto difficile, anche così si spiega perché il P.D. vince tutti i sondaggi a cavallo delle primarie poi comincia la  discesa sino alle elezioni vere, anche così si spiega perché lo stesso meccanismo  non riproduca quando le primarie sono per così dire “finte”, hanno cioè un candidato forte e indiscutibile come è stato per Prodi e Veltroni.
A mio parere è fondamentale fare oggi queste riflessioni, ricompattare  il partito dopo le primarie è possibile solo  se non si è “esagerato”, se non si sono superati “certi limiti”, non tanto per i dirigenti che hanno dimostrato più volte di saper fare capriole politiche davvero inimmaginabili, di saper digerire bocconi davvero indigesti, ma per gli elettori che invece hanno ampiamente dimostrato cosa apprezzano e cosa no, cosa possono accettare e cosa non accetteranno mai. Attenti, gli elettori di sinistra, sono elettori appassionati ma anche esigenti, fanno molta fatica a capire tutta la polemica sulle tessere gonfiate, ai congressi di sezione dove si cerca di vincere truccando le carte, non piacciono gli iscritti dell’ultima ora Albanesi Cutresi rom o quantaltro, non piace che in molti, troppi comuni le primarie di qualsiasi tipo diventino l’elemento frazionistico principe, che siano più le liste autonome che generano che i problemi che risolvono, non piace avere la sensazione che apparati burocratizzati e vecchi di contenuti e di idee, cerchino di vincere con ogni mezzo le primarie anche a costo di perdere le elezioni.
Gli elettori di sinistra sono gente paziente, testarda, ma non stupida, fanno fatica ad accettare che la base lavori per e con passione e senza tornaconto personale, per una idea, che faccia volontariato per le feste o per le iniziative di partito, che finanzi le primarie o col tesseramento il partito, e che i propri dirigenti eletti nelle istituzioni si facciano rimborsare 50 centesimi per il cesso, fanno fatica a parlare di politica se leggono ogni giorno di sprechi e di scandali riferiti ai propri eletti, e soprattutto fanno fatica ad accettare che  gli attuali dirigenti siano un po’ ambigui nella condanna, un po’ teneri, che siano molto più convincenti nella difesa del finanziamento pubblico dei partiti, nel sostenere che si deve sì cambiare ma che ci vuol del tempo e che sin che non si è trovata l’intesa con tutti è meglio continuare così…  no, così non va bene, e la democrazia ha regole semplici, il gruppo dirigente faccia proposte vicine al sentire comune, costruisca una propria unità, si comporti con modestia e onestà,  gli elettori faranno le loro scelte, sempre più elettori purtroppo non scelgono nemmeno più, i ruoli sono diversi ma gli obiettivi, gli interessi non possono che essere comuni, quando non si percepiscono tali cominciano davvero guai grossi, guai che forse nemmeno immaginiamo.

Setti Luigi   (Gazzetta di R.E. 3/11/2013)



"Destra-Sinistra"  (G.Gaber)



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