Com'è silenziosa la casa senza i bengalini e senza il nobile Omero quando faceva le fusa dopo gli sbadigli! Eppure anche il silenzio ha la sua potenza. Una potenza che a sé ha richiamato i demoni e un Arcangelo che li spazza via. Risuonò la stanza di ricordi e nel l'improvviso di miagolii la visione del primo mandorlo in fiore. Il domani è qui. Mirka"Zorba
Si. Sono una che piange. Confesso la mia fragilità ho la lacrima in tasca un fiore un vagito la mia nipotina quando mi volta la testa e subito mi allunga la piccola mano un bimbo sconosciuto che mi sorride un vecchio che senza parlare mi chiede e io l' accompagno per un pezzo di strada me stessa quando ripercorrendo ogni strada in salita rifletto su gli incanti d'allora i disincanti accennanti al l'intuito del l'occhio come solchi ramificati nel deserto del l' oggi. Sono una che piange su ogni inizio su ogni pietra incontrata su ogni finale glorioso rovesciato alla beffa sconvolta e inerme di fronte alla gigantesca forza che l'uomo si trova addosso quando comincia una partita lo sbriciolamento d'energia quando la perde. Sono una che piange apparentemente per un niente come per ogni marcia nuziale per il va Pensiero di un a solo o per la immensa schiuma umana quando colora la piazza l'inno Dei lavoratori mi scuote come ogni favola raccontata ai miei figli insomma si sono una che piange. Ma in ogni goccia del mio pianto vive l'autenticità della logica strettissima del numero che si rapporta all'altro e architettura diventa come può essere la vita la vita di ognuno la vita di tutti compatta e idealmente perfetta ma che all'urto ben centrato crolla senza sorprendersi più di tanto se non per quel muscolo che accenna il pianto senza vergogna del torrente che lo seguirà muto o nel fragore di un singhiozzo. Sono una che piange con l'urgenza di liberarsi o perdersi in quel pianto come un panorama visto da un treno in corsa e una vertigine quasi allegra l'assale. Sono una che piange davvero anche se a volte stenta a conoscere i motivi o volutamente prova a rimuovere per affrontarli brutalmente o sulla punta del fioretto poi consapevole che in ogni goccia di quel pianto libero o oltrepassato
contiene tutta me. Sono una che piange anche quando è costretta a dire No mentre il cuore grida altro non ho che un no fatto di pianto.
Assolvo con un atto di volontà ogni esperienza vissuta in festa e anche no al fine che la mente abbia la sua giusta quiete ma libero resti quel filo indistinto di malinconia canina. Una suggestione di dissonanze in dissolvimento con la volontà che almeno una continui vibrante il suo tessere di telaio su l' ordito del finissimo audace sollevando soli e uno stellato punteggio unificato. Testimonianza di un passaggio relazionato al tutto. O almeno questo furono i desideri da cui prese il via ogni viaggio aperto in mnemonico canto dove vibrò la notte e il giorno pieno del suo umido umorismo formato bandiera. Mirka. (Emib) "Emmanuel" (Autumn - Lucia Micarelli -Chris Botti)
Karina non gli toglieva gli occhi da dosso. Poi diretta come il bisturi di un chirurgo avvezzo a non sbagliare gli domandò: " A chi pensavi con quelle risposte perfette?" "A un Ideale gli rispose Enrico. " Un ideale a misura d'uomo e col beneplacito cosmico" . Il silenzio riempì l'aria di un assolo vibrante da tante minuscole frequenze mentre la stanza buia prendeva fuoco dal sole. Quello che non abbaglia ma illuminando guida. Karina spalancò gli occhi come lune crescenti e biascicò: "Ma come? Non ricordi che si faceva la guerra anche di giorno?" Il volto dell'uomo fu attraversato da un sorriso enigmatico. L'aria si vuotò dal silenzio riempiendosi di uno strano profumo solido come cera d'api. Una fragranza che penetrava la psiche in tanti piccoli solchi informi come spinti da una forza fisica che reagisce all'altra dandogli il sembiante di una creatura vivente in perpetuo mutamento ma indivisibile dalla sua essenza originaria. E l'odore che si sentiva nell'aria sapeva di vulva lasciata sulle dita. O di vagina quando abortisce senza il ricordo fluido e scivoloso del piacere che l'aveva generato. Poi ... il bang bang dell'odore acre di uno sparo lasciato ai tanti palloncini scoppiati e finiti nella crepa della terra dove germogliano e si rafforzano le radici di un grande albero con foglie e frutti. Mirka (estrapolato dai Racconti Il Destino nel nome) "Bang bang"
Eri nel l'aria poi nel passo lieve che calpestò la terra. Non so se sognai o se invece fosse la realtà del muschio che si mescola alla viola. Eppure davvero tremò la terra sul l'orlo dei miei occhi poi... un'auto sfrecciò e fu carbonio. Mi dissi. " La verità è in noi. Sempre. Difficile ignorarla o far finta. Pur nella sua ambivalenza a cui non è possibile sfuggire, né negare. Verificare si. Di volta in volta. Provocazione in tonalità minore prima che risolva (forse) nel suo compimento che porta a un bel Do Maggiore. Una radice sperimentale che si forma e resta comunque nel l'anima capace di metterci in comunicazione con noi stessi e con l'armonia cosmica, forse mai perfetta del tutto se non per ritornare alla sua forma originale. Mirka "My funny Valentine"
...e parlava all'aria a gran voce dammi un segno dammi un segno e implorava Lui più ancora che il Dio, dammi un segno dammi un segno, e chiamandolo sentiva la sua voce diventare via via ritornello e lagna proprio come succede ai bimbi coi goccioloni agli occhi ma senza più il ricordo di cosa ha dato origine a quel pianto. E fra se continuava a ripetere "eppure dicono che l'amore non finisce mai" dammi un segno dammi un segno. E nel frattempo si distraeva guardandosi attorno. Le cose sparse sul tavolo, il pacco di lettere ancora chiuso, due raccomandate di giacenza, l'anta di un armadio scostata, gli occhiali sbrecciati, le biro senza inchiostro, il sacchetto dell'aspirapolvere da cambiare. E fra una divagazione e l'altra si domandava cosa avesse invaso il cuore al punto di arrestare il corso reale dei pensieri sino a perdersi in un dilemma inesistente beneficiando solo di un'illusione. Si sentiva ingenua e forse anche un poco matta. E nella sua "volontà di credere", il dubbio che tutto fosse finito nel viaggio sulla terra era scalfittura, graffio, beffa, quasi certezza in cocciutaggine di Fede che non spiega, Restava invece il suo ostinato sentire che la verità lei l'aveva tenuta "realmente" fra le mani, e nelle viscere ulcerate ma guarita senza bisturi, nell'ora presente invece tutto era da verificare. E si sentiva inquieta come le tante nuvole che vedeva scorrere nel libero cielo dalla volta azzurra ma senza un vomero per farne lavoro di pioggia. Un indistinto mormorio nella cavità a sinistra del corpo la scosse come l'effetto di un doppler. Con un estremo ed ennesimo atto di volontà dimenticò tutto. Prese il cappotto dall'armadio, se lo infilò, si diresse all'uscio e con passo deciso uscì incontro alla vita in affrontato di campo come abituale senza sentirsi una eroina. (estrapolato dai Racconti Il Destino nel Nome) Mirka
Allora nonna sei guarita? Allora nonna come stai? Allora nonna vieni da noi a cena? Allora facci sapere. E in questa vocina già evidenziata da molti colori, uno già in risalto, ne riconosceva la futura Donna. E commossa la ricordavo nei primi approcci alla conoscenza della vita naturale e attraverso tutte le cose di lei. E con la memoria degli occhi, ma anche quella del cuore, riviveva tanti altri piccoli paradisi sparsi in fiori, ninfee, api ebree e farfalle in amore, nei semi portati ovunque dal vento e senza tempo, gettito di indistinguibile cascate, radici fermentanti umori e linfa nel l'alchimia di misteriosa ambrosia e in quella inzuppati di Curato nata dal l'amore e crescente rigoglioso. Greta e le altre.
Tu non saprai mai quello che riuscì a vedere il mio occhio nel l'attimo che precede la tempesta. Lampo di luce che regala il dettaglio e la tempesta che ne consegue. E così che ci si connette a tutto. Piccola è la dimensione nostra ma senza limiti è la percezione che sfora oltre l'invisibile. Miriadi punte luminose di piramidi stelle frammentate. Mirka " The Tempest" ( Allegretto N.17 Do min -L.van Beethoven)