fiume

fiume
fiume della vita

mercoledì 30 novembre 2011

ALL'AMICO LUCIO MAGRI PERCHE' IL "SOLE" L'ACCOMPAGNI OVUNQUE

mercoledì, 30 novembre 2011

ALL'AMICO  LUCIO MAGRI  PERCHE' IL "SOLE" L'ACCOMPAGNI OVUNQUE

cascata -colore


"Nell'esperienza che si fa di un altro mutano sia il nostro sapere che il suo oggetto" (Hans-Georg Gadamer)









"Fischia il vento" (Canti Della Resistenza)








"Ave Maria" (F.Schubert)

"Ave Maria" 


Non volevo crederci. Eppure non mi sorpresi più di tanto. Un poco ti conoscevo e amici siamo stati da subito per raffinata fiducia, e per gli stessi ideali, i i miei  forse un poco più utopistici cosa che, anche a G. A,  lo spadaccino della penna sorridendo, ce li prendeva lievemente in giro. Ora sei in viaggio verso i tanti che ti hanno preceduto. Li troverai tutti. Oh se li troverai!  E sarà euforia accompagnata da abbracci "fraterni" senza alcuna incertezza di darli a un amico sincero e fuori da ogni suo "doppio". E sarà  con gioia che potrai riprendere il "tuo" firmamento svincolato da ogni catena con l'audacia che ti fu sempre compagna. T'auguro che non ti manchi " un bel sole (siamo in prossimità dell'inverno e a noi invece mancherà di sicuro).Quel sole che trasse dalle tue radici linfa, nutrimento, splendore senza mai re cederlo ai compromessi delle nuvole che per quanto si spiazzassero alla svelta a quel sole un poco di disturbo lo recavano sempre. E ora vai... magari  sul fischietto il  tuo motto "sempre qui e altrove" mettendoci la forza di tutti i tuoi sani polmoni  mentre incitavi all'idealismo, al pensieroso dell'azione per diventare concreta forma d'esperienza utilizzata a buon fine.
Ti abbraccio e...malgradotuttoeciononostante sempre un Evviva. Mirka

martedì 29 novembre 2011

RICORDO DI UN BUFFO BERRETTO CHE DANZAVA POESIA.

28 novembre






                 eppure, quanta poesia danzante sotto a quel berretto!
















"Adagio" (Toccata in C. BWW 564 (J. S. Bach)







Ricordo di un berretto
buffo
come la luna quando s'incontra col
sole
o come la pioggia quando le onde
scalcia.
Dioniso mi sembrava quel
berretto
mentre scompiglia i giochi
un poco per  finta
e un poco con serietà
ridendo sempre dei mortali affanni
ricordo quel berretto
buffo
come di poesia che preme sulla
punta
del pianto che al piacere si
congiunge
e sa che il pianto è
chicco
che non scolora mai
pur rubato dal vento
un hic di incrociate punte
che conobbero un "nonsense"
deciso
ad affermarne il contrario
solo per sforzi
che il sonno mai conobbe
nell'essere coscienza di un se
che in addivenire
sfuma
e nel vento trasfigura.



Mirka

domenica 27 novembre 2011

C'ERA UNA VOLTA UN "RE" SOLO NELLE FIABE.ALTRO E' ESSERE UOMO "RE" PER SFORZI DI "VIRTUTE" NELLA DUBBIOSITA' SEMPRE COSTANTE.





"Dobbiamo andare e non fermarci mai  finché non arriviamo"
-Per andare dove, amico?_
"Non lo so, ma dobbiamo andare"".
(On the road- J. Kerouac)












 
C'era una volta un re, ma veramente c'era una volta, perché il "re" io l'ho visto solo nel dentro di un homo, con vesti pulite, occhi di marinaio e per parola un dito che indicava ogni stagione che cambia con tutta la diversità dei suoi frutti e nulla più. Un homo semplice e franco di modi, ma con l'anima vestita di regalità, felice di "agire" in conformità di una "volontà" fatta di tanti sforzi di fatica, anche quando decide di non far nulla. Tutto è vanità disse una volta un saggio che si chiamava Qoelet. Sicuramente nessuno potrà negare la verità insita in questa affermazione. Tutto è destinato a cadere, a disperdersi, ma dal momento che ci siamo determiniamo la nostra identità con fili di colore che,per quanto oscillino per le nostre inquietudini di fragili esistenze soggette a ogni condizionamento interno ed esterno, siano in qualche modo distinguibili per una "diversità" che testimoni la nostra origine di "re spodestati" tanto per citare Pascal, o fatti di una sostanza "palpabile", chi del grano, chi del frutto, chi del fiore, chi di un buon albero sotto cui riposare quando il sole brucia e all'inverno si spoglia mentre sotto lavora per se e anche per gli "altri" senza l'arroganza di farlo pesare.  Ci riusciremo? Non so. Ma so che non è mai tardi per continuare a camminare cambiando qualcosa, se non addirittura la rotta iniziata o semplicemente guardando da un'altra prospettiva. E' sarà piacere giunto  a sorpresa che "ci" sorprenderà  prendendoci per mano e sfidando ad "esserci" in una scelta nuova pur "subordinata" anch'essa. Forse il "senso" dell'esistente è tutto qui,  Nel sentirsi "natura" che si auto rigenera nella molteplicità di forme contrapposte sino a diventare coscienza che solo a se deve rendere conto. Così mi son detta prima di accingersi a "gustare" un misurato taglierino di polenta con  salsiccia comprata ieri da  un (verace) coltivatore della terra.



Mirka


Time after time



sabato 26 novembre 2011

NOTTE FONDA.

sabato, 26 novembre 2011

NOTTE FONDA



...ma sarà l'aurea di un pianoforte che suonerà da solo.








(The piano-Michael Nyman)
 







Ma chi è che suona alla mia porta in questa notte fonda? Il vento furioso che sibila come una sega in quella fessura di persiana lasciata sempre accostata purché si infili sempre quel filo di luce, o il caos di un cuore ferito in frequenze che si rinnovano come un piccolo nato che esce col capino allo scoperto e subito si rintana nel caldo ventre che nel caldo ventre che mai l'abbandonò, rigenerandosi farfalla bianca punteggiata di nero, o è il telefono che non si arrende alla memoria del tempo flagellato? Gli occhi sono aperti e ascoltano mentre in lontananza l'ultimo sbattere di persiana diventa un brusio lieve che si acquisterà in silenzio, un pianto che lentamente scorre e glissa sino alla gola, il telefono che ha smesso la sua formula uno. Siedo in poltrona e aspetto il primo canto del gallo. Non tarderà.  Un primo bagliore di luce ancora incerta mi investe. Mi ritiro da quello spiraglio.  Mi alzo di scatto e un bottoncino del pigiama salta dall'urto con lo schienale della poltrona, cadendo a terra illuminato da quel piccolo raggio che annuncia l'alba. Lo guardo stranita ma lo lascio dove sta. Torno a sbirciare la luce che adesso investe me e il pianoforte. Come una sonnambula mi porto verso di lui. Ne sollevo il coperchio e gli struscio il dorso della mano. Un brivido mi richiama un singhiozzo o un mormorio indecifrabile, ma di un qualcosa che pur non sapendo dargli una spiegazione mi accelera il respiro. Lo tocco ancora incerta sulla pressione da dargli. E lui è lì,  paziente, in attesa, che aspetta. Conosce tutto di chi sta scrivendo, depositario delle mie più  profonde emozioni che le mie dita gli trasmettono. Metto la sordina e provo un arpeggio, subito aleggia nella stanza in un'intimità complice, forte, intensa e vulnerabile che mi fa sobbalzare. Il primo sbattere d'ali fra le foglie di un albero, mi fa nuovamente sobbalzare. Mi accorgo che ho freddo. Vado al termostato che regola il caldo. Agli occhi una grande stufa col fuoco acceso e sulla superficie una pentola d'acqua. Su un tavolo delle carte da gioco, e un poco più in là un Gesù bambino fatto col cartone. Delle decorazioni natalizie e un albero poco distante dalla stufa ancora da finire, ma illuminato da una lampada come se fosse giorno. Il caldo ora si propaga a tutti gli oggetti della stanza, con la morbidezza di un velluto appena bagnato ai bordi, intriso da un forte odore di cannella. Una visione che ovunque saprà dare protezione là dove il freddo l'aveva rubata.  La notte fonda è passata, la frequenza del battito cardiaco è tornata al suo ritmo normale, io seguo un corridoio dove molte memorie s'incrociano e ognuna racconta la verità che ha percepita, senza ordini impartiti, se non per il gravoso peso della responsabilità che ne ha fatto deviare il cammino dalla strada maestra, pur desiderando con tutta l'anima che non fosse così, a meno che, anche la "volontà" fosse in accordo con l'anima, e se il Destino o l'inspiegabile non avessero deciso altro.  Ma siamo responsabili di questa forza invisibile che costantemente ci segue?  E se si, sino a che strati di coscienza non abbiano a formarne Sostanza unica a condurre, e affinché il male non operi su di noi sino a ferirsi?  E se anche potessimo trovarne il bandolo, sapremo veramente arrivare al fondo di noi stessi dove acquartierati stanno le fiere feroci avute in dotazione, e trasmessoci quando ancora il terreno era vergine? Fino a che punto  la nostra responsabilità coincide con quel l'invisibile che opera a nostra insaputa, per far si che le vie si convincono, rappresentando la realtà come verità alienate, se non per inqualificabile comando che non  sia  la ribellione al l'estraneo estraniato, già radicato al punto da non avere alternativa alcuna se non quella di "sopravvivergli",  quando anche i campanelli d'allarme cominciassero a suonare e noi a sentirli, ma con poca fiducia di ottenere il risultato giusto, pur prestandogli attenzione per un atavico valore morale inculcato, e sentito nostro, che ci segnalava  le inevitabili conseguenze provocate dalla causa-effetto?   Oppure fu la vita a scegliere me, con la mia volontà, che a sua volta la scelse e l'accettò come compagna deduttiva e insidiosa di trappole che le si interpretavano senza dubbio d'inganno, ma presuntuosi di poterle scavalcare tutte con l'arroganza di un buon cavallo da corsa che solo al buio ammette la paura, e trema e... impara a suonare. Ma ho veramente imparato?  I dubbi calciano, e io li sento tutti senza poterne barattare neppure uno. Domande, sempre domande, quasi una litania che solo a se stessi si può recitare, ben sapendo che mai ci deluderà, se non per un refuso scappato all'improvviso portandoci fuori pista. Il pianoforte sta suonando. Suona da solo. E non c'è mano d'uomo che l'abbia toccato.  Dio benedica lui e ogni cosa, (anche questa notte fonda).




Mirka (Bianca2007)

giovedì 24 novembre 2011

FRAMMENTI DI SPECCHIO CHE "LE VITE" ADUNA MENTRE DEBUSSY.

24 novembre 2011

FRAMMENTI DI SPECCHIO CHE "LE VITE" ADUNA MENTRE DEBUSSY.









"Su questa terra è dato soltanto
iniziare il movimento". (Daubler)






 






"Reflets dans l'eau" (C.Debussy)

"Jardins sous la Pluie""  












A terra
tanti piccoli frammenti
di specchio.
Squame d' onde
infinite forme di
 una "me" sfuggite
a ogni costrizione
schegge di verità
imbevuta d'innocenza
rimandata al sogno
di un perfetto
unificato di un "sentire"
che tracce lasciò
su la neve
su un prato a primavera
dentro a ogni onda
nel misterioso suo gioco
di ripetute vite
comandate da un imperioso

indeterminato verso cui 
sempre guidò la volontà 
a toglierne ogni velame
scoprendone solo ignoranza



Mirka

mercoledì 23 novembre 2011

"O DEL MIO DOLCE ARDORE LETTERA ATTRAVERSO GLUCK




                                                            L'aura che tu respiri alfin respiro













Ma lo sai che ti sentivo nell'aria che respirava, in ogni tasto accarezzato prima di lasciare la casa, nel giallo dei bulloni che portavano alla piccola chiesa del paese, mentre le campane suonavano l'Ave Maria e una foglia mi entrava con prepotenza in un occhio facendoselo lacrimare?.In mano tenevo insieme a un pacco di  giornali, dei fogli con scritte delle poesie. Mi  sono cadute, e più che la foglia nell'occhio che cominciava a bruciare, e già me lo vedevo quell'occhio  rosso senza che  lo specchio me  inviasse la conferma, mi lacerava un poco il cuore, perché qualche foglio si era sparpagliato per il viale  e uno era finito in una buca d'acqua. Anche l'altro occhio ha cominciato a lacrimare. Potrà sembrarti ridicolo e forse anche un poco patetico,  sentirti dire  queste cose in un' età dove si sospira più  per dire mah, che ammettere questo,  ma così "necessario"  per "tirare" avanti  quanto la salute, "un par de scarpe nove" mi avrebbe fatto il verso il buon Manfredi, e dove la minigonna (mai portata,  ché amavo i jeans e le longuette) ,ma che ricordo in ogni caso come sfide audaci e trionfalmente irriverenti. Ciononostante sai che ti dico?...Non me ne importa proprio niente che tu possa pensarci, anche esagerata per aver provato un gran panico nel veder imbrattato quelle amate righe. E così per superare anche la paura mi son messa a cantare  un'aria del bel tempo antico.



O Del Mio Dolce Ardore (Gluck) 





che  fu motivo di gaudio e fierezza farne tesoro di memoria.  Però qualche nota non la sentivo proprio intonata, la tenuta del fiato traballava un poco, e lo stile era andato a farsi benedireGran brutta cosa per la perfezionista che sono. E allora sai che ti dico per non fare "qui"  brutta figura? che la lascio cantare a quelli che continuano ad essere ancora grandi malgrado i "segni" di qualche nuova  piega, qualche macchia blu come le montagne senza la nebbia che le copra, o del colore di quella foglia ruggine che m'è piombata dentro l'occhio e che s'è sparsa come briciola un poco dovunque come fanno gli anni. So che l'ascolterai con piacere perché la musica buona fu sempre spiga per te e si immaginerà d'ascoltarla anch'io in quel preciso istante, così saremo vicini come se mai fossimo partiti. Uh! Ma che impresa è stato scrivere questa lettera! Ma ce lo fatta anche se non so proprio come. Beh! Dal momento che  te lo anche inviata spero che ti arrivi nel tempo giusto e anche tu pianga un pochino come lo sto facendo io. Adesso però mi aspettano le polpette di carciofi e un buon bicchiere di un bel rosso antico che profuma anche di viola. 


Ciao, Mirka

lunedì 21 novembre 2011

LA MOSCA NELLA SUA ULTIMA STAGIONE





Impazzisce la mosca 
nell'ultima sua ora
fiuta il fastidio
tra la mano e il piatto
sibila maldestra sfiorando
tragitti di spasmi che sbattono
trasfusi all'ultima sua sfida
senza un grazie cancellata
mentre lentamente il battito 
del suo inutile cuore decresce
senza un cero sulla tracce lasciato.


Mirka


"Waltz" (Suite n.2-Shostakovich)


L'ARTE DEL GUSTARE SAPIENTEMENTE LE COSE





Nasce dall'istinto cresce alla scuola
che disciplina gli appena accennati
i lenti in crescendo che porteranno
all'esplosione di un furioso
che solo la spossatezza appagata
lascerà al corpo e all'anima
echi circoscritti in placide onde





"Bolero"  (M. Ravel )




A teatro,pochi giorni fa, seduta quasi comodamente in un palco centrale, ho goduto (toccandoli) d'ogni strumento, tutti gli strumenti che formavano l'orchestra, in bocca il sapore che via via si propagava  a tutto il corpo, dando vita a memorie la cui libertà fu sempre guidata dalla disciplinata di un genuino sincero "sentire" che mai deluse.
Buon ascolto anche a voi, se ci pare. 


Mirka

venerdì 18 novembre 2011

"LA LIFE" DEL VECCHIO ALBERO E LA SONATA DI SCARLATTI

"LA LIFE" DEL VECCHIO ALBERO E LA SONATA DI DOMENICO SCARLATTI
















  

Oh! natura che mai conoscerà la seduzione dell'inganno.


Sonata in Fa diesis minor" (D.Scarlatti)
http://www.youtube.com/watch?v=D8BSoXYdXug
"Sonata in La mag"
http://www.youtube.com/watch?v=vbAeBUBCSEA&feature=related


Il vecchio albero
di melograno sbordava
dal muro del giardino
la fiamma dei suoi frutti
traboccava ansiosa
di trovare la festa delle mani.
Umile Suo Dono
senza l'ambiguità
di parola scritta.
Ne ho raccolta Una
per assicurarmi che l'Aurora
vivesse in me
sino al tramonto
le altre le lascerò al viandante
perchè sfami il Suo bisogno
e senza colpa se le porti via.
Questo m'insegnò con gioia
il vecchio melograno
mentre la nebbia svaporava
con ottobrina grazia.


Mirka

UNA LEZIONE DI PIANOFORTE FATTA DA UN'ALLIEVA ALLA "SUA" MAESTRA


UNA LEZIONE DI PIANOFORTE FATTA DA UN'ALLIEVA ALLA "SUA" MAESTRA

 

 
E' un fiore che si può aprire in molti modi...Schiudi i petali delle (tue) storie a uno a uno e vedrai qualcosa di grande (H.Storm)



 "Primo Dolore" (Op.68 n.16 -R.Schumann)
http://www.youtube.com/watch?v=0csSVcf82Lg&feature=related


La bimba col vestito giallo a fiori rossi ha appena finito la sua lezione di pianoforte.  La sua maestra è contenta, le fa una carezza sulle belle mani e le dice "Brava!".Suona il campanello della porta. La maestra guarda la bimba con un sorriso che le riempie tutta la faccia. Sa che il campanello le annuncia che la  mamma è arrivata a riprendersi la bimba. Ma la bimba non si muove dal banchetto. Il campanello con insistenza  fa capire che si può anche essere preoccupati e forse anche un poco irritati. La maestra allarga ancor di più il sorriso per provare a ingraziarsi la bimba e, come una spaccatura di cratere che erutta allegre scintille, come una deficiente continua a dire alla bimba è arrivata la mamma la mamma è arrivata. La bimba si volta verso la maestra e molto educatamente ma con altrettanto molta fermezza le dice:"Per favore, dica alla mia mamma che ritorni fra un ora. Io debbo finire la mia lezione".La maestra cerca di convincerla che la lezione è terminata e che non va bene fare aspettare la mamma. E lei di rimando:"La lezione sarà pure finita ma non per me!"  Per un attimo lo stupore riempie tutta la stanza,poi un abbraccio forte lo suggella mentre il silenzio l'accompagna dalla sua mamma nitidamente stagliata sulla vetrata della porta. La maestra si scusa con la madre, la saluta (pensosa), poi si chiude la porta alle spalle.  Quella bimba avrà un futuro da pianista, dice fra se,.  la maestra,ma senza ombra di dubbio,come donna saprà farsi rispettare. E' l'ora di cena ma non ho fame. Ritorno al pianoforte e continuo io a suonare quello che alla bimba le è stato impedito di fare. Rifletto con tristezza a come oggi sia così scarsa la fermezza "convinta" nel mondo dei "grandi" mentre una visione di Speranza mi fa scorrere le dita con virtuosistica agilità sulla tastiera del pianoforte. Ora posso anche andare a cenare. La zuppa di porri coi crostini c'è, il coniglio alla cacciatora pure  e anche dell'ottimo Morellino di Scansano. Forse riuscirò anche a dormire. fiorendo per quel perso o lasciato, consapevole d'avere altro guadagnato. Auguri mia "grande" Bambina dal giallo e rosso vestitino!


Mirka. 



Traumerei-- Schumann