fiume

fiume
fiume della vita

domenica 28 febbraio 2016

A ROSA BIANCA DEL "PER SEMPRE"






 Aurora fissava un punto situato sul soffitto proprio sopra la sua testa. Non riusciva a prendere sonno, ma non le importava.    In fondo, in quel punto viveva il suo mosaico colorato col quale le piaceva dialogare nelle notti insonni come questa.  E si rivolgeva al centro di quella ragnatela cresciuta tra due alberi di quercia bagnata di rugiada al mattino e dall'umido muschio nelle notti.  E percorrendo con gli occhi sgranati quel l'argento labirinto con qualche buco nero, qua e là, si trovava sempre a concludere a modo di ritornello che batte tra arterie e vene sulla fronte ho avuto scrupoli per tutto e verso tutti, solo nel l'amore mi sono donata libera e piena sino a che qualcosa lo trasferì a chi troppo giovane partì per non tornare.  Che l'eternità era tutta li, unica carne col nido e uova dentro a un solo cuore, senza croci di pesi se non il valore di ognuno da portare come matricole a vita, ma già maturi anche al l'incrocio delle reciproche coscienze e dove lo spazio era il loro tempo. Un poco di terra da arare e il resto tutto da scoprire. Sempre con gioia per poi lasciarlo in custodia al l'infinito impianto che sta di Sopra.  Chiude gli occhi Aurora e finalmente si abbandona al sonno non prima di chiedersi  Chissà se da qualche parte una rosa bianca continuerà a torcersi come fa lei per non avere più giardino nè Patria o invece si è modificata in qualche freddo pugnale di stella indifferente che brilla per tutti!? 
(Dai Racconti Il Destino Nel Nome) 


  Mirka



"Rhapsody" (Rachmaninov)













MA FRA L'OSCURITÀ LA LUCE






Non ricordo il sogno    
 ma
so per certo
 che
nell'oscurità,
in fondo
c'era una luce d'oro. 


 Mirka   


"Adagio" (Concerto n. 23 A Major K 488  -W.A.Mozart)

giovedì 25 febbraio 2016

LA RETE E IL BRICCONE






La sera è  già scesa
 il buio l'ha presa
 fioriscono le nubi 
che l'han  generata
 i sogni son rete
 fu desto quel rosso 
d'un diavolo vino.

 Mirka



"Fragile" (Yo Yo Ma -Cris Botti- Sting)








sabato 20 febbraio 2016

GLI ANNI





 Cosa sono gli anni se non      
 acquietare le brame che di Achille
 sentimmo un giorno 
senza la fragilità del tallone?
  
 il confondere l'ombra con un poco di luce 
a sera  
    il dormire raccolto a sé e come copertura la nebbia
 che ci dica  son giunto a casa oppure mi sbaglio
 che il legno d' Elpenore è  l'unico in trafitto di memoria. 

 Infiorati sono gli anni   di malinconie
 per i giganti  creduti essere e potenti
mentendo     su l'ora il giorno e l'anno
 che barare un poco si doveva 
per garantirsi la vanità 
ché non volasse troppo presto e subito   
  la nudità della paura.

   Un peso gli anni depositati sul terriccio 
su cui posando criptica visione spinta al viaggiare
 curiose scimmie e grottesche figure
 si pensò    come    "non fosse"     un ozioso gioco
 gli arpioni a trafiggere le ginocchia oltre la ruggine.

   Portano sempre via gli anni un poco di cielo nel mentre
 ce l'avvicinano e non si sa se vivi o morti ancora siamo
 Supplicando solo un poco di pietà
per il minuto concesso alla gioia del perdono immaginato.   


 Mirka 


 "Vocalise"  (S. Rachmaninov)

martedì 16 febbraio 2016

E RINGRAZIAI DUE VOLTE DIO (lezione di pianoforte)








Un'allieva talentuosa ma dal carattere ancora instabile, ombrosa, forse anche con qualche conflitto interno, sensibilissima da scoppiare in singhiozzi per una semplice osservazione fatta con materno affetto ma capace di frementi effusioni per un passaggio musicale che l'ha particolarmente colpita, non è facile da gestire, incoraggiarne la volontà già di per se stessa esitante.  Ma quando quest'oggi, dopo quasi due ore di ripetizioni, riusci a portare a termine felicemente la lezione e vidi nell'allieva i lucciconi  agli occhi, allora ringrazi Dio due volte.  Una per avercela fatta a fermare il battito di ciglia d'impazienza, la seconda per essere stata capace di non frenarne l'entusiasmo restato incollato sul panchetto del pianoforte. Se poi a mia volta ero  ammagonata per reminescenze mie, sono stata non brava ma bravissima.  Il premio del giorno comunque, mi fu assicurato da questo inaspettato bellissimo risultato.
Mirka 


"Preludio" (Op 28 N.2 -F.Chopin  -film)














giovedì 11 febbraio 2016

VIA VITTORIA






Più che un dolore pieno  
  E'
quella fitta 
a ricordarmi
 quel bicchiere
 svuotato 
sino a trovare
lo specchio di noi stessi
  un poco tonti     
sempre
 eternamente svegli
 quando il non tempo
brividi quando la febbre
tranquilli come quando si ama
 senza andar fuori di testa.

Incastri di luci e ombre
col corpo  caldo
anche nel profilo 
sfilato
sul muro della stanza Amica
 dove la stufetta ardeva 
poco distante dal singolo letto 
attaccato alla parete
eppure
 un nulla mancò sempre alla meta.



 Mirka

""So What"  (Miles Davis)


lunedì 8 febbraio 2016

NEL GRIDO LIBERATORIO L'INCREDULITÀ FELICE DEL BAMBINO



Fu specchio d'essenza 
 quel grido bimbo    cresciuto
 tra i rovi e il sugo di lampone
 

 monello di strada irriducibile    ma
 nelle sue maschere di Arlecchino e Pulcinella 
non vi fu mai mercato di sè se non per finta. 

  Furiosa esplosione di botanica fu    quel lampo
 liberatorio solo per la benefica pioggia che 
argentina saltò volò e ricamò

  sbandò    s'impennò   srotolò     impallidì    
   s' adagiò  s'incollò  schiumò
 rinvigorì  fruttò  riposò

nel mentre sferrava la luce
 nell'ultima goccia dall'impreciso colore
 di nebbia sabbiosa di vita cristallo

e rise.

Rise senza senso apparente  come
 fa il bimbo prima
 di zittire    Là   col dentino imbronciato   

 su un indeterminato punto dove
 lui solo sa   scontroso sfavilla    e 
irriverente canta  cicala e fa  marameo

Sfida ridente  di voli   di alture   fragranza di frutti  
 consapevole morte  del giorno    oblio    e
da qualche parte    diversamente    rinascita

Mirka




"Limelight"  ( Charlie Chaplin)

domenica 7 febbraio 2016

IL "PIRULINO" (OVVERO LA NOSTALGIA)

A una festa di bimbi ero bimba anch'io.  Forse ancora più piccola di loro   così   per un poco mi sono sembrata.  Si festeggiava il compleanno di uno di loro e duopo fu frustare la fantasia come si fa con un puledro un pò pigrone.  Inventarsi di tutto. Dalle fiabe tradizionali (mimandole) a quelle dell'ultima generazione (la Peppa- Rai yoyo).  Li devi però guidare e io avevo perso la voce per il troppo dire e fare, i troppi camuffamenti.  La testa non più avvezza a tanto rumore cominciò a picchiare  a far male. Frastornata mi guardo attorno senza nulla vedere   poi in un'angolo, a terra, una scatola di metallo col coperchio appena un poco scostato ma abbastanza per farmi capire trattarsi di gomma colorata, quella che i bimbi usano per imparare a dare forma alle cose che vedono. Il "pongo" per intenderci.  Ancora sopra i pensieri mi dirigo come una riproduzione in alabastro del volto di Chefren conservata in qualche Museo di Belle Arti   mi abbasso, prendo fra le mani la scatola, la sbarazzo del coperchio   vi immergo le dita quasi con voluttà.   La voluttà che dà il sentire senza pensare.   Mi rialzo. Fra le mani ho una palla di gomma gialla  le dita appiccicose e gialle pure loro.  Mi fermo ben piantata sulle gambe che mi fanno sentire più una statua di sale che un'essere vivente.   Qualcuno mi chiama a gran voce  anzi strillano  il mio nome " Torna qui  dai vieni  vogliamo che ci inventa un'altro gioco."  Sento sul volto stamparmi un sorriso da ebete, ma vado. Vado incontro a un'orribile destino già segnato.   Lenta come un'elefante di sabbia e   zitta. Mi vedo come la Depositaria dell'Enigma della Sfinge.   Uno stuolo di  divini "pargoletti" mi si infila tra le gambe e dentro ogni altra piccola cavità che non immaginavo d'avere.  Un gesto istintivo mi porta a tirare il naso al bimbo più vicino.   Una risata corale mi scuote dal torpore da rimbambimento.   Il piccolo ha il naso giallo  sulla punta appiccicato un pezzetto di quella gomma gialla che tenevo fra le mani.   Immediati si affollano i ricordi come tanti soldatini di fiori   quei fiori di malva con cui si giocava col fiato sospeso quando si era bambini.  Con un guizzo riporto tutti al gioco di allora.   E come per magia sparita il male alla testa e ogni peso di stanchezza. 

Mirka


 In dialetto emiliano "piròl"  vuol dire "piuolo" cioè piccolo cavicchio di legno; pirulèin o pirulin si intende come "piccolo cavicchio". Questo nome, nei vezzeggiativi delle madri e delle nonne veniva usato per definire il piccolo pene del neonato. Nel gioco questo nome s'intendeva la parte centrale del fiore  di malva (mèlva), in particolare lo stilo centrale del fiore alla cui estremità è lo stigma (che ha la funzione di trattenere il polline essendo lo stigma coperto di sostanza appiccicosa)e alla cui base è l'ovario.  il fiore di malva si trovava lungo le carraie, lungo i viottoli, intorno a casa. Noi bimbi, quando a gruppi si percorrevano a piedi la strada per andare a scuola, alla chiesa o da un'amico.si raccoglievano i fiori di malva e l'appoggiavamo, capovolgendolo, sulla punta del naso. Delicatamente  poi si tirava via la corolla del fiore e spesso lo stilo centrale si staccava e rimaneva attaccato per lo stigma alla punta del naso. L'adesione era favorita in quanto lo stigma era appiccicoso e la cute del vertice del naso era di per se stessa unta dal sebo. Il "pirulino" rimaneva così attaccato al naso ma ogni passo era rischioso e la deambulazione piteva favorire la caduta. La gara era rappresentata dal fatto che si sarebbe usciti vincitori solamente se quel pirulino non si fosse staccato dal naso e caduto entro breve. A scopo scaramantico i bambini recitavano una specie di mantra per mantenere attaccato quel pezzo di fiore.  Il mantra era questo "Pirulin sta in pèe, per amor dal ciel, per amor d'la tèra, pirulin sta in tèra. Una tradizione questa propriamente del guastallese ma diffusissima in tutto il reggiano.


 "Su percalifragilistiespiralidoso" (Mary Poppins)



Nota. Alcuni arricchimenti della tradizione presi dalla cortese disponibilità del curatore di una raccolta  a cui va il mio grazie (Bagnoli)




































lunedì 1 febbraio 2016

VIAGGIO


Nel suo monologo  lei continuava a chiedersi se fosse giusto distinguere per domandarsi. L'unica risposta che ne ebbe fu sempre e solo questa. Esperienza con molti cavalli di Troia e con qualche sospeso lasciato in bella vista sul pallottoliere. Principio e Fine. Forse.

Mirka

"Vissi d'arte" (Tosca- 2 atto -G. Puccini)



  Nota- la foto non è mia