Continuo a meravigliarmi quando qualcuno che NON mi conosce suona alla porta e mi dice: "Volevo salutarla e chiederle come sta. Lei ha un volto che mi piace. Mi è piaciuto da subito". E allora sono io a chiedermi se la mia faccia abbia qualcosa di buffo da fermare la gente Tra me e me intanto pensavo " Non ho più il merlo canterino che mi viene a svegliare ma l'improvviso di un volto gentile..
Ricordo in modo vago quello che invece precedette con chiarezza la scena del sogno che ho fatto questa notte. Era notte, ero alla guida (o forse eravamo in due) di un'auto forse neppure mia. Credo fosse una berlina di colore verde oliva o piombo militare e mi dirigevo o ci si dirigeva verso la casa di Barbara, la Tata che avevo quando i miei figli erano piccoli. La motivazione di quella direzione mi sfugge. Anche le strade non mi erano molto familiari. Poco distante dalla casa verso cui si era diretti, sapevo esservi l'abitazione di mia madre. Volevo chiamarla al telefono per avvisarla del mio arrivo, ma non avevo il cellulare e non ricordavo il numero. Pensai (o pensammo) di recarsi da lei di persona anche senza avvisarla. Le avremmo fatto una sorpresa. Ed eccoci davanti alla sua casa. Al posto delle mura c'erano dei vetri. Dei vetri molto spessi dai quali però si poteva scorgere un'immensa luce gialla. Una luce che non faceva male agli occhi, né disturbavano, ma infondeva sicurezza, tranquillità. Però non permetteva di vedere nulla all'interno. Il campanello mancava, così presi a battere i vetri aumentando di forza come fossero pugni. Nulla. Nessun segno di presenza. Lei non sentiva. Nel centro della camera potevo scorgere un letto. Un letto di luce gialla. Delusi si tornò alla macchina dove sapevamo essere in attesa una piccolina, ( me stessa? la Tata a proiezione di protezione?) e un'altra persona non riuscita a decifrare. Perplessa e un poco estraniata sono salita in macchina, preoccupata per la strada da fare, ma animata fermamente dalla volontà di riportarla a casa. La notte era al suo colmo. Avevo paura, e angosciata di non riuscire a trovare le strade giuste, ma la determinazione di farcela superavano la stessa paura. In me il senso profondo che ci sarei riuscita. Cosa ho capito di quel sogno circoscritto alla casa di mia madre, coi vetri spessi come pareti, con la luce diffusa anche sul letto ma senza poterla vedere? Forse nella "nostalgia" (acutissima a volte) che mi prende, e che vorrebbe portarmi a lei, sta il contrapposto, invece, nel dovere di proseguire un cammino anche quando la stanchezza, le incognite, le difficoltà, vorrebbero orientarsi all'idea del "non senso" a continuare la navigazione in quel lungo fiume che si chiama vita. Spesso quando il mio spirito si congiunge al suo, la invoco e la implora. Forse sbaglio, giacché debbo pensare a un altro "dovere". Quello dovuto, col rispetto, verso chi ha fatto ciò che doveva quando era in terra, nel poi... il diritto al suo riposo eterno, a meno che non le sia concesso qualche invisibile essenziale intervento che ne testimoni anche la presenza attiva con segni riconoscibili oltre il finito mortale. A me, viva, il dovere di assecondare la spinta di volontà che mi viene dal profondo per proseguire l'incognita del viaggio. So per certo, comunque, che quel letto di luce era il segno visibile di tutto il suo amore per me. E sarà proprio quel l'amore a far si che trovi sempre la strada giusta per me. Ché l' Amore è il Senza Tempo nella immutabilità trasformata o incarnata in altro. Energie vibranti a nascondersi anche ora che è sparito ai miei occhi la fisicità materica. E non importa se nell'anima ha lasciato nel buco l'impronta di quella sua mano fermamente dolce e sempre tesa alla stretta Protettiva. È solo il gioco del nascondino che si faceva da piccoli per riapparire, a sorpresa, e più ridente che mai. Ché l' Amore non smette d'esistere. E lei lo dava pieno, totale, incondizionato e senza aspettarsi nulla. Forse neppure un sorriso. Quello sarebbe apparso dopo. Dopo la sorpresa dell'inaspettato Dono e averne compreso la nobile grandezza.
Quando ero adolescente m'inzuppavo nei versi di Cesare Pavese e piangevo senza sapere perché mi venisse così naturale e irrefrenabile .
Da adulta mi drogavo del sapere di Pier Paolo Pasolini e sapevo perché non ne potessi fare a meno.
Ora che sono grande anche di Tempo, cerco John Keats perché mi rasserena da ogni nube di incipiente paura.
Mirka
ODE
O pura attica forma! Leggiadro atteggiamento, cui d'uomini e fanciulle e rami ed erbe calpestano intorno fregio di marmo chiude, invano invano il pensier nostro ardendo fino a te si consuma, pari all'eternità, fredda, silente, imperturbata effige. Quando del tempo devastata e vinta, questa or viva progenie anche cadrà, fra diverso dolore,amica all'uomo, rimarrai tu sola, "Bellezza è Verità". Questo a voi, sopra la terra, di sapere è dato: Questo, non altro, a voi,sopra la terra, è bastante sapere.
John Keats
Than ours,a friend to man... Beauthy is truth, truth beauthy,thath is all Ye know on earth, and all ye need to know.
Carne tesa a sorrisonel l'insidia che da imbuto si fa chiazza. Bruniti cristalli atterratisu ferite acciottolate e infette. Millepiedi in festa di strada il cui senso sta nella polvere che al fresco dell'erba si confonde. Lenza illusa dal pesce mentre arrossata si fa l'acqua e trilla. Un ombrello pesante d'acqua silenziosa oscillante di luci e ombre. Spaccio di bugie dispensate come prologo dialogante nel fresco sorgivo di montagna. Pugno di poesie regalate con altera fierezza che solo a una regina. Fu freddo inganno premeditato con profondità di fiato ma...riposa in pace.. Nella lunga vita nessuno è esente da colpa se di primavera non c'è fresco l'abbraccio. Mirka
Cotrappuntus" ( Dall'Arte Della Fuga - J. S. Bach )
Sgocciola l'ignoto in quella piccola luce che oscilla mentre il temporale fuori. E io la guardo e un poco mi rabbuia. È un dire di straniero in patria che flirta coi fuochi della notte e un soffio sospeso sopra un fiume. Mi cullano le braccia come cuna che protegge e rasserena il cuore.
Molto diedi per passione, ricambiata spesso o tanto per finzione di passione. Fui abile è vero a "tessere" quella tela che si chiama vita senza tradire il dono che lei stessa mi aveva messo a mezzo fra i due occhi. Lucidamente consapevole che di quel tanto, molto si sarebbe maltrattato o finito nella nebbia del refuso. Molta fu la con divisione, ma molta anche la finzione "altrui". Eppure passai tra le fiamme senza bruciarsi se non quella parte a "specchio" che pensò la pioggia a proteggerne la carne. E ora che posso guardare dall'alto tutti i tempi, non fa poi tanto più male di uno spillo spinto fuori dal dito. Un poco di compatimento, un pizzico di pena, un piccolo dolore e via. Tutto sommato fu palcoscenico di uno stesso teatro dove si recitò un po tutti, più o meno bene. Qualcuno senza smania d'ammissione, io nell'unica via concessa. Un'inutile limpida rissa di zampillo sfumato in bolla colorata di sapone. Mirka Petruska (I. Stravinsky)
A cosa serve un ricordo,un preciso ricordo che torna come quella rondine scappata dal nido frugato da mano pirata? A nulla. Se non al rinnovarsi di una piena che rompe ogni argine che ancora salva. Mortale piuma d'assenzio. Flebile suono che si impone al cosmo immortalandone il volo fuori da ogni meta. Guida a luminosa Stella generativa di nuovi moti unitari. Mia estasi da cui trarrà origine anche l'oblio d'ogni pena e dolore restituendomi la mia innocenza originaria. Mirka " Rondine al nido"
Echi. Un rigurgito di memoria emozionale. Un pò di colla fra le dita. Una nota fissa. Il Tempo prima che il buio. Mirka "Adagietto" ( V Sinfonia-G.Malher)
Si fermò sull'orlo delle ciglia e ivi sostò. Poi cominciò la discesa. Lenta. Incerta. In frenetica corsa. E in qualche punto non ben definito continuò a scavare. Impavida implacabile e ribelle. Metallo sulla rosa. Freddo sul marmo. Mirka
"Sequenza III" (L.Berio)
State molto attenti a non far piangere una donna,che poi Dio conta le sue lacrime!
La donna è uscita dalle costole dell'uomo; non dai piedi perchè dovesse essere calpestata,nè dalla testa per essere superiore,ma dal fianco per essere uguale. Un pò più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata.(Dal Talmud) A questo ho pensato quando involontatiamente mi sono trovata ad assistere al pianto di una donna sull'autobus che mi portava verso casa. Mirka
Stanotteti ho visto in sogno, amorevolmente bulbo che lavora anche nel freddo del l'inverno. Avevi il tabarro sino agli occhi, eppure ti ho riconosciuto senza nuvola di dubbio. Ma... rapido sei sparito alla mia vista proprio mentre trattenevo con astuzia un lembo del mantello. Nella memoria d'occhi il grido libero d'uccello. L'Elulu della Partita col Tempo che non bara. Solo nel becco lo stridore d'un segreto. Peso che mai sapremo se non per lo scalpitare sordo di zoccoli lontani. E intanto il giorno tira vento e taglia il rosa delle guance. Il sogno? Una pozzanghera d'acqua con dentro mezzo cielo.
Ti cercai come costola (osso) d'uomo. Spinta dalla enigmatica irrefrenabile Corsa regalata dalla la Gioia. Ma qualcosa è andato storto. A volte piango ancorata a una bandiera, grazie al mio cuore non indurito da quei piedi che inutilmente cercarono di calpestare l'effigiato amato. E' questa la mia rivincita sul male che ha trafitto di frecce ogni parte di quel corpo avuto dalla nascita. Resurrezione senza voce imperiosa che obbliga. Gioia che, purtuttavia a "quella" costola si e attaccata e incollata di fa carne e sangue, nel rituale di piccoli gesti, mentre si accendono i lumini a sparato di eternità, congiuntamente a un ritmo ancora quasi sconosciuto. Mirka "Rosa del ciel" ( Orfeo -Claudio Monteverdi)
Liberaci da tutti i mali o Signore, ma se proprio qualche male ce lo dobbiamo masticare,liberaci o Signore dall'ipocrisia del SI quando il No ci sbatte dentro. E noi ringraziandoti continueremo a ricomporre ogni tramonto per inseguire l'alba del giorno nuovo. Mirka
Balenò come un lampo che precede il tuono quel numero di casa,il giorno,l'ora. Sussultarono le viscere come un figlio al sesto mese. Stavi sulla porta con la mano alzata a benedirmi con la croce del saluto. Impalpabile il sentore del sangue che fiuta il marmo sulla pelle. Una lacrima cascò oh lo ricordo bene nel suo splendore di fiducia mesta. Attorno l'aria degli orfani la solitudine che diventa forza. L'addio gentile all'apicentro di un cerchio con dentro il suono dei tuoi passi.
Mirka
"Allegro ma non troppo" ( concerto N. 18 E. minor- G.B.Viotti)
Come due sponde infuocate dello stesso fiume siamo arrivati a sera. Là dove tutto si confonde e fermentano gli umori della terra. La vita ha sembianze di sogno. Noi un pò tutto di questa realtà trasognata. Attori principali,comparse,spettatori. Solo il Regista è l'Invisibile che sentiamo mentre ci accompagna dove non si sa. Sul filo di un ipnotico flauto, su una nota ostinata a Faro, un brontolio lontano di tamburo che solo l'orecchio "fine" raccoglie o nel fascio di luna che taglia e subito sparisce. Sapore di lima in quel bracere di turchina luce. Acqua dello stesso Fiume che le sponde ha unito. Nascimento mentre trascolorando muta.
"Non sono una coniglia anche quando tremo come una foglia battuta dal vento" . Disse la donna con voce chiara e tranquilla a un provocatore che la sfidava ad ammettere il contrario. E nella sua piccola statura parve più alta agli occhi di tutti. Mirka
"Rhapsody" (S.Rachmaninov)
Piccolo cuore mio quanta strada! Fin qui sei giunto. E mentre sbriciolo le nuvole in quella pergamena che è il cielo, mi canta ancora il tuo battere di ora un pò stonato in sintonia col Tempo che sfingeo lo scandisce.
. Ho scavato nelle crepe della Terra con le mani nude. Dentro ballavano le illusioni e i sogni come lampadine che sembravano il glorioso lampeggiare di stellette birichina. Ma qualcosa fallì. Sempre. Cassandra lo diceva con le fiamma sotto i cigli. E vano fu di Alcesti il sacrificio in quella Marcia di Testa che mi portò lontana dalla realtà del sole. E non fu Musa il pettirosso cuore che la cantò cercandone il conforto dell'ardesia. Ma è tardi per ribellarsi alla Musica sirena del Tempo solennemente in marcia.
Io non so. Fosti passione che lentamente s'insinua nell'aria agitandola come fa la rugiada ai fiori. Modellatore di energia mentre illumina le vene. Dopo echi risuonanti come alba boreale o fuoco al tramonto. Eternità di coscienze che riflettono ogni raggio scaturito dal sole. Pulviscolo di umane imperfezioni che gli girano attorno. Mirka
Uno strattone ruppe il cordoncino che teneva insieme tante piccole perle colorate. Caddero a terra. Una per volta. Ora la bellezza vive in ogni angolo della terra. Nel cuore la visione unitaria. Mirka
"Mattinata" (Leoncavallo)
Una luna appena accennata mi ostacolava il sonno. Ho perso quando cercai di scoprire il segreto di tanto rumore. Poi venne l'alba e con lei il mio diritto a vivere il pegno nella gioia del giorno. Negli occhi stanchi due graffi luminosi di speranza.