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fiume della vita

giovedì 5 novembre 2015

È UNO DEI TANTI








 Breve premessa.    Ognuno di noi porta dentro di se delle percezioni che hanno dato impulso alla sua storia personale, forse anche condizionandola senza averne coscienza.  Percezioni che si sono rimosse e, che, all'improvviso da un avvenimento riemergono dal sommerso. Così le leghi alle altre della tua esistenza, sosti, le metti in fila, ci lavori, separi, e misteriosamente capisci che, in fondo, chi ha guidato la tua vita negli incontri importanti è sempre stato il miracolo di un angelo incarnato o nascosto nel tuo istinto, figlio di una voce carica di una forza eccezionale dotata di un'altra via.  Certo la folgorazione viene sempre dopo, a posteriori e nell'ambito della sorpresa.  Ed è appunto su questo terreno che con precisione ricordi "quel" dettaglio del tuo mosaico interiore che forma il quadro della tua via e del perché di una predisposizione anzi che un'altra.  Naturalmente questi motivi sono radicati in un terreno individuale imprescindibile dal contesto familiare e dai primi anni della propria vita. 

   Giovanissima e insediata da poco a Roma grazie a un concorso vinto che mi aveva permesso un ottimo posto assicurato da un contratto a tempo indeterminato, fui onorata della conoscenza di un Maestro direttore (anche) della Cappella Giulia e mio maestro di composizione. (Sono musicista anche se per una spiccata versatilità ha spaziato in molti altri campi sicuramente a scapito della mia prima passione e professione. La musica), Ma torniamo all'argomento di questo post.  Spesso assisteva alle prove musicali respirando insieme ai suoni le Bellezze che mi circondavano mai disgiunto da un vago senso di misteriosa inquietudine. Dan Brown me ne avrebbe spiegato il perché al di là del romanzo, in seguito e in un'età dove sai distinguere la realtà romanzata da quella vera.  Credo che, proprio quell' episodio che spesso mi torna alla mente e segnato sui miei diari, sia stato lui a concretizzare una mia istintiva resistenza verso il prelato. Giovanissima, non brutta, ingenua ma non stupida e col fuoco dell'entusiasmo che mi bruciava gli occhi, aspettavo nella sagrestia  che il Maestro si togliesse gli abiti talari per tornare a quelli civili di ogni giorno.  In silenzio mi guardavo attorno friggendo dalla voglia di uscire da quel posto cupo anche se suggestivo. Una porta si aprì ed entrò un prete con la fascia e la cupola rossa. Il Maestro lo salutò con deferenza, continuando la sua operazione di svestimento"o. Io mi limitai a un cenno della testa.  Allora non conoscevo la scala delle gerarchie e per me questo o Quello erano tutti uguali. Preti. Con apparente noncuranza seguivo la breve e alquanto strana conversazione che si stava svolgendo tra il Maestro e il cardinale. Ma dove hai pescato quest'angelo    abita a Roma?   cosa fa.   Tra me e me mi domandavo perché fossero così insistenti le domande a mio riguardo irritandomi al contempo dell'insistenza degli occhi "cardinalizi"  incollati su di me come può fare un falco quando punta la preda. E   finalmente fuori. All'aperto!  La prima cosa che feci fu quella di esprimere al Maestro il fastidio provato da quegli occhi costantemente addosso. Il Maestro dolcemente e con infinita mestizia  sorrise e mi  rispose in modo alquanto sibillino " Lascia perdere. Meglio non indagare. Meglio passare oltre.  È solo Uno Dei Tanti" . Sulla pelle mi serpeggia un brivido lungo che doveva restarvi  per tutta la vita.  Istintivamente mi strinsi "a me stessa" quasi a fissare quel brivido come futura armatura e scudo, mentre gli occhi guardavano dritti oltre quel nero macchiato di rosso,i suoni come barriera cristallina a cui guardare, la fierezza di mia madre che non si abbassò neppure davanti a un plotone puntato, forte del mio spirito testardo, ribelle e insofferente  a ogni catena che non fosse l'amore. Un amore buono, gioioso, magari un poco intrigante da esaltare una certa complicità, ma pulito, intelligente e forte per proteggerla da ogni ingenuità e orgogliosa di essere in cammino e affiancata con la responsabilità consapevole  di una libera scelta.

Mirka


"In paradisum" (Requiem G.Faure)












12 commenti:

  1. Non c'è che dire. E un post anche se datato attualissimo. Ma restando alla tua prefazione sono d'accordo con te. L'istinto,per certe persone pare guidato da una presenza invisibile e forte che,indebolisce l'Io,trascende persino la coscienza egoica,portando a un "oltre" attraverso le percezioni dove una luce si accende (brivido) e che,forse,resterà sino alla fine quando ha fatto il suo tempo. Bella la scelta di Faure a indicare l'angelo,la guida. Ti abbraccio. Sergio

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  2. Le percezioni come gli incontri importanti sono la trama della nostra storia personale. Il dettaglio la chiarezza di quello che prima ci era oscuro. Coi fatti odierni la bufera del l Vaticano, i cardinali e compagnia,anche la tua memoria è tornata al passato rivivendolo e riconsiderandolo. Risultato? Ne è saltato fuori proprio un bel post. La musica degna cornice per una purezza mai persa anche restando sul precipizio se non addirittura dentro Un bacio. Elsa

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  3. Grazie Sergio. Hai colto perfettamente il senso di questo post. Un caro carissimo abbraccio, Mirka

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  4. Si Elsa. È il lampo d'intuizione che collega al tutto. E solo in quel lampo riaffiorano e si riassestano le cose sparse nel loro punto giusto. La musica o i suoni ne sono sempre il filo che con sicurezza guida. Bacio, Mirka

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  5. Cara Mirka,quando con insistenza tornano sulla pelle i brividi di quella percezione,c'è da chiedersi perchè. Forse è proprio lì che bisogna cercare una verità che non mente o forse una sorgente che semplicemente protegge. Affettuosamente ti lascio un abbraccio. R.S.

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  6. La pelle ci avverte sempre di qualcosa che non va o comunque è un segnale preciso di ciò che il pensiero non è ancora stato capace di focalizzare e quindi di capire. Poi una circostanza coinvolge e tutto diventa chiaro. Anche l'insistenza di quegli occh i"cardinalizi" che ti avevano così infastidito. F.

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  7. Bello. L'istinto verso la felicità ti ha portata a guardare dritto con la bella immagine di fierezza appassionata di tua madre,dando forma e sostanza a te e al tuo cammino. Che musica celestiale è questa di Faure! Baci. Mary

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  8. Avvocato caro, dall'alto della tua espetienza io attingo la saggezza che prudentemente esplora sentendomi in ogni caso protetta. Due baci, Mirka

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  9. La pelle F. è la nostra geografia interna a cui dell'esterno non sfugge nulla. Sta a noi prestarle attenzione con un pensiero che scava e riporta a galla ciò che, forse, la volontà conscia aveva rimosso per lasciarci credere a qualche bella illusione. Ma prima o poi tutto ritorna. Grazie per l'intelligente considerazione. Un caro saluto, Mirka

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  10. Si Mary, curiosa tanto da trovarmi spesso nei guai ma sempre ancorata a quell'istinto verso la gioia. Non riuscì è vero, a proteggermi totalmente da me stessa pur tuttavia capace di evitarmi sicuramente il peggio.Baci, Mirka

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  11. Sai cosa mi hai fatto pensare leggendo questo post? Che anche a me le percezioni m'hanno sempre lasciato scie lunghe e impronte che inconsciamente ne hanno determinato un percorso sino a che un momento particolare mi rivela il motivo razionalmente. Ed è proprio allora che una fogliolina restata indietro diventa di un verde maturo. Ornella

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  12. Appunto Ornella. Niente avviene per caso ma per una causa precisa che prima o poi ci rivelerà perchè quella percezione si era tatuata sulla pelle con guizzi inaspettati di elettricità come l'avvenimento che mi ha scatenato il ricordo e col ricordo alla concatenazione di quanto sopra. Mirka

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