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fiume della vita

mercoledì 30 aprile 2014

VIVERE SECONDO UNA NATURA RAGIONATA









  Scatti di pozzanghere



Chiudi gli occhi e guarda. Forse un fiore si sarà scolpito per sempre nella tua retina.







 C'è un'identità che si cerca come verità del proprio essere sempre diverso da se. Senza tempo e invisibile nei suoi mutamenti, ma in conformità di un destino già segnato. Questo, pensavo, oggi, camminando senza una meta precisa, ma con l'istinto sicuro della ricerca, necessaria a me, come una seconda pelle, per continuare a vivere dentro me stessa e sentirmi viva e vera.   Mi soffermavo allora su qualche nuvola ricavandone uno sgusciò di piacere, mi divertivo davanti a dei banchi di frutta e verdura, cercando la bellezza di una mela messa in primo piano per nascondere quella ammaccate o premonitrice di qualche verdetto e, subito ero a Bologna, incantata sui quadri dell'ultima mostra di Giorgio Morandi.         Mi bloccano delle pozzanghere fresche di pioggia. In una di queste ci splendeva una bolla di cielo azzurrissimo.  Quante cose può dire una pozzanghera solo apparentemente banale e noi pronti a schivarlo con un fastidio che investe tutto il corpo! Quante tracce di verità su cui lavorare e spaziare!  E chi più dei contrasti che si trovano dovunque dentro una pozzanghera?... In fondo tutto può servire come arte o scienza per conoscere se stessi e i propri simili per affinità e non simili per puro interesse a scoprire oculata verità in tracce fuori usciti da qualche brandello inavvertitamente sfuggito.  Io ad esempio, mi sono immaginata aggrappata al braccio di Paul Klee. Chissà se quest'ultimo, non cercasse, come me, attraverso un suo mondo di forme e di oggettiva ingenuità, un'unificazione che lo riconducesse al tutto, con la precisa volontà di intuirne il senso ultimo di questo viaggio terreno, o l'attimo percepito di eternità intravista da un'armonia ideale, l'amore bambino fatto adulto e senza il gravame aggiunto se non l'allegria per un'uguale spartizione?! In Klee non c'era magia nè religiosità e, sicuramente non gli importava d'essere giudicato o messo fuori dai canoni classici della "normalità". Ma il vigore che trovava era VITA.  La "sua" vita.  Vita che si dispiegava in ognuna di quelle immagini e forme che gli ruotavano attorno come un "LA" fissato in testa e, che, nessun psichiatra si sarebbe intestardito per dimostrare la briciola di pazzia. O magari, anche se trovata, a lui NON avrebbe significato assolutamente nulla. Il suo filo (magico) stava nella GIOIA del gesto della mano che febbrilmente dava forme e colori a un mondo inventato ma per lui reale. Apoteosi di un'essenza superiore che, imbattendosi nella felicità creativa, avrebbe trovato lì la "sua" legge logica per arrivare al filo originario. E che bello ritrovarsi poi, col passo naturale di sempre, svelto e senza indugio. Incurante degli occhi brucianti per aver troppo fissato, (poveri occhi ahimè frustato dal l'indifferenza sadica della miopia!), delle buche (tante) percepito prima ancora di vederle, della sera incipiente già tutta addosso, la felicità d'essere me stessa e riconoscibile da queste abitudini instancabili e sempre premiata. Per questo, suggerisco di ascoltare la VII Sinfonia di BEETHOVEN diretta da CLAUDIO ABBADO in uno delle sue ultime apparizioni. Questo ascolto a me, è veramente servito, perché mi ha fatto dimenticare stanchezza e il freddo protratto oltre misura. Chissà che non sia così anche per voi che passate e per gli amici di questo blog.


 Mirka    

Allegretto VII Sinfonia Beethoven






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