fiume

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fiume della vita

domenica 22 giugno 2014

ALBERTO ZEDDA OSSIA LO STRAORDINARIO A TEMPO DETERMINATO









Aurora sfrugula nel suo archivio di memorie e come sempre cerca di mettere insieme qualche pezzo del mosaico che rappresenta la sua vita.  Ascolta della musica alla radiofonica, e butta un pensiero su un blocchetto  trovato sotto gli occhi.  Un pensiero che frequente le torna. I quaderni sono finiti e la carta per la stampante pure. È serena anche se da qualche giorno un ragionare tra sé e sé la distoglie da ciò che aveva in animo di fare.  Le azioni.  Quelle che restano intenzioni chissà a cosa porteranno, si domanda alzando le spalle. Anche il tempo è ballerino e non aiuta.  Il telefonino squilla più e più volte interrompendo il filo di quel tempo che sta ostinatamente inseguendo. Sono amici che desiderano sapere di lei, ne percepisce l'interessamento sincero così risponde. Intanto però il lampo che avrebbe dovuto fissare una parola svanisce. Lo ritroverà?  La sua attenzione si ferma sulla punta del suo piede. Ha messo lo smalto corallo, quello che solitamente mette all'estate, ma le si  è rovinato per la fretta di mettere i sandali. La fretta! Così congeniale ai suoi "tempi giovani quando la vita le urlava dentro come un vento d'aprile!  "Non cambierò mai " si ripete mortificata perché sta facendo proprio di tutto per cambiare quella sua stranissima smania di fare più cose insieme, quasi a non voler perdersi nessun attimo di vita ma... Non le va di rimettere lo smalto. Troppo tempo per asciugarlo, lo farà dopo. Ora si metterà dei calzini arancia e sostituirà i sandali con delle scarpe comode.  Ha visto un negozio, ha visto un angolo che l'ha incantata, ha intravisto la signora del piano di sotto sul cancello  che vuole salutare, ha sentito una gran voglia di quelle ciliege nere di Vignola viste nel negozio di frutta vicino casa sua, ha visto quel magnifico gatto dagli occhi verdi e dal pelo bianco e rame al ristorante del porto e lo vuole rivedere, ha visto...un altro lampo le passa tra capo e collo. Riprende il blocchetto mentre la penna scivola sotto il tavolo, la prende con le dita dei piedi e ride perché anche se si è un poco scorticata è riuscita a non perdere quel lampo. Fra non molto sul suo blocchetto ci sarà  del nero sul bianco. Lei lo sa così ,in quel turbine di sensazioni e pensieri che la felicità è tutta lì in quel dare ordine ai suoi movimenti ora calmi e tranquilli. Inaspettata della musica uscita da un sax tenore o contralto (lo accerterà poi si dice) le arriva dalla finestra aperta. Vorrebbe correre ma non può purché il postino la chiama per consegnarle una raccomandata.  Al diavolo le raccomandate! Quella musica era così bella e lei voleva riempirsi le orecchie di ogni nota. Canzoni di un tempo e persino un inverosimile Shostakovich. Incredula si affretta a finire le ultime cose, (lei non ama lasciare in disordine la casa anche se quando cerca qualcosa ha difficoltà a trovarla come di ago nel pagliaio), s'infila un vestito qualunque, lascia il blocchetto per terra insieme alla biro che nella fretta le sono nuovamente caduti e...eccola nella bolla del sole. Fa la strada di sempre, tituba un poco se prendere una direzione o un'altra, la tentazione verso quel gatto bello è grande ma l'orologio non è in sintonia coi suoi richiami felini. Ha un appuntamento per l'ora di pranzo. Il sorriso comunque le resterà appiccicato.



Per certe persone la vita è un concatenamento di avvenimenti non so se creati da un'energia che si auto genera in modo misterioso o anche sotto l'influsso degli astri attirando sondando le forme di vita più insolite quanto incredibili, o se invece sia una predestinazione alla quale si sia aperto tutto il nostro essere percependo essere  portatrici di verità. A volte però, capita che ciò che si forma sia superiore alle personali risorse del momento. E questa è la prova impari di rapporti/resa/incipit/determinismo in cui si richiede un coraggioso investimento di quelle risorse di cui non si è a conoscenza ma  che sono tali da rivoluzionare  noi stessi portando al l' esplorazione col più grande entusiasmo. Entusiasmo che prontamente si comunica anche agli altri. Dobbiamo essere comunque disposti ad abbracciare l'inaspettato in modo coraggioso e vivace accettandone la complessità del l'insieme. La scelta del rischio ci porta inevitabilmente a un bivio, dove da una parte sta in agguato il pericolo del fallimento e quindi di una caduta, oppure accettarla, privando a   viverla come prova da affrontare e sentendolo come una possibilità da sfruttare che ci permetterà di conoscere quello che ancora non sappiamo di noi e degli altri,con la profondità dell'impegno, col "desiderio" di capire quello che ci sta succedendo. Al tempo stesso però ci sono anche i tempi storici non coincidenti che  possono inficiare il coraggio, l'entusiasmo, il momento, la fiducia. Spesso a me capitò di trovarmi davanti a un bivio dove la scelta s'imponeva immediata e senza troppi tentennamenti, si che mi trovavo nel vortice da  gestire come si poteva. In me è sempre stato l'istinto, o almeno ho sempre creduto fosse così, a  padroneggiare ogni resistenza dovuta a condizionamenti o a un respirato provincialismo che percepiva essere anche fra le persone più acculturate. Non è mai facile andare contro corrente, uscire dalle norme della collettività, opporsi senza spiegarne il motivo. Eppure la consapevolezza che l'intelligenza fosse altra, la conoscenza quel qualcosa in più che il blabla bla della ripetizione di formule e conti alla mano, mi portò sempre a cercare la vita e le risposte a ciò che fermentava dentro di me come una risonanza prenatale tramandata e che trovava lo spazio giusto per espandersi proprio là
dove gli avvenimenti si concatena vano formandosi come un grande occhio di alieno e che io dovevo visualizzare senza  timore e  come un'opportunità straordinaria da vivere qualsiasi fosse il risultato. Così come quella volta che, fresca di diploma e di un master al Theatre Royal La Monnaie a Bruxelles incontrai il m. Alberto Zedda.   E voilà la Milano  che accoglieva come il  figliol prodigo che si aspetta da sempre.

Tutto fu facile all'inizio. Tutto perfettamente e armoniosamente inquadrato come le caselle di un puzzle di cui se n'è fatto esercizio solo per il piacere di scommettere la riuscita dei tempi. Credo dipendesse da tutte quelle energie concatenate e concentrata a un unico obiettivo, dall'angelo Custode rappresentato da mia madre, vigile quanto può esserlo chi tutela un cucciolo e ne ha cura e acutissima attenzione. Gli alberghi ad es. sono ombre lunghe per chi è ancora ingenuo, pieno di vitalità e di entusiasmo. Come quella volta di prima fermata a Milano quando cercarono di forzare la serratura. Brividi. Sento ancora gli urli da belva  che difende i suoi cuccioli di mia madre e il suo scatto felino, il tamburo del mio cuore, i passi affrettati, il mio stringersi a mia madre.
 Non seppi mai da dove venissero tutti quei soldi necessari per il proseguimento dei miei studi, per la permanenza a Milano o all'estero. La mia era una famiglia onorata, stimata, rispettata, ma modesta. Comunque è risaputo che l'amore, ogni Amore e non solo quello materno, è il solo capace di dar vita fresca agli stagni, a farli guizzare di pesci, a fare miracoli, a cavar fuori acqua pulita e frizzante anche dalle pietre. Così adesso come allora non mi chiedo nulla. La FELICITÀ era tutto quello che mi bastava sapere, per capire che il giusto stava nel suo fine buono. A volte ricordando quel tempo, il mio volto si adombra come un cielo limpidissimo attraversato dal grigio di una nuvola, per riaprirsi subito al l'incontrastato trionfo di luce. Anche adesso che mi sgorgano a coppia grossi cristalli, nulla adombra la felicità piena sentita in quel tempo. Era il mio "bene personale", se ne godeva e mia madre strettamente intrecciato a quel sentire felice. In entrambe scorreva  quel filo comune che porta alla gioia. Quella che fa spruzzare luce da tutti i pori e rende bellissimi i volti. Insomma tutto invitava e ammiccava a credere possibile ogni attraversata.     E bastò un semplice clic di telefono per trovarsi davanti il maestro Emilio Suvini direttore artistico dell'A.S.L.I.C.O, il seguente passaggio a un piccolo delizioso appartamento, indicato dallo stesso, da dividere con un'amica, l'entusiasmo prolungato a multiplo denominatore col M. Loris Gavarini (dir. stabile dell'allora orchestra di san Remo), felice di aiutare con le astuzie necessarie per affrontare il difficilissimo campo del palcoscenico. Fu proprio Anna, la ragazza con la quale divideva l'appartamento e le relative spese a  presentare il M. Zedda. Casualità che avrebbe potuto diventare un'autentica vincita alla lotteria da sbancare lo Stato, se non ci fosse stata la tournée in Germania  prolungata più del dovuto, l'appendicite del maestro Zedda, la gelosia dell'amica (scientificamente cattiva, vigliacca, e Invidiosa) che abilmente e subdolamente ha depistato, falsificato firma e contratti, ( ci furono vent'anni per pagare le penali per inadempimento impegnato col teatro),  rendendo tutto intricato e tortuoso ciò che avrebbe dovuto essere una strada  naturalmente dritta.  Elementi che, insieme concorsero a recare un danno inestimabile all'operatività del progetto. Perché quando fece ritorno in Italia, svuotata di tutto, vano fu il tentativo sincero e intenso di spiegare a Zedda il perché del mio ritardo e com'erano andate le cose. Andai a casa sua. Cortese  come sempre mi ascoltò ma l'incoronazione di Poppea di Monteverdi che avrei dovuto incidere per lui, era già stata assegnata a un'altra.  Da che dipese?  Le circostanze che da favorevoli si erano ribaltate in sfavorevoli, dal principio di casualità di avvenimenti non modificabili perché non preventivati, oppure da un mio errore di valutazione per cui anche la scelta dell'azione, che in teoria avrebbe dovuto portare a un danno minore di quello che nella pratica si mostrò, risultò essere irrimediabile e castrante per l'obiettivo da raggiungere? Eppure in cuor mio so che quella era l'unica possibile scelta che la vita mi offriva. L'unica per la necessità del momento. L'unica scelta che potevo fare in quelle circostanze.  Smarrita telefonai all'unica persona sulla quale sapevo di poter contare, che mi avrebbe capita e che non mi avrebbe giudicata. Mia madre.      Le ripercussioni furono di non lieve entità. Mia madre rimediò facendo tutto quanto era in suo potere fare. Io attanagliata da una forte depressione stampata anche sui vestiti non mi restò che far ritorno alla cittadina natale e lì aspettare. Attesa apparentemente passiva ma vincente per altri avvenimenti che stavano lavorando a mio favore, e a favore di un entusiasmo ritrovato. Un concorso internazionale  di polifonia vinto alla RAI e un contratto a tempo indeterminato in tasca. Casualità e scelta che mi portarono sempre e comunque a mortificare altre ugualmente preziose forse ancora più importanti.         A volte mi chiedo quale peso abbia il "libero arbitrio" sul nostro cammino, o se invece la scelta azzeccata sia dovuta a un momento in cui la dea bendata ti da il braccio e ti cammina al fianco, volubile e capricciosa come la diva di turno che incurante del film ti pianta in asso e ti lascia sola a districare gli eventi già predisposti alla perdita o alla vittoria, a meno che....non sia la nostra determinazione a scegliere d'essere la dea "aperta" pur nei tempi relativi predisponendo ci ad accettare quello che si è, e comprendendone l'intreccio, anche se velato, essere noi l'amico, che tranquillo rema e non si ferma sin quando non arriva in porto.  Un pensiero si ferma su ciò che lasciò detto Schomberg a tutti i nuovi musicisti "Le condizioni del sistema sono contenute in quelle stesse condizioni che lo determinano, e che in tutto ciò che vive,esiste ciò che modifica, sviluppa e distrugge la vita. La vita e la morte sono contenuti nello stesso seme,e nel mezzo sta solo il tempo,cioè nulla di essenziale ma solo una misura che finisce col colmarsi. Da questo esempio si deve imparare ciò che è eterno; il mutamento; e che cosa è temporale; l'esistenza."  Rifletto con la volontà di capire anche il perché mi sia sgusciata dalla testa quella frase associata a questo ripercorrere i fatti dentro la memoria del cuore.  Forse ogni avvenimento nasce in virtù e per virtù di insegnarci qualcosa. Per l'artista (categoria alla quale so di appartenere), l'incipit per creare un inedito nuovo a lui stesso e straordinario per l'azione che ne scaturirà, "giusta" per le circostanze che gli e l'hanno permesso, "giusta" perché si  ha compreso. "giusta"  perché così dev'essere.  Andando incontro ai nuovi avvenimenti prodotti da quelli che li hanno preceduti. Mettendosi sempre in discussione, analizzando onestamente i propri errori e perdonando si. Che anche gli sbagli, spesso, sono frutto di una scelta obbligata dalla necessità del momento, dal "fato" o da tempi storici non coincidenti, che se tutto è sottoposto alla legge dei mutamenti, tutto è relativo, libero arbitrio incluso. A meno che non si sia unti dal Signore o dagli angeli come lo fu, allora, mia madre per me, o per chiunque si sacrifichi per Amore  e col piacere di farlo. Ciò che importa  è non perdere il gusto di sentire l'eco che pompa  nel ritmo di un ballo. Fosse anche l'ultimo che si fa per sentirsi vibrare dentro la vita.


Mirka











10 commenti:

  1. In questo post vive un universo sperimentale di vita criticamente creativa. Solo con l'occhio, a posteriori, del distacco ma aperto all'entusiasmo della ricerca,anche l'avvenimento meno favorevole può trasformarsi in fonte di riflessioni da cui partire per attivare la percettività ad altre meraviglie. Il Caso?...Una provocazione per la conoscenza. Il "libero arbitrio"?... Una conquista con molte varianti per assolverci dagli eventuali risultati fallimentari assumendosene una buona parte di responsabilità.Sempre stimolanti i tuoi post. Un caro abbraccio.F.

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  2. Un post complesso e articolato come il mosaico di ogni esistenza umana.',correlata direttamente con gli astri,l'universo,il Caso,i corpi di misteriose energie confluiti in canali comunicanti. La "scelta"? Una invisibile onda vibratoria che sfericamente si forma sul "giusto". Comprenderlo in tempo non può che essere una esplosione di pura felicità. Baci. Susi

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  3. Se nulla potrà turbare la felicità provata in quel tempo e per custode tua madre, vana sarà la speranza di ritrovarla. Lo scotto..... un'infinita consapevole nostalgia. Restano comunque i sogni che ci regala morfeo immaginandoli reali quando si aprono gli occhi al giorno. Come sempre i "tuoi" viaggi non sono mai banali e commuovono. Grazia G.

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  4. Cara dolcissima amica,questo è un post di filosofia partendo dai ricordi,a quanto capisco. Tenterò di risponderti come la penso io.
    La felicità resta tale anche ricordandola nel tempo se corrispondeva al "tuo bene" legato a quello degli altri (tua madre,uno scopo bello e importante da raggiungere,concatenato all'ordine armonioso degli eventi).
    Ciò che sembra casualità non è che un'invito a cercare quello che ancora non sappiamo e che ancora non ha veduto il nostro occhio.
    La "scelta" giusta o "non" giusta dipende si dalla "necessità" del momento,ma anche dalla responsabilità a non mettersi fuori da quell'armonia precedentemente creata da quegli avvenimenti che portavano gioia per lo scopo importante a cui miravano e dentro cui tutto doveva confluire. Come dei sogni alti da realizzare diventando cose reali e azioni reali che,evolvendosi o sviluppandosi avrebbero continuato a portare meraviglia,a te e agli altri.
    Restano quei "tempi storici" di cui parli e ai quale non so rispondere se non con l'umiltà che si deve verso chi ha disposto "armoniosamente" per il nostro bene. Quello che ancora non si sa vedere. Un abbraccio affettuoso dal tuo vecchissimo amico Renato

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  5. Grazie F. condivido anche se la conquista più grande resterà pur sempre mantenere quell'entusiasmo della ricerca ma...auguriamocelo senza perderci d'animo. Mirka

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  6. SUSI cara,da te che ti occupi di scienza e sei aperta alle leggi sagge del Tao non si poteva aspettare che un commento così. Un abbraccio a spirale che che racchiuda ogni bene. Quello passato (dato e ricevuto),il presente (arricchito dall'esperienza passata),il futuro (breve o lungo che sia) che comprenda le scelte giuste. Per noi e per gli altri. Un bacio,Mirka

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  7. ?..e che di questi sogni portatori di respiri felici GRAZIA sia generosa la vita notturna,on solo a conforto di ciò che non è più ma che si è provato quale linfa vitale,ma come segno di buono di cui anche noi se ne siamo stati portatori,e umili servitori nell'impiego dei doni ricevuti. Abbraccio,Mirka

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  8. Caro caro RENATO,quei tempi storici per me furono spesso lancette d'orologio o precipitose o ferme a clessidra capovolta, purtuttavia resta la gratitudine per il tanto goduto e molto anche immeritato,consapevole d'essere stato strumento e mezzo per altro ancora da capire (e trasmettere) nella bellezza di un'ordine senza il cui rispetto non vive armonia e di cui è necessaria la nostra responsabilità morale,etica,di impegnata volontà affinchè il fiume della nostra vita continui a scorrere senza pericoli di scossoni procurati dalla nostra incoscienza,superficialità,o utilitaristico egoismo. Bacio,Mirka

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  9. Complesso ma interessante. ,Riporto solo una citazione di s.Agostino sul libero arbitrio. "Ovunque ti volgerai (la sapienza) ti parlerà con le orme che ha impresso nelle sue opere e se ti rituffi nelle cose esteriori ti richiama dentro con le stesse forme delle cose esteriori perchè tu possa accorgerti da dove viene e le cerchi,torni in te stesso e comprenda che non puoi provare piacere o fastidio da ciò che ricevi coi sensi corporei se non possiedi le leggi della bellezza alle quali puoi riferire ciò che percepisci come bello al di fuori. Ciao. Un abbraccio. G.M.

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  10. Grazie G. Qua siamo davanti ai Maestri da cui c'è sempre da imparare. Personalmente sono un'introversa anche con la mia socialità e,ripercorrere gli avvenimenti o i fatti del giorno nel mio interno o dopo il necessario allontanamento emotivo continua ad essere la mia strada. Si è vero che spesso sono stata travolta all'esterno e da lui influenzata,ma mai il mio dentro si ingannò su la bellezza percepita come legge per sentirmi in pace con me stessa. Non sempre capitò. Mirka

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