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fiume della vita

martedì 5 gennaio 2016

TRA STALIN E TOGLIATTI E L'ECONOMIA DEL SENTIMENTO





Proprio in questi giorni pensavo alla struttura di un vecchio Partito come quello in cui militarono molti della mia famiglia, (PCI) a differenza di me, troppo libera e autonoma per seguire delle ferree leggi di Partito anche riconoscendole giuste, e cionondimeno pur riconoscendosi una lottatrice da Prima Linea, ma anche e sempre troppo in rivolta contro ogni tipo di rigidità (l'Ave Maria nelle albe di ogni mattino in collegio, l'obbligo di assistere a delle noiosissime riunioni di famiglia,  lo studio come unico dovere eseguito senza entusiasmo, la costrizione a ruolo nei rapporti di coppia, i ritmi altrui senza la considerazione del proprio, la censura d'espressione mortificando il piacere di estenderla a chiunque, amici, comunità, o contesto sociale) . Insomma, quelle identificarsi col risparmiatore, ed educarlo all'economia dei sentimenti.     Sembra un paradosso eppure calza come un guanto. Ho condiviso questi pensieri con un amico davanti a un Lambrusco versato dentro a un grosso bicchiere di vetro.  Ovviamente particolari da una Esperienza che mi riguardava direttamente e che mi portò a riflettere su questo sino a considerarlo un incastro strutturale e, genericamente antropologico mai preso veramente in considerazione.
"Ma il loro, in fondo, era un mondo prosaico, senza fantasia di sorta, un cammino dritto, di uomini onesti e comuni, comuni da essere persino ovvio, un ovvio banale, con orizzonti visibili e concreti e capaci di organizzare il quotidiano in modo comune e concreto, dove i problemi  si affrontano e basta, dando per scontato che si riuscirà a portarli sempre a termine e, pertanto offrendo un'immagine unitaria e reale dove tutto doveva filare a secondo del ruolo assegnato", continuo il già cominciato. "Si. È così. Un bisogno di dare consistenza a un equilibrio conservandolo chiaro nell'apparire".  Guardo sorpresa l'amico per l'acutezza della sua osservazione. Resto in silenzio mentre la mano s' accosta al bel rosso del bicchiere. E subito gli faccio il verso "ed ecco l'idea regolativa da seguire come optimum  per la coscienza e che importa se i volti non trasmettono la felicità!?   Credo infatti, di non aver mai visto un sorriso sui loro volti che  mi trasmettesse insieme mestizia e tristezza. Rivedo la loro tavola sempre ordinatamente apparecchiata e linda, sempre alla stessa ora, lo sfaccendarsi delle due donne ai fornelli, l'entrata pesante e guardinga del vecchio (patriarca), il suo sedersi a Capo tavola , il figlio dall'altro capo del tavolo, il giovane rampollo appena un poco di lato, le due donne una di fronte all'altra. Credo che anche l'amore fosse programmato. Ricordo i sabati di ogni stagione. Fretta di sbrigare le faccende in cucina poi    il silenzio più gotico, sotto, meditando, in cuor loro, il sacro che su si stava consumando.  "Una inconscia conformità di classe" mi dico. Sorrido mentre il mio amico mi ricorda "e l'obbligo, implicito di andarli ad omaggiare. Prima il patriarca, a ruota il figlio, poi la moglie del Capo, la moglie del figlio e per ultimo il rampollo".  Ho accennato più volte con la testa un si mesto, perché stavo distinguendo tra il mio naturale entusiasmo che portava ai rapporti, confrontandolo col loro nel corretto svolgimento di una prassi conforme alla struttura  di classe e che nulla aveva a che fare con qualcosa di più profondo e di intimo come il sentimento.  Anzi. Il sentimento era da guardare a vista, da controllare perché disturbatore di un processo che doveva restare soltanto nell'ambito dell'esteriorità adeguata a ciò che ci si era preposti, pena lo smarrimento, la paura del nuovo, dell'intruso, la devianza dal reale o supposto reale. Trangugia un altro sorso di rosso che ora ha più del violetto. Un violetto dal retrogusto amaro. "Però erano gentili, discreti, ma sempre presenti a ogni mia necessità, mi venivano a prendere al treno di ritorno da qualche viaggio, mi vigilavano la casa quando mancavo, mangiavo con loro come una di famiglia" gli affermo con voce ferma se non fosse per una strana nota stridula da renderla mutante "Certo" risponde l'amico "tu eri l'asso nella manica, davi prestigio col tuo essere di un altro mondo ma simile al loro come idealismo, eri riservatissima e insieme cordiale con tutti. A garanzia di lustro e di stabilità c'era la tua famiglia, tua madre, te.  Insomma un'immagine bella che il mondo ama immaginare. Un solo neo. La tua poca adattabilità al ruolo convenzionale o tradizionale". Scoppio in una fragorosa risata a cui fa seguito la fine della sua frase "che però sfidavano come mondo a se. Quello dell'arte."   Sto in silenzio. Un silenzio duro.  Lo capisco dal male alle guance. "Ma allora" insisto, "tutta quella semplice e così rara delicatezza come la collochi, a cosa l'attribuisci? "All'interesse".  Mi mordo a sangue entrambe  le labbra. Biascico come si fa coi rosari quando si recitano per abitudine e confondendo il gloria con un Ave in più o in meno. "Sempre i primi a mettere la bandiera alla finestra  nel giorno della Resistenza, idem nel Primo Giorno di Maggio, a spalare la neve per permettere al mio cancello di aprirsi, il brodo di gallina ruspante con tanti occhietti d'oro quando avevo l'influenza e stavo a letto, le loro persiane alzate quando tardavo la notte" "Interesse ma anche i loro limiti".  sentenzia dolce l'amico. Non potevano andare oltre. Tu potevi e sapevi andare oltre.  Loro no. Si adattavano semplicemente a un già costituito. Il nonno che lascia e passa il testimone, il padre che consegna a sua volta, valori e compiti e così via. E guai diversificare il cammino. Avrebbe significato squilibrare tutto un apparato consolidato. Il loro compito, come il tuo era quello di procedere come sempre. Per loro, inquadrati e limitati  altra alternativa non c'era se non cancellarsi. "Ma io che ho fatto? Sono stata costretta, e con dolore, ad abbandonare proprio ciò che più mi dava sicurezza, serenità, allegria e la voglia di progettare, fare, vivere. Loro lo sapevano"  "Si. Ma tu hai capovolto un contesto sul quale avevano costruito anche i sentimenti. Hai provocato uno sbandamento. Dell'ordine familiare, del gruppo sociale, alla loro mentalità. "  Con la mente corro lontano. Sempre con la mente sfoglio i quaderni di mia madre. "Che peso ebbero i condizionamenti anche internazionali, soprattutto quello sovietico sulla formazione del Primo Grande Partito d'opposizione e di massa  sorto come PCI?  Sicuramente non poco.  Anche se tutti i Partiti della Democrazia antifascista si espressero con Capi (leader) di forte personalità (Nenni, De Gasperi, Gronchi, La Malfa, Saragat ecc) e supportati sempre da alto giornalismo popolare, non mancò mai la tensione morale, l'impegno serio per contribuire efficacemente alla Liberazione del Paese. Ferruccio Parri, Luigi Longo, Umberto Terracini espulso dal Partito con la compagna Camilla Cederna, incarcerati e infine costretti all'esilio, e che, per essere riammessi, reintegrati nel Partito furono costretti a scrivere missive  più e più volte alla Direzione Centrale, sempre puntualmente inascoltate per supposto non consenso alla severissima  linea del Partito, stravolgendone le idee, squalificando le persone e condannandole  per opportunismo e riammesse solo alla condizione dell'accettazione senza riserve della linea del Partito, la disciplina, non sollevando più  alcuna questione  discussa nei carceri e al confine. . A Capo del Partito Comunista c'era allora Palmiro Togliatti. Il freddo ragionatore, dal tono professorale ma eloquente da entusiasmare i semplici militanti come gli intellettuali più smaliziati.  
 E così tra questi lampi e storici ritorni, trova, forse, anche il senso "compiuto"  un'amicizia importante perché creduta tale, ma da collocare tra i gioielli di famiglia preziosi solo per Interesse di commercio.  Mi asciugo una lacrima che non viene.

 Mirka






"Waltz n.2"  ( Jazz suit -D.Shostakovich)






18 commenti:

  1. Il PCI si prese sulle spalle la responsabilità di un cambiamento di cui, in fondo, un po' aveva paura. Avrebbe potuto in Italia applicare il totale smantellamento della società borghese rinunciando all'ordine della famiglia e del patriarcato? Si potevano prendere i campi e le fabbriche, perdendo la certezza dell'obbedienza, del controllo, del breve futuro prevedibile? Era un mondo che cercava di allungare il braccio verso un sogno stando attento a non sbilanciarsi troppo per non trovarsi naufrago in una libertà che faceva paura. Forse servono sempre un tetto e un dio, o un tetto e un credo. Forse è per questo che quel sogno va sfumando, perché nessuno tende più il braccio per provare ad afferrarlo. Il PCI però non era Togliatti, ma il suo corpo vivo, quello delle case del popolo. Togliatti ha letto la storia del suo tempo, non di uno futuro e non di uno possibile. Oggi che il PCI non c'è più e Dio è relegato a "radice culturale dell'occidente" si cercherà ancora più ordine, famiglia e gerarchia, perché quello che sta là fuori, quello che sfida nelle scelte, fa tanta paura.
    Scusa il commento prolisso, da IV Internazionale ;)
    S.

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  2. Grazie Sammy. Questa enunciazione mi trova d'zccordo su molti punti. Credo che il PCI e Togliatti furono si animati a trasformare attraverso la politica anche l'apparato organizzativo senza nulla togliere all'azione unitaria. Ci provarono sicuramente ma senza esserne veramente convinti. Anche allora di parlò di "nuovo" Partito ma troppo rigidi strutturalmente per permettere ai militanti e alla classe operaia di crescere singolarmente come coscienza che incide nel duro e rigoroso cammino da cui prende vita la più piccola delle cellule sino ad arrivare, con uguale importanza,agli uomini che lo rappresentavano e quindi al cuore (testa) stesso del Partito. Ma ben sappiamo che "scegliere" comporta anche la responsabilità dell'autonomia di pensiero cresciuto insieme al gruppo sociale, o collettività e ragionevolmente confrontato. E questo si che fa e farà sempre paura. Come sempre lasci intelligenza, stimolo e coraggio. E allora che tu sia il ben venuto per ogni passo, su ogni scia.

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  3. Complimenti, innanzitutto, all'autrice di questo scritto così polisemico, direi; alludendo alla storia di un partito, il PCI -innegabilmente guidato con autoritarismo e paternalismo da Palmiro Togliatti- e anche, soprattutto, a quel dominio domestico-riproduttivo che fa la ricchezza delle riflessioni antropologiche di Mirka. Chi scrive, in effetti, è l'amico con cui essa ha condiviso tali riflessioni prima che fossero da lei consegnate ad una scrittura lucida e articolata. Solo due osservazioni vorrei qui fare: 1)non dev'essere stato umanamente facile per un artista con la sua storia e il suo spessore qual è appunto Mirka, affidarsi alla nuda prosa laddove non c'è Bellezza ma l'Interesse, a guidare la "cosiddetta" amorevolezza degli umani (al punto che Keats dovrebbe rivedere almeno per loro, che sono i più su questa terrestre crosta, la sua celebre equazione "Beauty is truth..."; 2)non essendo io grazie al cielo nei panni di Pietro Ingrao, nel 1956 direttore dell'Unità e costretto a scrivere un editoriale squallidamente "allineato" nonostante il suo personale e profondo dissenso rispetto ai fatti d'Ungheria (così come ha lui stesso ha riconosciuto a chiare lettere nella sua autobiografia intitolata "Volevo la luna")...dicevo, non essendo nei panni di Ingrao, ma solo un osservatore di fatti del tempo d'oggi, ecco che rivendico con forza il diritto/ dovere di ribadire i termini della libertà morale e dell'esercizio critico del pensiero rispetto alla "commedia umana" più di talvolta al ribasso (per chi di contro cerca Bellezza e chiarezza; senza enfaticamente dire Verità, come secondo termine di quest'ultimo enunciato).

    Andrea Mariotti

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  4. No. Amico, non è stato facile. E tu l'hai sempre immaginato, intuito, sentito in ogni fibra della tua sensibilissima anima. Non si è Poeti per caso. Solo la smisurata forza che ogni giorno trovavo in me stessa, l'amore per la vita, per il mio paese da cui partirono e si ramificarono le mie radici, l'Arte sempre Ispiratrice e Guida, la stima di tanti che NON potevo deludere potè permettermi di dire, pur con una certa amara fierezza "non è ancora il tempo per morire". Ti rinnovo l'affetto sincero quanto leale. Un abbraccio, Mirka

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  5. Chi ti conosce ha penato. Veramente e profondamente. Comunque questo post è magnifico. Un colpo diretto al risparmio dei sentimenti,senza far della letteratura ma radicale nel lucido,onesto,impietoso travaglio che ha guidato questa analisi,collegandola alle contraddizioni interne dell'allora PCI. La nostra battaglia quotidiana,mai completamente vinta,il coraggio di non lasciare morire la fede in quella forza rivoluzionaria in cui credette tua madre,i nostri padri,fondatori o meno,te, e tutti coloro che continuano ad essere fedeli alla radicalizzazione della lotta come work in progress. Perchè se si chiude un ciclo,si deve aprire un'altro programma. Forse più semplice,forse anche più ricco. F.

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  6. Grazie F. per la tua conclusione. "Se un ciclo finisce si deve aprire un'altro programma". Si. Non ha tregua la vita. Noi lasceremo ma altri proseguiranno il buono del sospeso. Mirka

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  7. Ho riletto più volte questo tuo ultimo post così ricco di spunti su cui fermarsi e meditare. Sai che si dice dalle nostre parti? " Quando l'allodola canta in anticipo sull'alba il gufo se la mangia".Vale per le nature generose come la tua.. Buona per il il Capitalismo interessato a sfruttarlo con la maschera dell'aiuto disinteressato. Hai investito male. Punto.Fattene una ragione. Il comunismo giusto era Lenin e Gramsci. Togliatti un lucido e abile servitore di Stalin,appunto. Però mi dispiace. Potevi essere un prezioso spazza neve.Veramente.Ti abbraccio. grazia

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  8. Hai fatto un post suggestivo,interessante,complesso. Mi limiterò ad accennare qualche ipotesi. E' vero quello che affermi sul Partito Comunista e di Togliatti. La propaganda massimalista aveva orientato militanti e molti della dirigenza a convergere ogni aspettativa sulla figura più prestigiosa e rappresentativa anche per verbosità come era appunto Togliatti. Gli idealisti come A.Gramsci infastidivano e portavano scompiglio a una disciplina che non ammetteva nessuna fuori uscita interventista e la subordinazione totale e indiscussa sulle delibere della dirigenza,previa spedizioni punitive come avvenne per Umberto Terracini e Camilla Cederna (Silvia come nome di battaglia). incarcerati prima dalle famigerate SS e auto obbligate poi all'esilio. Il sentimento pertanto doveva avere solo un valore di utilità. E insieme all'utilitarismo rappresentativo anche di morale. Si smette l'utilità s'interrompe l'amicizia. Tanto per restare in tema con il caso specifico. Hai comunque tutta la mia stima per la coerenza di una forza interiore non certamente alla portata di tutti. Ti abbraccio con affetto. Paolo

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  9. Mai potei trovare le lancette sull'ora esatta del mio Tempo, cara Grazia. Dispensai senza troppo curarmi dei mercanti, nel tempio o in fiera, pur sapendo, pur lasciandomi solo in apparenza rubare persino il canto. Allodola tornai sempre e libera. Nel becco la mia muta rivincita mai doma. Mai forse veramente sazia di quelle albe a cui nessuno potè attentare. Resa? Chissà. Quando mi morirà la gioua del volo

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  10. Grazie Paolo, come Camilla Cederna mi sono reintegrata da me. Lottando e senza nessun Partito a cui essere subalterna. Un caldo abbraccio, e sempre un Evviva.👍

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  11. Un poco complesso per uno come me che non ha mai trattato di politica se non fra amici. Credo comunque che solo Gramsci avesse una coscienza chiara oltre alla disciplina del Partito,allora PCI e alle ragioni valide per applicarla. Togliatti era un freddo esecutore,forse anche scarsamente convinto delle grosse parole di unione e di democrazia che asseriva nei suoi discorsi. Belli e verbosi.
    Per ciò che riguarda i sentimenti,non si mercanteggiano,non conoscono mercato,possesso,nè interesse.Se ci sono e sono sinceri godono per un reciproco sentire e condividono il buono quanto la cattiva sorte. Questo è ciò che penso io. In tutti i casi a noi dispiace molto che sia andata così. Era bello sapere che c'eri e importante anche per la tua città. Con affetto e la stima di sempre. Sergio

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  12. Gramsci Sergio, era la razionalità guidata da un'ispirazione Ideale e umana. Coscienza limpida che intimoriva non poco i burocrati del Partito, nato per difendere i deboli, gli oppressi, gli sfruttati, garantendo la terra e il lavoro, ma perso per via per la rigidità di quella fisciplina che avrebbe dovuto salvaguardarlo da sbandamenti e anarchia per troppo individualismo e che invece lo ingabbiò per sudditanza a Stalin.
    I sentimenti chiedomo solo una stessa leale corrispondenza sincera. Mai pretendendo o obbligandola a dovere. Ricambio affetto e stima. Vi unisco il mio ciao come l'abbraccio di sempre. Mirka

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  13. Forse era tutto un pò eccessivo. Troppo di tutto,insomma,per apparire vero,ma molto più vicino all'inflessibilità di certe regole dove i sentimenti debbono appartenere a degli ingranaggi da manovrare e usare bene e nulla più. Le azioni crescono se è la verità del loro valore a farle crescere non mutando nel tempo. Tu hai messo tutta te stessa (come d'abitudine del resto),loro secondo regole fisse. Affettuosamente ti lascio un abbraccio.R.S.

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  14. E le regole fisse di sono spezzate, io integra di me anche se dispiaciuta col cuore

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  15. Non so se ho capito ma mi viene da dire che,a volte s'imbelliscono i fini con dei vezzi per meglio saccheggiare chi con fiducia si offre. Solo il bene morale non illude ne porterà mai delusione. Però tutto passa e tu sei qui. Viva. Gli altri vestiti nella loro pesante uniforme. Elsa

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  16. Vero Elsa. Tutto passa e noi siamo qui vivi anche svuotati di muscoli. Bacio Mirka

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  17. E' complesso un sentimento che si assoggetta a delle regole orientative come a una disciplina di Partito forte come qello del P.C.I. Di mezzo c'è sempre una dittatura e la dittatura prepara la schiavitù,prima lusingando,poi dettando. Come disse Wittgenstein " Se l'hai amato solo per un'ora non l'hai amato realmente". Ciao maestra e vivi in pace. Bacioni. Andrea

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  18. I sentimenti veri e autentici non hanno bisogno ne di regole nè di disciplina. Vivere per loro è scambio che mette in conto qualche impedimento scavalcandolo dopo averlo affrontato partendo dal cuore per arrivare alla mente e augurandosi che duri per sempre. Altro è una costruzione di Partito che un poco schiavizza per meglio governare (a piacer suo). Stalin c'è l'insegnò meno Togliatti, ma Maestri saranno sempre Lenin e il compagno Gramsci nei loro ideali sociali, di dialogo e civiltà, coerenti ai più profondi dei sentimenti. Si. Cercherò di vivere bene con l'utopia che gorgoglierà sino alla fine in ogni mio ganglio o solo in qualche arteria principale. Sempre un'Evviva malgradotuttoeciononostante? Siiii. Mirka

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