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fiume della vita

domenica 7 febbraio 2016

IL "PIRULINO" (OVVERO LA NOSTALGIA)

A una festa di bimbi ero bimba anch'io.  Forse ancora più piccola di loro   così   per un poco mi sono sembrata.  Si festeggiava il compleanno di uno di loro e duopo fu frustare la fantasia come si fa con un puledro un pò pigrone.  Inventarsi di tutto. Dalle fiabe tradizionali (mimandole) a quelle dell'ultima generazione (la Peppa- Rai yoyo).  Li devi però guidare e io avevo perso la voce per il troppo dire e fare, i troppi camuffamenti.  La testa non più avvezza a tanto rumore cominciò a picchiare  a far male. Frastornata mi guardo attorno senza nulla vedere   poi in un'angolo, a terra, una scatola di metallo col coperchio appena un poco scostato ma abbastanza per farmi capire trattarsi di gomma colorata, quella che i bimbi usano per imparare a dare forma alle cose che vedono. Il "pongo" per intenderci.  Ancora sopra i pensieri mi dirigo come una riproduzione in alabastro del volto di Chefren conservata in qualche Museo di Belle Arti   mi abbasso, prendo fra le mani la scatola, la sbarazzo del coperchio   vi immergo le dita quasi con voluttà.   La voluttà che dà il sentire senza pensare.   Mi rialzo. Fra le mani ho una palla di gomma gialla  le dita appiccicose e gialle pure loro.  Mi fermo ben piantata sulle gambe che mi fanno sentire più una statua di sale che un'essere vivente.   Qualcuno mi chiama a gran voce  anzi strillano  il mio nome " Torna qui  dai vieni  vogliamo che ci inventa un'altro gioco."  Sento sul volto stamparmi un sorriso da ebete, ma vado. Vado incontro a un'orribile destino già segnato.   Lenta come un'elefante di sabbia e   zitta. Mi vedo come la Depositaria dell'Enigma della Sfinge.   Uno stuolo di  divini "pargoletti" mi si infila tra le gambe e dentro ogni altra piccola cavità che non immaginavo d'avere.  Un gesto istintivo mi porta a tirare il naso al bimbo più vicino.   Una risata corale mi scuote dal torpore da rimbambimento.   Il piccolo ha il naso giallo  sulla punta appiccicato un pezzetto di quella gomma gialla che tenevo fra le mani.   Immediati si affollano i ricordi come tanti soldatini di fiori   quei fiori di malva con cui si giocava col fiato sospeso quando si era bambini.  Con un guizzo riporto tutti al gioco di allora.   E come per magia sparita il male alla testa e ogni peso di stanchezza. 

Mirka


 In dialetto emiliano "piròl"  vuol dire "piuolo" cioè piccolo cavicchio di legno; pirulèin o pirulin si intende come "piccolo cavicchio". Questo nome, nei vezzeggiativi delle madri e delle nonne veniva usato per definire il piccolo pene del neonato. Nel gioco questo nome s'intendeva la parte centrale del fiore  di malva (mèlva), in particolare lo stilo centrale del fiore alla cui estremità è lo stigma (che ha la funzione di trattenere il polline essendo lo stigma coperto di sostanza appiccicosa)e alla cui base è l'ovario.  il fiore di malva si trovava lungo le carraie, lungo i viottoli, intorno a casa. Noi bimbi, quando a gruppi si percorrevano a piedi la strada per andare a scuola, alla chiesa o da un'amico.si raccoglievano i fiori di malva e l'appoggiavamo, capovolgendolo, sulla punta del naso. Delicatamente  poi si tirava via la corolla del fiore e spesso lo stilo centrale si staccava e rimaneva attaccato per lo stigma alla punta del naso. L'adesione era favorita in quanto lo stigma era appiccicoso e la cute del vertice del naso era di per se stessa unta dal sebo. Il "pirulino" rimaneva così attaccato al naso ma ogni passo era rischioso e la deambulazione piteva favorire la caduta. La gara era rappresentata dal fatto che si sarebbe usciti vincitori solamente se quel pirulino non si fosse staccato dal naso e caduto entro breve. A scopo scaramantico i bambini recitavano una specie di mantra per mantenere attaccato quel pezzo di fiore.  Il mantra era questo "Pirulin sta in pèe, per amor dal ciel, per amor d'la tèra, pirulin sta in tèra. Una tradizione questa propriamente del guastallese ma diffusissima in tutto il reggiano.


 "Su percalifragilistiespiralidoso" (Mary Poppins)



Nota. Alcuni arricchimenti della tradizione presi dalla cortese disponibilità del curatore di una raccolta  a cui va il mio grazie (Bagnoli)




































6 commenti:

  1. E si. Le stagioni,come per la natura,si susseguono e cambiano. E' comprensibile come la turbolenza di quei "pargoletti" ti abbia messa a terra. Ma un ricordo ha fatto si che la magia si operasse e,con l'invenzione di un'antico gioco ti sparisse anche il male alla testa. E per fortuna (tua) che i compleanni non sono tutti i giorni. Sarebbe veramente un pò troppo,non credi cara Mirka? Conosco anch'io quel gioco della nostra tradizione reggiana. Allora era un grande divertimento innocente. Ma tutto passa anche se ricordarlo porta nostalgia. Un abbraccio affettuoso. Sergio

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  2. Ho riso piegata in due immaginando tutto. Però sei forte a dismisura d'immaginazione e così te la sei cavata anche in questo avvenimento non sempre augurabile. Domanda. Ma arrivata a casa sei riuscita a prendere sonno? Ciao. Un bacione. Mary

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  3. Per fortuna che i compleanni vivono una volta all'anno Si. Ancora Frastornata mi godo il ricordo del "mio" tempo ma mi compiaccio con me per la forza di volontà dentro lo specchio di quel "principio di piacere". Ad Maiora e sempre Evviva

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  4. No Mary, Non Sono Riuscita A Prendere Sonno e, il mio umore ne ha risentito. Dormire per me è vitale come vitale È la curiosità di dare attenzione all'inesauribile mondo dei bambini. Ciao mio tranquillo tesoro e a vederci in atmosfera rigorosamente azzurrina

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  5. Ti capisco ma ti ringrazio per avermi permesso il rilassamento con una bella risata. Questi frugolini tanto carini e tanto malandrini da averla sempre vinta su tutta la stanchezza dei grandi. Insieme però alla bellezza infinita di nostalgie del tempo più bello. Paolo

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  6. Solo i bimbi ti permettono di ritrovare la perduta innocenza che pensavi definitivamente smarrita in qualche dedalo di memoria. Restano pur sempre i ritmi distanziati dal fiume del tempo e i conti li devi fare volente o no che a riequilibrare, qualora... ci pensa l'ohi ohi della schiena. Nostalgia anche questa ma che moltiplica la prima

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