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fiume della vita

martedì 5 luglio 2016

LA REALTÀ DELL'ANIMA. I MUTAMENTI, LA SERENITÀ CHE PRECEDE








Credo che la nostra anima sia fatta della sostanza del l'amore. Solo ciò che si fra mette tra lei e la luce che emana come l'ombra di qualcosa di brutto apre la porta ad altro, trasformandola sino a farle perdere la bellezza potente da cui proviene e de privandola di quel bene. E non mi riferisco al candore del l'innocenza,  bensì al malessere che si avverte non provando più la gioia del sentirla come quel bimbo che si era.  Ma quante ferite e autolesionismo anche involontario, si reca al l'anima durante il nostro  breve viaggio terreno privandola del l'unico mezzo  (il bene come conseguenza di un'azione) per rendere migliori noi e chi ci passa accanto! 
 
Con dolore ripenso alla mia vita di spreco, scialo di talenti, di vanità, di perle regalate ai porci e, senza una mediazione che possa intercedere al l'assoluzione!   È  pur vero che fu sempre l'Entusiasmo e la voglia di conoscenza a prendermi per mano spingendosi oltre la ragione, ma "dentro",  in agguato, c'era anche l'Ombra che col suo ghigno tentava di convincermi che i "conti" non si fanno con Colui che ci ha donato tutto.  Spero che Lui terrà conto che ogni mia imprudenza fu sempre fatta senza furbizia,  e con quel l'audacia che mi fece andare contro tutto e  tutti sfidando il mondo intero, adoperata solo e sempre per convinzione e sentimento.  Di questo a Lui mi affido. 
 Credo che la nostra venuta su questo Pianeta chiamato Terra, sia per la lotta contro le ombre e i demoni che coesistono dentro di noi per vincerle, dandone poi testimonianza. Con l'esempio, con opere che riflettano la mutazione, contagiando chiunque per ogni bellezza trovata e che unisce, lasciandolo come lapida testamentaria.  Nel tempi ci sarà sempre qualcuno che raccoglierà e vorrà riflettere su un qualcosa che lo tormenta, trovando la spinta di frugare, e  conseguentemente alla sua natura, saprà estrarre la  "sua" parte migliore diventando fiaccola, per se e per chi vorrà trarre altrettanto beneficio.  
A volte mi viene fatto di pensare alle tante morti innocenti che ogni giorno sfilano davanti ai nostri occhi. E di fronte a queste ingiuste crudeltà provo a trovare una spiegazione per quella luce venuta a meno dicendo alla mia mente " Loro non erano pronti  a vivere ne a crescere in un mondo di cattivi e con l'ombra del brutto al fianco. Così il Dio li ha risoluti  a sé, fra i suoi angeli prima che fossero contagiati da le tante brutture. Che gli Angeli sconosciuti ci sono, eccome!  Non si spiegherebbe la forza di proseguire dopo la perdita di una persona cara...No.  Loro non se ne sono mai andati, ma vivono di fianco a noi per farci sentire la loro presenza quando  siamo sconfortato, sorridente quando qualche cosa ci va bene, aspettando per ridere ancora giocando a nascondino come facevano qui...oppure   beh tra lasciò per non inoltrarsi in un labirinto, anche se un giorno  sarà piacere farne un post per darne Testimonianza diretta.    
Questa comunque è solo una breve premessa per altro. 

 Il pensiero torna alle tante persone conosciute durante il loro viaggio terreno e finito per intraprenderne  il più aperto a tutte le congetture mai approvato da conferma.  Le ultime partenze, seguite in ordine di tempo e preceduti, tutte, da identici "stati" o "fasi" da me registrati con chiarezza, lucidità d'attenzione e fissati in memoria sono tre.

Antonello 
un homo dai profondi valori etici e morali, dal carattere ombroso, forse dovuto alla forte sensibilità, dal vissuto duro che se lo penalizzò nella creazione delle sue potenzialità  (musica jazz, compositore e lui stesso suonatore di sax, fotografia, scrittura)  gli lasciò integra l'anima, restando agli occhi di tutti un affascinante geniale vecchio bambino.  Schietto oltre ogni convenienza, proprio come fa il bimbo quando alterna le parti del gioco e si diverte.     Lo conobbi a tre anni di distanza dalla morte della moglie, curata e seguita da lui con assoluta dedizione sino alla fine. La nostra fu una conoscenza profonda, fondata su l'affetto, la stima, la lealtà e tante bellissime con divisioni.  Si facevano brevi viaggi dove si godeva di tutto, i fine settimana, quando si poteva, li si passava nel suo cascinale situato nei pressi del L'Aquila, dove lui falciava l'erba, mentre io facevo ginnastica all'aperto,  davanti a un panorama ch'era l'immagine stessa del Dio.  Preparava un piccolo ma favoloso coro femminile, continuavo a studiarne il difficile del cantato, ma felice.  Si andava per biblioteche dove lui faceva ricerche per un libro storico su l'Abruzzo e il suo paese, io standogli  semplicemente accanto. Qualche sera veniva a cena da me, accolto dalla silenziosa stima dei miei figli.  A detta di tutti coloro che lo conobbero, fu il periodo più gioioso e appagante di Lucio.  Poi  il repentino cambiamento. Riprese la suscettibilità e si evidenziò l'aggressività, forse sommersa da sempre, ribaltandosi su una insofferenza con picchi di odio verso l'intera società. Possiamo avere fiducia nelle leggi che governano questo mondo?  Vale la pena di combattere per gli altri?  E dov'è lo Stato di diritto per cui credere che la giustizia trionfi?  ecc. ecc.  Solo le bellezze naturali e la mia vicinanza riuscivano a calmarlo, anche se per  tempo breve.  D'improvviso e senza un motivo apparente lasciò Roma per rifugiarsi nel suo cascinale. Andavo a trovarlo quando gli altri doveri lo permettevano, ma la crepa del distacco  cominciò ad allargarsi a macchia d'olio. Davanti agli occhi la sua figura alta e un poco robusta  sotto il sole, con l'aria che brillava come i cristalli del suo sudore, l'erba appena falciata, l' odore inebriante.  Con infinita tristezza pensavo  "Ma allora è così che si perdono le persone quando ancora sono in vita? Morti senza ancora esserlo!"   Questo tempo di strana pace durò al l'incirca sette mesi. Morì d'infarto quasi senza segni di sofferenza. Un anno prima un sogno gli aveva preannunciato la sua morte. Quando me l'aveva raccontato avevo riso e avevamo riso  per nasconderci il turbamento.  Di lui scolpita negli occhi la sua ritrovata serenità.  

 A giro di poco segue quello di 

Mia madre.  
Di natura idealista e insieme combattiva. Umana più che sentimentale o romantica. Più che nelle costruzioni sociali, anche se per queste s'impegnò e lottò, credeva in quegli elementi del l'uomo che si perpetuano nella tradizione e nella storia. E più che al bene o al male, credeva agli squilibri e agli equilibri, poi che, sosteneva essere la  vita umana fatalmente e sostanzialmente avvinghiata alle sue sostanziali imperfezioni. Lavorò duro anche lei,  adattandosi a un matrimonio che sapeva non confacente ma a cui non si sottrasse mai, adempiendo a ogni mansione sempre col sorriso, ma senza mai bloccarsi nello stereotipo della donna obbediente al pater familias ( marito o padre padrone). L'umorismo innato le fu comunque sempre di aiuto nel l'abilità di districarsi dalle costrizioni. Socievole, carismatica, elastica e pragmatica. Non praticò mai nessun tipo di religione, ma forte di senso morale e con una coscienza della vita reale ancora più potente.  Fu il mio punto di riferimento. Restata vedova per la seconda volta, aveva preso a stare dei lunghi periodi con me, nella mia casa di Roma, dove scriveva, si divertiva a disegnare (a me parevano fumetti creati da un ragazzino originale e molto fantasioso), teneva vivi i contatti vecchi e nuovi con lettere e lunghe telefonate. Posso dire che, dove passava lei, l'aria si riempiva  di polline d'energia positiva,  mischiata alle essenze di tutto ciò che veniva dalla cucina. Era bravissima. Credo che non abbia mai sbagliato un piatto per eccesso o deficienza di qualcosa. I miei figli la coccolavano, lo stesso faceva mio marito e i tanti frequentatori della casa. Per me significava la tranquillità anche se non mancavano le baruffe dovute alle diversità di carattere.    Bruscamente cominciò l'altalena del l'umore fra l'astioso e un mutismo inamovibile come una pietra secolare.    Senza un motivo ben preciso e  chiaro decise di lasciare Roma per tornare in Emilia dalla sorella con la quale restò per otto mesi. La raggiunse per passare la fine del l'anno. Dovevo fare un concerto, e fu anche l'unica volta che, pur potendo, non lo volle condividere in gioia comune. Alle mie insistenze supplichevole e infastidite rispondeva sempre con un serafico  distacco.  Ah! come ho viva in memoria quella sua mano alzata nel l'atto del commiato!    Morì a distanza di quattro mesi per un ictus posteriore.  Per una strana coincidenza si spense nel mio giorno destinato, ventiseiesimo (8) per chi crede o s' interessa alla numerologia e  il 27  aprile giorno della sua sepoltura  e mio compleanno.  Anche se l' ictus le aveva tolto la parola non le impedì  mai di capire e di volere. Posso affermarlo dal momento che rimaneva con  lei tutto il giorno. Dalle 8.30 del mattino sino alle 20 della sera. Di questa sua uscita dal mondo ne aveva  dato il preavviso sul suo diario  Sono arrivata alla fine della mia matassa. il cuore è in fibrillazione, la testa picchia, la schiena fa male,  non ho sonno.  Signore proteggi i miei figli e mia sorella. Questo per i vivi. Anche se nel nuovo viaggio si tenne intatte tutte le sue intime solitudini finalmente liberate alla gioia dello spazio. Fissati nella retina tengo i suoi occhi sbarrati e il sollevamento di tutto il busto, in comprensibile data la sua immobilità, due giorni prima di morire. Cosa poteva avere visto di così terribile, in quei due minuti, da sollevare ancora a me il pelo sul braccio mentre racconto e scrivo?  Non esprimeva alcunché di sofferenza che potesse richiamare la fisicità, solo i suoi occhi, smisurati oltre l'immaginabile, parlavano. Chissà.  Forse una lotta estrema a restare per proteggere chi amava, mentre la sua anima già trasformata al volo ne percepiva l'impossibilità? O forse l'ultima visione di previsione da interpretare strada facendo?

Terzo caso di persona conosciuto.

 Willy 
un professore e un Signore delle mie radici.   Attaccato alla famiglia e alle vecchie tradizioni. Un signore per carattere, modi ed educazione, che del suo vivere sfortunato (colpito da polio da ragazzo) ne aveva fatto un atto d'amore non come etica o dovere morale, piuttosto come disposizione alla vita, al bene del l'esistente, come prova di una serena disperazione. Intelligente e di cultura vastissima,  (aveva scritto per la De Agostini, lavorato in RAI, fatto reportage un poco dovunque, e Saragat, l'allora presidente della Repubblica gli aveva consegnato la medaglia d'oro per l' apporto culturale dato al Paese), insomma si percepiva  in lui  un qualcosa che comprendeva il pensiero universale.  Si diventò amici. Era di piacevole compagnia e, quando capitava d'incontrarsi alla pasticceria del l'Angolo si discuteva di filosofia o di scienze naturali.  Spesso inveiva  contro l'ingratitudine umana, finendo in lamento per i pochi riconoscimenti che sapeva di meritare e io gli davo ragione.  Solo più tardi compresi che il male come il dolore sono i necessari banchi di prova dove l'anima fa esperienza di fede, la  irrobustiscono e stampa se stessa nella Immagine di Perfezione da cui ebbe origine ogni creazione.   Lo vidi un giorno sotto i portici della città. Era alla guida della sua carrozzina. Mi salutò con piacere si, ma come se quel piacere fosse avviato ad altro. Il suo volto era illuminato dalla serenità. Pensai che fosse dovuto al beneficio del tempo che per qualche raro caso si fissa stabilmente. Ad agosto mi raggiunse la notizia della sua morte. Una buona morte come si suole dire.  Ero in vacanza e lontana si che non mi fu possibile dargli l'ultimo saluto. Turbata ripensai a quando pochi mesi prima lui aveva parlato con me di questo "preciso" momento. Lasciò tutti i suoi beni al Paese in cui era nato. A me i suoi diari e tutta la copia della Raccolta di recensioni fatte ai suoi innumerevoli lavori e produzioni.
Conclusione.   Tre casi, tre fasi, tre azioni rivolte al Bene di cui volutamente tralasciò i particolari e, infine la serenità che precede il passaggio verso l'ignoto. 
Quasi che la serenità possa liberarsi e manifestarsi solo in virtù di un avvicinamento a Colui cui dobbiamo tutto. Dalle creazioni che ci sono nella natura, ai talenti del l'uomo quando li sa usare per il Bene e Consapevolmente li dona dopo averlo compreso con la mente e prima esserne passato dal cuore.

"Tu sei Tu, Signore, ripagherò questo debito con amore" (Rabindranath Tagore)  

Mirka





"Aria da Capo"  (BWV 988 -Johannes Sebastian Bach)


 Nota  Da tempo sentivo questo post come dovere di pubblica scrittura, ma non riuscivo a mettere insieme i pezzi, esprimendo o manifestando il senso che desideravo venisse alla luce. Ma ora che, credo di avercela fatta, almeno è questa la mia sensazione tradotta in speranza, sono felice, quasi entusiasta e     in pace. Ovviamente i nomi dei due signori sono posticci per ragione di rispetto e privacy.

Chiarimento sul passo di Tagore. Con questo afferma che il semplice esserci di Dio è un debito per il fedele,da ripagare con amore

14 commenti:

  1. Cara Mirka,un post molto intenso che aggiorna anche me. Chi predispone l'anima alla serenità non ha paura di Dio,poi che attraverso la serenità Lui gli ha parlato. Non a caso tu hai parlato di gioia. La gioia come manifestazione di vita eterna dopo che il pensiero si è purificato con la comprensione guidato dalla via del cuore. Con affetto ti abbraccio. R.S.

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  2. E' dono o grazia prepararsi all'ultimo passaggio della propria esistenza vivendo sino alla fine con consapevoli pensieri di serenità.A questo non si arriva se non con la "misura" di una dinamica attiva che conduce a un compimento conquistato. La Provvidenza intervenuta come premio ad attinte virtù diventa "doppia vista meritata e anticipatrice per vivere ogni breve istante verso il cammino della gioia. Affettuosamente ti abbraccio. Salvatore

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  3. Un post che induce a pensare. Chi arriva sereno al momento finale non può essere in pace con se stesso. Avere la premonizione della fine...un'insondabile mistero e forse un'altrettanta insondabile sapienza. Un caro abbraccio. Elsa

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  4. Avvocato caro, mi fai da mediatore quando sarò io ad incamminarmi verso quel Dio talmente giusto da farmi tremare le vene dei polsi? Tre baci, l'inpenitente Mirka

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  5. Grazie infinite Salvatore, spero quella "misura" diventi anche per me proseguimento di cammino. Ricambio con affetto l'abbraccio. Mirka

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  6. Elsa cara, tutto è insondabile nel mistero che ci raccoglie e a volere suo ci fa navigare o ci ordina il fermo. Bacio, Mirka

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  7. E' raro predisporsi alla serenità quando si percepisce la chiusura del cerchio.. Persone come quelle che tu hai citato si possono chiamare benedette da grazia. Quella che,forse venne a meno nel duro travaglio in terra. Post molto profondo e interessante. Sergio

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  8. E' vero Sergio. A loro la grazia e finale benediazione. A me la Gioia fi ricordarle e viverle così. Grazie, Mirka

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  9. Ho riletto più volte questo post e ho trovato sempre qualcosa su cui meditare, riflettere. Sono di fede cattolica e praticante come sai,eppure,stranamente anch'io credo nella reincarnazione in angeli custodi della persona cara che ci ha lasciati e che ci proteggeranno sino alla fine,forse anche comunicandocela attraverso quei mutamenti di cui tu parli e conclusi in serenità. Anche nei sogni gli angeli si presentano annunciandoci qualcosa che sta per finire. Ma lo fanno dolcemente,con una carezza (Renato-entrambi avevamo riso). Turbato ed emozionato insieme per la conoscenza di uno di quei casi da te citati ti lascio un fortissimo abbraccio. Sergio

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  10. Quanti casi mi hai fatto tornare in vita,cara Mirka! Quando una persona ha conosciuto ciò che gli era necessario,si abbandona tra le braccia di "Lei" quasi con gioia curiosa solo di conoscere qualcosa che ancora non conosce. Così è stato per queste tre persone condotte alla pace dalla loro anima. Averlo anticipato? La percezione dell'anima già in volo in sincronia con l'insofferenza inutile del restare. Grazie per questo post con tutte le sue provocazioni. Ti abbraccio con affetto. Mary

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  11. Gli angeli. Presenze invisibili e forti come il profumo di certi fiori la notte che col loro profumo pare dicon ci sono. Teniamo aperte le finestre per sentirne la Guida sicura. Ciao, Mirka

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  12. Mary carissima ebbene si. Anche la morte può essere una buona Amica. Bacio, Mirka

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  13. Rifletterò su questo post che mi ha portato a tante cose,indietro nel tempo e su meditazioni che spesso faccio. Questi stati come quegli anticipi di previsione sono un grande mistero o forse una manifestazione di quella benevolenza divina non pretesa ma inconsciamente tanto invocata,oppure grazie all'intercessione di quegli angeli sempre vicini al cuore. Grazie per queste testimonianze. Liliana

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  14. La serenità che accoglie e di affida Lilli, credo sia l'unica cifra che vale ma, se vuoi e se si presenterà la felice occasione riprenderemo il discorso. Ti abbraccio e sempre un Evviva. Mirka

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