"O buon Apollo, a l'ultimo lavoro, fammi del tuo valor si fatto vaso, come dimandi a dar l'amato alloro" (Dante Paradiso 1 Cantica III )
Karina è alla finestra. Ha scostato la tenda, la chiude, la scosta ancora, prova dei diversi posizionamenti, ci prende gusto, un sorriso le sfugge. Lascia cadere il tendaggio, ne passa la mano con la carezza di un piumaggio proprio come si fa con il setoso di un corpo amato, arresta la mano a mezzo fra naso e fronte senza memoria di partenze. Un gesto automatico che ha fatto tante altre volte, imbronciata da prima, quasi ridente alla fine del gioco "apparentemente" insignificante se non addirittura stupido. Eppure anche questa volta le è servito. E servito a ritrovare uno strano motivo di soddisfazione, senza desiderio o volontà incamminata per quella strada. Comincia sempre così la ricerca di un suo piacere anche se indistinto, confuso, a volte persino imbronciato, e senza dargli un nome se non nel percettivo sentore di un mezzo per condurla a un qualcosa che le darà, altro da sé nel contingente, portandosi al l'utile del cercato senza senso apparente. È una pratica di costante esercizio senza urgenza, in modo tranquillo, semplice, e naturale. Così. Come girare tra i pensieri senza porsi domande trovando un dettaglio su cui fermarsi con meraviglia di stupore. Lei sa che qualcosa di piacevole e di felicissimo e così somigliante alla Gioia troverà Ovunque un sempreverde atteso oltre il "pensato", oltre l'intrigo del biancospino pungente come il profumo che lascia a scie di cammini. Un qualcosa di familiare, antico, goduto come di prima volta anche se non ricorda cosa o chi le procurò il goduto. La strada ad esempio. N'era sempre stata un mezzo per farne esperienza di insospettabili piaceri. Chissà. Forse dipese dal l'allattamento della balia anziché dalla pronta offerta mammella della madre, ché nel l'allora non esisteva il comodo latte artificiale anche se costoso. Da li, forse, un soddisfatto nutrimento a cui attingere, senza un preciso ricordo per avvalorare un sentito tale da affermarsi a verità di primario cercato ma indistinto. Così pensava karina accostata alla grande vetrata della casa, giocando con il tendaggio, osservando il passaggio nella strada, sorridendo per qualche volto conosciuto, sul l'improvviso di una luce fermata a chiodo ballerino su un berretto da ferroviaria ricordandosi il grande Nonno anarchico aforistico e pittore, e altri passanti solo interessanti da studiare le diversificate umanitarie pur così simili l'uno con l'altro, immaginando l'avvicinarsi al reale, o comunque ricavandone il Piacere attraverso quella pratica così necessaria quanto utilizzata a studiato di umanità e un poco anche di difesa, e sul lampo di quegli spilloni con cui la balia teneva chiusa la camicia bianca di cotone grezzo, con il prezioso della grossa mammella sempre lentamente donata sul sorriso al buon uso odoroso e nutriente, proprio come quello della mamma, che sicuramente troverà nei sogni di questa notte, realizzando pienamente la visione di un goduto, annusato, e succhiato con felice sazietà azzurrina nel ricevuto e insieme mancato, e ricavandone il piacere attraverso ogni via del mondo condotta da quelle labbra gonfie di latte sgorgato da un ventre caldo di terra (pensata) buona, e sempre pronta a fiorire pure fra lo spinato delle ortiche sentita a spillo lento a sparire.
Mirka. (Dai Racconti Il Destino Nel Nome)
Concerto N. 3 Do Mag Mozartiana
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