fiume

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fiume della vita

sabato 29 novembre 2014

IL MESSAGGIO LASCIAMI RIPOSARE




 Ricordo in modo vago quello che invece  precedette con chiarezza la scena del sogno che ho fatto questa notte.  Era notte, ero alla guida (o forse eravamo in due) di un'auto forse neppure mia.  Credo fosse una berlina di colore verde oliva o piombo militare e mi dirigevo o ci si dirigeva verso la casa di Barbara, la Tata che avevo quando i miei figli erano piccoli. La motivazione di quella direzione mi sfugge.  Anche le strade non mi erano molto familiari.  Poco distante dalla casa verso cui si era diretti, sapevo esservi l'abitazione di mia madre. Volevo chiamarla al telefono per avvisarla del mio arrivo, ma non avevo il cellulare e non ricordavo il numero. Pensai (o pensammo) di recarsi da lei di persona anche senza avvisarla. Le avremmo fatto una sorpresa. Ed eccoci davanti alla sua casa.   Al posto delle mura c'erano dei vetri. Dei vetri molto spessi dai quali però si poteva scorgere un'immensa luce gialla. Una luce che non faceva male agli occhi, né disturbavano, ma infondeva sicurezza, tranquillità. Però non permetteva di vedere nulla all'interno. Il campanello mancava, così presi a  battere i vetri aumentando di forza come fossero pugni. Nulla. Nessun segno di presenza. Lei non sentiva. Nel centro della camera potevo scorgere un letto. Un letto di luce gialla. Delusi si tornò alla macchina dove sapevamo essere in attesa una piccolina, ( me stessa? la Tata a proiezione di protezione?) e un'altra persona non riuscita a  decifrare. Perplessa e un poco estraniata sono salita in macchina, preoccupata per la strada da fare, ma animata fermamente dalla volontà di riportarla a casa. La notte era al suo colmo. Avevo paura, e angosciata di non riuscire a trovare le strade giuste, ma la determinazione di farcela superavano la stessa paura. In me il senso profondo che ci sarei riuscita.   Cosa ho capito di quel sogno circoscritto alla casa di mia madre, coi vetri spessi come pareti, con la  luce diffusa anche sul letto ma senza poterla vedere?  Forse nella "nostalgia"  (acutissima a volte) che mi prende, e che vorrebbe portarmi a lei, sta il contrapposto, invece, nel dovere di proseguire un cammino anche quando la stanchezza, le incognite, le difficoltà, vorrebbero orientarsi all'idea del "non senso" a continuare la navigazione in quel lungo fiume che si chiama vita. Spesso quando il mio spirito si congiunge al suo, la invoco e la implora. Forse sbaglio, giacché debbo pensare a un altro "dovere". Quello dovuto, col rispetto, verso chi ha fatto ciò che doveva quando era in terra, nel poi... il diritto al  suo riposo eterno, a meno che non le sia concesso qualche invisibile essenziale intervento che ne testimoni anche la presenza attiva con segni riconoscibili oltre il finito mortale. A me, viva, il dovere di assecondare la spinta di volontà che mi viene dal profondo per proseguire l'incognita del viaggio. So per certo, comunque, che quel letto di luce era il segno visibile di tutto il suo amore per me. E sarà proprio quel l'amore a far si che trovi sempre la strada giusta per me. Ché l' Amore è il Senza Tempo nella immutabilità trasformata o incarnata in altro. Energie vibranti a nascondersi anche ora che è sparito ai miei occhi  la fisicità materica. E non importa se nell'anima ha lasciato nel buco l'impronta di quella sua mano fermamente dolce e sempre tesa alla stretta Protettiva.    È solo il gioco del nascondino che si faceva da piccoli per riapparire, a sorpresa, e più ridente che mai.   Ché l' Amore non smette d'esistere. E lei lo dava pieno, totale, incondizionato e senza aspettarsi nulla. Forse neppure un sorriso.  Quello sarebbe apparso dopo.  Dopo la sorpresa dell'inaspettato Dono e averne compreso la nobile grandezza.

 Mirka


"Après d'un rève" (G.Faurè)








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