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fiume della vita

giovedì 4 agosto 2016

DENTRO AL SILENZIO






Ormai era diventata abitudine.  Ritornavano stanchi dopo avere ingurgitato con gli occhi, paesaggi, fili d'erba, uomini e ogni arte creata dal pensiero e dalle mani di uomo, si apriva il cancello della piccola casa ai piedi del monte Gennaro, affacciata su una selva di multiple radici d'alberi intrecciati e subito era silenzio.  E loro dentro.  Dentro il silenzio.  Felicia si stendeva sul divano come la Donna adagiata di Henry Moore o il il riposo della modella di Henri Matisse.  Una gamba a penzoloni, l'altra lunga e dritta come una statua del Bernini e, in quel silenzio così profondo iniziava il viaggio. Il viaggio forse più importante.  Quello che porta l'uno verso l'altro per ritornare a se stessi.  Con passo naturalmente elegante, Ettore si avvicinava a una sedia situata sotto il tavolo, poco distante dal divano, la sollevava e la portava vicino al divano, si sedeva, lieve come un arabesco di Debussy,  quando lo pensò e, allungava la sua mano forte da vasaio verso quella lunga e sottile di Felicia, la prendeva con delicatezza e con infinita delicatezza la depositava nella sua, sempre in silenzio.  Un silenzio pieno, comunicante, dove le parole (mute) si collocavano a perfezione in ogni angolo di quello spazio smisurato, formando  via via  le pagine dei reciproci romanzi o di quelle lettere scritte ma mai spedite e, che,  leggendole, diventavano note musicali su cui soffermarsi, assaporando l'intensità della musicalità, nel mentre imparavano, curiosi e coi piedini nuovi infilati su impronte di luci e ombre senza che la luce venisse mai a mancare.   Forse entrambi erano abituati al silenzio. A parlare nel e col silenzio. Non si sarebbe spiegato che così.  Si studiavano e, come per una sorta di tacito accordo si facevano domande, in un lungo discorso, con pause, riprese, cambi di direzione, ritorni sui propri passi, ma senza mai perdersi o staccarsi l'uno dall'altro o da sé. La mano testimone di "agricoltore"  abile che lavora e scava senza far disastri.    Alla realtà contingente li portava sempre il buio sceso all'improvviso nella stanza, la luna che come una baionetta attraversava la finestra adagiandosi sul bel vestito rosso di raso Balenciaga di Felicia e un borbottio allo stomaco di entrambi comunicava, sempre col silenzio,  che era anche l'ora di mangiare.   Anche quella volta l'uomo staccò con riluttanza la sua mano  da quella di Felicia.  Scostò la sedia e si diresse  verso la cucina, mentre luci e ombre continuavano a intrecciarsi, quella volta in memoria,  proprio come fa il pittore quando raccoglie nella sanguigna lo schizzo di un quadro futuro senza paragonarlo a nessun altro o dentro una fiaba da raccontare ai propri bambini o ad adulti veramente tali.  

Mirka  (dai racconti Il Destino Nel Nome)

"Notturno" (Op 27  n.2 D Flat Major  F.Chopin)





8 commenti:

  1. Un post da iniziati ai misteri Maja,Mirka! Avviare un viaggio di questo genere, nel silenzio, è scrupolo di conoscenza o presunzione di sapere apprendere senza sbagliare un colpo. Fare domande in silenzio poi... è certezza di conoscersi senza aspettarsi nessuna risposta. Una specie di miracolo,insomma,che accade solo nelle fiabe o in uno specchio che riflette. Non so se ho capito bene,ma in ogni caso mi complimento vivamente con te. Un caro abbraccio. Sergio

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  2. Un racconto su cui meditare. Mi sento di dire solo questo. Quando si percepisce la serietà di chi allunga la mano e prende (seriamente) la tua mano nella sua,non può che dare fiducia. Quella che toglie ogni resistenza, dona l'abbandono e fa riposare, per lasciare al silenzio la parola. Cosa rara in tutti i tempi ma soprattutto in questo. Una fiaba oserei dire,proprio come hai detto. Mary

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  3. Conoscere l'altro senza parlare. I nostri antenati facevano così. Fiuto,sguardo fondo,esplorazione attraverso la mano,come nel caso specifico,o attraverso coincidenze similari che ci riflettono. Quando capita,come nel racconto da te proposto ai lettori, permette d'interpretarlo come un "sentito" che l'altro,da noi, ci era amico. Amico che comprendendo trasforma portando a sentire amico lo straniero che vive e sta nascosto in ognuno di noi,come ferita abilmente coperta da un'ammasso di foglie o una contraddizione che continua ad inquietare e, che bisogna portare alla luce per medicare. Carissima,come sempre brava. Un abbraccio affettuoso. R.S.

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  4. Provo a dare una spiegazione a questo post di sottilissimo significato?... Solo quando il corpo e lo spirito si sono educati alla civiltà di questo insieme possono parlare dentro al silenzio. Difficile raggiungere questa cima o profondità di abissi. Forse ritornando molto ma molto indietro nei tempi. F.

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  5. Forse Sergio è stato semplicemente la proiezione di un desiderio. I Maja? E chi sono? Baci, Mirka

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  6. Appunto Mary. Una fiaba. E le fiabe sono sempre serie. Bavio, Mirka

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  7. Grande Avvocato! Come sempre. Coincidenze similari. A volte capitano. Molto raramente ma capitano. Ed è allora che ti senti anche in famiglia. Grazie, abbraccio strettamente ricambiato e...sempre un Evviva

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  8. Vero F. Molto molto indietro da avere perso il filo. Grazie

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