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fiume della vita

lunedì 6 febbraio 2017

DAMMI UN SEGNO





...e parlava all'aria a gran voce dammi un segno dammi un segno e implorava Lui più ancora che il Dio, dammi un segno dammi un segno, e chiamandolo sentiva la sua voce diventare via via ritornello e lagna proprio come succede ai bimbi coi goccioloni agli occhi ma senza più il ricordo di cosa ha dato origine a quel pianto. E fra se continuava a ripetere    "eppure dicono che l'amore non finisce mai"  dammi un segno dammi un segno. E nel frattempo si distraeva guardandosi attorno. Le cose sparse sul tavolo,  il pacco di lettere ancora chiuso,  due raccomandate di giacenza,  l'anta di un armadio scostata,  gli occhiali sbrecciati,  le biro senza inchiostro,  il sacchetto dell'aspirapolvere da cambiare.  E fra una divagazione e l'altra si domandava cosa avesse invaso il cuore al punto di arrestare il corso reale dei pensieri sino a perdersi in un dilemma inesistente beneficiando solo di un'illusione.  Si sentiva ingenua e forse anche un poco matta. E nella sua "volontà di credere", il dubbio che tutto fosse finito nel viaggio sulla terra era scalfittura, graffio,  beffa, quasi certezza in cocciutaggine di Fede che non spiega, Restava invece il suo ostinato sentire che la verità lei  l'aveva tenuta "realmente"  fra le mani, e nelle viscere ulcerate ma guarita senza bisturi, nell'ora presente invece tutto era da verificare.  E si sentiva inquieta come le tante nuvole che vedeva scorrere nel libero cielo dalla volta azzurra ma senza un vomero per farne lavoro di pioggia.  Un indistinto mormorio nella cavità a sinistra del corpo la scosse come l'effetto di un doppler. Con un estremo ed ennesimo atto di volontà dimenticò tutto. Prese il cappotto dall'armadio, se lo infilò, si diresse all'uscio  e con passo deciso uscì incontro alla vita in affrontato di campo come abituale senza sentirsi una eroina. (estrapolato dai Racconti Il Destino nel Nome)

Mirka



"Salut d'Amour" ( Op 12 -Edward Elgar)



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