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fiume della vita

venerdì 17 gennaio 2020

IL PIACERE DEL CAFFÈ MODIFICATO A INUTILE FRETTA DEL NULLA







Modificati anche nel Piacere del l'attesa attestante il rito gustativo nel l'immaginario ancora prima del reale, conducente ad altri mondi e persino a magico scatto di lampeggiante fuggire


E c'era un Tempo dove il Caffè precedeva col suo profumo ogni fastidio di incombenza poi.  Un pensiero di Alba su cui lavorare di telaio.    Il respirare l'aria degli Incontri con la voracità di conoscere e di sapere, negli occhi sfuggenti, o nel l'attimo fermato più del dovuto.  Un'officina di chiacchiere su reciproche vicinanze in continuo flusso e riflusso degli stessi respiri o pause di Silenzio.  L'estasi dei Silenzi diventati complicità di percepiti misteri e inconsapevolmente amati come da naturale pensato. Dove anche i pensieri s'incontravano aperti l'uno al l'altro, ma vigili sul più piccolo segno contrario al l' empatico sentire emozionale.  Dove tutto diventava famiglia allargata su una idea conducente a qualche memoriale, o a involontari sbagliati di giornata, e  dove il "brivido" lasciato a fulmine, era sempre il piacere di un medesimo ritrovato di una stessa strada.  Nel gioco degli Occhi, lampi di magia su quel "niente" diventato grandezza di Realtà nuova da vivere con audacia matura, di vincente sfrontatezza incurante di quel rischio piccolo borghese che calcola il centesimo sul confinato a margine.    La pausa felice sul l'attraversamento di un ricordo fastidioso sul "lento" del cucchiaino girato sul bagliore di occhi dritti nel loro guizzo di incrociato.  A sera poi, per accomiatarsi da una visione ostinata appiccicosa fra un pensiero e l'altro formandosi sorriso labiale, forse ritrovandolo a messaggio positivo svelato dal l'onirico intricato qua e là, ma nel compiuto della cosciente Interpretazione, il fidato con la Corsa ai piedi fra nuvole e colori.   Un rito sempre sacrale vissuto e Pensato anche al volante della macchina, tra il domestico affaccendato, il lavoro pure nel serio della attenzione purtuttavia allietato da quella visione.  Nel l'odierna liquidità epocale invece, una terribile trasformazione di abitudine alla gestualità senza il Piacere neppure incollato alla memoria, di quel profumo aspirato con la  "voluttà"  dei finì Intenditori mai confuso dalla chiacchiera d'osteria ostentata a oreficeria incantatrice quanto fasulla.  Un cucchiaino che sbatte con inconsapevole stizza su una spinta che rovescerà quasi con sadico gusto il liquido prezioso firmandosi Oro mattone su un tovagliolo che frettolosamente si procederà a spiazzare con uguale stizzito annoiato gesto perditempo.  Questo pensavo nel l'improvviso di un lampo in una imprecisata ora di passaggio e senza il Piacere di un profumo aromatico Dovunque respirato ad abitata vita in festoso incrociatore ciononostante.

Mirka









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