Drin la porta era già aperta bastava scortarla. Bello come può essere il Primo angelo cacciato dal Paradiso a ricordo del ragazzo mai uscito dalla testa, o come l'Azaze' Cherubino per altezza ma svettante tuoni d'Abissinia custoditi nel magazzino del l'inconscio, al tetto della casa, sul bruciante strisciante respiro generativo del Caos su addensati calchi della notte, anziché a flussi di vita irruente, diventando foresta di lance, su elmetti e scudi in profondità di ordine, ma senza ritmo dorico di flauti e di clarini. Improvviso piombò il Silenzio a cordigliera di muraria, e fu quasi Babilonia, lavorando in minute cavità con incorporei spiriti ridotti a formato minimale. Prima ancora che sul mio volto Nidiata, il tuo burrascoso occhio tranquillo si posò sul pianoforte chiuso. Mi hai detto "Non suoni più?" e a seguito senza distogliere lo sguardo dal coperchio chiuso " Si sarà scordato " hai aggiunto con una smorfia. Ho sorriso guardando dritto il tuo volto ( bello anche se adombrato da improvvisi guizzi luciferini) illuminato dal imperiale lampadario del l'antico familiare tempio condiviso. Sguardo diretto che mai conobbe il basso, neppure su le avversità più crude inviati da maligna bizzarra Sorte, ma abbassati a Terra e a qualche vapore non purgato si, o solo e semplicemente per avvertire qualche "buca" di passaggio e senza luna esaltandone l' inganno e la lusinga trappola coperta dal fogliame. Forse neppure hai visto lo splendore tutto Intero che congiunge il Sole alla sorella luna senza competizione in coda, Complici del giorno come della notte, e mai scordato da nessuna baruffa sotterranea pregnante agli occhi disarmanti e chiari. Ma con la disinvoltura che il muscolo ben esercitato ne permette l'arroganza del diritto, ti sei diretto al grande divano ad angolo, hai svuotato lo zaino coi tuo doni e compiaciuto me li hai messi fra le mani. Nel mentre, vergognosa e a occhi bassi ( questa volta si) ti ho allungato il mio dei doni, nella inutile sciarpa cachemire dal disegnato Fendi, acquistata sul bruciante caldo del sanguigno, prima ancora del saltato alla sferica degli occhi.
Cosa assai triste cercare di curare la "vittoria" sul dubbio di equivoci mai chiariti, che ostinatamente si volle incatenare a strategia per guerra e non a partigianeria d'amore! E questo fu il mio abbraccio Muto sul l'uscio del comminato, a congiunta diversità persino un poco divertita, in un giorno qualunque dove fuochi ruggenti aizzarono fiamme, svuotando la pura Essenza della grazia, in umiltà redenta a devozione di famigliare, nel conosciuto della sacralità dello scambiato pur restando sul obbligato quanto asettico superficiali idiomi, anziché protesi in voli Univoci là, dove aquila e fenici hanno ovunque il fresco del mattino, svelato sempre dal bagliore del l'attimo, ad albero fiorito e senza il più dei rami troppo lunghi da sembrare spilli o ossi funerari.
Mirka
Preludio G min Op 23. Rachmaninov
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