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fiume della vita

giovedì 15 maggio 2014

IL RICORDO- OVVERO L'ULTIMA TRASGRESSIONE



...e TI abbraccio stretta al cuore, Bambina che ti chiamavano "nostra" mentre eri solo "mia". Lo sentivo allora come lo sento adesso. E so che sarai TU a sopravvivervi a tutte le stagioni come di prima alba.





Il cielo era nero, ma lei non ci faceva caso. Il taccuino era sempre lì, come un occhio azzurro che ha trattenuto in retina tutti i colori del l'arcobaleno.  Raccolse i ginocchi sino a toccarsi il petto e mescolò pensosa i diversi caldi corporei. Un ginocchio se lo era scorticato cadendo da un ramo di gelso e quello bruciava, ma a lei non importava sentire il dolore che l'odore della materia gialla le stava inviando e...senza remare troppo... si trovò là, sul dorso di quel l'onda più alta.

"Com'è strana la vita", pensava Karina dalla cima di quel l'onda fresca. Fresca e allegra com'era lei in quel tempo.  Misteriosamente però intuiva che, nel suo destino, l'imperator mundi sarebbe stato lo spazio, anziché la terra a compensarla dei tanti tesori dati e sempre in procinto ad essere ripresi, come "possibilità" in addivenire o, se lei avesse voluto, fuori da ogni scontato jamais.   Sempre contro corrente, lei, sempre fuori dal coro di saggezze in odore di polvere, più presuntuosi riassegnati che saggi per acquisizione di profonde conoscenze, dal momento che il dito era quella luna mai guardata a bocca aperta.  Forse era questo il motivo dei suoi silenzi improvvisi, delle pause, o  della valanga di parole che di colpo le uscivano dal basso della sua terra, ma  così impercettibili che neppure il vento avrebbe saputo afferrarle portandole  da qualche parte.  Dove poi?     Chissà.  Nel luogo dove vive la vita libera, selvaggia, naturale, vera e gentile anche senza l'obbligo convenienza delle buone maniere?  Utopia che avrebbe pagato a caro prezzo, con l'intelligenza lucida e fredda che sentiva di possedere pur senza averla ancora sperimentata.  Che l'esigenza di "equilibrio"  presto si sarebbe scontrata con la cruda realtà che fa i conti col bilancino sempre aggiornato  non perdona il grammo che tira giù. 
 
 Anche quel giorno doveva dare  una risposta irrevocabile. E lei invece, aveva una gran voglia di scappare.  Si dava così del tempo, torturandosi in pensieri che non c'entravano niente.    Perché ci si sceglie? ...Mah! forse solo per motivi biologici, olfattivi.  Ci si annusa, cauti, attenti e al più lieve cenno di estraneità ci si chiude a chiocciola o a riccio, per ritornare con un sassolino nella scarpa a promuovere discorsi,  assaggi di personalità, provocazioni lasciate cadere con soavità graffiante. E intanto ci si odora come cani o gatti da territorio. Oh aver avuto come guida quell'amore consapevole che tutela mentre fa crescere e ci si fa adulti! Quello che aiuta a formarci degli scudi necessari per non farci male, poiché la vita sbrana chi ha l'ingenuità di esporsi come un Alice che tratta il quotidiano con l'allegria di una sorpresa magica sul piatto di cucina.  E che ti trovi allora invece della gustosa sorpresa nel piatto? Le  diable  che mangia te in un boccone con lo sputo a ripetizione.

Le passioni male contraccambiata inibiscono la crescita, sono uno spreco di tempo e di energia emotiva, si diceva Karina, acuta in quell'intuizione misteriosamente adulta, forse già cosciente di quella  legge alla quale avrebbe dovuto sottostare per tutta la vita. Quella di ripercorrere gli stessi errori, pur mettendocela tutta per tenerli a bada, sino al momento della vergogna, (vera) che dalla pancia arriva alla coscienza.

Quanti dolori si sarebbe risparmiata se fosse arrivata a capire nel tempo giusto quello che permette d'accettare il diritto di sapere anziché tergiversare sulle stradine inutili del ma come che portano dove non puoi più riparare!   Mah!... .Non coincide il dolore con ogni attesa?...Ma se si impara a non aspettarsi nulla, anche il dolore alla fine cesserà e si sarà quasi felice.    Così si diceva Karina dandosi zuccate alla testa lasciando libero il cuore. E chissà quanti errori ripetuti con la testardaggine di chi non vuole ammettere  le diversità, quelle che non entreranno mai a far parte del proprio mondo e,  fai "fai finta" che non sia, e continui a riprovare e a dare sempre convinta che prima o poi qualcosa cambierà, si muoverà o si evolverà a favore di inesistenti affinità, regalando il tuo valore, sicura che anche l'altro ricambierà con uguale valore e gratitudine.  Ma mentre esalti l'altro con stima, anzi con una super stima, sarà inesorabilmente la tua stima a rimetterci e il tuo valore ad essere  penalizzato in cambio di una sofferenza che guizza  immediata con  una ferocia  tale lasciandosi ben poco margine per riaffermare talenti e un genuino autentico che nulla ha pretese se non gli scambi pari. Qualora poi, si decidesse anche d'essere magnanimi e generosi, non sarebbe che un pregiudicare un affetto residuo.

Questo sentiva Karina, comprendendo oscuramente, essere la parte più vera e crudele, questa, quella che univa, così spesso, i rapporti umani. E questo sentire era talmente intenso da non avere neppure voglia di incanalarsi in nessuna forma che assomigliasse a un pensiero. I pensieri!  Bah! Spesso così limitanti e a volte anche fuorvianti.

L'acqua del canale si era fatta tiepida per aver raccolto il sole del giorno e, per i suoi piedi che sguazzavano vivaci come pesciolini dorati,era dolcezza che compensava un fondale mancato. Un cenno di luna si rifletteva chiara nell'acqua del canale. Karina si scosse per il balzo di un girino saltatore su un piede. I rintocchi di una campana si congiunse a un secondo brivido che le attraversò le spalle e poi l'inizio dei polsi. Delle voci gridavano il suo nome con insistenza. Lei ci colse del l'irritazione più che della reale preoccupazione. Il silenzio ora era fondo. Come la solitudine che  l'accompagnava. Tirò fuori le gambe dall'acqua. Con voluttà diede forma alla terra col suo corpo di donna- adolescente. Si allungò i muscoli, si alzò tutta tutta intera e senza rigidità tese le orecchie. Un fischiettare allegro dal viottolo  le fece scalpitare il cuore. Ecco la risposta che avrebbe dato. Ecco la sua rivoluzione.  Più tardi avrebbe raccontato una bugia per giustificare il ritardo, ma senza provarne rimorso o vergogna. Il piacere  "pieno" l'avrebbe trovato là, in quel l'abbraccio che già sgocciolava sudore di gioia creativa. La gola ebbe un  gorgoglio canterino e  quasi cattivo per quella vendetta postuma. Anche su questo intuì che, forse, sarebbe stato sempre così, sino alla fine, sino a quando non avrebbe capito l'antifona  diventando invulnerabile alla sofferenza.

Il suo sguardo scintillava come fuoco quando incrociò quello del ragazzo mentre con umiltà gli si offriva con tutto lo sguardo .  L'umiltà  che si riserva alla felicità quando inaspettatamente viene incontro e se ne percepisce il dono del "cappello". Sapeva che quel corto circuito che le aveva fatto esplodere il corpo, non le avrebbe intaccato l'anima, almeno quella volta, preservandola dalla trappola del possesso come un libro preso da uno scaffale  e divorato con voracità  via via sempre più indifferente.

Multiple sono le ragioni per cui si scrive, ma una le raggruppa tutte. Riaffermare la propria identità prima che Urano ne faccia una carneficina. Questo si disse Karina prima di concedersi ogni altro lusso di "collage" che mettesse al centro il sogno rendendo vero il suo prodotto fuso in un frammento, a una connessione cosmica di armonia, o comunque per la libertà di "scegliere" un piacere che nessuno potrà  mai togliere e che lei lo anticiperà giocando dentro le pause, i silenzi, una slavina irrefrenabile di parole forse anche un poco sconclusionate, come una stufa che scalda senza mai scottare. E fu quasi felice. Chiaramente sentì che avrebbe continuato ad apprezzare se stessa come sempre aveva fatto, lucidamente entusiasta ma in modo asciutto e selettivo ai valori diversi dai suoi e cifra  universale di un'appartenenza a tutti consapevole d'ogni rischio, anche quello di non essere capita da quelli del suo tempo.



Mirka




"A love supreme" (John Coltrane)










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2 commenti:

  1. Si tratta di una narrazione complessa, nelle cui strette maglie vibrano sentimenti, emozioni ma, soprattutto (ed è questo a parer mio il tratto saliente) prese d'atto (di coscienza) limpide e definitive, frutto di esperienza vitale e relativa riflessione. Sicché, al cospetto di questo scritto, non possiamo nascondere la nostra ammirazione per quel respiro inesausto di una prosa che, attraverso il piacere di offrirsi al lettore, risulta in grado di intrecciare più cose, ben al di là di uno scontato, ingenuo romanzo "di formazione". Complimenti vivissimi.
    Andrea

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  2. Per te,caro Andrea,rompo il silenzio verso i commentatori,anche se sono sempre molto graditi. La tua è un'analisi acuta per reali capacità di penetrazione e,questo sentirsi anche "capiti" è autentica gioia. Sono insofferente a ogni forma di melassa,palese o sottesa,ma non mi ritiro mai quando c'è da scambiare la generosità,soprattutto,quando questa è ben riposta. Grazie allora e alla prossima occasione. Mirka

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