fiume

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fiume della vita

venerdì 17 ottobre 2014

LETTERA INFORMATIVA





Carissimo e carissimi,io sto bene,o meglio riesco a tenere a bada acciacchi ed altro. L'aria è buona e la respiro con avidità come faccio lo stesso per gli ultimi bagliori di luce. Gli alberi qui sono molto diversi dai nostri che fanno da sentinella ai lati dei viali. Quasi tutti sono piegati come se un dio inferocito fosse passato bastonandoli tutti. O forse è una naturale trasformazione. Anche le foglie sono strane impolverate e sghembe. Dipenderà dal gran caldo torrido che ha fatto alternato a quelle grosse pulci d'acqua rimbalzzanti sul selciato. Alcune paiono pisciate di birra tanto sono schiumose e giallastre. Qui è ricco di parchi. Uno  di questi ha uno stagno dove vi sguazzano delle grasse oche,delle papere e anche qualche anatra che s'intruffola fra le ninfee e poi sbatte le ali perchè non ce la fa a uscire,e tu ti fermi e pensi ai tanti uomini incastrati come loro dalle loro stupide ridicole presunzioni. In ogni parco vi sono tanti giochi per i bimbi e lunghe file di panchine dove si può riposare,guardando il mondo girare tra urla e starnazzi e tu testimone silenziosa alla maniera del  Budha. Qualche buca c'è ma io mi destreggio come se fossi in altalena. Sono brava ancora anche se la prima a stupirsi sono io. Il mare non è lontano e m'incanta proprio come nei ricordi più azzardati. Non sono mai stata una buona nuotatrice,come ben sapete,ma con la fantasia ho sempre dato di spalla ai pesci. E rido. Rido di me stessa. Con un gusto ritrovato anche se con un retrò di carciofo del tipo tintura madre di quella Casa svizzera che voi sapete. Ho socializzato con quasi tutti i condomini,quelli dei bar e anche con le commesse  del Supermercato a due passi da casa. È incredibile le tante spontanee testimonianze di simpatia. A meravigliarmi sono sempre io.   Attorno a me vedo della brava gente ma anche molti fantocci. Esaltati o prostrati per l'impotenza a fare qualcosa di desiderato nascosto nel profondo ma che fuoriesce dagli occhi. Ogni tanto qualche urlo improvviso mi mette brividi in tutto il corpo. Poi passano. Ed è allora che mi prende la nostalgia di quella Casa Della Gioia fatta a misura mia e così voluta e scelta per star bene nel nome di quella GIOIA percepita come compito da diffondere ovunque attraverso la continuità di quel lavoro che,se tanto mi ha dato altrettanto ha operato negli altri in benessere anche se circoscritto all'attimo. Mi si inumidiscono gli occhi anche adesso che vi scrivo con un obbligato distacco. Come passo le giornate? Niente di eccezionale. Mi esercito a leggere qualche libro in inglese che poi pianto alla svelta ovunque si trovi,così per il tedesco aiutata dalla memoria di quello appreso quando studiavo la liederistica, il russo l'ho intuisco divertendomi, annoiandomi e passando velicemente oltre,mentre del giapponese mi affascinano i segni e le fotografie. Non divoro più le poesie come un tempo se si esclude Lucrezio incollato al mio comodino. A sostituzione di questo lusso, leggo saggi di economia o qualcosa di similare. Bauman resta sempre in testa seguito da Lars Dencik e pochi altri. Scrivo. Questo si, anche se a volte mi addormento con gli occhiali sul naso.Sto lavorando a un progetto ancora incerto del percorso per cui non so dirvi essere un nuovo Sogno Testardo. Ogni tanto gironzolo sulla tastiera del pianoforte ma lo spartito è sempre fermo all'Amarilli di Caccini. I ragazzi stanno bene. Il genio di casa è precario ma si dà da fare,l'altro fa bene il suo mestiere ha cura della piccola e della sua mamma come deve fare un'uomo adulto e responsabile.A proposito della piccolina debbo proprio dirvi che è un'autentica opera d'amore anche se in lei si riscontra già il "nuovo" che sarà e del tutto diversa dai suoi genitori,a parte la caparbietà e una spiccatissima tendenza  alla musica soprattutto verso il pianoforte. Io la osservo senza dir nulla,medito e le auguro il meglio con tutto il cuore. Alla sera mi arrivano le sue carezze. Tornano a meraviglia quando il sonno tarda a venire. 
Fra poco arriverà l'inverno. Come sarà? Improvviso mi torna agli occhi la neve che cadeva lì,gli spalatori,il gelo. E mi rivedo disperata quando scoprii che il gelsomino e l'edera si erano gelati assumendo la forma di lunghi mosci scarafaggi.  Ma qua sono in città e al posto del gelsomino e l'edera ci sono case e case che paion bubboni pronti a scoppiare e che mi danno l'impressione di grosse mascelle con una fila di dentoni aguzzi e tutti uguali pronti a sbranarti alla prima disattenzione. Inquieta vedere case persone fumi rumori spernacchiate di veicoli impazziti e come in fregola di copula che tacciono come a un comando al quale non di può dir di no solo di sera quando s'illuminano le finestre dei palazzoni e spuntano tanti occhi gialli e quadrati mentre i muri trasudano fumi di minestre e sopra dove sta il cielo un'esercito sovversivo di piume che lo copre e impera.  M i prende allora la nostalgia mentre nitidi rivedo i lunghi viali di pioppi e di cipressi,i fossi coi girini,le prime viole,il gallo e il merlo,l'odore buono dei tortelli ripieni di zucca e di amaretti di colei che non c'è più,il cane che sbavava per averne una parte di razione,il cancello di casa che piano si chiudeva alla vita monotona e tranquilla che lasciavo fuori per aprirsi a quella di un'utopia serale respirata fra uno spartito e l'altro,un calice di un buon rosso dentro casa mia con la serenità protetta da una coscienza in pari con l'acqua fresca dei ruscelli di montagna e senza l'ombra dell'ipocrisia nel ringraziare gli uomini,la vita semplice e il buon Dio. E mi sovien l'eterno in tutte le sue stagioni senza sapere cos'è veramente il bene se non per la necessita che spinge a cercarlo oltre ogni male insito in ogni azione dove tutto si mescola con l'odore di essenza solo  lievemente adulterata per aver troppo respirato di carburante,gas e quant'altro. Non passa giorno che non vada col pensiero alla Casa dei Morti dove sussurra il vento anche quando tace e pare vero ciò che ci giunge e fievole appari tu che sei qui e non loro che stanno fuori dal nostro occhio. Lì prosperano i germi di passaggi,lotte di sopravvivenza e costruzione,la conquista di civiltà lasciate in eredità affinchè potessimo comprendere nel tempo giusto di "lancetta"  qualcosa di prezioso lasciato nel sospeso della pelle e non ancora sentito dentro il battere del cuore o nell'intelligenza che si porta anche senza saperlo in quei tanti semi che uniscono l'uno all'altro. 

E qui finisco miei cari con l'augurio che salute fisica e buon stato morale vi arrida sempre forti di ogni prova e sempre coscienti che a nessuno è dato il sottrarvisi. Ma questo lo sapete avendone io stessa avuto l'esempio da voi tutti Con l' affetto di sempre.

Mirka


Amarilli" (Aria-G.Caccini)


8 commenti:

  1. Una bella lettera.Ricca di realtà e di non poca malinconia. Posso tenere qualcosa anche per me? Nicola

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  2. Prendi ciò che vuoi caro Nicola. Un abbraccio,Mirka

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  3. Ma che bella lettera! Piena di vita in movimento pur con l'incubo di quegli occhi gialli e quadrati.La malinconia poi......fa parte di chi è molto sensibile. E tu lo sei. Bacetti. Mariù

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  4. Cara la nostra ghepardina. Sergio e Carlotta

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  5. Ghepardina? Grrrrr.Baci e abbracci,Mirka

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  6. Hai un modo di scrivere lineare e visivo anche quando scrivi di cose profonde. Ma soprattutto si sente sempre l'umanità dentro ogni sottesa ironia. Una lettera davvero bella. .F.

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  7. Per l'umanità F. ho attinto a una buona Scuola nell'umiltà di riconoscerla con fierezza. Regalo che con piacere ho serbato per me quando tramonteranno le stelle. Mirka

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