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fiume della vita

martedì 2 agosto 2016

IL NONNO





Era burbero di modi, il nonno e ferroviere ma,   pur mite e buono era perennemente in lite con qualcuno.  Lo ricordo sulla pensilina del doppio binario pronto al suo dovere.  Lo vedevo da lontano e correva anche a sbarra abbassata, attraversando i binari, orgogliosa e felice per le prime margherite raccolte immaginando la sua sorpresa.  E lui lì.    Il treno si fermava, il treno fischiava, il treno ripartiva,  lui sempre lì, come aquila che non conosce la stanchezza  degli occhi.  La barba incolta,  gli occhi sempre un poco arrossati non so se per fatica o  per qualche bicchiere in più condiviso con gli amici nell'osteria del paese, ma all'alba di ogni giorno, di nebbia, con le terribili gelate della bassa padana, con la pioggia o con la neve alta, con la calura estiva, e con le zanzare a sera, lui era lì.  Massiccio più dello stesso treno, ma tenero come un passero non ancora svezzato alla pugna del fucile d'uomo.   Andava per campi a cogliere cicoria e pissacane (tarassaco) perchè diceva, tolgono il veleno dal fegato e alleggeriscono il sangue ma, nella sua grossa mano che maneggiava la responsabilità dei pesi, non mancavano mai le viole dei fossi, gli alti papaveri mescolati al giallo delle spighe o  il primo bucaneve.   Il nonno.  Col suo berretto lustro e duro da ferroviere o col gran cappello da anarchico portato con disinvoltura nei giorni della festa.   E quando risentono, nella realtà delle vene, la fermezza calda con cui teneva la mia piccola mano tra la sua, un brivido lunghissimo mi assale per quella protezione ormai persa per sempre.  Il nonno.  Quel l'orso tenerissimo che faceva tremare tutti e tutto (porta, tavolo, sedia e pareti, uomini e animali..ah! quelle galline alzate in volo al suo apparire!.)  che faceva partire i treni e li aspettava, e che sbuffava e fischiava proprio come la sua locomotiva sui " ritardi a capire" della gente pronta a equivocare sul suo umorismo che di tutto si burlava, più che a cercare di capirlo. Era un eccellente  disegnatore e faceva caricature straordinarie dei personaggi locali e non solo,...(oggi si chiamano murales) .  Anche scultore pure senza corona conclamata se non per quei favolistici presepi creati con statuine di gesso dalle sue mani colorate poi con bellissimi colori, per la gioia e lo stupore della famiglia e di chiunque venisse a processione con la scusante degli auguri.  Ragazzina ancora quando gli chiedevo come andava con la salute lui mi rispondeva col suo umorismo pittoresco  l'è un brot lavor la vcera, al lampadèni an funzionan piò,  le pedivelle a s' ferman, al motor al sbòfa (è un brutto lavoro la vecchiaia,  gli occhi non funzionano più, i piedi non camminano, il cuore sbuffa). Solo su una cosa fu inflessibile sino a morirne in quel l' ultimo soffio che porta alla pace eterna. Su la necessità della Lotta, vigile e senza tregua, contro il Potere d'ogni tipo di padroni e contro i fascisti   mascherati  o meno da programmatori d'ordine. Vigilanza che  mai avrebbe dovuta arrendersi o indebolirsi. Proclamandolo dentro e fuori casa pur con la tremarella di una foglia verdolino a primavera. (Nel suo fondo fondo anche col suo vocione e la sua grossa stazza non era un leone, eppure a suo modo seppe tenere testa, col suo cappello anarchico, guardando dritto negli occhi chiunque dimostrasse alla servile sudditanza dèi padroni e a ogni forma di arroganza supponente a sottomissione..) Ciao nonnone, a presto   ti voglio bene


  Mirka



"J'entends Siffler le train"  ( Richard Anthony)
 


6 commenti:

  1. Il tuo nonno aveva fondamenti forti tanto da permettergli di morire in pace,consapevole che altri come lui avrebbero ripreso quei valori di lotta e di libertà per portarli su ogni strada del mondo. Complimenti per questo post. Sei stata fortunata ad avere un'esempio come questo nonno. Auguriamoci d'esserlo anche noi coi nostri. Mary

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  2. Si Mary, la mia è una razza tosta a morire e buona. Mirka

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  3. Cara Mirka,hai descritto con tali sintetici dettagli la figura di questo nonno così particolare e speciale da permettere a chi ti legge un percorso a ritroso. Dentro a quel tempo e un ritorno ai banchi di scuola di leopardiana giovinezza. L'esortazione " feroce" del nonno a non dimenticare che il fascismo non è mai morto,col dovere di ricordarlo non abbassando la guardia,per nessuna ragione,gli scudi mai deposti nel ripostiglio delle scope. Bello com'è bella la canzone che hai postato e che non conoscevo. Un caro abbraccio. Paolo P.

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  4. Un viaggio dentro questo tipo di memoria non può che rafforzare la potenza di quell'ultimo soffio rendendolo una volontà dinamica e sempre decisa. Un dolcissimo ricordo comunque. Grazie. F.

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  5. Grazie Paolo. Anche a me ha fatto piacere fare ritorno a quel tempo di margherite e viole. Un saluto, Mirka

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  6. Vero F. La mia volontà parla attraverso gli occhi prima ancora di dar fiato alla voce. Grazie

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