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fiume della vita

domenica 27 novembre 2011

C'ERA UNA VOLTA UN "RE" SOLO NELLE FIABE.ALTRO E' ESSERE UOMO "RE" PER SFORZI DI "VIRTUTE" NELLA DUBBIOSITA' SEMPRE COSTANTE.





"Dobbiamo andare e non fermarci mai  finché non arriviamo"
-Per andare dove, amico?_
"Non lo so, ma dobbiamo andare"".
(On the road- J. Kerouac)












 
C'era una volta un re, ma veramente c'era una volta, perché il "re" io l'ho visto solo nel dentro di un homo, con vesti pulite, occhi di marinaio e per parola un dito che indicava ogni stagione che cambia con tutta la diversità dei suoi frutti e nulla più. Un homo semplice e franco di modi, ma con l'anima vestita di regalità, felice di "agire" in conformità di una "volontà" fatta di tanti sforzi di fatica, anche quando decide di non far nulla. Tutto è vanità disse una volta un saggio che si chiamava Qoelet. Sicuramente nessuno potrà negare la verità insita in questa affermazione. Tutto è destinato a cadere, a disperdersi, ma dal momento che ci siamo determiniamo la nostra identità con fili di colore che,per quanto oscillino per le nostre inquietudini di fragili esistenze soggette a ogni condizionamento interno ed esterno, siano in qualche modo distinguibili per una "diversità" che testimoni la nostra origine di "re spodestati" tanto per citare Pascal, o fatti di una sostanza "palpabile", chi del grano, chi del frutto, chi del fiore, chi di un buon albero sotto cui riposare quando il sole brucia e all'inverno si spoglia mentre sotto lavora per se e anche per gli "altri" senza l'arroganza di farlo pesare.  Ci riusciremo? Non so. Ma so che non è mai tardi per continuare a camminare cambiando qualcosa, se non addirittura la rotta iniziata o semplicemente guardando da un'altra prospettiva. E' sarà piacere giunto  a sorpresa che "ci" sorprenderà  prendendoci per mano e sfidando ad "esserci" in una scelta nuova pur "subordinata" anch'essa. Forse il "senso" dell'esistente è tutto qui,  Nel sentirsi "natura" che si auto rigenera nella molteplicità di forme contrapposte sino a diventare coscienza che solo a se deve rendere conto. Così mi son detta prima di accingersi a "gustare" un misurato taglierino di polenta con  salsiccia comprata ieri da  un (verace) coltivatore della terra.



Mirka


Time after time



2 commenti:

  1. Poi ascolterò la musica, ma leggendo queste righe ho risentito l'emozione di qualcosa di unico che ho provato in altri ambiti, qualche sera fa, assaggiando un passito rosso. Velluto che scorreva in bocca e scaldava.

    Ecco, queste parole sono velluto che scorre e scalda. E siamo finiti tutti e due al tavolo... (era buona la salsiccia?)

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  2. MARZIO,
    grazie per questa dupplice emozione condivisa.
    Si.La salciccia era buona e,"verace" il coltivatore della terra.Mirka

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