fiume

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fiume della vita

venerdì 12 dicembre 2014

INVOCAZIONE COSÌ







Mi piace andar per chiese, così.  Raccoglierne la sacralità del mistero, indugiare sul volto delle Madonne, penetrare la dolcezza dei loro volti.  Perché non c'è Madonna che, insieme alla bellezze, non mi comunichi anche la dolcezza.  Se rifletté indugiando sul pensante è sempre stato così.  Un mio doppio mai perduto anche quando l'arroganza della giovinezza mi dava vincente su ogni battaglia. Forse, chissà, un filo interiore sottilissimo che non poteva sottoporsi all'usura del tempo. Il mio personale miracolo.  Può anche mettermi a disagio il cupo di certe chiese, a volte persino paura, la voglia d'andare subito via, ma quando, sul procinto di farlo s'imbatté nel l'effige di un volto di Madonna, ai brividi di freddo che hanno girato per tutto il mio corporeo, subentra una tranquillità protettiva,  risonante di echi misteriosi come di prima vita cariche di forza alla quale io ci ho attinto. Quella che dovevo sentire quando stavo nel ventre di mia madre.  Così è stato sino alla maturità di adesso, assumendo uno spessore concreto e non più causale, ma necessario perché mi porta a delle radici con le quali apro un dialogo, libero, sincero, autonomo, fluido e scorrevole, dove la mia solitudine, fiera di sé, e custodita come freddi bellissimi gioielli,  scompare ed evapora in un prodigio riconosciuto attraverso Lei, luce trasmettitore che con sicurezza guida. Al di là del bene e del male, del dolore e persino di quella gioia sentita da me come vocazione di vita espressa nella musica, nel canto, nella poesia, in ogni forma di bellezza, nel l'amore, negli scambi veri coi miei simili.   Così è stato ieri nella Chiesa di S .Maria della Liberatrice al Testaccio. Era sera e tutto era avvolto dal buio se non per qualche guizzo di luce mandata dalle candele che rendeva ancora più inquietante il posto, la coralità biascica dei recitanti il rosario. Avevo fatto solo pochi passi dalla porta e senza esitare ho voltato  le spalle all'altare e a quell'atmosfera lugubre per incamminarsi fuori. Volevo respirare l'aria dei vivi, fosse pure mischiata al puzzo dei mercati sfatti, dalla monnezza che usciva dai bidoni stracolmi, quando l'occhio mi cadde su una scultura di Madonna col Bambino. E all'improvviso fui Figlia di quel grembo.   In borsa tenevo un quaderno e penna e di getto in piedi indifferente a tutto mi venne di scrivere questo.

 O Madre, umile ancella di  Dio, sei sbocciata come candido giglio nella palude della corruzione. Tu, donna del Si, sei il prezioso scrigno in cui il Dio ha riposto  il mistero della Resurrezione. Del tuo divino Figlio, tu donna del Si, sei stata mamma, sorella, figlia, discepolo; hai gioito nel cullato, hai pregato nell'ascoltare, hai sofferto nel vederlo in croce. E dalla croce Tu, donna del Si, sei diventata  Madre di tutti. Nella trasfigurazione sento la tua carezza.  Dalla mano di mia madre vedo il tuo sorriso, attraverso il suo assaporò l'amore di Dio profuso in Te e quello che fu il suo sguardo dolcissimo. A Te, donna del Si, consacro i miei smarrimenti, i miei dubbi, le mie ripetute inquietudini, le impegnate temperamentali focose come da Etna quando eruttato ha lava e scintille, gli sbalzi umorali, affinché diventino cuore pieno di Te. Accetta, è tuo per quel l'eternità ch'io o ovunque  ho percepito attraverso le stagioni, il sole e le stelle, l'idiozia degli uomini e altro senza poter spiegare. O Madre nostra e mia, bellezza purissima, nostra e mia Consolatrice, prega per noi, per me. Tienimi sotto la Tua alta protettrice finché tutto il mio tempo si sia compiuto. Tu sai, mi conosci e intera mi accetti. Che la mia debolezza diventi con Te e attraverso Te la mia forza, la mia unica arma, che con Amore abbraccia mentre si abbraccia. Io anima rivoluzionaria nel paradosso di un volo che bevve ogni goccia di quel fiume d'acqua dura che si chiama vita. Colpevole in contumacia d'essere stata dalla parte dei perdenti, proclamando sempre e comunque la cittadinanza per tutti come diritto universale, a modo di bandiera che sventolando si è elevata a coralità di un libero canto. A Te affido anche questo, affinché Tu ne tenga il giusto conto quando sarà. Grazie, un bacio.

Mirka

"Sogno di libertà" ( M.Theodorakis)





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