fiume

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fiume della vita

giovedì 26 dicembre 2013

COME NUVOLA CHE CAMMINA E TIENE SVEGLI












La macchina stoppò dolcemente davanti a una villetta bianca.    Un grande abete fosforescente balzò agli occhi di Karina.    Prese a fissarlo come fanno i gatti e le venne una gran voglia di giocare.   Per un'attimo dimenticò persino la persona che le stava al fianco e lo scopo per cui era arrivata sin lì.  Affascinata da tutta quella luminescenza che ogni tanto le faceva intravvedere il verde originale dell'albero pareva proprio aver dimenticato tutto.   Ma proprio tutto.  Anche un qualche posto vuoto a tavola che certamente ci sarebbe stato nel profilo "chiaro" d'un volto immaginato.   Una voce paziente e quasi divertita la scosse "Vieni Karina"? "Si si eccomi"  però avrebbe voluto restare ancora un pò.    Ma affrettò il passo verso l'ingresso della casa.    Le capitava spesso di volere contemporaneamente due cose contrarie tra di loro.   Comunque, si trovava sempre bene  in questo ossimoro vivente. Era talmente congeniale alla sua natura,complessa e insieme semplice!   Così anche questa volta  si adattò,divenne docile,accondiscendente,si lasciò prendere affettuosamente il braccio ed entrò.    Intanto adocchiava tutte le cose che si sarebbe serbata per dopo.   La siepe con qualche fiorellino rosso,il  muretto che recintava la casa,dei cespugli da frugare,delle foglie gialle ancora appese al ramo.  Avrebbe scattato delle fotografie.  Aveva un fiuto incredibile per tutti i punti segreti da esplorare per immortalarli con lo scatto.  E lei lo sapeva da sempre.   O meglio aveva imparato col tempo a scoprire di possedere quella piccola fortuna che nessun ladro avrebbe potuto rubarle.   Cominciò a ciarlare con la disinvoltura di un'attrice consumata.

 L'aria era fredda ma cominciò a sudare come se improvvisamente fosse scoppiato un gran caldo.  Aveva messo gli stivali e il piede le stava sacrificato.  Le faceva male se voleva essere sincera.  Soprattutto il sinistro là dove l'incipiente patata stava urlando di grosso. Si innervosì.    Luigi,l'uomo che le dava il braccio,si scostò da lei per aprire la porta.   La invitò gentilmente ad entrare poi chiuse la porta dietro di loro.    Un'enorme vaso di fiori stava accanto alla porta d'ingresso.  Karina s'incantò e l'ammirò mandando gridolini un pò strani.    Il male ai piedi stava diventando insopportabile.  Voleva togliersi gli stivali ad ogni costo fregandosene del bon ton e della fierezza d'immagine. Ohi ohi ohi cominciò a lamentarsi saltellando or su un piede or su l'altro nel tentativo di toglierseli e finendo seduta su una pianta grassa e spinosa tra l'imbarazzo generale e qualche risatina soffocata.  Luigi s'affrettò a indicarle una long-chaise l'abbiamo presa all'Ikea quando non riuscivo a stare a letto a causa delle costole rotte per quell'incidente che sai" le disse accompagnando il gesto con la voce mentre Alina,la padrona di casa le aveva portato un paio di scarpe comode "Ti adoro" le sussurrò Karina tra un bacio e un sospiro di sollievo.
Da lontano poteva scorgere un lungo tavolo apparecchiato per le grandi occasioni,i piatti Richard Ginori prima maniera,gli argenti,i flute per gli aperitivi,la bottiglia semisdraiata nel secchiello del ghiaccio.   Profumi attorno.   Karina annusò illuminata a giorno e subito s'alzò dalla long-chaise ove si era accomodata per dare libertà ai suoi piedi.   Soufflè francese e tutti i nostri piatti tradizionali anticipò la domanda Alina sorridendo con orgoglio.    Il complimento di risposta restò però a mezz'aria interrotto da uno scoppio così grosso da parere una cannonata Era il Brut Bellavista Franciacorta 2005 contenuto nella bottiglia dentro al secchiello di ghiaccio.  Qualcuno si mise le mani alle orecchie,qualcun altro si tenne la testa come a proteggerla.    Ora i calici splendevano di un bel liquido ambrato da dar luce anche a una lampadina bruciata.    Il silenzio fu totale mentre si alzavano i calici per il brindisi.  Solo la lingua schioccò senza imbarazzo di sorta.  Pareva che tutti conoscessero a perfezione la parte e la calzassero a meraviglia felici d'essere riusciti a calarvisi dentro come seconda pelle.

Vero che la nostra attenzione fu spesso monopolizzata da Joy  la gattina dal pelo bianco con incredibili macchie dorate. Quella gattina si era imposta di prepotenza nella casa bianca, due mesi prima, malgrado le resistenze di Alina a cui da un'anno le era venuto a meno anche l'ultimo dei quattro gatti ai quali era profondamente affezionata.  Ma la gatta Joy s'insediò e non ci fu modo di sottrarsi al suo dolcissimo irresistibile fascino.   Spesso si sposta da un punto all'altro della casa,s'infila dappertutto,sul letto o dentro al letto,a perfetto cerchio nei pressi del computer, dentro ai cassetti, infilata nel gabinetto comprato appositamente per lei.  Ma soprattutto ama stare alla finestra e guarda sù.  Ore.  Senza minimamente curarsi delle seduzioni di richiamo degli umani o dì ogni loro pensiero a riguardo.    Lei sa che loro avranno sempre bisogno d'accarezzarla,di giocare con lei,di carpirle il segreto del suo mistero sprizzato dai suoi occhi.   E chissà che non si porti  dentro con gli echi della foresta, sua prima patria,lo spirito di qualche persona cara reincarnato per dare piacere e ricordare  che,se tutto è inquinato mai potrà esserlo nell'essenza di un gatto.  Felice di trovare la felicità in ogni cosa "che si muove".   Anche in una nuvola      Perchè dalla nuvola lei vede l'universo e da lì può vedere cose che l'uomo può solo immaginare.    
Chissà che non sia stato anche per questo il mio non smettere di baciarla baciarla baciarla,mentre i suoi occhi ammiccavano qualcosa ch'io non saprò mai. 

Lasciando quella casa Karina si è detta  "Forse anche noi  (bipedi pensanti) un giorno sapremo il perchè del nostro tanto vagare.  Saremo capaci di confrontare l'errore con l'errore,comprenderlo e,comprendendolo sapremo anche noi rivolgerci a una nuvola e con essa giocarci.  Sentendoci come gatti che si lasciano prendere e subito sgusciano via.  Noi col naso in sù.  Dove sarà finito? ...Tra le fronde di un'albero o tenacemente invisibile fra le pieghe della tenda più preziosa del salotto?...Mah!  Sicuramente dove a nessun'altro è dato arrivare se non per averlo immaginato dentro un'antico respiro. Nella sfera vibrante del sapere. Nell'attimo che incontra il Tutto e senza spiegare ha capito.  Oltre ogni processo mentale. Là dove ogni intrigo si dissolve in qualche piccola nuvola con l'impronta allucinata di un bacio.

Mirka





"Der kuss" (Op.128  L.v.Beethoven)





10 commenti:

  1. Auguroni di un nuovo anno sereno, con tanti momenti di felicità!

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    1. Grazie PAOLA,te li rimbalzo come gomitolo colorato.Mirka

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  2. Ma che bello! "La nuvola che cammina" credo abbia voluto significare il nostro passaggio su questa terra,realtà da attraversare come fosse un sogno,dopo che la coscienza vi ha regolato il suo tempo breve. Questo ho interpretato. E chi più d'un gatto ce lo insegna in modo così "finemente" magistrale?...Giorgio S.

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    1. Proprio così GIORGIO,solo la leggerezza d'un gatto può permettersi di camminare su una nuvola.e...divertirsi un mondo. Mirka

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  3. "Ossimoro vivente" "natura complessa e insieme semplice". Un gatto anche tu allora.Credo anch'io che i gatti sostituiscono chi non c'è. Come credo di capire la loro arte abilissima per vivere bene,divertirsi e far divertire. Sarà per questo che si sentono padroni e non sudditi?...Grazia

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    1. Sarà per questo GRAZIA che io continuo ad amarli così come sono?...Bacio,Mirka

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  4. Potessero gli umani avere l'eleganza naturale dei gatti. Purtroppo resta altro. Un post molto istruttivo e dolcemente umanissimo. Grazie.Enrico S..

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    1. Già. Purtroppo gli umani confondono la lievità con la saccenza fatta presunzione che tutto riduce a troncare sul nascere un pensiero differente che potrebbe far sostare se non addirittura portare a modificare qualcosa del troppo peso che ci si porta addosso.Mirka

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  5. Un post variegato,elegante,selettivo,intelligente. A proposito di gatti. C'è un passo di George Orwell che dice "Anche il comportamento del gatto aveva qualcosa di strano. Ben presto tutti notarono che quando c'era del lavoro da sbrigare il gatto si rendeva irreperibile. Spariva per ore per farsi vivo quando era ora di mangiare e la sera a cena,a fine lavoro,come se nulla fosse stato. E le sue scuse erano talmente convincenti e faceva le fusa in modo tanto carino,che non si poteva non credere alla sua buona fede" Cosa ne pensi?...Fatti viva.Av R.S.

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    1. Ah la meravigliosa capacità felina di trovare nel sonno il recupero delle sue misteriose energie,nella pigrizia il senso provvidenziale per non curarsi troppo del gravame che sicuramente lo farebbe morire anzitempo. Nella sua istintiva saggezza lui sa che domani potrebbe essere tutto ma proprio tutto il contrario dell'oggi. Orwell doveva averlo studiato bene,il gatto per scrivere così e amarlo senza modificarne nessun "pregio" naturale,caro AVVOCATONE che abbraccio rinviando la telefonata a domani.Mirka

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