fiume

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fiume della vita

mercoledì 14 gennaio 2015

TUTTO AVVIENE PER INSEGNARCI QUALCOSA







Un twitter  scritto da Giorgio (lanciascudo)  mi ha portato alla mente un episodio di qualche anno fa permettendone di collegare le cose agli avvenimenti e traendone delle riflessioni. Quel twitter parlava del Caso. Del Caso che non è mai Caso ma un qualcosa che si forma attorno a noi per darci dei segnali che noi dovremo essere capaci d'interpretare prestando la giusta attenzione, rifletterci e portare la riflessione sino agli strati più profondi, onde ricavarne una guida,un insegnamento e trarne benefici di forza, fiducia, sicurezza.   Rivede con assoluta chiarezza di memoria ogni particolare di quel giorno in cui capitò ciò di cui racconterà e dal quale uscì rafforzata la mia fede, se non addirittura nuova,  e come resuscitata. Abitavo in Emilia. La mia terra natale nota per le sue nebbie fittissime e improvvise. Alla guida della mia Opel ero andata a Reggio per incontrare degli amici. Si era alla fine di settembre e la giornata era bellissima. In Emilia ci sono atmosfere così suggestive, multiformi e ricche di sfumature da far invidia a Monet qualora fosse ancora tra i vivi. Non ho mai trovato da nessun'altra parte dell'Italia questa magia, incantamento e gioia per chi, come la sottoscritta sa gustare e trarre con l'occhio sempre pronto a divertirsi, con lo spirito predisposto al godere musicale dei colori come da spartito di un pezzo  letto a prima vista di cui un particolare cattura l'attenzione, tiene sospesi per un poco, per riunirsi nel finale a un'idea di quel tutto che darà, anche se molto ancora del suo invisibile profondo resterà ancora da scoprire. Or dunque. Il pomeriggio era passato troppo in fretta perché non ne avvertisse in anticipo la nostalgia che avrei provato di lì a poco appena messa al volante della mia auto. Immaginavo la conversazione e con un buon margine di antica conoscenza, ne Gustavo dettagli e contorni.  Stimolante e piacevole anche se non sarebbero  mancate punte di polemica. Diversi i punti di vista, le angolazioni, la mentalità, le esperienze. Ma tra di noi c'era affetto e stima quindi tutto poteva diventare materia di arricchimento e non il contrario. Si era in piazza del Duomo e, anche se si camminava a tondo l'orologio mi stava sempre davanti. Sono miope e con scarso senso dell'orientamento.  Quindi tutto era da mettere in conto. Ma gli argomenti tiravano e così la piacevolezza di condividere con gli amici. Il cuore si era esattamente diviso. Con un'ansia crescente e sottile com'è la Bellezza di quelle atmosfere, cominciai a intravedere una nebbiolina che cominciava a insinuarsi e, che, senza ombra di incertezza dava chiari segni di stendersi come il mantello grigio piombo che portava mio nonno. Sempre più preoccupata ho salutato in fretta la compagnia e quasi di corsa mi sono avviata verso il parcheggio dove stava la mia auto. Accesi il motore, misi la prima seconda terza e quarta mentre la nebbia cominciava a mangiarsi i contorni delle cose. Col cuore sghembo arrivai alla prima delle tante rotonde e...non vidi più nulla. Infilato una direzione a caso, mi trovai tra dei fossati e dei capannoni.  Mi sembrò di riconoscerne uno dal momento che, qualche giorno prima accompagnata da uno di quegli amici  ero capitata là per conoscere un industriale interessato a un mio progetto di lavoro.   Ero nella zona industriale di Mancasale. Ma...a parte quella certezza di locazione non vedevo nulla di nulla. Scesi dalla macchina e smarrita cercai di sguazzare gli occhi.  Davanti al muso della macchina un fosso, dietro, a pochi metri un muro.  Sudore e brividi cominciarono a ghiacciarsi tutto il corpo. Sono risalita in macchina e, come una tartaruga ho messo in moto la retromarcia. Il muro era sempre più vicino. Mi fermai. Per un attimo pensai di chiamare in  soccorso degli amici. Ma desistette. A che sarebbe servito dal momento che non sapevo indicare la posizione?  Aggrappata con le mani al volante ci buttai anche la testa. Fui distratta dalla musica uscita dalla stazione di radio 3 sulla quale mi sintonizzavo sempre.  Cantava Nilla Pizzi. Vola colomba bianca vola. Una strizza di tenerezza  subito sostituita da sbalordimento per l'inserimento improvviso di una voce uscita da chissà dove che esortava ad avere fede, che Dio non abbandona mai, che altro  non chiede  se non l'affidarsi,che tutto perdona, e non è giudice bensì Padre.  Superato il primo sbigottimento, capii che quella voce veniva da Radio Maria ed era quella del cardinale Gianfranco  Ravasi così mi parve intendere. Ancora secca di bocca, cominciai a rendermi conto delle cose. Quella stazione radio aveva misteriosamente preso il posto di radio 3 proprio nel preciso momento in cui io avevo bisogno di sentire una voce veramente umana che stava vicino a me e vicina per dirmi quelle esatte parole. Le sole che potevano restituirle la fiducia e il coraggio. Scoppiai a piangere come un rubinetto rotto, mentre la Voce prendeva commiato e al suo posto subentrava la recita del rosario. Automaticamente le mie labbra cominciarono a sillabare qualche suono di quelle note giaculatorie. Sentii il sangue riprendere il suo flusso normale partendo dalle mani che, come guidate da forza misteriosa presero a manovrare con fermezza il volante. Il collo da sbarra che era, cominciò a sciogliersi in movimenti lenti e controllati. Gli occhi come dotati di laser puntati in tutte le esatte direzioni. Il Rosario a Pilota di Strada Sicura. Senza altri intoppi e con la nebbia fittissima mi ritrovai davanti al cancello di casa mia. Di fronte alla Casa Della Gioia. Nome col quale io l'avevo voluto battezzare entrandovi per la prima volta. Un simbolo di vita e di impegno a metterla in pratica. Ovunque e sempre. Il rosario intanto era arrivato al Gloria e io potei finalmente gridare qualcosa di esclusivamente mio Hurrà!  Forse mio.

No. Nulla avviene per caso, ma tutto avviene perché si creda nei continui miracoli insiti in ogni cosa, anche nei twitter. Dentro ogni cosa e, nel più elementare dei segni si può trovare la Verità che insegna ad avere fiducia per quello Spirito buono che vive in noi e circola in ogni dove come sacralità che si impone come l'unica visione a cui guardare per dare luce dove la nebbia è scesa e impedisce di vedere. Nulla è slegato alle cose che ci capitano. Sta a noi interpretarle nel modo più positivo per ristabilire ogni perduto contatto e ridare splendore alla vita oscurata solo per la nostra cecità, ferma sull'angoscia o paura di un momentaneo destinato a passare attraverso un fiducioso atto di volontà integro come la Prima Religione.

Mirka



Veni Creator Spiritus






2 commenti:

  1. un bellissimo racconto a testimonianza della potenza che ci viene donata perchè troviamo il suo volto dentro di Noi, quando affidiamo il nostro piccolo corpo nelle mani di DIO.
    Grazie Mirka per aver raccontato questa significativa esperienza.
    Un caro saluto
    Francesco

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  2. Grazie a te Francesco per questa condivisione mai caduta a Caso. Capitata tuttalpiù per apprezzare meglio ciò che di miracolo vive nel quotidiano solo apparentemente privo di un qualcosa che invece ci sta dentro e ci gira attorno. Ciao,Mirka

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